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mercoledì 17 febbraio 2010

Erica Bauermeister- La Scuola degli Ingredienti Segreti


Quello (più o meno) appena trascorso è stato il Natale dei regali in serie: intendo dire che mai come quest'anno abbiamo fatto e ricevuto all'incirca le stesse cose. Il clou lo ha toccato mia figlia, a cui sono toccati solo cipria profumi e cottì; poi ci sono state le sciarpe per Giulio e, infine, La Scuola degli Ingredienti Segreti per me. Ma, a differenza della creatura e del marito, che potranno rispettivamente consumare e perdere (siamo già a -2 sciarpe) i loro regali, io non solo mi sono ritrovata con uno stock di copie intonse sulla scrivania, ma ho anche dovuto fare buon viso a cattiva sorte quando, un mese dopo, c'è stato il mio compleanno che, manco a dirlo, ha visto ulteriormente crescere la già alta pila delle suddette copie. Superfluo aggiungere che, sul fondo, c'era quella che mi ero comprata io, vittima dello stesso ragionamento che ha indotto parenti, amici et conoscenti ad associare immediatamente a me La Scuola degli Ingredienti Segreti, opera prima di Erica Bauermeister, consacrato dalla critica statunitense come "debutto memorabile" e ovviamente balzato in cima alle classifiche delle vendite dei mesi scorsi.

La trama si presenta come originale, visto che si tratta della storia di una scuola di cucina, attorno alla quale girano le storie personali dei vari protagonisti, che si iscrivono convinti di imparare semplicemente a cucinare, ignari di essere finiti nientemeno che nell'antro dell'alchimista dove si scoprono gli ingredienti segreti che permettono di arrivare alla felicità

Già da queste premesse, avrei dovuto capire che non era cosa. Però, come al solito, mi sono detta che non si può sempre partire col piede sbagliato, che i pregiudizi non fanno che nuocere, insomma, le solite cose trite e ritrite che mi ripeto ogni volta, quando so che sto per prendermi un bidone. E così è stato, anche questa volta.

Sia chiaro: se vi dicessi che ho fatto fatica ad arrivare in fondo, mentirei: perchè tutto si può dire de La Scuola degli Ingredienti Segreti, fuorchè che sia pesante o difficile o contorto, anzi. E' un libro che va giù liscio e che si legge in due ore, alla fermata dell'autobus o mentre si aspetta che la figlia esca da scuola. Da qui a definirlo piacevole, però, ce ne vuole e, se proprio devo essere sincera, l'unica emozione che mi ha suscitato è stato un crescente senso di fastidio.
Anzitutto, è fastidioso lo stile: ridondante, melenso, compiaciuto, con un profluvio di aggettivi a metà fra la collana degli Harmony e a certi miei temi delle medie quando riempivo il vuoto di nulla, affidandomi al dizionario dei sinonimi per nascondere la mancanza di idee.
E' fastidioso il modo in cui l'autrice tratta la materia: la cucina, da possibile fonte di ispirazione, si riduce ad una semplice cornice, mostrando troppo la corda di una funzione del tutto strumentale, probabilmente dettata più dalla seduzione della moda del momento che non da una sintonia profonda con il mondo di emozioni che il cibo suscita in chi lo ama per davvero. Non a caso, esso rimane al di fuori della natura più intima del romanzo, del tutto scollato non tanto dalla trama ma dall'essenza stessa della pagina scritta. Non si respira nessun profumo, non si assapora nessun gusto e l'atmosfera di avvolgente calore di una cucina è sostituita dalla freddezza di un'esposizione di forni e banconi di moderno design, destinati nella maggior parte dei casi a rimanere intonsi per sempre.
Infine, è fastidiosa, se non addirittura irritante, la spocchia con cui l'autrice si considera esperta di cucina, italiana per di più, dispensando ricette che gridano vendetta al cospetto di Dio, dall'origano nel sugo di vongole, fino al brodo, per giunta di dado, nella salsa di pomodoro.
Sempre a proposito di spocchia, poi, è quasi un assioma che, se si decide di scrivere un libro a più voci, bisogna di necessità avere una piena padronanza di stile. Intendo dire che se si va volontariamente incontro alla sfida di raccontare le storie di nove o dieci personaggi diversi, la ricerca di una precisa individualità è non solo d'obbligo, ma addirittura essenziale. Ciascuno deve parlare un proprio linguaggio, avere diverse reazioni, rapportarsi in modo personale agli eventi della loro vita, così da definirsi in modo peculiare, netto, preciso- individuale, appunto. Tutto questo, nel libro, non succede: i vari protagonisti si raccontano con uno stile monocorde, che finisce per appiattirli sullo sfondo da cui invece dovrebbero stagliarsi, in una monotonia che dilaga a tal punto in tutta la narrazione da far pensare che questi ingredienti segreti, più che alla vera felicità, portino ad una stanca, fiacca e desolante noia.

P.S. importantissimo. Ho aspettato parecchio, prima di scrivere questa recensione, perché temevo di risultare sgarbata non tanto nei confronti di chi mi ha materialmente regalato il libro (fra amici, non ci si offende, considerato che io per prima ho fatto dono di doppioni, e pure più di una volta) ma verso i molti di voi che mi hanno consigliato di leggerlo. Il mio timore era quello di sembrare un'ingrata che non riconosceva il gesto di amicizia e di condivisione che stava dietro a questi suggerimenti. Ho anche pensato di non scrivere nulla ma, di nuovo, non volevo far credere che non vi avessi ascoltato. Alla fine, ho scelto di parlarne, e di parlarne nel modo che, fra tutti, reputo il più rispettoso. Tempo fa, mi è capitato di fare marchette, come si dice in gergo, esaltando libri che avrebbero meritato la via della spazzatura. Alla terza volta, ho detto di no, rinunciando, probabilmente, ad un'opportunità che, in teoria, avrei trovato esaltante ma che, in pratica, si riduceva ad una sorta di prostituzione intellettuale. In questi mesi, su Menuturistico, ho trovato tanti amici, che ci seguono ogni giorno e dai quali ho ricevuto molto più di quanto si possa immaginare. Il minimo che possa darvi in cambio è la lealtà e la sincerità, in questa e in altre occasioni che si presenteranno, senza per questo voler interrompere un dialogo fatto di di condivisione e di confronto, anzi Lo scambio delle nostre impressioni sui libri passa anche da qui, anzi, forse costituisce il momento che io prediligo e mi dispiacerebbe infinitamente che, per una recensione da due soldi, si interrompesse. Continuiamo così, vi prego.

Buona lettura
Alessandra

14 commenti :

  1. Come già ho avuto modo di dirti, un pregio questo libro lo ha: la (non) lunghezza.
    E poi si passa ad altro, senza rancore.
    Fabio

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  2. Cara Alessandra , non c'è nulla di più apprezzabile della tua franchezza.
    Personalmente non sempre , nonostante la scelta ponderatissima, rimango soddisfatta delle letture fatte. A volte mi rovino con le mie stesse mani ,ma una "ricetta magica " non c'è.
    Non so se sei d'accordo ma forse è un po' come con i film . Non danno a tutti le stesse emozioni.
    Mi sembra peraltro chiaro però ,da come chiaramente ne parli , che questo libro manchi un po'di carattere.
    Ti seguo, ti ringrazio e non lo leggerò.
    Baci

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  3. Bene, bene, bene, mi hai dato un ottimo motivo per non leggerlo! Mi piace la tua franchezza, perché anche se non condivisibili tutte le tue idee, sono tue!!! E io lo apprezzo da morire! MI piace poter dire mi piace o non mi piace, perché è soggettivo!!! A proposito, grazie per avermi rispostto sul mio blog, sei stata carinissima e gentilissima! E poi, hai letto "Il conto delle minne"? A me è piaciuto tantissimo! Non ha nessuna pretesa, racconta la storia di una donna, che parte proprio dalla ricetta di questo dolce e a volte fa pure sorridere, altre fa pensare. Leggero, ma profondo allo stesso tempo. Chissà cosa ci scriveresti su, tu!
    Baci
    Stefania
    P.s. scusa il pessimo italiano... ma ho un sonno da morire...

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  4. @ Fabio, :-) l'unico nervoso che mi viene è che la critica continui ad osannare certi libri, quando magari chissà quanti ce ne sono che passano sotto silenzio. Senza contare che, da buona genovese, 17,60 eurini buttati via sono un colpo al cuore che non ti dico!!!

    @ Grabiella, idem. Fra l'altro, una delle ragioni diquesto blog era proprio quella di archiviar ele mie letture. Col fatto che leggo tanto, finisco per dimenticare i dettagli ( a volte anche le trame). Per cui, non avrebbe senso che mentissi a me stessa :-) Questo però non significa che chi non è d'accordo non possa intervenire, anzi: a me farebbe molto piacere.
    Tornando al libro, hai colpito nel segno. E' "mollo", per dirla in una parola sola. Peccato, perché l'idea di partenza poteva non essere male e invece si è rivelata un'occasione sprecata.
    P.S. vista la comune "fratellanza nei bidoni" se hai qualche titolo da consigliare, mi faresti solo che piacere
    ale

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  5. @ Stefania: difatti. Come dicevo a Gabriella, a me piacerebbe che questo parlare di libri non si riducesse a un soliloquio (sproloqui :-D) della sottoscritta, ma potesse diventare un luogo di scambio, dove poter dire serenamente che non si è d'accordo con quello che ho scritto.
    Il conto delle minne è in l ista da un po': ero un po' titubante, poi ne ho sentito parlar bene e ora che ci aggiungi il carico da undici :-) rompo gli indugi e lo prendo
    buona notte
    ale

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  6. a me il libro è piaciuto molto .Non tanto forse nella parte del cibo.proprio come romanzo.non è un capolavoro della letteratura , certamente, ma un libro piacevole da leggere in treno o mentre aspetti che passi la fila dal dottore...quanto al cibo..ci sono frasi bellissime...che mi piacciono molto...e se stai facendo un corso di cucina, ti piacerebbe che anche il tuo fosse così:DDDDD de gustibus.però hai fatto benisssimo a scrivere quello che pensi...ci mancherebbe! anzi..ora mi leggo anche i suggerimenti..

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  7. Io volevo leggerlo, ma dopo la recensione magari evito di comprarlo.

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  8. Grazie! Un bidone di meno serve sempre per chi come noi legge tutto ed ovunque. Un altro sconsiglio per gli acquisti è "In the Kitchen".
    Prima dell'acquisto di un libro non leggo la 4 di copertina che è scritta dalla casa editrice e leggo a caso un paio di pagine e stavolta ho beccato le uniche decenti di tutto il libro...
    Sconclusionato, scritto male e non solo per colpa del traduttore, nemmeno utile per far passare un'ora in una sala d'aspetto.

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  9. @ Genny: smack smack. Hai capito tutto, ma proprio tutto quello che volevo dire nel post scriptum- che poi è la parte che mi stava più a cuore di tutto il posto
    P.S ma quanto sei bella???

    @ Alem: se vuoi, te ne regalo una copia!!!

    @ Silvia: quando si dice la sfiga :-D Io ne ho beccato un altro, che, nonostante gli sforzi del traduttore, è illegibile dalla prima all'ultima apgina, ad eccezione delle due che ho letto, davanti allo scaffale di Feltrinelli... mal comune, mezzo gaudio? Anche no...
    ciao
    ale

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  10. non avrei saputo scriverlo meglio!!! sono d'accordissimo con te e mi fa veramente infuriare ciò che scrive la critica...

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  11. il problema, a guardar bene, è proprio lì. Nel senso che se nn ci fossero i peana della critica, probabilmente avremmo aspettative più umane e non rimarremo così delusi...
    ciao e grazie
    ale

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  12. Finalmente una recensione veritiera su uno dei libri più brutti che abbia letto negli ultimi anni!!!

    Ma grazie soprattutto per la precisazione che hai fatto dopo: anch'io l'ho ricevuto in regalo, ma non ho avuto il coraggio di dire alla donatrice il mio vero pensiero perché so che lei ne è assolutamente entusiasta e temo che la prenda sul personale, mentre invece i gusti sono gusti, senza nulla togliere a nessuno.

    Grazie Ale!!!!

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  13. Prego, figurati! E' semrep un piacere (s)parlare di libri!!!!
    tornando serie, a mia sorella, ho detto di tenersi pure quello schifo, alle mie amiche ho detto che lo avevo già letto, ma che me lo sarei regalata da sola, da tanto il titolo era azzeccato (mica ho detto una bugia, no???), mi sono profusa in ringraziamenti e complimenti per l'originalità della scelta con la vicina di casa.
    Intendo dire, che la sincerità non ce la possiamo permettere con tutti- e che, anche con chi ce la possiamo permettere, è sempre meglio maneggiarla con cautela.
    Sorelle escluse, ovviamente ;-)
    ciao e grazie a te
    ale

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  14. io l'ho appena finito...e devo dire che si, leggerino e senza pretese, ma i cibi a volte sono descritti con una tale sensualita' che mi ha incantato. per il resto hai ragione te, non vale i soldi spesi. Ottima vita :)

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