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domenica 30 gennaio 2011

MTC- gli involtini di verza e pizzoccheri chiusi e aperti di vitto

Immaginatevi la scena: salotto della sottoscritta, raduno delle befane, subito dopo la scofanata del pranzo del befana day. Intorno, fumi della tisana disingorgante e signore normalmente a modo ed eleganti, distese stravaccate sui divani a giurarsi l'un l'altra che da domani si digiuna- e dammi ancora un po' di quel croccante, che è la fine del mondo, e aspetta che ne assaggio un altro, di questi, prima di dire che fan schifo, e ho preso l'opera omnia di Felder, su Amazon, e dai, organizziamo un Gran Bollito, prima di carnevale, e "quasi quasi, partecipo all'emmetichallenge"
Se foste stati presenti, avreste visto lo scatto immediato mio e della Mapi: la Vitto, all'MTC? La Signora della Focaccia al Formaggio, la Maga dei frisciueu, l'artefice dell'insalata di aringhe più buona che mio marito abbia mai mangiato, in una vita di viaggi da una certa latitudine in su, che dice che vuol partecipare all'MTC?
"Sì, ma fuori concorso, una volta sola"
E siccome la signora è donna d'onore, ha mandato la sua ricetta. 
Su cui non spendo mezza parola, un po' perchè tutto quello che poteva essere detto, di buono, di questa donna, è già stato ampiamente sviscerato, in questi anni di onorata militanza nel mondo del cibo internettiano e non- e un po' perchè vorrei che ve la godeste fino in fondo. 
Va da sè ch la ricetta è in concorso: perchè, se è vero che lei è donna d'onore, è ancora più vero che io sono una bastard , inside and outside-e oversize- e non posso fare a meno di lei, in quella che è nata come una sfida fra amiche strampalate e stravaganti, con un po' di follia, sotto il giro di perle e il tailleur. e lei, di tutte, è la più folle, la più creativa, la più originale, la più divertente, quella che sta ai gastrofighetti come il raid alle zanzare, quella che ha sempre un sorriso nella manica e una pacca sulla spalla, per farti ripartire. 
Io la rivoglio, la Vitto, all'MTC. Assolutamente, la rivoglio.
E ditemi voi, se mi sono sbagliata...


INVOLTINI DI VERZA E PIZZOCHERI CHIUSI E APERTI 


La ricetta di partenza è quella dei “Pizzoccheri di Teglio” ricetta originale codificata dall’Accademia del Pizzocchero di Teglio - Valtellina - che trovate qui .
Io ho fatto solo alcune modifiche “tecniche”.  
Pizzoccheri
200 gr di farina di grano saraceno
50 gr di farina 00
125 gr acqua
Sale 
Condimento e montaggio
1 Verza non troppo grande (le foglie grandi servono per gli involtini, le altre per il condimento)
1 patata media (circa 130 gr) tagliata a cubettini piccoli
100 gr formaggio Casera dop a scaglie
50 formaggio grana grattugiato
100 gr burro
1 spicchio d’aglio
Sale, pepe 
Salsa di accompagnamento
2 patata media (circa 130 gr) lessate
Una noce di burro
100 gr latte
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
50 gr formaggio Casera dop a dadini piccolissimi
Sale, pepe 
Impastare bene gli ingredienti dei Pizzoccheri, stendere a 2 mm circa di spessore, tagliare le strisce e poi i pizzoccheri più sottili e corti di quello che indica la ricetta classica. 
Pulire la verza e dividere le foglie.
Farle scottare in abbondante acqua salata e scolare molto al dente. Tenere l’acqua.
Mettere da parte le foglie per gli involtini e le altre ridurle in listarelle togliendo la costola dura. Tenere un pugno di listarelle da parte per decorare.
Nell’acqua di cottura della verza buttare i dadini di patata e i pizzoccheri. Dopo 2 minuti aggiungere le listarelle di verza.
Fare cuocere circa 10 minuti, poi raccogliere pizzoccheri e verdura con una schiumarola e farne strati in una pirofila larga alternandoli con parmigiano e casera a scaglie (circa 2 strati).
Far friggere il burro con lo spicchio di aglio e versarlo bollente sui pizzoccheri senza mescolare e cospargere con una bella grattata di pepe.
Preparare la salsa schiacciando bene la patata lessa calda con il burro, sale, pepe e un po’ di latte per ottenere una giusta consistenza cremosa. Aggiungere poi il parmigiano e il casera a dadini. 
Stendere le foglie di verza grandi su un tagliere, riempire con una cucchiaiata di pizzoccheri caldi, chiudere a involtino e sistemare in una pirofila o in tegliette singole. Due involtini sono una porzione media. 
Nappare con un cucchiaio di salsa ogni involtino e mettere in forno a gratinare sotto il grill finchè la salsa non comincia a colorirsi. Decorare con qualche filo di verza, servire bollenti con altra salsa a parte. 
Involtino aperto 
Il procedimento è lo stesso, salsa compresa. Invece di fare gli involtini disporre nei piatti individuali una bella foglia di verza, sopra mettere una porzione di pizzoccheri già conditi, a fianco un cucchiaio abbonante di salsa, decorare con fili di verza e servire con altra salsa a parte.
ciao
vitto
 


mtc- il cavolo verza ripieno di Diana

Ok, possiamo dirlo: adesso sì che è MTChallenge...!
Senza la Diana, infatti, eravamo un po' spaesati. A dirla tutta, pensavamo che non ce l'avrebbe fatta, questo mese: le feste prima, la settimana bianca poi, insomma, ci avevamo messo il cuore in pace. Ma non avevamo fatto i conti con la tempra della Dianilde ed anzi, se ci dicessero che la settimana scorsa è stata avvistata una strana tipa che slalomava fra i banchi del mercato di bordighera, al grido di "la Verza è miaaa" non ci stupiremmo per niente. Perchè la Diana è la Diana- e la sua ricetta è, come sempre, un capolavoro.

 CAVOLO VERZA RIPIENO




Eccomi, appena tornata da Corvara in Badia (Alto Adige), non c’era ricetta migliore per partecipare al “mitico”concorso di MT, sarebbe corretto accompagnare questo piatto con un bel Gewurztraminer Brennatal – 2008/Kellerei Kurtasch (come si vede che non capisco nulla di vini??!!!) oppure, ed io la preferisco, una bellissima Weissbier……
Comunque con qualsiasi vino o birra vogliate metterla, questa è una ricetta che vi fara’ sempre fare una “porca” figura!!!
E ora aspetto l’epitaffio dedicato!
Diana
 Ingredienti:
1,800 Kg verza
 300 gr. di carne di manzo macinata
 300 gr. di pasta di salame o salsiccia
150 gr. di speck
2 wurstel frankfurter
 2 uova
 70 gr. di burro (io olio evo)
 una cipolla
 prezzemolo
 50 gr. di parmigiano grattugiato
 3 foglie di salvia
 maggiorana
Semi di finocchio q.b.
 sale e pepe

Procedimento: Pulire la verza dalle foglie esterne e metterla ,intera, a testa in giu' in una pentola a bollire per 20 minuti, farla scolare sempre rivoltata, per almeno 1 h, rivoltarla su un tagliere,coperto da un canovaccio ben allargato e con pazienza, aprire le foglie una ad una, allargando bene la verza,  andando fino al suo cuore .
 Per il ripieno, affettare sottilmente la cipolla e farla stufare leggermente in un po' d'olio evo,  mettere in una boule la carne macinata, il salame o la salsiccia, lo speck tritato con i wurstel, le due uova, il formaggio, sale pepe,  maggiorana,semi di finocchio, la cipolla stufata e il prezzemolo, mescolare bene gli ingredienti e con parte del composto ottenuto andare a riempire il centro della verza, appoggiare sul ripieno le foglie piu' interne e continuare a farcire la verza  fino alla fine del composto, ricoprire bene con le foglie piu' esterne.
 Avvolgere bene  la verza con il canovaccio in modo che resti ben chiusa, legare con dello spago da cucina, non troppo stretta.
In una casseruola grande avrete nel frattempo portato a bollore dell'acqua salata, immergete il vostro canovaccio e fate bollire per un'ora circa.
Scolate bene al termine, in modo che esca l'acqua dalla verza, tagliate a fette quando sara' intiepidita e irrorate con burro fuso e salvia (io olio evo) cospargete di parmigiano grattugiato.
L’dea l’ho recuperata da "Sale e Pepe” io ho effettuato qualche timida variazione.

sabato 29 gennaio 2011

MTC- Le Verzotte di Nisy

Anche se il tempo è scaduto, dedichiamo questo fine settimana alla pubblicazione delle ricette degli anche no, che sono tutte pervenute ampiamente prima della scadenza ma che, secondo una tradizione ormai collaudata, hanno dovuto aspettare il fine settimana prima di essere pubblicate. Neanche a dirlo, sono una più bella dell'altra quindi, se già stavate facendo pronostici sul vincitore, vi tocca rimescolare le carte e ricominciare daccapo. D'altronde, ormai dovremmo esserci abituati, alle sorprese, qui sopra...



nisy- mtc gennaio

Non so voi, ma io di fronte a queste preparazioni resto sempre senza fiato. E non è solo un fatto di manualità, ma di capacità di comporre, estro nel disporre, fiuto per trovare sempre l'accostamento e la prospettiva giusta. Questione di gusto, insomma, quello che contraddistingue sempre Monica, in tutto quello che fa, ricette comprese. Qui all'MTC ha fatto solo una timida comparsa, al tempo dell'Apple Pie e anche se non osavo insistere, tenevo le dita incrociate, sperando che riprendesse la partecipazione. Ci si è messa di mezzo un po' di nostaglia e, insomma, ecco la sorpresa che ci ha fatto. Delle Verzotte, che le son costate una gran fatica, come capirete dal post, ma che potrebbero davvero fare la loro porca figura in qualsiasi buffet, alla faccia di ingredienti più raffinati del cavolo...

HO COMPRATO UNA VERZA GIGANTESCA, TANTO GRANDE CHE HO ROTTO PERSINO IL SACCHETTO DI carta DEL MARKET , A CASA HO INIZIATO A PULIRE LE FOGLIE E CERCARE QUELLE Più BELLE PER LA RICETTA , AVEVO IL PIANO DI LAVORO INVASO ,CAVOLO !STA VERZA MI ERA Già VENUTA A NOIA ! MA NON POTEVO COMPRARLA Più PICCOLA ? SI Più PICCOLA. ED ECCO CHE LA MIA IDEA DI CREARE DELLE VERZOTTINE (PICCOLE verze), COSì HO PENSATO DI ADOPERARE DEGLI STAMPINI DI SILICONE PER POTERMI AIUTARE A DARE LA FORMA sferica … e il giochino è fatto!

Ingredienti:
Foglie di verza
Risotto ai gamberetti
Code di gambero
Salsa allo zafferano

Mettere le foglie in acqua bollente salata e cuocerle per 2 min. passarle sotto l’acqua fredda ed asciugarle bene con un canovaccio. Prepara un risotto con della cipolla bianca fatta imbiondire in un po’ di burro e delle foglie di verza, finemente tritate ,aggiungere il riso ,tostarlo e versare poi del vino bianco,una volta sfumato versate un mestolo d ’acqua di cottura della verza .quando è quasi cotto aggiungere i gamberetti ed il pepe bianco, mantecare con una noce di burro
Salsa allo zafferano,in mezza tazza di brodo vegetale freddo, stemperate due cucchiai rasi di farina una noce di burro e mettere sul fuoco mescolando ,appena il composto bolle e prende consistenza, aggiungere il pepe bianco il sale(poco)e togliere dal fuoco . Versare2-3 cucchiai di panna (io preferisco quella da cucina)e lo zafferano.
Prendere le foglie di verza, dividerle in due e disporle su di un pezzetto di pellicola trasparente, mettetele dentro la forma di silicone e inserite in ognuna un po’ di risotto.Chiudetele ermeticamente, aiutandovi con la pellicola( come una caramella)e mettete in frigo a riposo per minimo un ora.
Cuocere al vapore le code di gambero, versare 2-3 cucchiai di salsa allo zafferano sul fondo del piatto da portata e mettere sopra le verzottine tolte dal loro involucro, inserire tutto nel micronde a riscaldare per pochi secondi ,temperatura Media (se no avete il microonde versatele in acqua bollente con la pellicola e scolatele molto bene passandole su di un canovaccio)Terminare di comporre il piatto con le code di gambero infilate in uno stecchino e inserite in ogni verzottina ,irrorate il tutto con la sala di zafferano e via in tavola … 
Monica 

CHIUSO PER....

Collage di Picnik

Una se ne va a Londra, una settimana, l'altra a Identità Golose, fino a Lunedì.
Ergo, chiudiamo MT per un po', fermo restando gli appuntamenti fissi dell'MTC.
Indi per cui, prendete nota :-)
oggi e domani, pubblicheremo le tre ricette degli "anche no", pervenute ovviamente ben prima della scadenza, ma "condannate" alla dura legge del fine settimana dal calendario del blog.
Il primo febbraio, invece, i premi ed il vincitore
Per quanto riguarda i premi, siccome sono arrivate più di 60 ricette (non le abbiamo ancora contate tutte, ma oltre le sessanta ci siamo) e siccome la Ale è la quintessenza del casino, per cui si riduce sempre al'ultimo minuto, sarà difficilissmo che entro il primo siano tutti pronti. (parentesi pietosa: sono a londra e pure a fare l'inviata speciale per questa signora qui e per quest'altra... e per mt, ovviamente... con un pc per due, oltretutto... e una lista della spesa che inizia e non finisce... e faccio anche la moglie, stavolta, per cui  mi toccano anche due o tre noiosissime comparsate....basta questa, o volete la giustificazione della mamma???). Di sicuro, una prima tranche ci sarà- e ci sarà ovviamente il nome del vincitore. Quindi, state sintonizzati e pazienti, perchè al ritorno, fra il "bottino" di IG e quello londinese, abbiamo buone speranze per farci perdonare dell'assenza. 
Almeno, ce lo auguriamo. 
A giovedì prossimo
Ale&Dani

venerdì 28 gennaio 2011

Cartolina da...Istanbul

IMG_0610_MoscheaBlu
"La Sultanahmet camii (1609/17), universalmente conosciuta come la Moschea blu. È infatti il turchese il colore dominante nel tempio. Pareti, colonne e archi sono ricoperti dalle maioliche di İznik (l'antica Nicea), decorato in toni che vanno dal blu al verde. Rischiarate dalla luce che filtra da 260 finestrelle, conferiscono alla grande sala della preghiera un'atmosfera suggestiva quanto surreale. La Moschea Blu, che risale al XVII secolo, è anche l'unica a poter vantare ben sei minareti, superata in questo solo dalla moschea della Ka'ba, alla Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è l'espressione delle manie di grandezza del sultano Ahmet I che, non potendo eguagliare la magnificenza della Moschea di Solimano né quella di Hagia Sophia, non trovò soluzione migliore per cercare di distinguerla dalle altre che aggiungervi due minareti supplementari."
Questo è ciò che ci racconta Wikipedia : ma nulla può rendere il fascino e l'atmosfera di questo antico luogo di culto nella magica Costantinopoli...
Buona serata
Dani

Mexican Wedding Cookies- questo prodotto può dare dipendenza...

mexican wedding cookies

...che poi, pensavo: ma perchè su certe ricette non si fa come sui pacchetti di sigarette e non ci si scrive sopra: "Nuoce gravemente alla salute- Direte sì al colesterolo- Un altro buco alla cintura" e cose varie? Perchè? Non sarebbe un altro passo avanti sulla strada del "mangiare informati" e del consumo consapevole?
Io me lo chiedo ogni volta che mi ritrovo di fronte a preparazioni che smetto di mangiare quando "non ce n'è più"- e non nel mio piatto, ma in ogni angolo della csa. E' lì che mi viene il nervoso e che penso che bisognerebbe avvisare: perchè un conto è leggere gli ingredienti, un altro è capire che cosa ne può venir fuori. Chessò, una roba tipo i bollini per i programmi televisivi, bollino verde=fa schifo ma fa bene/ bollino giallo= è buono e lascia intatta la virtù/ bollino rosso= MI DISSOCIO dal contenutto di questa ricetta, etc etc

 ...come dire, se avete a cuore la vostra salute fisica e mentale, non proseguite la lettura di questo post...


 MEXICAN WEDDING COOKIES
(biscotti nuziali messicani)
da Petit Fours- Murder Ed.

mexican wedding cookies 

per 60 biscotti circa
250 g di burro ammorbidito
60 g di zucchero a velo
1 cucchiaino di estratto di mandorla naturale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale
250 g di farina setacciata
55 g di mandorle macinate
60 g di zucchero a velo setacciato per spolverizzare
Montare il burro con lo zucchero, con le fruste elettriche, per pochi minuti, aggiungere gli aromi, la farina e le mandorle macinate, mescolando con un cucchiaio in modo da incorporare bene il tutto. Impastare poi brevemente, formare una palla, avvolgerla nella pellicola e far riposare per due ore in frigo

Accedenre il forno a 150 gradi, modalità statica
Rivestire una teglia da biscotti di carta da forno e disporvi i biscotti realizzati facendo delle piccole palline, prelevando l'impasto con un cucchiaino. Disponetele leggermente distanziate le une dalle altre perchè in cottura si allargano un po'. 

Far cuocere per 15 minuti circa: devono essere ancora bianchi, quando escono dal forno
Lasciare intiepidire e spolverizzare con zucchero a velo

Note mie
1. il burro deve essere a temperatura ambiente, ma non "pomata" e la lavorazione è breve: usate le fruste elettriche ma, appena lo zucchero è incorporato, spegnete tutto, Il burro, infatti, non deve "bruciare". Se avete una planetaria, potete incorporare il resto degli ingredienti con la frusta k o la frusta per impastare. In ogni caso, lavorate il meno possibile. 

2. il riposo in frigo è inessenziale se l'impasto è compatto e ancora relativamente freddo. Altrimenti, è oblbigatorio

3. forno basso, meglio se non ventilato- e controllate la cottura, dopo 13-15 minuti. E' il principio dei baci di dama. 

4. per avere una "spruzzata" uniforme di zucchero a velo, prendete un sacchetto di plastica per alimenti (quelli per congelare i cibi vanno benissimo) e versateci lo zucchero a velo. Poi, metteteci i biscotti, a 20 per volta, chiudete l'apertura e agitate delicatamente il tutto: estraete i biscotti e ripetete l'operazione con i successivi, aggiungendo ancora dello zucchero, se è il caso. 

5. in teoria, si conservano bene in una scatola di latta e anzi, col tempo dovrebbero pure migliorare...

Buona giornata 
Ale

giovedì 27 gennaio 2011

Buon (NON) compleanno

compleanno

Sono stata una figlia voluta ed amata e quindi, anche se i miei genitori non erano tipi da metter via bottiglie e cose varie, presumo che ci sia stata una gran festa, quel giovedì 27 gennaio di 45 anni fa. Di sicuro, era euforico mio padre, per il quale la nascita di una bambina rappresentava il coronamento di un sogno: "mi sposo, faccio una figlia e la chiamo Alessandra", andava ripetendo a quella che sarebbe diventata sua moglie e poi mia madre la quale, da donna di spirito qual era e qual è, ha obbedito divertita, bruciando tappe e piani (di mia nonna) per renderlo marito e padre orgoglioso della sua prima figlia femmina.

Da allora, non ho molti ricordi dei successivi compleanni: ho in mente  i 14 anni,  e l'emozione del primo mazzo di fiori, mandatomi dal papà; e quello dei 16, passato a piangere disperata  "per non aver fatto ancora niente"; e i 25, a farmi rassicurare dall'amica più vecchia di qualche mese e dal  mio primo mohito che al quarto di secolo si poteva sopravvivere; e la notte dei trenta, passata a guardare il soffito, in cerca di una via di fuga dalle mie scelte infelici; e i 33, e un medico con la testa fra le mani e "cazzo, Ale, fatti coraggio, non so come dirlo a tua madre"; e poi i 40- e il dolore più grande.  
Improvviso, inatteso, a tradimento- il pugnale che mi porto nel cuore

Da quel giorno, non ho più festeggiato. "Mi son fermata a 39", dico, facendo appello a battute trite e a tristi luoghi comuni per scansare l'ostacolo. E, per il passato, ce l'ho fatta: ogni tentativo, dal più timido al più convinto, veniva bloccato sul nascere. La festa non è qui.
Ma oggi, sento che non posso più permettermelo. 
E non perchè il destino abbia finalmente deciso di scegliere un altro giorno del calendario, per infierire su di me: puntuali, le nubi all'orizzonte di questi ultimi mesi si sono addensate minacciose in queste ore secondo il solito, stramaledetto copione. E neppure perchè abbia deciso di tener separato questo giorno dal resto : invidio un po' chi ci riesce, ma gli scompartimenti stagni non son cosa che mi appartenga: tutto si mescola, nelle mie giornate, gioie, dolori, soddisfazioni e incavolature e non è un numero sul calendario a fare eccezione.

Se non posso più permettermi di far finta di niente è, semplicemente, perchè mai come in queste ore mi sto rendendo conto di quante sono le persone che mi vogliono bene e che mi stanno chiedendo licenza di dimostrarmelo, oggi più che mai. 
E non è solo mia figlia, che sonda il terreno e mi chiede se domani può essere lei a svegliarmi, o mio marito che, solitamente in corsa contro il tempo, dilata un impegno di lavoro a Londra "e tu vieni con me".  E non è neppure il disagio che leggo nello sguardo di mia suocera, quando le dico che non voglio regali o l'imbarazzo dei colleghi, usi a festeggiar tutto e tutti- ma l'Alessandra no. Queste, son cose della vita reale, che si risolvono a quattr'occhi, senza bisogno di sputtanarsi su un blog. Ma quando questo disagio, questo imbarazzo, si fa palpabile negli amici che ho conosciuto qui sopra, nei messaggi incerti, nelle mail smozzicate, nel dispiacere di una rinuncia o nella delicata insistenza di chi ci prova lo stesso, allora non ci sono altre strade che  questa. Ed anzi, vi chiedo scusa per non averlo capito, fino a prima della nius di ieri sera.

E quindi, fatemeli, gli auguri, se vi va: qui o in privato, è lo stesso. Li riceverò con la gioia sorpresa e commossa di chi, a 45 anni, ha avuto la fortuna di poter riempire ancora la sua vita del calore e del conforto di affetti nuovi, che mi hanno regalato sintonie ed entusiasmi che mai avrei immaginato di ricevere, nona questa età, non su un blog di cucina.
Per, magari, un "NON" vicino a "compleanno", non guasta...:-)
Alessandra

mercoledì 26 gennaio 2011

la Uikilist di MT- mercoledì 26 gennaio

todo

... e sempre per la serie "l'organizzazione è tutto", dopo aver postato io una ricetta diversa da quella programmata e dopo che il dito a banana della Dani ha colpito ancora, ecco di nuovo la Uikilist. Che sarebbe dovuta essere quindicinale, ma tant'è: a voi è piaciuta, a noi diverte e quindi ve la pubblichiamo anche questo mercoledì. Come dire, incasinate ma buone...
Come sempre, le ricette cancellate sono quelle che "ce l'abbiamo fatta" e che, prima o poi, pubblicheremo su MT. Le altre, restano lì: qualcosa abbiamo recuperato dalla lista scorsa (per esempio, ho finalmente preparato lo stufato del Lancastershire e- credetemi- ne valeva la pena), molto resta ancora nella lista dei desideri, ma non c'è nulla che non vorremmo vedere realizzato. Da noi o da voi, è la stessa cosa: l'importante, è che qualcuno le provi- e poi, magari, ci dica com'è andata...


todo1


1. CE L'HO FATTA!!!!
a. Lo stufato del Lancastershire

2. DOPO LE PATATE VIOLA...
a. le RUBY EGGS!!!!!!


3. MEXICO E NUVOLE
1. Mexican Wedding Cookies (prossimamente...)
2. Black Beans Soup with Cumin Seeds (già pubblicata)
3. Tres Leche Cake (molto più prossimamente)

4. EPPUR SI MUORE (per finta)- torte da svenimento....
1.la neapolitan layer cake
2. Russian Medovik
3. Segovia Cake

4. EPPUR SI MUORE  (per davvero) - IL PEANUT BUTTER DAY
1. la nutella alle arachidi
2. Chocolate & Peanuts butter squares 
3. la cioccolata calda al burro d'arachidi


5. ACH, TOO LATE!
1. panzanella di panettone con pancetta e cavolini di bruxelles

6. CACCIA ALL'INGREDIENTE!
1. Le madeleines al bergamotto
2. le mini quiches al rabarbaro e cipolla rossa
3. insalata di ceci e riso rosso

La prossima, fra quindici giorni- per davvero...
ciao
Ale &Dani

Gamberoni all'Armagnac con polvere di cacao

Di Daniela
Scroll down for English version
Ve lo ha scritto la Ale proprio ieri ed ha assolutamente ragione: noi passiamo ore a programmare coscienziosamente, a scegliere ricette, a sperimentare nuove idee, a stabilire tempi e modi per postare a organizzare foto e "pensieri" e poi.... e poi invariabilmente arriva il mio celeberrimo "dito a banana" e invece di schiacciare il  pulsante "salva" , il cielo solo sa perchè schiaccio "pubblica" e così ... oplà il post diventa visibile! E lì, se me ne accorgo subito, dopo aver utilizzato per alcuni secondi un linguaggio che oserei definire un filo licenzioso, in cui spiego al mio computer cosa penso dei suoi componenti, nonchè dei suoi programmatori alla V generazione, mi limito ad annaspare per riportarlo allo stato di "invisibile" e rimediare al malfatto.... ma se per caso mi sfugge la faccenda, ricevo, nel giro di pochi secondi, una serie sempre più inquietante di messaggi in codice dalla Ale, che partono dai primi con "criptiche", ma eleganti osservazioni tipo: " Scusa Dani, ma quella che vedo sul blog, non doveva essere tua la ricetta di domani?" arrivando, nel caso io non  legga i primi, attraverso varie fasi sempre più concitate, a quelli più espliciti che culminano in cose tipo: "MA LA SMETTI DI FARE GIUCASCASELLA (tutto attaccato)? HO APPENA POSTATO IO CHE C'ENTRANO ORA I GAMBERI!!!" scritto tutto in maiuscolo, ad esprimere urlo esasperato. Come è successo ieri, ovviamente! Comunque, che siate tecnologicamente avanzati ed efficientissimi o che siate assolutamente squinternati, come noi, con tanto di dito a banana, sono certa che non potrete resistere al fascino di questa super meraviglia di "non ricetta", chic e semplcissima,  colorata e profumata, da "porca figura" insomma, per dirla Ale's style!

GAMBERONI ALL'ARMAGNAC CON POLVERE DI CACAO
gamberoni flambè all'armagnac
Ingredienti per 4 persone
16 gamberoni freschissimi
1 bicchierino di Armagnac
polvere di cacao amaro
succo di un'arancia
olio EVO

Fate saltare in padella i gamberoni per pochi minuti, spruzzandoli col succo d'arancia. Potete lasciarli così, interi, oppure lasciare le teste e la punta della coda eliminando il carapace al centro e il filino scuro dell'intestino, come preferite. Quando il succo si è ridotto, sfumate con l'Armagnac, facendo prendere la fiamma. Servite subito, con una leggera spolverata di cacao, magari adagiandoli su una fetta sottile di arancia....che in realtà è più per bellezza che altro: nulla vieta ovviamente di mangiarla con gusto assoluto, visto che il sapore viene richiamato dal succo di arancia presente in cottura. Che dire: vorrei sottolineare che questo piatto, oltre che di una estrema semplicità, ma molto elegante, è composto da crostacei, con in aggiunta le proprietà naturali del cacao : viene considerato, quindi, leggermente afrodisiaco.....
Non aggiungerò altro!!!
Buon appetito
Dani

PRAWNS WITH ARMAGNAC AND COCOA POWDER
gamberoni flambè all'armagnac
Serves 4


16 very fresh prawns
1 glass of Armagnac
unsweetened cocoa powder
ajuice of 1 orange
extra vergil olive oil


Make stir-fry the prawns for few minutes, sprinkled with orange juice. You can leave them with the , or leave the heads and the tip of the tail removing the shell in the center and the thin dark intestine, as you prefer. When the juice is reduced, blended with Armagnac, by taking the flame. Serve immediately, with a light dusting of cocoa, perhaps lying on a thin slice of orange .... which is really more for show than anything else: of course, nothing prevents you to eat it with absolute pleasure. What can I say: I want to emphasize that this dish, very simple but very elegant, composed of crustaceans, with the additionalnatural properties of cocoa is considered, therefore, slightly aphrodisiac .....
Nothing more to say!
Bon appetit
Daniela

martedì 25 gennaio 2011

Cartolina da... NY

DSC_2631

Quando si dice che in America tutto è più grande, più vistoso, più appariscente, forse non ci si riferisce proprio a questo...

DSC_2633

ma certo che queste "palline" e queste "lucine" per l'albero di Natale ne danno un'idea piuttosto chiara!!!!



 ....E il primo che mi dice che esagero con le decorazioni natalizie dovrà rimangiarsi tutto!!!!
Buona serata
Dani

PS grazie Chicca per le foto!

Auguri Microba!!!

Di Daniela

AUGURI AL MIO FIORELLINO PIU' PICCOLO,  AL CUCCIOLO DI CASA, ALLA BIMBA PIU' COCCOLATA DEL MONDO!
AUGURI  AMORE!

gaia


Zuppa di fagioli neri con chili e cumino

zuppa di fagioli neri al chili e cumino


In principio, era il caffè del Sabato mattina: io, la Dani e Gino, i figli alla scuola lì a fianco, il bar, quello dell'angolo, con il tavolo pronto per noi. Era nato per caso, complice il primo trasloco della Dani che mi aveva lasciato orfana degli aggiornamenti da pianerottolo, e altrettanto per caso si era aggiunto questo papà che, ogni sabato, accompagnava il figlio a scuola. Col tempo, era diventato un appuntamento irrinunciabile, di quelli in cima alla lista, per cui non solo alle sette e mezza eri già pronta, con tutta che era sabato e la scuola era a tre passi da casa, ma anche i nostri figli, di solito campioni di zona Cesarini, venivano depositati con ampio anticipo davanti al portone chiuso. Neanche a dirlo, erano musi lunghi: alla levataccia si aggiungeva la  imminente violazione di tutti i segreti gelosamente custoditi durante la settimana, dalla sfuriata della professoressa perchè non si erano fatti i compiti all'elenco di cuori infranti nei corridoi. Epperò, guai a non esserci. E guai a scalfire il rituale, dall'appuntamento di fronte al bar, con noi due sempre in coppia e Gino che leggeva il giornale, fino alla postazione al tavolo, con il malcapitato in mezzo. Ovviamente, era un caffè lungo- e pure multiplo, da cui noi due ci alzavamo belle toniche e ringalluzzite, dalla caffeina e dagli aggiornamenti, e Gino frastornato e barcollante, ridotto a un straccio da chiacchiere a mitraglia, per giunta in stereo, da un orecchio e dall'altro. 


Oggi, ci sono i caffè del Lunedì. Le figlie vanno a scuola da sole, in due istituti diversi e anche se il terzo ha frequentato prima il ginnasio dell'una e poi quello dell'altra, Gino ce lo siam perso per strada. In compenso, però, c'è il blog, che funge da alibi per tornare a spettegolare con calma, davanti al solito caffè. Anche stavolta, il rituale è consolidato: gli aggiornamenti iniziano già dalle scale, quel tanto che basta per colmare le informazioni che i vicini non hanno colto in presa diretta, sintonizzandosi sul set della telenovela più inquietante del millennio - "albaro come Secondigliano"- di cui la Dani ed io siamo, neanche a dirlo, le protagoniste principali, spesso a fasi alterne ma talvolta anche in contemporanea. Cambiano i set, ma il copione e l'enfasi recitativa è sempre lo stesso. Se non ci credete, provate a passare di qui intorno all'ora di pranzo (rientro da scuola), nel tardo pomeriggio (com'è - che - non -hai- ancora -studiato -storia) o all'ora di cena ( e -non -ne -posso -più- di -questa- famiglia- di -disordinati, -devo- sempre- fare -tutto - io- e -cosa -vuol -dire -'io lavoro tutto il giorno'-e-io-cosa-pensi-che-faccia, etc etc). 
In ogni caso, come dicevo, il lunedì ci si prende il caffè programmando Menuturistico. Lo facciamo da quella volta che avevamo pubblicato lo stesso giorno la stessa ricetta e da allora non abbiamo più smesso: per carito, a pubblicare lo stesso giorno continuiamo imperterrite, ma questa è anche colpa di Blogger che non ci perdona: se schiacci il pulsante sbagliato, sei finito, con tanto di esposizione al pubblico ludibrio, in cima ai blog roll di tutti i tuoi amici che fino a poco tempo fa lasciavano messaggi allarmati, convinti di avere le allucinazioni ("mi sembrava di aver visto la ricetta delle patate hasselback") ma che ora , dopo una frequentazione assidua e calorosa, sono serenamente rincuorati: le allucinate, qui dentro, siamo noi. 
Se promettete di non dirlo ai nostri mariti, confesso che poi tutta questa programmazione non c'è. Ma un conto è perdere una mattinata in chiacchiere, un altro è dire "ho lavorato sul blog". Per carità, per i rispettivi consorti non cambia nulla (è tutto tempo perso), ma noi ci alleggeriamo la coscienza: appesantiamo tutto il resto, dagli scaffali della libreria (guarda cosa ho comprato, ti faccio vedere cosa ho letto) al giro vita (leva-di-qua-questi-biscotti-anzi-aspetta-uno-solo-ancora), ma cosa volete che ci importi: sono due ore tutte per noi, senza mariti nè figli a reclamare la nostra attenzione e le risepttive donne di servizio che, per quel giorno, ci alleviano da quanto ci toccherà, dall'indomani- e tanto basta, per ricaricarci un po'.

Ieri, però, ha fatto eccezione: nel senso che al blog abbiamo lavorato sul serio. Ci siamo risvegliate dal torpore di gennaio con un sacco di idee, da una parte e dall'altra, e c'era bisogno di metterle giù, per capire quali fossero realizzabili e quali no. A conferma del duro lavoro, ho ancora la scrivania zeppa di fogli, disegni, planning e post it, per non parlare delle riviste e dei libri: e se non fosse stato per i reclami dalle rispettive cucine, probabilmente avremmo anche saltato pranzo e cena, prese come eravamo dal sacro fuoco della programmazione "perchè da oggi cominciamo a fare le cose come si deve, un po' di ordine, essù, che poi ci hanno ragione, che non mando la nius di lunedì, e non scrivo le rece, e i diari di viaggio dove sono finiti e tre dolci di fila- e come si fa". Siamo uscite dallo studio come Gino dal bar, frastornate e barcollanti ma decise: da oggi, organizzazzione, ecchecaspita. OR-GA-NIZ-ZA-ZIO-NE. 
Tutto questo per dirvi che la nius, ieri, non ce l'ho fatta a spedirla. 
E che il meraviglioso "stufato di salsiccia e lenticchie del Lancastershire" programmato per oggi è diventato una "Zuppa di fagioli neri al chili e al cumino". Che non è mai entrata nelle griglie di programmazione, perchè è stata la nostra cena di ieri sera.  Ma ci è piaciuta così tanto, ma così tanto, ma così tanto che proprio non poteva restare un minuto di più, nella dispensa del blog... 
Ma da domani, mi organizzo. 
Giurin giuretto

ZUPPA DI FAGIOLI NERI CON CHILI E CUMINO

zuppa di fagioli neri al chili e cumino

La fonte è il solito Smitten kitchen e se mai fosse finita nella Uikilist, questa ricetta sarebbe stata arichiviata alla voce "scadono in dispensa...": avevo infatti un bel sacchetto di fagioli neri, pure biologggggici, su cui stavo fantasticando da un po'. Imbattermi in questo piatto e volerlo realizzare è stato praticamente tutt'uno, per cui ieri mattina ho ammollato i fagioli e ieri sera ce li siamo mangiati, con il rimpianto di non aver abbondato con le dosi, da tanto è buona questa zuppa. Al solito, rispetto all'originale, qualche modifica c'è, dovuta più all'indisponibilità degli ingredienti che non alla sfiducia nella fonte che, anzi, si conferma ancora una volta affidabile e attendibile. Cominciamo, dai...

1 cucchiaio di olio EVO
2 cipolle rosse
1 peperoncino rosso piccante messicano
1 peperoncino verde piccante messicano
4 spicchi d'aglio
4 cucchiaini di cumino
mezzo kg di fagioli
1 cucchiaino di chili in polvere (peperoncino forte)
1 litro e mezzo di acqua calda
2 cucchiaini di succo di lime

creme fraiche e cumino tostato per accompagnare
image from here

Trattandosi della mia prima volta con i fagioli neri, li ho trattati con tutti i crismi e li ho pure tenuti a bagno per mezza giornata. Presumo che non serva a niente: la ricetta non prevede questo passaggio e, dovessi dire, anche dopo parecchio ore erano praticamente come prima. 

Della lista degli ingredienti di cui sopra, ho omesso il peperoncino verde piccante, perchè non lo avevo, e ho rimezzato l'aglio. Invece, il cumino ci vuole tutto. Preciso che nè a me nè a mio marito fa impazzire, quindi di solito "ci teniamo bassi", per così dire: invece, in questa preparazione, si sente poco: per cui, seguite le dosi. 

Far saltare in padella le cipolle tritate grossolanamente e i peperoncini affettati e privati dei semi, fino a quando le prime saranno diventate bionde. Aggiungere il cumino e l'aglio tritato e far insaporire per un minuto. Trasferire le verdure in una pentola capiente, aggiungere i fagioli e l'acqua e far sobbollire per circa tre ore, fino a quando i fagioli saranno teneri. 

Dopodichè, prelevare due mestoli di zuppa e frullarli. Rimetterli nuovamente in pentola, aggiustare di sale ( ce ne vuole parecchio) e aggiungere il succo di lime. La ricetta prevede anche pepe, ma secondo me se c'è il peperoncino, il pepe non ci va- e quindi, l'ho omesso. 

Versare la zuppa nelle tazze e servire con un ciuffo di creme fraiche e cumino tostato. 
La fine del mondo
Ciao
Ale
 


lunedì 24 gennaio 2011

C.Dunne- Donna alla Finestra

Catherine Dunne è una delle poche- pochissime, a dire il vero- autrici contemporanee per cui la definizione di "scrittrice 'al femminile" non mi provoca un immediato travaso di bile.
Questo perchè mi riconosco non solo nelle donne che lei descrive, ma anche nel modo in cui lo fa: asciutto, senza essere cinico, coraggioso senza essere eroico, compassionevole senza essere patetico, verosimile, senza essere verista. Virile, sarebbe forse l'aggettivo più adatto per descrivere questo approccio, se non fosse che ci porterebbe su una strada tutta diversa da quella che la Dunne vuole percorrere: perchè lei racconta storie di donne, che da donne affrontano le curve della vita, da donne si comportano e da donne vengono trattate ed amate. Lo fa in modo onesto, focalizzando la sua attenzione su un mondo domestico che l'intimità non scherma dalla violenza, dagli abusi o dalle lacerazioni che infrangono la tranquillità della vita di ogni giorno. Le sue donne sono tutte chiamate a ricucire strappi e lo fanno in un modo dannatamente e meravigliosamente umano: incavolandosi, rimboccandosi le maniche, trovando la strada per la loro rinascita non tanto nella loro dignità, quanto, più banalmente, nel non potersi permettere il lusso di lasciarsi andare, in una dimensione di normalità nella quale non è difficile riconoscersi, almeno una volta nella vita.
Tutta questa premessa per dire che, tendenzialmente, la Dunne mi piace. A parte qualche eccezione, ahimè...

Io, sul Noir ho una teoria. E cioè, che noir si nasce. Non  è un genere che si può imparare sui banchi di scuola, un esercizio di stile, una struttura che si sceglie come un abito nell'armadio e che, come tale, si indossa. Il noir è qualcosa che viene da dentro e che rende la trama accessoria ad un'atmosfera inconfondibile, dove l'azione si mescola all'introspezione, i buoni si confondono con i cattivi e il cinismo sfuma nella malinconia e nel rimpianto per ciò che non è stato. Intingere la penna nell'inchiostro del noir, quindi, non è cosa da tutti e meno che mai lo è per chi non ha questo genere nelle proprie corde. Come Catherine Dunne, per esempio, che imponendosi di oltrepassare il confine che segna il territorio delle sue storie, fa il passo più lungo della gamba. Perchè, come dicevo, nel noir non è la materia a fare la differenza, ma lo sguardo con cui la si osserva, l'animo con cui la si filtra, il tono con cui la si racconta. Tanto è coinvolgente nel raccontare i piccoli, grandi drammi dellavita quotidiana, con la complicità e la simpatia di chi sa e può comprendere, quanto è inconsistente nel volerli vedere attraverso una prospettiva che non le appartiene per niente. Se a ciò si aggiunge una trama molto labile, con personaggi male abbozzati a far da cornice alla protagonista, ecco che la delusione è completa. Quando si dice (alla)deriva noir...
Prossima rece
Geraldine Brooks, I Custodi del Libro

Trartufi bianchi al croccante

di Daniela
Scroll down for English version
tartufi8
Eccoci con la nuova idea per gli avanzi delle (s)trenne ..... ho pensato che potrebbe esservi rimasto "indietro" un po' di croccante.... lo so, è difficile che capiti, ma, dovesse succedere.... Nella ricetta è anche descritto il modo per "creare" un croccante alle nocciole. Io invece per i miei tartufi ho utilizzato qualcosa che avevo già. Infatti sono stata mooooolto fortunata: la nostra amica Stefania, quando è venuta a trovarci per Capodanno, è stata così carina da portare sia alla Ale che a me un sacco di pensieri deliziosi in ogni senso: sia perché carini, sia perché buonissimi! Uno di questi è un meraviglioso pezzo di croccante alle mandorle, così profumato e godurioso da farmi venire l’acquolina al solo vederlo… Ho pensato di utilizzarne un po’ per questa ricetta, dove le briciole golose del croccante servono a vestire un “elegantissimo” cioccolato bianco. Ne è venuta fuori una delizia da mangiare peggio delle ciliegie, una via l’altra, e di una semplicità unica. Ve la propongo
TARTUFI BIANCHI AL CROCCANTE
tartu

400 gr di cioccolato bianco
150 gr di panna fresca
75 gr di burro
1 tuorlo
100 gr di zucchero
50 gr di nocciole sgusciate (io ho usato un croccante alle mandorle)

Tritate finemente il cioccolato bianco e mettetelo in una ciotola. Fate sciogliere 70 gr d burro con la panna in una casseruolina su fiamma molto bassa: appena comincia a bollire togliete il recipiente da fuoco,  versate il composto sul cioccolato tritato e mescolato finchè sarà completamente sciolto. Quindi incorporate il tuorlo e mescolate bene.
tartufo bianco
Mettete il composto in frigorifero per 12 ore (anche qualcuna meno basta... Potrete prepararli la mattina per la sera...) Dopodiché formate con il composto tante palline di uguali dimensioni  di una nocciola o poco più e fatele rassodare di nuovo in frigorifero per un paio d’ore (ne potreste ottenere circa 90 )
Tritate le nocciole. Preparate un caramello con lo zucchero e 4 cucchiai di acqua; quando sarà dorato unite le nocciole, rimettete sul fuoco per un paio di minuti, mescolate e versate il tutto sul piano di lavoro coperto con un foglio di carta da forno leggermente imburrato.
2 tartufo
Quando sarà rappreso levatelo dalla carta e tritatelo finemente in modo da ottenere un composto granuloso. Passate i “tartufi” di cioccolato bianco nel croccante e teneteli in luogo fresco fino al momento di servirli. Posso suggerirvi un'alternativa? Potreste passare qualche tartufo nel cacao in polvere amaro, per creare un piacevole contrasto di colore, con l'ambrato croccante, e di sapore......
A domani, da Fabio& Annalu
Buon appetito
Dani




WHITE TRUFFLE CRISP
tartufi6

400 gr white chocolate
150 grams fresh cream
75 g butter
1 egg
100 g sugar
50 g shelled hazelnuts (I used a crunchy almond)
croccante e briciole
Finely chop the white chocolate and place in a bowl. Melt 70 grams of butter with the cream in a saucepan over low heat: just begins to boil remove the pan from heat, pour the mixture over the chopped chocolate and stir until completely melted. Then stir in the egg and mix well.
Put the mixture in the refrigerator for 12 hours. Then with the mixture form many small balls of equal size and let them firm up again in the refrigerator for a couple of hours.
Chop the hazelnuts. Prepare a caramel with sugar and 4 tablespoons of water, and when browned add the nuts, put on the fire for a couple of minutes, stir and pour it all on the work surface covered with a sheet of lightly buttered greaseproof paper.
When it is cold, put it in the mixer and reduce it coarse grained. Pass the white "truffles" in the granulated brittle and keep in a cool place until ready to serve
Bon appetit
Dani

domenica 23 gennaio 2011

MTC- La Verza sul groppone di Giorgio e -fra parentesi-Valeria

Se c'è una cosa che mi piace, di tutto il mondo della gastronomia, sono le "non ricette": quel tpo di cucina estemporanea, che nasce dalla fantasia, dalla padronanza della tecnica, dal rispetto per il cibo e dal fatidio per lo spreco che, di solito, appartiene alla parte più interna di questo mondo, che ai riflettori preferisce la luce tiepida del forno di casa e all'istant book da un milione di copie contrappone quadernetti tanto logori quanto pieni di segreti.
Di questa cucina, Giorgio e Valeria rappresentano la quintessenza, oltre che il vertice. Ed anche se è nella logica della più stretta coerenza, il loro tenace rifiuto di non aprire un food blog priva tutti noi di un sapere eccezionale che i corsi, sempre più professionali, hanno raffinato negli anni, pur senza mai contaminarne la radice: che è fatta anzitutto di amore e di pazienza, gli stessi che hanno mutuato dal loro territorio e dalla loro tradizione. 
Verza e baccalà, quindi, anzitutto perchè son veneti e anzitutto perchè sono creativi- e non sia mai che un avanzo di bacalà alla vicentina possa essere semplicemente scaldato, dal pranzo alla cena. Di nuovo, tocca a Giorgio cimentarsi, un po' per la paggiore competenza sui secondi e un po' per meriti sul campo, visto che la mamma di Valeria di cognome fa Verza e il motto preferito del genero è che lui "ha la Verza sul groppone". 
E , neanche a dirlo, è da quando ho letto la presentazione di questa ricetta che, ogni volta che ci penso,rido come una deficiente, dalla prima all'ultima parola, vale a dire quel (Valeria) fra parentesi che la dice tutta sulla simpatia, sull'affiatamento e sul sense of humor di quella che, per noi di MT, è per davvero la coppia più bella del mondo. Verza sul groppone compresa

LA VERZA SUL GROPPONE DI GIORGIO E (fra parentesi valeria)

 
...eh sì, è proprio così! Io con la Verza (con la V maiuscola) c'ho a che fare tutti i giorni...visto che mia suocera fa così di cognome!
E allora eccomi qui con questa pseudo-ricetta che ho intitolato 'la verza sul groppone' e non solo in senso figurato...
Avevo preparato del baccalà alla vicentina e ne avevamo avanzato un poco: allora che si fa? Ma i fardelli di verza dell'Emmeti challenge, naturalmente!
Oltretutto la suocera è vicentina: che volete di più?

 



Ecco come li abbiamo (sì, perché nella composizione del piatto mi ha dato una mano Valeria) preparati.

Abbiamo sminuzzato il baccalà, gli abbiamo aggiunto un paio di patate bollite e passate allo schiacciapatate, regolato di sale e pepe.
Sbollentato le foglie esterne di verza, tolto il costolone duro e preparato dei fardelli/fagotti riempendoli con il baccalà.
Messi in una teglia ben oliata, sopra ogni ciuffetto un cucchiaio di crema del piave (stracchino) e poi una spolverata di parmigiano.
In forno per una ventina di minuti...et voilà! La suocera è servita!

Saluti,
Giorgio (e Valeria)

L'Edicola di MT (settimana dal 16 al 22 gennaio 2011)- edizione domenicale



E' arrivato il freddo....

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 ma tanto....
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proprio tanto....


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E sarà perchè qui fa freddo o sarà perchè ormai è una presenza ultra consolidata nel territorio statunitense, ma se c'è un punto su cui concordano tutti, chef ed esperti del settore è che quest'anno, la cucina parlerà messicano- e pure senza imbarbarimenti fusion, che di bastardaggini, in questo mondo, ne abbiamo viste troppo. Per cui, abituiamoci a sentir parlare di tacos, di chili, di panuchos e di un arcobaleno di fagioli, financo ad alcuni eccessi, come pare stia già capitando con certi ripieni



Per contro, va di moda mangiar meno carne. Li chiamano "meatless meat", pasti senza carne e furoreggiano un po' ovunque. Non solo: per aiutare questa nuova crociata targata 2011, sono stati varati i "meatless monday", i lunedì vegetariani. Sperando che funzionino meglio che i nostri "lunedì-inizio-la-dieta"...


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Viaggiare, quello, è sempre di moda. Neanche a dirlo, sono uscite anche le mete trendy per il 2011, ma per chi non può permettersele esiste una consolazione. Che propriamente magra non è, tutt'altro... Un bel giro del mondo attraverso i monumenti più significativi, tutti riprodotti col cioccolato bianco. La mostra ha sede ad Hong Kong e l'artefice di cotante meraviglie è questo signore qui


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Mirko della Vecchia, il pasticcere italiano di cui oggi sentiremo parlare spesso, visto che è a lui e al suo team che si deve la realizzazione del cono gelato più grande del mondo. Il luogo dell'impresa era il Sigep di Rimini e l'impresa era titanica, nel vero senso del termine: il record precedente era un cono di 1.88 m. ampiamente superato, dopo 30 ore di lavoro ed una squadra di 8 persone. Un cono di 2.81 cm, con un impiego di 200 cialde e 700 kg di cioccolato bianco, riempito con 5 palle di gelato del diametro di mezzo metro ciascuna. Non trovo una fotografia a pagarla oro, ma non disperate: il gelato resterà in esposizione per tutta la durata del salone, ovviamente in una enorme cella frigo. Quindi, andateci dopo, che magari ve ne tocca un po' 



Cosa dicevamo ieri, a proposito del piatto simbolo del 2011? Tanto per far capire subito che musica tira, oggi è nientemeno che la giornata nazionale delle pies. Presumo che dopo questa, sarete già tutti corsi in cucina, a celebrare degnamente etc etc, ma prima date un'occhiata qui:

Image  from here


Martha Stewart, chi altri? E però, se non avete tempo o manualità o nessuna delle due cose, eccovi il solito aiutino...


Image from here
Lo stampo per la pie crust. In pratica, coprite la torta con lo strato di pasta e poi vi imprimete sopra 'sto affare e, con soli 11 dollari, farete le pies più spettacolari d'Europa. C'è pure la versione con le foglie e potete servirla nella colazione del mattino con queste fette tostate
Image from here

e con questo bell'uovo fritto

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E per finire, l'ultimo oggetto del desiderio

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No comment. e buona domenica
Ale

sabato 22 gennaio 2011

MTC- l'involtino- biscione di Cristina P.

 biscione cristina- mtc gennaio

Se siete fra quelli che,  la scorsa volta, di fronte alla partecipazione di Andrea all'MTChallenge, oltre alla tenerezza e alla commozione,  hanno provato anche un po' di invidia per una mamma così fortunata, è giunto il momento di rallegrarvi: perchè a questa seconda tornata della sfida, il fanciullo ha serenamente mandato la mamma a spigolare. Motivo? l'impostazione della ricetta, tutta imperniata sulla storia a cui è terribilmente allergico. Sua mamma, per nostra fortuna, non lo è: anzi, è una vera esperta della storia di Milano, la sua città, a cui si è ispirata per questo involtino a forma di biscione, il simbolo nei quali i Milanesi si riconoscono, da secoli. Se volete saperne di più, mettetevi comodi e cominciate a leggere, perchè davvero questo post è una miniera di informazioni in forma di racconto- che poi son le cose che a noi piacciono di più. E se volete saperne ancora di più, Cristina ci invita tutti a Milano, per farci da guida alla scoperta degli angoli più segreti della sua città Siccome queste son proposte a cui non so resistere, la prendo in parola ed estendo ufficialmente a tutti: se vi fa piacere, "prenotatevi" qui sotto o lasciatemi la vostra mail all'indirizzo del blog, che organizziamo.E intanto, godiamoci questo biscione di verza, che più milanese non si può..


INVOLTINO- BISCIONE DI Cristina P.


Dunque, eccoci alla prima sfida dell'anno dell'MTC. Come detto due mesi fa, mi sto divertendo tantissimo, quindi partecipo ancora, ma voi siete troppo bravi, troppo abili e fantasiosi. Io non posso competere allo stesso livello vostro, per cui ho deciso di proporre la mia ricetta ricorrendo ad un'arma "segreta", oppure sarebbe meglio dire "collaterale". Della serie: volete la guerra??? e che guerra sia!!! Anzi, più che una guerra, vi narrerò di una crociata.
Si parla infatti della prima Crociata in Terra Santa, quando 7.000 milanesi parteciparono capitanati da Ottone I Visconti.
Ottone venne a singolar tenzone con un gigantesco saraceno, di nome Vòluce. Costui era l’uomo più grande che mai cristiano avesse visto. Per insegna aveva un serpente in atto di divorare un uomo, a simboleggiare la propria invincibilità.
Il duello durò diverse ore, ma fu Ottone ad uscirne vincitore.
Ai suoi piedi giaceva, ormai morto, il saraceno. L’eroe milanese gli tolse le armi e lo scudo, decidendo poi di mantenere come proprio stemma quello del serpente divoratore di uomini (anzi, ormai di saraceni).
Tornato a Milano, Ottone fece adottare il biscione come insegna della sua famiglia.
Lo stemma venne poi tenuto dagli Sforza, successori dei Visconti ed arrivò ai giorni nostri, per esser ripreso da diverse aziende attuali. Mediaset, l'Inter, l'Alfa Romeo, per citare le più conosciute.
Questa è una delle leggende che narrano l'origine del biscione nello stemma milanese e, visto che le leggende non hanno certezze, a me piace immaginare che Ottone abbia detto al saraceno ormai ai suoi piedi: sei proprio una verza! Intendendo così offenderlo nelle sue abilità di combattente.
Ed ecco trovato l'anello di congiunzione che lega le Crociate all'MTC.

Insomma, ormai è chiaro il motivo per cui ho fatto l'involtino-biscione e se Ottone ha rappresentato il saraceno in bocca al suo rettile, io ho adagiato il serpente su un letto di grano....saraceno. Il ripieno invece l'ho fatto con uno spezzatino di agnello con cipolline borretane.

Non so se con questo riesco a stimolare la vostra curiosità su Milano, nel caso mi offro per accompagnare chiunque sia interessato alla scoperta di quello che c'è, oltre al traffico, allo smog e alla nebbia. Milano non è solo una città di affari, moda e industrie, c'è molto di più da scoprire, anche in tema culinario. Aspetto le vostre adesioni numerose.


Ingredienti:
1/2 kg di spezzatino di agnello
1/2 kg di cipolline borretane
verza
grano saraceno
olio
aglio
rosmarino
sale
pepe
vino rosso (io ho usato il Cannonau, bello corposo e tosto per "abbattere" un pochino il sapore intenso dell'agnello)


Soffriggere l'agnello con olio, aglio e un bicchiere di vino rosso. Far evaporare a fuoco vivace, aggiungendo pepe, sale e rosmarino.
Abbassare il fuoco, unire le cipolline spelate e cuocere 20-30 minuti tenendo coperto. Scoperchiare e far evaporare l'eventuale liquido rimasto.

A parte soffriggere il grano saraceno, ben lavato, con un po' di olio e uno spicchio di aglio, unire acqua bollente e portare a cottura per 15-20 minuti. Sono stata molto scarsa con il sale perchè l'agnello è già saporito di suo.

Una volta sbollentate le verze per 3 minuti in acqua bollente è arrivata l'ora di "applicazioni tecniche" cioè la composizione del biscione.
Ho scolato le verze togliendole dall'acqua con la schiumarola una ad una e, posate su un piatto e riempite con carne e cipoline, ho tentato di dare una forma.
Tralasciando tutte le parolacce dette perchè assomigliava di volta in volta ad un lombrico o ad una pantegana, vi invio il meglio che sono riuscita ad ottenere.
Il peperoncino è solo decorativo.

A questa ricetta non ha voluto partecipare mio figlio Andrea perchè, a suo dire, troppo legata alla storia, una materia (tra le tante!!) a cui è allergico....

Buon appetito!
Cristina
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