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sabato 25 aprile 2009

colazione da anthony

Se avete un canale satellitare, probabilmente avrete girato il mondo con lui, alla ricerca del cibo perfetto, perdonandogli le boutade e gli strappi all'ortodossia culinaria, complice anche un certo fascino maudì che su certi personaggi non guasta. Se invece avete letto i suoi libri, vi sarete sicuramente appassionati alle sue storie, dove la cucina oltrepassa i confini dei ricettari per diventare metafora di un vivere estremo, in cui passione e fatica si coniugano insieme, in scenari allucinati e stravolti, con un'umanità spesso ai margini e spesso scomoda , sempre pronta a fare capolino dietro tradizioni centenarie o padelle sfrigolanti. Se poi, come me, avete fatto tutte e due le cose e vi trovate a NY, proprio a due passi dal ristorante bistrot che è diventato il simbolo del suo modo di cucinare ( dove, sia chiaro, siete capitate per caso) non fermarsi a dare una sbirciatina sarebbe proprio un peccato... perché cosa vuoi che sia un'occhiatina veloce, tanto per vedere se c'è? Tanto, mica ci fermiamo, scusa, con tutte le cose che ci sono ancora da fare qui a NY, mica abbiamo attraversato l'Atlantico per mangiare francese, no? e poi con tutte 'ste impalcature, non mi attira nemmeno.....




A dispetto del nome, il mercato che fa da sfondo al bistrot di Anthony Bourdain non è quello delle carni e delle verdure della Parigi del secolo scorso, bensì quello assai più moderno e stressante del mondo della Finanza. Les Halles, infatti, sorge nel centro del Financial District , proprio a due passi da Wall Street. Ma basta oltrepassare la soglia del locale per trovarsi in un altro mondo, fra pareti di boiserie di legno scuro, luci soffuse ed un chilometrico e fornitissimo bancone del bar parallelo ai tavoli della prima sala, quella dove ci siamo seduti noi. Lo stile, però, è fra il minimal e il disinvolto, in sintonia con le esigenze della clientela ( tempi rapidi e pasti leggeri), ma lontano da ogni leziosaggine o sperimentazione, molto onesto e diretto nella sua semplicità e il cestino del pane ne è un valido esempio



Baguette e pane con semi al malto, con una nota di dolce di estrema gradevolezza- accentuata dalla fame delle quattro del pomeriggio- accompagnata da un piattino di burro stranamente non salato, fatto fuori in men che non si dica e mai più ricomparso sul nostro tavolo. Roba da far impallidire le rosse ( michelin ,sia chiaro- le ferrari non c'entrano)


Giusto perché la merenda era alle porte e l'imperativo era tenersi leggeri, mio marito ha aperto le danze con un inno a Miss Weight Watchers, ordinando questo




sanguinaccio con pure di patate e patate a spicchi




Ora, dovete sapere che la sottoscritta, per sua personale sventura, appartiene alla schiera di quelli che mangiano col cervello, prima ancora che col gusto: per cui, se mi si parla di interiora, frattaglie, quinto quarto in genere, mi si chiude lo stomaco e stop. Il sanguinaccio, se possibile, sortisce effetti ancora più devastanti, recentemente alimentati anche dalla lettura dello stesso Bourdain quando, in uno dei suoi libri, racconta di come si è sentito ad assistere all'uccisione di un maiale in Portogallo- desiderando, a quanto pare, che anche noi facciamo lo stesso, vista la dovizia di particolari del racconto. Naturalmente, questa cosa qui mio marito non la sopporta: lui ha un'estrazione culinaria opposta alla mia, più legata al territorio e alla tradizione ( è quello della mamma che lo fa meglio, per intenderci) e ogni volta mi tocca subire la stessa solfa, seppur con qualche variazione: di solito, si esibisce in giaculatorie contro i miei “non gusti”, lanciando sguardi complici alla creatura che, da quando è nata, mangia tre cose in croce ma se si tratta di essere solidali con il padre si trasforma nel più eclettico dei gourmand; spesso alza gli occhi al cielo- stile “martire della cervella-, una sera ha chiesto scusa al maitre, ma, al di là dell'ispirazione del momento, ogni volta finisce sempre allo stesso modo- e cioè con l'imposizione dell'assaggio.





Rito che si è ripetuto anche stavolta, con un'eccezione: non è finito nel tovagliolo, come è destino di tutti gli altri bocconi di questo tipo. Non mi spingo a dire che era buono perché i tempi non sono ancora maturi, ( perché io cominci a dar ragione a mio marito, intendo) ma, senza arrivare ai livelli estatici del martire che avevo a fianco- che per fortuna non parla con la bocca piena, altrimenti ci sarebbe stato da chiedersi se, invece che da Bourdain non fossimo di nuovo da Katz's- devo confessare che non era male










Di ben altro tipo è stata la reazione di fronte a quest'altro piatto qua










in sé, è pollo con patatine- un classico per andar sul sicuro quando si gira con minori schifiltosi come quelli che ci ritroviamo in famiglia- ma mai mi sarei immaginata che un piatto così semplice potesse essere così buono. Qualcosa avrei dovuto intuire dallo strano silenzio con cui figlia e nipote si dedicavano al loro piatto, senza i preliminari di rito ( annusamento- ispezione sopra e sotto pelle- depilazione totale- interrogatorio stile mamma mi piace). Ma quando, finalmente, ne ho assaggiato un pezzettino, giuro che mi si è aperto un mondo, con vista privilegiata sui pollai degli Hamish, dove queste bestie ruspanti vengono allevate per il nobile scopo di rendere felici i clienti di Les Halles. Per me che non impazzisco per il pollo, si è trattato di una vera folgorazione: carne tenera, saporita, per nulla stopposa...roba da conversione immediata ( al pollo, sia chiaro. Con gli Hamish ho già dato vent'anni fa, ma quando mi hanno spiegato che in realtà Harrison Ford non c'era, ho lasciato stare...)










Ed ecco il mio pasto








filetto di maiale caramellato





Buono, buono, buono, nessuna critica, neanche la più piccola- dal grado di cottura, al contrasto fra l'interno, sugoso e tenerissimo e la crosta croccante, leggermente caramellata, passando per una salsa che ne esaltava il sapore, anziché coprirlo... insomma, praticamente perfetto .










L'unica che ha mantenuto fede alla promessa di tenersi leggera è stata mia sorella, che di fatti ha ordinato un sandwich, pensando ai tramezzini di casa nostra...





Tre metri di panino ( col pollo pure questo, ma lì è un problema di mia sorella, non di Bourdain, nel senso che il suo DNA è responsabile dei palati sopraffini della nostra progenie). Lo chef non lo sa, ma le briciole nel suo piatto vuoto valgono più di tre stelle....










Caduta libera, invece, sui dolci. Peccato, perché si era cominciato alla grande con questa créme brulé













Banale il creme caramel ( accompagnato, ovviamente, da un “ mia mamma lo fa meglio”, tanto per non smentirci mai, neppure a New York)
















Immangiabili i profiteroles, che vi posto solo per l'ispirazione della foto ( a dire il vero, un de ja vu, già visto in un bistellato di Liegi, con un cioccolato fuso da far paura...)








Abbiamo bevuto acqua e mio marito ha preso una samuel Adams ( birra), per un totale che si aggirava sui 100 dollari in cinque- non so dire se di poco sotto o di poco sopra, ma insomma, siamo lì, circa 15 euro a testa.





e le considerazioni sul prezzo le lascio a voi...










alessandra





2 commenti :

  1. Non erano patate a spicchi, ma mele caramellate!
    Ed il sanguinaccio era ottimo, ottimissimo, è che tu a casa non me lo fai!
    :-(

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  2. Ale, la penso come te, sui cinque quarti, anche a me si chiude lo stomaco e stop. Però il pollo con le patatine è un classico, delizioso, tanto meglio se le galline provengono da allevamenti "umani". Avete comunque speso poco: quando siamo andati noi, dieci anni e mezzo fa, avevamo speso 100 dollari in due, per un pranzo composto da due piatti di spaghetti, due insalate, una minerale e due caffè... in un ristorante italiano. Posso chiedere perché i profiteroles erano immangiabili? Manca il cioccolato, sopra, però sono splendidi...

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