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lunedì 21 gennaio 2013

Metti un invito a cena- Framboises Erimar



C'era una volta il cavallo di battaglia.
Ve lo ricordate? Era il piatto che riusciva meglio, quello che placava tutte le ansie di prestazione, quello che vi veniva espressamente richiesto, perchè "come li fai tu, i ravioli, non li fa nessuno". Bene o male, credo che lo avessimo un po' tutte, chi più chi meno, tanto che non era infrequente sapere già quello che ci sarebbe stato servito, all'invito successivo, e meno che mai risultava sgradito. 
Dopodichè, arrivarono i blog- e , con quelli, l'ansia della rincorsa al sempre diverso e sempre nuovo: e del cavallo di battaglia fu la fine.

martedì 19 giugno 2012

J. Robuchon - Petit Pots alla Lavanda, per riconciiarci coi Francesi

pp


Prima di incontrare l'ingegnere, una delle mete più gettonate dei miei viaggi era la Francia. Non Parigi, città a cui mi lega oggi un amore tardivo e malinconico, ma che da giovane ho sempre trovato o troppo arrogante o troppo ruffiana, ma la Francia intera. Non si trattava solo di ovvie ragioni di vicinanza: anche se con la Provenza e la Costa Azzurra amichevolmente del tu, ero talmente rapita dalle bellezze di tutte le regioni di questo Paese che, appena possibile, mi munivo di cartina, guide e indirizzi giusti e partivo per uno di quei massacranti tour de force che a casa mia- e per fortuna, solo da me- si chiamano viaggi. 

martedì 31 gennaio 2012

Bicchierini al Mirtillo, Vaniglia e Cassis, per un compleanno da non dimenticare.

bicchierini al cassis


Leggete bene: non "un compleanno da ricordare": un compleanno "da non dimenticare". Sembra lo stesso concetto, ma in realtà è ben diverso. E in mezzo, c'è una lunga e brutta storia, che qui sopra non ho mai raccontato ma che sono in molti a sapere, specie quando si avvicina la fatidica data del 27 gennaio. 

lunedì 18 aprile 2011

Chocolate Paté with Crème Chaud Froid

patè al cioccolato



O meglio: quel che resta di un patè di cioccolato, dopo un trasporto in macchina prematuro et periglioso ed una operazione di sformatura altrettanto perigliosa e prematura, per non parlar della luce e del set e di tutto quanto fa "foto minimamente decente", ma tant'è: questo era l'unico dolce più o meno pronto, quando è arrivato l'invito a cena- e questo ho portato, confidando nei superpoteri del mio frigorifero e nella guida liscia di mio marito sulla mini. 
Ovviamente, non ci son stati nè l'uno nè l'altro e quando son scesa dalla macchina avevo l'espressione rilassata di chi ha appena trasportato nitroglicerina, ma, alla prova dell'assaggio, si è convenuto che l'unico a rimetterci è stato il blog (sistema nervoso della sottoscritta a parte, ma quello, ormai, è un argomento chiuso): la forma e le foto sono brutte, ma tutto il resto è assolutamente ok. Certo, non è dolce da strafogamenti e tenetene conto, prima di fare le porzioni per i vostri ospiti: è pur sempre una mousse al cioccolato, anche se alleggerita da un po' di latte e una intera fetta, per giunta dopo cena, ha il potere di tenervi inchiodati alla sedia fino al mattino dopo, giaculatorie e lamentazioni comprese. Ma se riuscite a tenere a bada la golosità dei vostri ospiti servendone dei cubetti, anzichè delle fettazze, di sicuro qualcuno farà il bis e tutti arriveranno alla fine.Senza stramaledirvi, intendo....
CHOCOLATE PATE WITH CREME CHAUD FROID



patè al cioccolato
La fonte ispiratrice- e guardatevi pure le foto, perchè lì sì che si vede come sarebbe dovuto venire- è questo bellissimo blog d'oltreoceano, Sprinkle Bakes. Ho più o meno seguito alla lettera la ricetta, che vi riporto, al solito, in versione originale e poi con le mie (poche) modifiche
Ingredienti
per il chaud-froid di panna
125 ml di panna liquida fresca da montare
40 g di zucchero
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (o 2 cucchiaini di crème de cacao)
2 cucchiai di acqua fredda
2 cucchaini di gelatina in polvere: io ho usato mezzo foglio di colla di pesce (2 g circa)

Ammollate la gelatina in acqua fredda. 
Scaldate la panna con lo zucchero e l'aroma sul fuoco, mescolando spesso in modo da far sciogliere lo zucchero. Prima che prenda bollore, togliete dal fuoco, aggiungetevi la colla di pesce ammollata e ben strizzata e, mescolando rapidamente, fatela sciogliere. 
Io faccio questa operazione fuori dal fuoco, senza far bollire la panna. 
Altra cosa per cui sono fissata, è filtrare tutti i liquidi in cui ho sciolto un addensante: non sia mai che ne rimanga qualche grumo. Questa volta non ha fatto eccezione, per cui ho preso un colino e ho passato tutto. 

A questo punto, bisogna versare la crema nello stampo. 
Qui, ho fatto il primo errore: la ricetta originale dice di imburrare uno stampo e rivestirne il fondo e i due bordi con una sola striscia di carta da forno, che va fatta trasbordare, per poi poter sformare il dolce sollevandolo. 
Di sicuro, se invece di lasciarlo poche ore in frigo, ci fosse rimasto un'intera giornata, come da ricetta, non avrei avuto problemi. Tuttavia la prossima volta uso uno stampo a cerniera, e mi levo da ogni preoccupazione. 

Un'altra cosa importante sono le misure dello stampo. Qui, però, è doverosa una premessa. Chi scrive, ha chiuso con la geometria all'ultimo anno del liceo, nel lontano 1984. E' stata una separazione consensuale e se da allora ho guardato alla vita in modo fiducioso ed ottimistico è anche grazie al de profundis che ho recitato sulle formule di Euclide e sui teoremi di Pitagora e i criteri di similitudine, per fermarmi all'unica parte di cui ho un vago ricordo. Da allora in poi, ad ogni misurazione scantono abilmente e la cucina non fa eccezione: vado a occhio, a buon senso e a preghiere e finora ha sempre funzionato. 
tutto questo per dirvi che nella ricetta originale lo stampo misura 9 pollici per 5. Fatte le debite conversioni, siamo intorno ai 22 cm per il lato lungo e i 12 per quello corto. 
Se nella vostra dispensa avete uno stampo di quella misura lì, potete procedere- non prima di avermi detto dove abitate, che così vengo a darvi una toccatina, come si fa con tutte le cose che portano bene. Altrimenti, usate la tortiera che più si avvicina a queste dimensioni. Uno stampo rotondo del diametro di 20 cm può andar bene, per esempio- e secondo me si potrebbe anche provare con uno stampo da plum cake da litro. 

Quello che invece è importante, secondo me, è la quantità di gelatina. Mettetene poca, molto meno delle dosi indicate dalla ricetta originale- e aumentate il riposo in frigo. Questo strato di panna è il prino che incontrerà il cucchiaio- e non c'è niente di peggio di cucchiai che non scendono oltre la superficie del primo strato, per colpa di dosi eccessive di gelatina. Fate riposare in frigo per due ore- e poi vedrete che si sarà addensato tutto. 
patè al cioccolato

Nel frattempo, preparate la mousse
3 tuorli
100 g di zucchero
120 ml di latte caldo
250 g di cioccolato fondente
400 ml di panna fresca liquida da montare
2 fogli di gelatina (6 g)

Far sciogliere il cioccolato a bagnomaria
Ammollare la gelatina in acqua fredda
Montare i tuorli con lo zucchero e, quando sono diventati spumosi e gonfi, aggiungervi a poco a poco il latte caldo. Portare sul fuoco, a fiamma molto bassa e mescolare costantemente per 5 minuti, senza mai far bollire. Quando il composto velerà il cucchiaio, togliere dal fuoco, aggiungervi il cioccolato fuso e la gelatina ben strizzata. Mescolare rapidamente, in modo da farla sciogliere bene e far raffreddare il composto (io, nenache a dirlo, prima ho passato al colino). Una volta raggiunta la temperatura ambiente, aggiungete la panna montata, incorporandola con delicatezza, in modo da non far smontare la mousse. Versatela nello stampo, sopra il chaud froid di panna e lasciate riposare per 24 ore. 
Dopodichè, sformate e servite, fra una selva di "ohhhhhhh"


Con questo dolce si chiude l'ultima puntata del RinnUoviamoci: domani ci saranno Fabio e Annalu, poi Stefania, e a seguire Eli/Fla e la Mapi. Dopodichè, un pdf che sguardi indiscreti (i miei) assicurano essere meraviglioso e poi vedremo cos'altro ci verrà in mente. Di sicuro, sarà qualcosa che ci farà divertire e che speriamo continui a divertire anche voi. 
Buona settimana
Ale

venerdì 7 gennaio 2011

Gelatina al Vin Brulè con biscotti speziati


Lo so-lo so-lo so: il vin brulè è roba che si beve d'inverno, calda e liquida. 
Lo so benissimo, perchè quando ancora andavo a (veder) sciare, c'era sempre il rito di questo vino speziato che, prima o poi- spesso più prima che poi- passava di bicchiere in bicchiere e di mano in mano. Solo che io me ne tenevo rigorosamente a distanza perchè fino a pochi anni fa ero astemia dichiarata e convinta. 
La prima volta che l'ho bevuto è stato nel Ponte dell'Immacolata dell'inverno dei sette anni della creatura, ai mercatini di Natale di Normberga, quando il termometro era sceso sotto zero di parecchio, senza avvisarmi. Per cui, ero partita da Monaco in versione radical chic e, tempo un quarto d'ora mi ero trasformata in un incrocio fra uno yeti e un camallo da porto, per tutti i moccoli che tiravo giù, da "belin che freddo" in poi. 
Lo raccontavo ieri, a raduno delle Befane: quella volta, a Norimberga, ho visto solo dei gran bar. 
Quello che ho omesso di raccontare, però, è che il gran tour dei bar di Norimberga è iniziato dopo essermi accorta che, grosso modo ad ogni tre banchetti di cianfrusaglie natalizie, ce n'era uno dove servivano bicchieri pieni di una bevanda fumante. 
"Uh, Carola, corri! Il tè di Natale!!!!" avevo esclamato, strappando la creatura all'ultima collezione di berretti musicali : e, una volta arrivati al bancone, avevo esclamato, tutta felice "Two Christmas tiiis, pliiis". E pure belli grossi...
Sul seguito, non mi dilungo: mi limito a dire che non sono riuscita a vedere sette piani di negozio di casalinghi, subito dietro la cattedrale, roba che non mi sfuggirebbe neanche se fossi in coma. In compenso, come dicevo, ho benedetto tutti i bar della zona, a suon di caffè doppi e "lasciami seduta ancora un po' che mi gira la testa"
Da allora, il primo appuntamento con il vin brulè è stato solo questo, in rigorosa versione "finger", solido e freddo, servito a Capodanno come pre dessert. 
Oppure post dessert. 
O forse, no, era un dessert. 
...si vede, che ne ho "mangiati" parecchi????

GELATINA DI VIN BRULE' CON BISCOTTI SPEZIATI
da ATavola, Dic. 2006




preparazione 30 min
riposo 2 h 10min
cottura 45 min

Ingredienti per 4 persone

500 ml di vino nebbiolo
1 stecca di cannella
5 chiodi di garofano
2 semi di anice stellato
1/2 arancia non trattata
1/2 limone non trattato
75 g di zucchero semolato
8 gr di gelatina in fogli

per i biscotti
125 gr. farina 00
2 uova
125 gr burro
100 gr zucchero semolato
100 gr zucchero a velo
1/2 bustina di vanillina
1/4 bustina di lievito in polvere per dolci
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di bacche rosa macinate
1/2 cucchaino di chiodi di garofano in polvere
1 cucchiaino di anice stellato in polvere

Fate ammorbidire la gelatina in una ciotola con l'acqua fredda per almeno 10 min. Riunite il vino in una casseruola con le scorze d'agrumi, i chiodi di garofano, lanice stellato e la cannella e scaldate su fuoco dolce. unite lo zucchero poco alla volta, mescolando con cura fino a scioglierlo del tutto. cuocete per 10 min, filtrate, aggiungete la gelatina strizzata e mescolate finché non si sarà sciolta perfettamente. Fate intiepidire il composto e distribuitelo in 4 coppe: trasferitele in frigorifero per 2 ore.
Per i biscotti: ammorbidite il burro a temperatura ambiente, tagliatelo a pezzetti, riunitelo in una ciotola capiente con lo zucchero semolato e mescolate fino ad ottenere una crema morbida. Aggiungete le uova una ad una amalgamandole al composto e unite tutte le spezie. Mischiate la farina con il lievito e la vanillina e setacciatele sul composto speziato, mescolando in continuazione. foderate con la carta da forno una teglia rettangolare a bordi bassi, stendetevi l'impasto e cuocete in forno già caldo a 160° per 25-30 min. Sfornate il dolce, trasferitelo capovolto su una gratella e fatelo intiepidire . Tagliatelo con uno stampino a forma di stella.
Preparate la glassa: setacciate lo zucchero a velo in una ciotola e versate a filo, mescolando energicamente, l'acqua calda necessaria per ottenre una glassa densa e omogenea. Versatela sui biscotti con un cucchiaio e fate asciugare bene. Arricchite le coppe di gelatina, a piacere, con una cucchiaiata di panna montata spolverizzata con poca cannella e servitele accompagnando con i biscotti

gelatina al vin brulè con biscotti speziati
Note mie
poco da dire, stavolta, anche perchè i biscotti che vedete nella foto- che sono poi quelli con cui l'ho accompagnata- sono i famosi Pepparkor dell'Ikea. Comprati fatti, intendo dire. Contavo sulle scorte di biscotti di Natale, ma quest'anno il consumo domestico è stato superiore al previsto (la creatura ha scoperto i kipferl alle nocciole e non ce n'è stato più per nessuno, nel vero senso del termine) e quelli che avevo nascosto son finiti nella scatola di latta difettosa, per cui alla fine erano diventati cattivi. Ad occhio, mi sembra che la ricetta di ATavola sia ok, ma nulla vi vieta di abbinare un biscotto collaudato, magari anche meno speziato di questi, tanto per giocare un po' di più sul contrasto. In ogni caso, visto che oggi le gelatine dilagano negli aperitivi, proporla nei dolci può essere una novità: ai nostri amici è piaciuta, comunque- e tanto basta per proporla anche qui sopra e archiviarla con un bello smila di fianco
Buona giornata
ale

martedì 4 gennaio 2011

che noia-che barba , che barba che noia (e la panna cotta al timo limone)

panna cotta al timo limone

La Dani è partita per Bormio e ha lasciato a casa il portatile e la macchina fotografica. Il primo, passi: è un'abitudine recente, non ancora consolidata, per cui dimenticarselo sulla scrivania dello studio ci sta. Ma che abbia scordato la reflex, questa è cosa che all'altro civico va oltre ogni immaginazione: un po' come quando mia nonna era uscita di casa in sottoveste, per dire, da tanto gli scatti sono essenziali alla vita dell'altra firma di MT. 

Io, invece, sono a casa e smaltisco arretrati: routine, sia chiaro, perchè gli arretrati stanno al mio lavoro come il cappuccino e il cornetto alla colazione al bar. Però, quest'anno sono un po' di più del solito, a fronte di uno "sporco lavoro d'ufficio" smazzato via in souplesse, che ero ai punti di chiudere l'armadio dele pratiche a chiave, che maniman se il Capo si accorge che è vuoto me lo riempie di nuovo. 

Ieri, ho ufficialmente riaperto il pc. Ho scritto il primo post dell'anno, ho aggiornato l'archivio delle ricette, ho fatto un giro di "buon vicinato" fra le amiche food blogger, per sentire se c'erano novità. Un po' come quando si torna dalle vacanze, avete presente? Il pensierino per la vicina, il caffè lungo del pomeriggio e un aggiornamento veloce su tutto quello che è successo in tua assenza. Qui, uguale. Solo che, quest'anno, di novità non ce ne sono proprio, a parte una desolante e lugubra noia da blog. Chi più chi meno, sia chiaro: però, mai come questa volta si leggono di buoni propositi che cominciano con il mettere dei paletti a queste nostre creature e finiscono con il privilegiare la vita degli affetti reali, passando per calendarizzazioni più umane e l'atroce domanda del "che cosa ci sto a fare qua". Senza contare i blog in pausa di riflessione e quelli che invece hanno proprio già chiuso i battenti, che ci piaccia o no


panna cotta al timo limone


A noi, mi sa che sta succedendo lo stesso: la Dani che si dimentica la macchina fotografica io che resto indietro col lavoro, MT che stacca per dieci giorni di fila, sono tutti sintomi inequivocabili di una stanchezza che l'anno scorso non c'era. Nel mio caso, era già tutto scritto: il mio nemico pubblico -e privato- numero uno è la noia e per quanto mi sforzi di tenerla sotto controllo, trova sempre una strada per infiltrarsi nella mia vita, facendomi stancare di quello che sto facendo o delle persone che sto frequentando. Ma stavolta non si tratta di problemi miei, ma di qualcosa di diffuso e di condiviso: tant'è che stamattina, mentre aspettavo che venisse su il caffè, qualche domanda me la sono posta, sul perchè si sia cominciato quest'anno con un piede nuovo, ancor prima che sbagliato. 

La prima cosa che mi è venuta in mente è legata ai costi. Checchè se ne dica, i blog costano, eppure parecchio. In cima al bilancio c'è il tempo: programmare un calendario, cercare ricette adatte, fare la spesa, cucinarle, fotografarle e postarle costano ore di giornate già troppo brevi di loro. E poi ci sono i commenti da scaricare e a cui rispondere, i blog amici dove lasciare un segno della tua visita che non sia solo un segno + sul contatore e tutti i social network a cui mai ti saresti iscritto se non avessi avuto la bella idea di fare la food blogger. Noi abbiamo solo una pagina su FB, dove postiamo solo gli aggiornamenti, ma Twitter, Myspace e tutto il resto sono community frequentatissime, che prosciugano ulteriormente il nostro conto nella banca del tempo. 

E poi, un blog costa anche in termini di denaro. A parte il caso di mio marito, che ha trovato nell'ultima passione di sua moglie l'alibi per comprarsi un obiettivo nuovo, tanto caro quanto inutile, la spesa di casa è cresciuta, e pure di un po'. Perchè cucinare per il blog è (spesso) un'altra cosa. Almeno per chi, come la maggior parte di noi, ha una vita familiare e professionale piena di impegni, per cui la cucina di casa spesso si risolve con qualcosa di rapido ed indolore, che qui sopra non può essere pubblicato. Oppure per chi, ogni tanto, deve fare una dieta, non necessariamente dimagrante, ma sicuramente disintossicante - e addio grassi, addio carboidrati, addio tutto quanto fa cucina festosa e divertente ed esaltante. Senza contare i piatti che non sono fotogenici o quelli che hai fotografato male: tutta roba che equivale ad una pagina bianca del blog, alla faccia dei soldi, del tempo e dell'impegno che hai speso per prepararla.
E poi ci sono le pubblicazioni, le riviste, i libri che compri più frequentemente di prima- e gli investimenti più "massicci" per migliorare la gestione e i contenuti del proprio blog. Alzi la mano chi non ha cambiato la macchina fotografica o il portatile o tutti e due, per esempio. 

Certo, nessuno ci obbliga a farlo. Esattamente come nessuno ci ha obbligato ad aprire un blog. Ma una volta che si fa questo passo, la direzione è quella. Siamo "pubblici" ed anche se la parola "vetrina" non mi piace, non mi piace nemmeno mostrare il lato peggiore di me. E' il motivo per cui se a casa sto con tute informi e calzini, in ufficio ci vado con le perle e il tailleur: rispetto per me e per gli altri, tutto qui. Con la differenza che se in ufficio neanche mi accorgo di come sono vestite le mie colleghe, nella blogsfera mi capita- eccome- di soffermarmi su una foto che mi sembra più bella delle altre, su una ricetta che mi intriga, su un post che avrei voluto poter scrivere io. Il che, nei nostri civici, si traduce in stimoli nuovi, nuove rubriche, nuove idee. E altre risorse spese.

Agli inizi, c'è l'entusiasmo. Poi, la gratificazione (toh, mi leggono). Poi, la soddisfazione (toh, gli piaccio). Poi l'esaltazione (toh, mi leggono e gli piaccio). Festeggi i primi cento contatti giornalieri, i primi venti sostenitori, i primi 5 commenti in coda ad un tuo post. Conosci persone che potrebbero diventare tue amiche e che altrimenti non avresti mai incontrato, recuperi un inglese destinato ad ammuffire nei cassetti della memoria, ti senti più giovane, più realizzato, più soddisfatto. Ma poi, c'è il giorno in cui tutto questo- anzi: molto più di tutto questo- non ti basta più. E pensi che, tutto sommato, si potrebbe anche fare dell'altro. 

Prima che vi preoccupiate-posto che vi preoccupiate-  MT non chiude. E non rallenta. Anche se non riuscite a starci dietro, se postiamo troppo, e se "seguirvi è impossibile, ragazze, ecccomesifa". Il nostro, è ancora un bilancio con il segno + davanti e finchè ci sono risorse, le investiremo tutte qui. Per me è l'antidoto più efficace al basso continuo della mia noia, meno faticoso che spostare tutti i mobili della casa, meno rischioso che cambiare lavoro, meno doloroso che cambiare marito. Per la Dani, resta ancora un divertimento, uno spiraglio sulla meravigliosa quotidianità dei suoi affetti, del suo giardino, della sua cucina. Per entrambe, è stato ed è uno straordinario mezzo per stringere rapporti umani veri, che si sono svincolati presto dal virtuale per diventare profondi e sinceri come solo quelli reali possono esserlo. Senza MT, tutto questo non ci sarebbe mai stato ed è indubbio che la grande ricompensa per le nostre pseudo fatiche sa da ricercarsi tutta lì. Però, è altrettanto indubbio che, a bocce ferme, il desiderio di trovare un peso che riequilibri questa bilancia ci sia e sapere che non siamo le sole a porci il problema tutto sommato ci conforta.
Se poi magari trovassimo una soluzione, poi, sarebbe ancora meglio
Quanto meno, darebbe un senso agli sproloqui di questa mattina...

PANNA COTTA AL TIMO LIMONE
CON GELATINA AL LIQUORE DI ERBE

panna cotta al timo limone

Ciò che invece dà sempre un senso alle mie cene è la panna cotta. Ormai, non è neanche più un dolce annunciato, visto che è onnipresente: sempre in micro porzione, sempre come pre- qualcosa (pre dessert se è dolce, pre- sediamoci a tavola se salata), ma in ogni caso c'è sempre. E quindi, non poteva mancare neppure a Capodanno, seppure in versione primaverile, col timo limone e la gelatina di liquore ai 20 frutti, riemersa dai meandri dell'armadio dei liquori nelle pulizie di San Silvestro...

per mezzo litro di panna, servono 4- 6 g di gelatina, se avete intenzione di servire il dolce nei bicchierini e 24 ore di riposo in frigo. Se invece volete servirlo in monoporzioni, 6-8 grammi e 24-36 ore di riposo.
Lo dico perchè la panna cotta che preparo io è al limite della "stabilità" (il primo che dice "come la cuoca" lo ammazzo:-)): non è più liquida, non è ancora solida: ragion per cui compenso le minori quantità di gelatina con un maggiore riposo in frigo. Di nuovo, non chiedetemi perchè accada tutto questo. Io ci sono arrivata sperimentando, inseguendo una mia idea di consistenza: di sicuro, ci sono spiegazioni scientifiche ma, ormai dovreste saperlo, la scienza in cucina non abita qui.
In ogni caso:
- versate la panna in una casseruola, scaldatela leggermente e lasciatevi in infusione due rametti di timo limone, per un quarto d'ora circa
- ammollate la colla di pesce in acqua fredda
- togliete i rametti di timo limone dalla panna, aggiungete 100 g, max 150 di zucchero e fatelo sciogliere a fuoco basso
-prima che la panna giunga ad ebollizione, togliete dal fuoco e scioglietevi dentro la colla di pesce, ben strizzata.
- filtrate tutto
-lasciate intiepidire per pochi minuti e versate la panna cotta nei bicchierini, poi mettete in frigo.
per la gelatina di liquore
una parte di liquore, una parte di acqua e poca gelatina
per 200 g di liquido, 2 g di colla di pesce.
ammollate quest'ultima in acqua fredda e poi scioglietela nel liquido scaldato sulla fiamma

importantissimo: la gelatina di liquore
- deve avere una consistenza di pochissimo inferiore rispetto a quella della panna cotta. Al massimo, la stessa. altrimenti, vi ritrovate ad usare il cucchaino come trivella...
- va aggiunta quando la panna cotta si è addensata
- va aggiunta a temperatura ambiente, altrimenti il calore rischia di sciogliere la panna.
Non preoccupatevi che il raffreddamento a temperatura ambiente possa addensare il liquido, perchè con queste dosi minime di gelatina ci vuole per forza l'aiuto del frigo. Sempre che non abitiate in una igloo, ovviamente

A domani
ale

lunedì 11 ottobre 2010

(Porno)Fondente al cioccolato con salsa d'arancia

fondente di cioccolato con salsa caramellata di arancio

Il presente post viene scritto con un occhio aperto e uno chiuso e un fegato che, al confronto, quello di Vasco Rossi sembra quello di una morigerata fanciulla vittoriana, dopo una tre giorni di sfrentati bagordi- e solo perchè (momento di commozione uno) tengo senso del dovere e (momento di commozione due) vi voglio bene e (valle di lacrime) mi siete mancati moltissimo in questi giorni senza blog.
Quindi, rimandiamo tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuttti i resoconti del fine settimana, tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuutte le chiacchiere, tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuttto quello che sta fra la bassa portineria e l'alta filosofia a quando avrò aperto l'altro occhio.
Meglio se NON su questo dolce, perchè mi gira di nuovo la testa.....


P.S. chiediamo scusa al mondo :-) per i casini che abbiamo combinato stamattina: due post is meglio che uan, ma anche no.



FONDENTE AL CIOCCOLATO CON SALSA ALL'ARANCIA
(da Terrine d'Autore, Bibliotheca Culinaria)

fondente di cioccolato con salsa caramellata di arancio

Ernst Knam sta alla sottoscritta come Montersino sta all'Annalu, con la trascurabilissima differenza che a lei le imitazioni riescono meglio che a me. Dettagli a parte :-), l'adorazione è pressochè la stessa e, per quanto mi riguarda, è tutta dovuta alla genialità di questo pasticcere che riesce a spingersi al massimo dell'interpretazione di un piatto, fermandosi un attimo prima del suo stavolgimento. Il che, se non si è capito, è proprio il tipo di filosofia gastronomica che piace a me: come dire, uno sfogo alla genialità temperato da sano rispetto- del piatto e del gusto del cliente. Come dire, lezioni di umiltà, declinate alla voce genio. E scusate se è poco....

per 8 persone
250 g di cioccolato amaro
125 g di zucchero a velo
4 uova
225 g di burro*
poco burro per lo stampo **

per la salsa all'arancia: 500 g di spremuta d'arancia; 200 g di zucchero semolato; 5 g di farina di riso; 50 ml di Cointreau

* dedicato alla mia amica Licia
** sempre dedicato alla mia amica Licia

Due annotazioni sugli ingredienti
- il cioccolato fondente si intende al 70-72% di cacao. Avete licenza di smorzare con un 50%, ma solo in percentuali minime, tipo 50 g sul totale, ma non oltre, perchè sennò non è più fondente. Invece, se volete accentuare, potete sbizzarrirvi un po' di più, anche mescolando le varie percentuali (che so, 175 al 70%, 50 all'85% e 10 al 90%, per esempio): l'essenziale è che il cioccolato nettamente prevalente sia quello al 70% di cacao.

- succo di arancia spremuto fresco, vi prego. Se usate quelli confezionati, viene "mollo". Particolare superfluo, ricordatevi di filtrarlo sempre, anche se non vedete semi o altri residui.

-farina di riso: addenza e -ta dan...-lucida. Gli chef la usano sempre nelle salse, proprio per questo motivo. Ha lo stesso potere addensante della fecola, della maizena, della frumina, di tutte le farine in genere, con questa caratteristica in più.

fondente di cioccolato con salsa caramellata di arancio

Procedimento
Per il fondente: Sciogliere il cioccolato a pezzi bagnomaria. A parte far fondere il burro. Mescolare insieme cioccolato, burro, uova e zucchero a velo: è molto importante mescolare e non montare, per evitare di incorporare aria.
Imburrare uno stampo da terrina e foderarlo con pellicola facendola aderire bene ai bordi. Versarvi il composto preparato e cuocere a bagnomaria per circa tre ore a 140 gradi.
Lasciar raffreddare e mettere in frigorifero

Per la salsa all'arancia
far caramellare lo zucchero fino a quando sarà diventato di color bronzo, aggiungere la spremuta d'arancia e far ridurre della metà. Mescolare il Cointreau con la farina di riso e aggiungerlo alla salsa, mescolando. Far raffreddare.

Al momento di servire, sformare il fondente, tagliarlo a fette con un coltello liscio bagnato di acqua calsa e accompagnare con la salsa d'arancia

Note mie
- sulla faccenda del mescolare invece che del montare, sono d'accordo in teoria, perchè in effetti questo fondente deve rimanere compatto, senza nessuna bolla d'aria. All'atto pratico, mescolare tutti gli ingredienti col cucchiaio di legno è una roba frustrantissima, per cui al terzo giro ero già depressa. Se però prendete una frusta e la usate come un cucchiaio, siete a posto.

- cottura: io ho usato gli stampi che vedete in foto, da 250 ml, e ho cotto per un'ora e un quarto. Avevo dimezzato i tempi, ma mi ci è voluto meno. Puntate il timer sulle 2 ore e mezza e controllate, da lì in poi. E' cotto quando è ancora leggermente umido: in ogni caso, non deve seccare, in nessun modo.

- per il caramello, devo aver spiegato da qualche parte come lo preparo- e prometto che oggi cerco tutto e metto il link. In ogni caso, io verso lo zucchero in un casseruolino e lo lascio sul fornello più piccolo del forno, a fiamma media: senza acqua nè altro. Lo controllo perchè non bruci e quando vedo che inizia a cuocere da sotto, scuoto il casseruolino, in modo che la parte sotto non bruci e quella sopra si cuocia. Poi abbasso la fiamma al minimo, mescolo bene con un cucchiaio di legno e aspetto pochi secondi, quel tanto perchè diventi bruno. Non sarà un procedimento ortodosso, ma mai bruciato un caramello in vita mia (telefonate di amiche escluse).

- importantissimo: il liquido va aggiunto sempre sul fuoco all'inizio quasi goccia a goccia e mescolando ad ogni aggiunta per incorporarlo bene. Se il caramello subisce uno choc termico, si butta via tutto. Quindi, qrmatevi di cucchiaino e iniziate con poco succo d'arancio, Poi, potete procedere con più disinvoltura.

- una volta incorporato il succo, fate ridurre a fiamma media, sempre sul fornello piccolo

- aggiunto il Cointreau con la farina di riso, continuate a lavorare sul fuoco, mescolando sempre con una frusta, perchè la salsa si addenserà presto. Appena raggiunge la cosistenza desiderata, spegnete la fiamma.

Ah, dimenticavo: questa non è porca figura. Di più...





martedì 24 agosto 2010

Raspberry Eton Mess- e siamo di nuovo daccapo

di Alessandra

raspberry eton mess


Non so se succede anche a voi, ma io, quando sono in ferie, inizio a dare i primi segni di ripresa appena comincio a parlare del tempo. Non di quello meteorologico, bensì di quello fatto di ore, minuti e secondi che, a ben guardare, rappresentano i miei personali nemici, con cui ogni giorno ingaggio lotte feroci, finendo sempre per soccombere. Sostanzialmente, mi sono convinta che, delle 24 ore che ci sono state date in dotazione, ne butto via almeno la metà. La cosa mi manda in bestia come non mai ma, per quanto ci provi di continuo, le sere in cui il computo delle ore sprecate supera quello delle ore messe a frutto sono sempre di più.
Secondo mio marito, è un mal comune: tutti sprecano il loro tempo e tutti ne sprecano tanto, per cui non vale la pena di crucciarsi per un comportamento così diffuso da sembrare innato. Il problema, semmai, è come far rendere la parte del giorno che viene messa a frutto- e su questo, secondo lui, non dovrei lamentarmi.
Neanche a dirlo, si sbaglia di grosso: anche perchè io ho un doppio motivo per cui arrabbiarmi: il non riuscire a concentrare nelle canoniche 24 ore, tutto quello che devo e che voglio fare e la conseguente impossibilità di incastrarci qualcuna delle mille idee nuove che mi vengono in mente ogni giorno, vero toccasana contro il logorio della routine quotidiana
E così, ogni anno, quando ritorno a casa, in cima alla lista dei buoni propostiti c'è proprio questo: imparare ad organizzarmi. E quest'anno, neanche a dirlo, non a fatto ecezione.


raspberry eton mess


Va da sè che, al pari di tutti i buoni propositi, si cominci di lunedì: la domenica la si passa a risistemare i bagagli TUTTI INSIEME (secondo proposito: torniamo a casa e mi faccio aiutare) e il giorno dopo si comincia. Fra l'altro, la serie di cose da fare è lunga e in parte spiacevole, visto che le cose da fare prevedono tutte lunghe code a casse o sportelli ma stavolta sono sicura di farcela. Mi scrivo pure un programmino, alle otto faccio questo, alle nove quest'altro e scopro che non solo riesco a fare tutto, ma anche a terminare ogni cosa a metà pomeriggio, candeggio e cena compresi.
Sono così euforica che, quando sveglio il marito, canto.
"Che ore sono?" grugnisce, da sotto le lenzuola
"le sette e mezza"
Sogghigno felice, mentre lui schizza in bagno, lamentandosi che è troppo tardi, che non dovevo lasciarlo dormire, che ha mille cose da fare e sarebbe dovuto essere in ufficio una settimana fa: io ho il mio programma, e finora non ho perso nemmeno un minuto.
La creatura si è iscritta a una master class di violino, nel primo comune dopo Genova: gli autobus di linea non ci arrivano, di treni non se ne parla, per cui devo accompagnarla e- forse- andarla a prendere. La sveglio, facciamo colazione e, mentre si prepara, procedo alle operazioni di candeggio, secondo copione.
Primo intoppo: la candeggina non c'è.
Rovisto nell'armadio dei detersivi (meno cinque minuti), sotto il lavandino (meno tre minuti), in dispensa (meno dieci minuti, 9 dei quali spesi per farmi strada fino alla mensola che cercavo): trovo di tutto, ovviamente, ma della candeggina, nessuna traccia.
"ok, andrò a fare la spesa, penso, mentre modifico il programma della giornata, inserendo il supermercato subito dietro le poste.
Nel frattempo, sono le otto e mezza e bisogna uscire, perchè il corso inizia alle nove.
"No, mamma: alle nove e mezza"
"No, no, figurati se mi sbaglio: è alle nove, mi ricordo benissimo, guarda: 'alle nove, tutti lì'"
Naturalmente, aveva ragione la creatura: nove e mezza "ma anzi, fate pure dieci meno un quarto, che intanto il quarto d'ora accademico ci sta"
45 minuti da buttar via con un giro in spiaggia e una colazione supplementare sarebbero andati bene fino al mese scorso, ma oggi assolutamente no: per cui, giro la macchina, torno a Genova e vado alla posta. Dopodiche, ritorno in macchina, riporto la figlia al corso, torno a Genova e vado al supermercato a comprare la candeggina.
Al super sono iniziate le offerte per la scuola e, anche se sono senza carrello, inizio a caricarmi di penne, quaderni, matite e blocchi vari. Poi prendo anche una scatola di corn flakes, un litro di latte, mezzo kg di yogurt e la candeggina, confezione famiglia allargata. Mentre sono lì che barcollo alle casse, con tutta la roba che mi cade dalle braccia, squilla il cellulare
"mamma, vienimi a prendere, perchè faccio lezione oggi pomeriggio alle 4 e mezza"
Ritorno a Bogliasco, prelevo la creatura e subito dopo chiama il nipote. Che quest'anno si è impegnato al massimo, a scuola, ed è riuscito a farsi rimandare di Arte- ma solo perchè Religione non la fa.
"zia, quando posso venire a ripeterti tutto?"
Lo incastro in due ore, l'indomani, e intanto convinco la creatura a fare almeno un'ora di latino, subito dopo. Arrivo a casa, sistemo la spesa, metto finalmente su il bucato e attacco con le versioni. Stranamente, la creatura si ricorda ancora qualcosa e dopo una traduzione più o meno corretta, il quadruplo dei paradigmi imparati a memoria rispetto all'anno scorso (leggasi 4) e le mie corde vocali ancora intatte, la vita mi risorride. "sta' a vedere che recupero", penso.
Prima telefonata: la lezione non è più alle 4 e mezza ma alle 3, a casa nostra. Il che apre la delicata questione di "come faccio a vedermi con l'Alice", per risolvere la quale impiego mezz'ora, due telefonate e un "vado solo io a pranzo dalla nonna"
Seconda telefonata: mia suocera mi chiede se posso portarle un litro d'olio per friggere. Che io non ho.
Lei, però, è più comprensiva: "lascia perdere, ci arrangiamo"
Però a me dispiace e quindi vado di nuovo al supermercato. E di nuovo, mentre sono nel parcheggio, arriva il messaggio della creatura: la lezione è alle 4 e mezza in Via XXXX, sai dov'è?"
Sì che lo so, dov'è. E' sulle alture della città, dove gli autobus passano ogni mezz'ora e dove mia figlia non ha mai messo piede
Mentre rispondo al messaggio -"ok, ti ci porto"- salgo in ascensore, pregustando un pranzo tranquillo. Nel frattempo è l'una e mezza e, fra una cosa e l'altra, ci si mette a tavola più tardi.
A metà del pranzo, squilla il mio cellulare.
"lascialo lì", dico al marito.
Dopo un secondo, squilla il suo.
Da dove sono seduta, riesco solo a sentire pianti, lacrime e disperazione, inframmezzati da "non ti preoccupare, non è successo niente, può capitare" e "no, tranquilla, in prigione non ci vai". Ma siccome su quest'ultimo punto servono le rassicurazioni dell'esperta di casa, tempo tre secondi sono all'altro capo del telefono a sentire cosa è successo, stavolta.
Ha preso una multa sull'autobus. Trovare un negozio aperto alle 2 del pomeriggio di un lunedì d'agosto, nel nostro quartiere, è un'impresa ciclopica, specialmente se in edicola non puoi più comprare i biglietti, se non hai i soldi contati (è l'ultima novità del nostro giornalaio): e così, se l'è rischiata ed è andata male. E ora piange, per lo spavento, la brutta figura, la vergogna e "la fedina penale sporca". Giuro. Dice proprio così, fra i singhiozzi e le lacrime, in pieno centro cittadino, senza neppure l'amica che la consoli. La rassicuro, le dico che non ci sarà nessun processo e nessun castigo e che neppure lo diremo al nonno che da giovane faceva il tranviere e intanto si son fatte le tre e devo tornare a casa.
Neanche a dirlo, fra semafori e traffico del rientro, arrivo in tempo per farmi una doccia (alla voce "tempo per me" c'erano due ore)e ripartire: per inciso, fra il deserto ed il posto dove la creatura fa lezione non c'è nessuna differenza, a parte l'asfalto, per cui finisce che sto lì "perchè intanto, mamma, fra tre quarti d'ora ho finito". Dopo un'ora e mezzo sono ancora lì e per distrarmi conto i mille pezzi in cui ho stracciato il programma della giornata.
Per farla breve, abbiamo cenato alle otto e mezza, ho finito di mettere ordine in casa intorno alle dieci e a mezzanotte mi sono ricordata che dovevo sciacquare la biancheria in candeggina. Neanche a dirlo, ho pure sbagliato candeggio...
Mi ci vuole una vacanza, cosa dite????

RASPBERRY ETON MESS

raspberry eton mess

Simil non ricetta, se non fosse che questo è uno dei dessert più famosi d'Inghilterra. E' il piatto tipico con cui si conclude quello che loro chiamano "pic nic" e che da noi è l'equivalente di un fastoso ricevimento all'aperto, in occasione della sfida di cricket fra Eton e il Winchester College, tradizionale risposta alla regata fra Oxford e Cambridge. La storia del piatto è inversamente proporzionale ai tempi di preparazione e quindi non ve la racconto: mi limito a dirvi che il "mess" del nome deriva dal latino "mensa" e questo dà la misura dell'importanza di questo dessert, quasi che da solo compendiasse tutte le altre portate del pasto. La ricetta tradizionale prevede le fragole- e difatti da loro ci sono ancora e sono pure mature al punto giusto: è ammessa però anche una versione con i lamponi, che è quella che trovate qui sotto. In meno di tre minuti è pronto- e la porca figura la fate, eccome...

Sciacquate dei bei lamponi sotto l'acqua fredda e asciugateli tamponando delicatamente.
Sbriciolate sul fondo di bicchieri o coppette- tanti quanto sono i commensali- delle meringhe (grosso modo una a testa dovrebbe bastare, misura media), disponetevi sopra uno strato di lamponi e poi aggiungete della panna montata, leggermente zuccherata. Potete aromatizzarla con la vaniglia, se vi fa piacere: nel qual caso, addolcitela con zucchero a velo. Guarnite con lamponi, un po' di meringa sbriciolata e una fogliolina di menta fresca, se l'avete a disposizione. In frigo fino al momento di servire
A stasera con la prima puntata del viaggio in Scozia
Ale

lunedì 7 giugno 2010

mattonelle di pasta bisquit con farcia alle ciliegie e mousse allo yogurt

di Alessandra

millefoglie alle ciliegie

sms ricevuto il 5 giugno 2010 alle 12.08

"sn contenta xkè se di tema ho prs 7 m dà 7 cmq nn m dà il debito di sicuro...cmq di geo è andt bn...minimo minimo 4.50"

il primo che mi trova a dire perchè non legglo i messaggi, lo copro di una valanga di miserie. Minimo minimo

P.S. prima che vi chiediate se lo è o lo fa, questa volta c'è una logica, in tutto questo. E cioè, visto che c'è un sette e mezzo di geografia che risale all'inizio del quadrimestre e dopodomani iniziano gli esami in conservatorio (violino/piano e un concerto) e a metà giugno c'è l'esame di diploma di pianoforte complementare, col cavolo che si studia geografia per il compito in classe del 5 giugno: si fa una preparazione mirata. Questo mi disse- e questo approvai, pensando nella mia ingenuità che il "mirato" fosse riferito al contenuto della verifica. La prossima volta, approfondisco, mi sa. Ma anche no...

MATTONELLA DI BISQUIT CON FARCIA ALLE CILIEGIE E MOUSSE ALLO YOGURT
(Vivere la Casa, giugno/luglio 2010)

millefoglie alle ciliegie

Dell'abbinata ciliegie/cioccolato avevo già parlato qui, l'anno scorso, in termini a dir poco entusiastici: in casa nostra, siamo sempre un po' scettici sull'accoppiamento del cioccolato con la frutta, tanto che, eccezion fatta per le banane e le pere, sul resto storciamo un po' il naso, fragole in primis. Dopo la folgorazione della tarte alle ciliegie, però, mi ero ripromessa di tentare un'altra accoppiata e, appena si è presentata l'occasione, l'ho fatto. In questo caso, però, il cioccolato è una lieve nota di bilanciamento: di sapore, anzitutto, e di consistenza, visto che è l'unico elemento croccante, in una composizione altrimenti morbida e cremosa. Il dolce, in sè, è davvero da grandi occasioni, quelle che richiedono tempo. L'errore mio è stato di mettermi a cucinare alle 4, con gli ospiti che arrivavano per cena: ragion per cui la mousse non aveva ancora raggiunto la consistenza giusta, come vedete dalle foto. In ogni caso, però, rinunciare a priori a questa bontà sarebbe un vero peccato: quindi, se siete di quelle iper stra perfezioniste, per cui misurate l'altezza degli strati col calibro e pesate col bilancino del farmacista, fate uno strappo alla regola, preparatelo comunque e chiudete gli occhi sul risultato finale: che intanto è così buono che lo mangiate ad occhi chiusi, per davvero...

Ingredienti per 5-6 tranci

per la pasta bisquit
4 tuorli
3 albumi
3 cucchiai di acqua calda
120 g di zucchero
scorza grattugiata di un limone
80 g di farina
40 g di fecola
1 cucchiaino di lievito in polvere*

* l'ho omesso e ho sbagliato.

per la farcia
200 g di yogurt bianco
200 ml di panna montata
30 g di zucchero a velo
3 fogli di gelatina ( 9-10 g)
50 g di cioccolato fondente
1 vasetto di marmellata di ciliegie di ottima qualità
1 cucchiaio di maraschino

per guarnire
pistacchi tritati e/o scaglie di cioccolato bianco

preparazione
per la pasta biscotto: riunire in una ciotola i tuorli con lo zucchero, tre cucchiai d'acqua calda, la scorza di limone e montare il tutto con una frusta elettrica, in modo da ottenere un composto cremoso. Potete anche lavorare a bagnomaria, in questa fase. Quando le uova sono spumose, aggiungete poco per volta la farina, la fecola ed il lievito setacciati insieme e, in ultimo, gli albumi montati a neve ferma. Versare l'impasto in una teglia rettangolare da biscotti, foderata con carta da forno e far cuocere a 200 gradi per una decina di minuti. Fate attenzione a che il bisquit non brunisca. Sfornate la pasta bisquit e sformatela in questo modo, avendo cura di lasciarla raffreddare sopra un foglio pulito di carta da forno o di carta oleata, per evitare che si attacchi.
Prendete un piatto o un vassoio rettangolare che possa essere contenuto nel frigo, copritene la superficie con due fogli di carta da forno leggermente sovrapposti a metà del piatto e iniziate a montare il dolce

Tagliate la pasta biscotto in tre rettangoli il più possibile uguali fra loro .
Disponete il primo sul piatto e spennellatelo con la marmellata di ciliegie: potete diluirla sul fuoco, in un pentolino dal fondo spesso, per lavorare con più facilità.
Sovrapponete il secondo strato e spalmatelo con il cioccolato fondente, fuso a bagnomaria.
Mettete in frigo, fino a quando il cioccolato di sarà completamente indurito

Nel frattempo, preparate la mousse allo yogurt
ammollate la colla di pesce in acqua fredda per 5 minuti o fino a quando è perfettamente idratata. Fatela sciogliere in poca panna liquida, portata quasi al punto di ebollizione: toglietela dal fuoco, versatevi la colla di pesce ben strizzata e, con un cucchiaio di legno, mescolate fino a scioglierla del tutto.
Amalgamate lo yogurt e lo zucchero e unite questo composto alla panna dove avrete sciolto la gelatina, un cucchiaio per volta, mescolando bene ogni volta: questo procedimento impedisce lo choc termico, evitando la formazione di grumi e filamenti.
Montate la restante panna e unitela con attenzione al composto di yogurt.

Se, nel frattempo, il cioccolato non si fosse ancora indurito, tenete la mousse in frigo. Altrimenti, spalmatene metà sopra lo strato di cioccolato, coprire con il terzo rettangolo di pasta bisquit e stendervi sopra il restante strato di mousse. Dopodichè, tenere in frigo per almeno due ore: la mousse deve essersi rassodata.

Riprendere il dolce, tagliarlo in rettangoli di pari misura. In un pentolino, scaldare leggermente la marmellata di ciliegie, passare il composto attraverso un colino e spennellarlo sulla superficie delle mattonelle. Decorare con pistacchi e scagliette di cioccolato bianco

La ricetta non dice cosa fare del cucchiaio di maraschino: io non l'ho messo, causa presenza di bambini, ma presumo che dovesse andare con la marmellata di ciliegie.


millefoglie alle ciliegie

Che cosa ho fatto io? data la mancanza di tempo, non ho spalmato la mousse sopr al'ultimo strato di bisquit, certa che il dolce non avrebbe retto. Considerate che lavorate senza anello: la mia struttura quadrata, infatti, non si restringe così tanto, per cui è davvero un gioco di equilibrismi, non facilissimo. Per evitare spatasci, l'unica è lavorare con la mousse compatta e fare lunghi passaggi di frigo, di volta in volta.
Neppure ho filtrato la marmellata della glassatura: rotta per rotta, ho preferito l'effetto più rustico dei pezzetti di ciliegia. Non ho messo il cioccolato bianco perchè il secondo dolce della serata ( su questi schermi, mercoledì) era a base di questo ingrediente.
I tranci si tagliano in due, naturalmente- ma intanto, tutti fanno il bis. A me ne son venuti 8, per cui 16 piccole porzioni che ho servito con un cucchiaio di mousse allo yogurt
In compenso, è un dolce spettacolare, da porca figura a go-go, per capirci...
buona giornata
Alessandra

DSC_1823

venerdì 23 aprile 2010

lo famo normale???

di Alessandra
mousse al cioccolato
Mia mamma ha sempre raccontato che, quando io e mia sorella eravamo piccole, in occasione di un Natale avevamo ricevuto così tanti regali che lei e mio papà ne avevano fatto due file che, dai piedi dei nostri lettini , si snodavano per tutta la casa, fino ad arrivare a sotto l'albero. Tempo due ore, giocavamo con le scatole, i giocattoli dimenticati chissà dove, sotto gli sguardi attoniti dei nostri genitori a cui , come ebbero a dire infinite volte da allora, "avevamo voluto dir loro qualcosa". Che cosa, non l'ho ancora capito adesso, ma siccome non mi andava di rovinare l'effetto finale della narrazione, mi son sempre tenuta 'sti dubbi per me, godendomi il superfluo dei Natali successivi (Pasque, compleanni e onomastici inclusi)
Ieri pomeriggio, sono andata a far la spesa. Il frigo piangeva, la dispensa non era messa meglio, avevo pure un'ora libera, insomma, le condizioni per scatenare la "fudblogga"che c'è in me c'erano tutte. E così, ho iniziato a curiosare fra tutti i banchi, sfogliando mentalmente archivi e sacti testi, in attesa della folgorazione, avvenuta nientemeno che davanti a una montagna di patate novelle. Che, a casa mia, vogliono dire roast beef all'inglese. E così, in vile spregio della fava tonka e del grano arso, la cena di ieri è stata la roba più normale che mai abbia prodotto in questi ultimi anni- e meno che mai da quando ho il blog.
Non solo hanno mangiato tutto, senza storie- ma hanno anche lanciato spontanei peana verso il cielo: questa cottura della carne è perfetta (20 minuti a 200 gradi), queste patatine sono la fine del mondo (dritte in teglia, olio burro timo e sale), faccio un po' di puccetta con quest'ottimo pane (bianco) in ques'ottima salsina (il sugo naturale del roast beef). In più, ho riordinato la cucina nel tempo record di 5 minuti, senza neppure bisoogno di lavare per terra. Che anche a me, si voglia insegnare qualcosa??????
MOUSSE AL CIOCCOLATO
(senza tuorli)

mousse al cioccolato

da Cioccolato- Le Cordon Bleu
per 6 persone
140 g di buon cioccolato fondente
3 cucchiai di zucchero
2 chiare d'uovo
1 foglio e mezzo di colla di pesce
1 cucchiaio di caffè istantaneo
500 ml di panna

Due o tre cose sugli ingredienti
Per "buon cioccolato fondente" a casa mia si intende un cioccolato con una percentuale di 70-max 72%di cacao. Non al di sotto.
Il caffè è facoltativo: a noi non piace, quindi o la prepariamo liscia, oppure con del liquore (Cointreau, Whisky, meno spesso Rhum). Nulla vi vieta di aromatizzarla come volete, anche con le spezie (pepe bianco e cardamomo su tutte)
la gelatina si può omettere. Io la uso solo se la mousse mi serve per farcire qualche torta: in quel caso, ho bisogno di consistenze più stabili: altrimenti, no.
Gli albumi: anche tre e sempre montati con il metodo della meringa italiana

Metto il mio procedimento, con tante scuse a Monsieur Le Cordon Bleu
Con i 3 cucchiai di zucchero, preparo uno sciroppo: grosso modo con 100 ml d'acqua e faccio addensare. E' importante che sia ben denso, perchè sennò gli albumi si smontano
In contemporanea, sciolgo il cioccolato a bagnomaria
Poi monto la panna, che incorporo, a cucchiaiate, al cioccolato fuso, facendo attenzione a che non smonti
Monto benissimo gli albumi e poi, sempre montando, aggiungo lo sciroppo leggermente intiepidito, fino ad avere una meringa lucida. di nuovo, incorporo alla mousse.
Se devo aggiungere la gelatina, la faccio sciogliere in due cucchiai di panna liquida: lascio raffreddare e poi aggiungo al cioccolato fuso, mescolando bene.
Se uso un liquore per aromatizzare, uso quello come liquido per sciogliere la colla di pesce.
Qualche ora di riposo in frigo- ed è pronta
ciao
Ale

martedì 23 marzo 2010

...e il terzo giorno....(flan di arancio e cocco)

di Alessandra

flan arancia e cocco


...sfasciossi la mini.
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(spazio per gli smoccolamenti)
Prima che pensiate male, stavolta non è colpa mia: il battesimo della nuova auto è stato officiato da due o più idioti, con il rito collettivo dell'offerta di specchietti e di portiere. Noi ci abbiamo rimesso lo specchietto retrovisore del lato del guidatore (parcheggiato dal lato del marciapiede) e metà fiancata, oltre a un pomeriggio passato a convincere la signorina delle Assicurazioni che "no, non sto scherzando e sì, lo so che l'abbiamo appena stipulati, gli atti vandalici " et similia.
In ogni caso, perchè la pratica abbia inizio, è necessaria tutta una procedura che per il resto del mondo inizia con la denuncia ai Carabinieri e termina con la valutazione dei danni da parte del Perito, mentre per me si esaurisce in una telefonata a mio papà.
Va così da 44 anni e, se qualcosa è cambiato, è l'espressione del suo sguardo, che dalla solenne incavolatura dei bei tempi andati è passato ad una desolata rassegnazione, quasi che si sia piegato al crudele destino che lo chiama sempre - sempre- a tamponare i casini della sua figlia maggiore: ma per il resto, il copione è sempre lo stesso, con me che gli dò le chiavi e lui che nel giro di poche ore riconsegna la merce come nuova.
Oggi, però, abbiamo fatto eccezione.
Passo indietro: due o tre mesi fa, a seguito di una mezza rivoluzione del mio orario d'ufficio, mi sono ritrovata con il lunedì mattina libero- vale a dire 4 dicasi 4 ore senza ufficio, senza marito, senza figlia e pure senza casa da riordinare, visto che la signora viene il lunedì. Mi fosse piovuto addosso un tir di manna da cielo non sarei stata così contenta. E quindi, il lunedì mattina, dalle 9 alle 11, vado dall'estetista e guai al mondo se devo cambiare il programma, anche se questo significa costringere mio padre a salire due rampe di scale per prendersi la chiave della macchina.
Dall'estetista faccio una specie di impacchi rassodanti-restringenti-rilassanti, a base di non so quali erbe diluite con acqua di Lourdes, che pare facciano effetto solo se avvolti in non so quanti metri di pellicola trasparente e sotto non so quanti strati di coperte termiche: su di me, fanno un effetto inquietante, stile la cicciona di B.C. vestita da Tutankhamon per il ballo di carnevale: ma siccome se mi muovo vanifico ogni sforzo, tutti i lunedì affronto con coraggio questa prova, restando inchiodata al lettino come l'ostrica allo scoglio, chiudendo la bocca e trattenendo il fiato, che maniman mi muovo.

Sapete già come è andata a finire, vero?
La prima telefonata è arrivata alla fine dell'incellophanamento, proprio quando avevo le braccia completamente immobilizzate:
"guarda che la mini non ha niente"
" come non ha niente" dico alle mie pieghe del collo, nelle quali la man pietosa della Mercedes ha incastato il cellulare. "ha uno specchietto retrovisore rotto e una fiancata da rifare"
"no, no, non ha niente: qui c'è tutto perfetto- specchietto, fiancata, tutto. E' quella grigia, no? E' quella parcheggiata di fronte a casa, no? E allora, non ha niente"
La seconda telefonata l'ho presa sollevando l'avambraccio all'altezza dell'orecchio
" Belin, me lo potevi dire che qui son solo mini grigie..."
La terza telefonata, ha richiesto l'impiego del polso
"a che ora è avvenuto il sinistro?"
"papà, come parli?"
"son dai Carabinieri: a che ora è che ti han rotto la macchina?"
"papà, non è un incidente: è un atto vandalico, senza testimoni.."
Breve confabulazione
"ma qui vogliono sapere a che ora è successo..."
La quarta telefonata, l'ho presa direttamente con la mano sinistra, mentre con la destra davo pacche di conforto alla mia estetista, sempre più afflitta
"che lavoro fai?"
Secondo voi, le testate nel muro, lo fanno venire il collo liscio????

P.S. Nel lungo elenco delle persone /cose/situazioni che la gente mi invidia, mio padre occupa il primo posto. Su tutto il resto discuto, su mio padre no: perchè se c'è una figlia davvero fortunata al mondo, questa sono io.

FLAN DI ARANCIO E COCCO

flan arancia e cocco




La ricetta proviene da qui, con l'unica modifica della base, nel mio caso sostituita dalla pate sucrée di Michael Roux.

per la pasta sucrée (M. Roux)
-250 gr di farina
-200 gr di burro tagliato a pezzettini leggermente ammorbidito
-2 tuorli
-un pizzico di sale
-100 gr di zucchero a velo
Lavorare insieme tutti gli ingredienti. Lasciar riposare l'impasto in frigo per almeno mezz'ora, avvolto in pellicola trasparente

Per il flan
2 arance non trattate
40 g di farina di mais
3 uova
80 g di zucchero
30 cl di latte di cocco
pasta sablè


Preparazione

Imburrare bene uno stampo a cerniera di 22/24 cm di diametro e rivestirlo con una sfoglia di pasta sucrè

Grattugiate la scorza delle arance e spremetene il succo, in modo da ottenerne circa 150 ml. Filtratelo e stemperatevi la farina di mais, poco per volta.

Montare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il succo di arancia in cui è stata sciolta la farina e, in ultimo, il latte di cocco e la scorza d'arancia grattugiata


Versare il composto nello stampo ed infornare a 180 gradi, per 35 minuti circa. Fate raffreddare completamente, prima di sformare il flan
Buon Appetito
Alessandra



domenica 25 ottobre 2009

crema al ciocco-latte e timo limone

di Alessandra
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ciocco-timolimone



Di tutti i dolci approdati su questo schermo, la creatura ne ha graditi solo due: la Stupendissima e la Old Fashioned. Il che farebbe di lei un palato sopraffino, se non fosse per due aspetti: il primo è che alle suddette torte è stato dato una sorta di assalto in stile semi piratesco, con la paletta da dolce, al posto del coltello fra i denti, e con una voracità ben lontana dalle arie sdegnose e compunte dei veri gourmand; il secondo è che, dei pochi dolci che mangia, mia figlia privilegia senza nessuna esitazione tutti quelli comprati, meglio se di marchio rigorosamente industriale. Per farla felice, bisogna prepararle un budino di busta, oppure comprarle una merendina, o spalmarle una fetta di roba molliccia e biancastra, smerciata come pancarrè, con dell'ineffabile Nutella- e questo in barba agli sguardi di invidia delle sue amiche, quando transitano per casa e chiedono il bis di torte che, se fosse per lei, finirebbero dritte nella spazzatura. Quindi, potete immagnare con che orgoglio vi presento questi bicchierini che- udite udite- hanno passato la prova: non solo le sono piaciuti ma, fedele al copione, se li è spazzolati tutti in quattro e quattr'otto, incurante sia dell'appetito paterno che dell'interesse scientifico della madre ("mi spieghi cosa gli racconto, domani, sul blog, se neanche li assaggio???"). E alla fine, leccando compiaciuta il cucchiaio, mi ha anche gratificato del più alto e nobile complimento a cui io mai abbia potuto aspirare: " son quasi buoni come un budino Elah" ha detto soddisfatta- e questo è tutto...

CREMA AL CIOCCO-LATTE E TIMO LIMONE

bicchierini ciocco-timolimone

Ricetta tratta da Bicchieri tutto cioccolato, di Josè Maréchal, foto di Akiko Ida, Bibliotheca Culinaria

40 cl di panna liquida
12 cl di latte
4 rametti di timo limone
3 tuorli d'uovo
60 g di zucchero extra fine
125 g di cioccolato al latte

Scaldate il latte e la panna liquida in una terrina a fuoco medio. Al primo cenno di bollore,togliete dal fuoco, aggiungete tre rametti di timo limone e lasciateli in infusione fuori dal fuoco per 2-3 minuti. Con l'aiuto di un passino, filtrate questo composto in una terrina sul cioccolato al latte spezzettato finemente. Mescolate bene il tutto.
In un'altra terrina, sbattete energicamente con la frusta i tuorli d'uovo con lo zucchero. Versateli sulla crema di cioccolato e mescolate bene.
Distribuite la crema ottenuta nei bicchierini e cuocete in forno a bagnomaria a 90 gradi, in una teglia riempita d'acqua a mezza altezza, per 60-90 minuti, secondo la grandezza dei bicchieri. Fate attenzione a che la temperatura non oltrepassi i cento gradi
Non appena le creme saranno cotte, sistematele in frigorifero per almeno due ore
Al momento di servire, utilizzate il rametto di timo limone rimasto per decorare i vasetti di crema

La nota della maestra
  • siccome so già che della spiegazione non ve ne può frega' de meno, ma siete tutti ansiosi di sapere dove ho trovato quei bei vasetti lì, che vanno pure in forno, NON VE LO DICO finché non ho finito di elencarvi per bene tutti i restroscena di questo dolce, a cominciare da qualche "imprecisione" (è un eufemismo) della ricetta. E se non state attenti, vi interrgo pure...
  • giuro che in questo momento vorrei poter fare la fudbloggher seria e discettare per un quarto d'ora sulle virtù di un abbinamento così ardito come quello del cioccolato al latte e del timo limone. In realtà, invece, non posso dirvi nulla, perché i 2-3 minuti di infusione indicati dall'autore sono troppo pochi acciocché si percepisca anche il pur vago sentore dell'erba aromatica. Per cui, quando tocca a voi ( o la prox volta che tocca a me), calcolate poco meno di una decina di minuti di infusione, prima di filtrare.
  • la cottura: dolente nota. Ho iniziato a forno statico e a bagno maria e dopo un'ora erano ancora semi liquidi. Dopo altri quindici minuti, mi son fatta forza, ho abbassato la temperatura di 10 gradi e ho acceso la modalità ventilata. Nel giro di venti minuti, erano abbastanza sodi
  • il riposo in frigo è fondamentale: all'aria, non rassodano per niente
  • perché prepararli, allora? perché sono buoni, non sono "aggressivi", piacciono ai bambini, sono scenografici e un po' originali. Potrebbero essere un'idea per un pre dessert in un pranzo di un certo tono, o una merenda per i bambini, o anche un dolce in una cena in piedi. considerate che devono essere preparati in anticipo, il che è sempre una risorsa, per chi deve organizzare un invito
  • i bicchierini sono quelli dello yogurt K.R ( che non vuol dire "cappa punto erre" ma una marca di tre lettere che comincia per K e finisce per R e che si trova in tutti i supermercati, fa pure degli yogurt buoni ed è l'unica che li metta nei vasetti di vetro). Hanno il pregio di andare in forno e di reggere senza colpo subire la lavastoviglie: in più sono gratis, e siccome semmu de zena, la cosa ci piace assai...
Buon Appetito
Alessandra


P.S. Posso togliermi un sassolino? In questo libro, Akiko Ida, da grandissima fotografa quale è, lascia tutti con un palmo di naso, cambiando completamente l'ambientazione delle sue foto: non più sfondi uniformi e cibi da soli, in primo piano, ma scorci domestici, ambientazioni affollate,buone cose di pessimo gusto (questi bicchierini, per esempio, sono fotografati su un tavolo di fòrmica che sembra il mio banco delle elementari). Per me, è stato come respirare aria fresca, in un mare di replicanti, tutti uguali, con gli stessi soggetti fotografati negli stessi piatti e allo stesso modo. Per carità, siccome la Akiko fa scuola ( e meno male, intendo...), fra qualche tempo ci ritroveremo sommersi di foto del Loreto impagliato e del busto dell'Alfieri, ma, per ora, mi godo questa svolta, originale e soltaria, finchè dura...


English Version

MILK CHOCOLATE CREAM WITH LEMON THYME

bicchierini al cioccolato timo limone

40 cl of cream
12 cl of milk
4 sprigs of lemon thyme
3 egg yolks
60 g of sugar
125 g of milk chocolate

Heat the milk and cream in a bowl over medium heat. At the first sign of boiling, remove from heat, add three sprigs of lemon thyme and leave to infuse off the heat for 2-3 minutes. Filtered this mixture into a bowl with milk chocolate, finely chopped and mix it well
In another bowl, beat vigorously with a whisk the egg yolks with sugar. Pour the milk over the chocolate cream and mix well, again.
Spread this cream in little glass and cook them in water bath at 90 degrees, in a baking pan half filled with water for 60-90 minutes, depending on the size of the glasses. Be careful that the temperature does not exceed one hundred degrees
As soon as the creams are cooked, put them in the fridge for at least two hours
Before serving, use a sprig of lemon thyme remained to decorate the jars of cream
Buon Appetito
Alessandra

sabato 5 settembre 2009

Le mattonelle golose... e A. Haber

Di Daniela

monterosso 566

Spesso nelle calde estati monterossine, da qualche anno a questa parte avvengono piccole cose bellissime.... Mi spiego: succede che vengano chiamati personaggi di fama nazionale e a volte anche internazionale per allietare le serate di villeggianti e appassionati che si riuniscono qui per il piacre di passare qualche ora di svago diversa, piacevole, interessante e coinvolgente... Quest'annno abbiamo avuto dei pezzi da 90, direi, che hanno fatto qualcosa di bello per noi : ha cominciato Elio (si, quello delle storie tese) con un pezzo atipico e bellissimo sul futurismo, intitolato "ELIO E I FUTURISTI DEL FUTURO”, che ha suscitato l'entusiasmo, nonostante la sua giovane età, anche della mia secondogenita, tanto per spiegarvi come ha saputo essere interessante ciò che ha fatto.
Ci hanno, nei giorni successivi, regalato bellissima musica, con il "Concerto di chitarra classica e fiati ", i maestri Claudio Farina e Antonio Traverso
Abbiamo avuto poi l'onore e il piacere di sentir suonare il suo pianoforte ,nella splendida "piazzetta " sul molo, a pochi metri da un mare calmo e trasparente, in una fresca serata di fine agosto, il Maestro Andrea Bacchetti ( al quale mia figlia è corsa a presentarsi, non sapendo resistere alla possibilità di conoscere qualcuno che fa splendidamente ciò che lei ama di più) , che ha conquistato il pubblico con interpretazioni meravigliose che partivano dal romanticismo europeo per arrivare fino a Gershwin e Villa-Lobos e concludendo con un gran numero di bis, richiesti a gran voce , su cui troneggiavano alcune invenzioni di Bach da brividi......
Stasera, invece, sarà la volta di Alessandro Haber che leggerà un testo sulla deportazione degli ebrei di Zvi Kalitz, nell'ambito del Festival delle 5 terre dedicato all'incontro tra religioni diverse.

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Questa mattina, intanto, l'attore è sceso, per prendersi i celebri "2 raggi" alla Govi, sulla spiaggia che noi frequentiamo... Io ero li, con la mia macchina fotografica a immortalare le onde di una magica mareggiata con libeccio, che offre spettacoli di acqua e colori splendidi, e così vincendo un po' l'ansia di essere una rompiscatole, ho richiesto il permesso di scattargli una foto e, ottenutolo, mi sono spinta fino a chiedere anche quello di pubblicarla sul nostro blog.... E qui, la Ale andrà in brodo di giuggiole, perchè il sig Haber mi ha chiesto perplesso che cosa fosse un "blob"!!!!
Memore delle fatiche della mia socia e mie per ottenere risposta alla stessa inquietante domanda non molto tempo fa, mi sono lanciata in dotte spiegazoni , ma poi, ricordando di aver letto in una sua recente intervista che è un buongustaio, ho semplificato spiegando che da noi si parla di cucina , di libri, di foto e di viaggi... Lui è stato gentilissimo e molto disponibile e mi ha detto che in questo caso potevo senz'altro pubblicare la sua foto, anche se, essendo "tecnologicamente negato" non la riuscirà a vedere probabilmente mai..... Ho apprezzato molto la sua simpatia e stasera, ne sono certa, apprezzeremo tutti moltissimo anche la sua bravura di attore!
Per ora gustate anche voi alcune onde di stamani, e nell'attesa di vedere in azione anche questo Maestro, gustate anche una fresca

MATTONELLA ALLA PANNA CON NOCI, NOCCIOLE, MANDORLE E PESCHE

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Occorrono per 4 persone:
  • 1 confezione di panna fresca da montare
  • 1 pesca matura, ma soda
  • 4 noci, 5 nocciole e 5 mandorle (indicativamente)
  • 2 amaretti ( i miei erano alla cannella! Squisiti, ma va bene anche "normali")
  • 2 savoiardi
  • 1 pochino di cognac per bagnare leggermente i savoiardi
Dunque, sbucciate, snocciolate e tagliate a dadini la pesca.
Tritate e le noci con le nocciole e le mandorle, riducendole in pezzettini però, non in polvere.
Dividete in due per il lungo i savoiardi e inzuppateli in un pochino di cognac leggermente allungato con un po' d'acqua.
Montate la panna e dividetela in due parti uguali: ad 1 parte aggiungete la granmella di noci , nocciole e mandorle e all'altra la pesca tagliata in dadini (potreste , volendo, anche sostituire la frutta fresca con canditi misti tagliati a dadini.....).
Ora componete la mattonella: potete farne una unica più grande o creare 4 monoporzioni.
Fate un primo strato di panna con la frutta secca. Copritela con i mezzi savoiardi bagnati e procedete a fare il secondo strato di panna con la pesca. Chiudete il contenitore con il suo tappo o con della stagnola e mettetelo direttamente nel frizer. Lasciatelo a raffreddare almeno un paio d'ore. Al momento di servire, se le porzioni sono singole , rovesciatele nei singoli piattini e sbriciolate sopra il vostro 1/2 amaretto e servite immediatamente. Se aveste delle difficoltà a far scendere il dolcino dalla sua forma , immergetela qualche secondo in acqua bollente.
Se invece avete scelto la porzione grande, dopo aver rovesciato la mattonella sul piatto di portata, sbriciolate su gli amaretti, taliatela a fette e servite subito.

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MATTONELLA CON PANNA, GELATO DI PESCHE E DI CREMA

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Per questa mattonella invece per 4 persone occorrono
  • qualche cucchiaiata di panna montata fresca
  • 5 noci, una manciatina di pinoli e alcune nocciole
  • 2 savoiardi,
  • 2 amaretti (questa volta li ho usati alla nocciola)
  • 1 pesca soda e matura
  • qualche cucchiaio di latte
  • gelato alla pesca qb (indicativamente la quantità equivale a 2 o 3 cucchiai a porzione: dipende molto dalla vostra gola!!)
  • gelato alla crema qb (come sopra)
Potete preparare come, ho detto prima, una sola mattonella grande o 4 coppette singole secondo le vostre preferenze. Innanzi tutto sbucciate la pesca, togliete il nocciolo e tagliatela a cubetti piccoli.
Tritate la frutta secca, riducendola in granella e mescolatela anche questa volta alla panna montata facendo con questo composto un primo strato nel contenitore o nella formina che avete scelto. Mettete in frizer il contenitore per una 20ina di minuti, lasciando alla panna il tempo di indurirsi un po'.
Poi tirate fuori il gelato alla pesca, mescolateci energicamente la pesca a pezzetti, e fate con questo un secondo strato nella vostra formina che avrete nel frattempo, ripreso. Rimettete nuovamente il tutto a solidificare bene nel congelatore, per ancora una 20ina di minuti. Qualche minuto prima di utilizzarlo, tirate fuori dal frizer il gelato di crema , fate un terzo strato nella forma, chiudendola con i savoiardi tagliati a metà per il lungo e leggermente bagnati nel latte. Coprite con un foglio di carta d'argento e rimettete il tutto in frizer per almeno un paio d'ore per fare "assestare" bene il tutto.
Al momento di servire, rovesciate la mattonella o le mattonelline sui piatti, e , dopo avre cosparso tutto bene con gli amaretti sbriciolati, servite subito, intera la porzione singola, tagliata a fette la forma grande. Va da se che potete variare a vostro piacimento il gusto dei gelatri che preferite utilizzare; ho trovato questo abbinamento perà particolarmente gustoso!

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Buon appetito a tutti

Daniela

lunedì 27 luglio 2009

cioccolato bianco, wasabi e frutti di bosco

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Ho capito che non avrei mai dovuto giudicare i cibi dai loro colori quando, secoli fa, all'epoca in cui a Genova inziavano a spuntare i primi ristoranti cinesi, io e una mia amica decidemmo di lanciarci nella prima esperienza etnica della nostra vita. Mentre attendevamo, titubanti, di varcare le Colonne d'Ercole del mondo gastronomico allora conosciuto, a botte di riso alla cantonese, pollo al limone e gelato fritto ( ed è inutile che storciate il naso: tanto non ci casco: alzi la mano chi non si è macchiato di simili ordinazioni, almeno una volta), mentre aspettavamo di essere servite, dicevo, arrivò il cameriere con due salsine. Alla prima, un liqudo denso e mucillaginoso, da un odore dolciastro e vagamente nauseabondo, lanciai la prima delle mie famose occhiate inceneritrici, quelle che, tradotte nel linguaggio comune, significano: ok-per-quest-volta- è-capitato-e-passi-ma-col-cavolo-che-mi-rivedi. (per inciso, la seconda di queste famose occhiate fu riservata a quelo che poi è diventato mio marito. Superfluo aggiungere che sono diventata una salsa di soia addicted. E ancor più superfluo aggiungere che, visti, gli esiti, le famose occhiate sono finite in cantina, con l'ordine di restarci per sempr. Quando si dice tertium non datur...)
La seconda salsina, invece, era uno spettacolo: un pastone denso, d un rosso lacca, lucido, liscio, che diceva mangiami al solo vederlo. E così, fra una chiacchiera e l'altra, non ho resistito alla tentazione e ho afferrato il cucchiaino. E, già che c'ero, l'ho riempito ben bene. Dopodiché, l'ho infilato in bocca.
Vedete, sebbene io abbia facilità di espressione e mi destreggi felice fra le parole, non sono mai riuscita a descrivere che cosa sia esploso nella mia bocca, nel preciso istante in cui il famigerato cibo è entrato in contatto con le mie papille gustative. dirvi che avevo il fuoco nella bocca, nella gola, nelle orecchie è riduttivo e se mi avessero assicurato che in qel momento stavo sputando fiamme da tutti i pori, stile Grisù al ristornate cinese, non avrei esitato a crederci.
Non so dire quanto tempo sia passato e cosa abbia detto, nel frattempo, ma ricordo che l'unico imperativo che martellava nel mio cervello era che dovevo subito mangiare qualcosa: e, in mancanza di pane, afferrai i due grissini torinesi mal cotti che erano appoggiati sul mio piatto e li morsicai con tutte le forze che mi erano rimaste.
I denti, stranamente, li ho salvati. In compenso ci ho rimesso il palato e la reputazione, nel senso che una "lacerazione palatale da bastoncini cinesi" al Pronto Soccorso di San Martino non l'avevano ancora vista. Ad essere sinceri, il medico di guardia avrebbe voluto ricoverarci entrambe in psichiatria, visto che la mia amica non aveva smesso un minuto di contorcersi dalle risate. Alla fine, però, me la cavai con una medicazione, tre giorni di silenzio e una specie di lumacone in calore incastrato nell'arcata superiore per una settimana.
La lezione, però, l'ho imparata bene: tanto bene che quando, dieci anni dopo, con la stessa amica, abbiamo ricevuto il battesimo della cucina nipponica, col cavolo che mi sono avvicinata a quella turgida gocca verde piselli che luccicava a lato del mio sushi. L'ho guardata, l'ho amiMrata, l'ho sollevata delicatamente con i bastoncini e l'ho lasciata tutta alla mia amica. E stavolta, ho riso io: perché gli ingredienti saranno diversi e le tecniche differenti, ma la vendetta si consuma sempre fredda- oriente compreso...


CIOCCOLATO BIANCO, WASABI E FRUTTI DI BOSCO


ciocco bianco e ganache wasabi


ricetta tratta da Bicchieri tutto cioccolato di Jose Marechal, Bibliotheca Culinaria editore: l'originale lo trovate qui
Qui sotto, invece, le mie modifiche, che consistono sostanzialmente nella sostituzione del coulis di fragole con della frutta di bosco ( criterio della stagionalità, null'altro) e nell'aumento delle quantità del cioccolato per la ganache. Ah, ho usato il wasabi in pasta, per cui bisogna metterne un po' di più

Per dodici bicchierini
per la mousse al cioccolato bianco

1 foglio di colla di pesce
300 g di cioccolato bianco
500 ml di panna

per la ganache al cioccolato bianco e wasabi
200 g di cioccolato bianco
un cucchiaino colmo di wasabi
150 ml di panna

Si inizia preparando la mousse.
Ammollare il foglio di gelatina in acqua fredda. Spezzettare il cioccolato (più i pezzi sono piccoli, meglio è) e metterlo in un pentolino col fondo spesso, in un bagno maria a fuoco bassissimo.
In un altro casseruolino, scaldare 100 ml di panna e sciogliervi la colla di pesce, ben strizzata e asciugata. Mescolare bene con un cucchiaio di legno, fino allo scioglimento completo. Rimettere il pentolino sul fuoco e portare ad ebollizione, dopodiché versare il liquido sul cioccolato: non importa se non è ancora fuso, anzi, probabilmente non lo sarà e va bene lo stesso. Si scioglierà a contatto con la panna bollente, sempre che voi mescoliate bene, meglio se con una frusta. Quando il cioccolato si è completamente sciolto ( se è il caso, continuate a lavorare a bagno maria), lasciatelo raffreddare, mescolando ogni tanto per evitare che il composto "tiri". Quando è freddo, aggiungete il resto della panna montata, incorporandola lentamente, facendo attenzione a che non smonti.
Mettete il composto in una siringa da pasticcere, riepmite dodici bicchierini e mettete in frigo per un'ora almeno

Per la ganache al cioccolato, stemperate in poca panna il wasabi, poi aggiungetelo al resto e portate ad ebollizione. Versate la panna bollente sul cioccolato spezzettato e fatelo fondere del tutto, mescolando con una frusta. Lasciate raffreddare bene, prima di versarlo sulla mousse al cioccolato bianco- a meno che non vogliate ottenere l'effetto della foto, classico prodotto di ansie culinarie per cui ogni tempistica va a farsi benedire, sotto l'urgenza del "vediamo come viene". Decorare con frutti di bosco freschi
In frigo fino al momento di servire.
mousse cioccobianco e ganache al wasabi

Detto fra noi, qualche dubbio ce l'avevo e ho trattenuto il fiato per tutta la durata dell'assaggio: beh, che ci crediate o no, è piaciuto pure alla suocera. Meglio di così...
Buona serata
Aessandra





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