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martedì 27 marzo 2012

Mini cheesecake pecorino fave e salame e metti una sera, 10 persone a cena

tavola


Il "metti" ha come soggetto la suocera, perchè io ho smesso da un po', con le cene a casa. Sono ancora gli strascichi dell'annus horribilis appena trascorso e, anche se ogni volta che andiamo a mangiar fuori, rientro con lo stesso spirito di chi è appena stato derubato, non sono ancora dell'umore giusto per ricominciare a ricevere. Per fortuna ci pensa mia suocera, che invece è nel pieno vortice del "chi ricambia chi" e che ogni tanto mi dà l'occasione per sperimentare qualche novità, come le cheesecake del titolo, e rispolverare qualche ricetta dimenticata. Per non parlare della composizione del menu, che è cosa che sommamente mi diverte. 

lunedì 30 maggio 2011

Risotto alle fave e limone caramellato

Di Daniela
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Vorrei premettere da buon Genovese di adozione qual sono, che qui da noi le fave si mangiano rigorosamente crude, accompagnate da gustose fette di salame possibilmente di Sant'Olcese e del freschissimo pecorino sardo primo sale: ciò per un genovese è assolutmente imperativo! Le fave sono le regine dei pic nic, in casa mia si mangiano in quantitativi che non esito a definire industriali e sono il piatto conviviale per eccellenza: nell'ultima "favata" in giardino qualche settimana fa, per la famiglia e gli amici più cari (eravamo 25) ne abbiamo presi 15 kg più 3,5 kg di pecorino e 3 kg di salame!!!!
E non erano l'unica cosa da mangiare! Vi ho dato un'idea ?  
In quest'occasione però volevo fornirvi un'alternativa, insieme al dip di Ale, per gustare questo ortaggio  primaverile: eccovi così questa ricetta , dopo l'antipasto, di un risotto dove il gusto particolare della buccia di limone caramellata conferisce al piatto una nota davvero originale....

Risotto alle fave e limone caramellato
Da C.I. maggio 2011
DSCF4789
400 gr di fave sgranate
320 gr di riso carnaroli
200 gr di vino bianco secco
120 gr di burro
100 gr di grana grattugiato
100 gr di zucchero
3 gambi di sedano
2 carote
2 cipolle
2 scalogni
1 grosso limone
alloro
prezzemolo
sale
maggiorana
risotto alle fave
Tagliate a tocchi le carote, il sedano, le cipolle e raccoglieteli in una pentola con un paio di litri d'acqua, 2 foglie di alloro e un ciuffo di prezzemolo; portate a bollore e cuocete per circa 30 minuti senza salare.
Sciogliete sul fuoco lo zucchero con un ugual peso di acqua. Quando è diventato denso ed inizia a colorire tuffateci la scorza del limone, solo la parte gialla, tagliata a strisce sottili: abbassate il fuoco al minimo e cuocete per 3 minuti, spegnete e lasciate intiepidire, scolatele e allargatele su un foglio di carta forno.
Scottate le fave in acqua bollente per 1 minuto, scolatele e sbucciatele ulteriormente. Tritate finemente gli scalogni.
Fondete metà del burro, rosolatevi lo scalogno, unite il riso, lasciatelo tostare per 1 minuto e salatelo. Bagnatelo con vino bianco, fate evaporare e proseguite la cottura col brodo vegetale filtrato e bollente.
Dopo 14 minuti unite le fave, proseguite la cottura per altri 2 minuti, spegnete e mantecate con il rimanente burro e il grana grattugiato. Servite il risotto accompagnandolo con i ciuffetti di limone caramellato e decorandolo con foglioline di maggiorana fresca.
Buona giornata
Dani

Risotto with fava beans and caramelized lemon rind
DSCF4792
400 g shelled broad beans
320 grams of rice carnaroli
200 grams of dry white wine
120 g butter
100 grams of grated parmesan cheese
100 g sugar
3 stalks celery
2 carrots
2 onions
2 shallots
1 large lemon
laurel
parsley
salt
marjoram


Wash and cut the carrots, celery, onions and put them in a pot with a couple of gallons of water, 2 bay leaves and parsley, bring to a boil and cook for about 30 minutes without adding salt.
Melt the sugar over the fire with an equal weight of water. When it became thick and begins to brown put inside lemon rind, yellow part only, cut into thin strips: turn the heat to low and cook for 3 minutes, turn off and let cool, drain and spread it on a sheet of parchment paper.
Blanch the beans in boiling water for 1 minute, drain and peel them further. Finely chop the shallots.
Melt half the butter, sauté shallots , add the rice and let it roast for 1 minute and salt. Moisten with white wine, let evaporate and cook with vegetable broth and filtered hot.
After 14 minutes, add the beans and continue cooking for another 2 minutes, turn and stir in the remaining butter and Parmesan cheese. Serve the risotto with the sprigs of caramelized lemon e little leaves of fresh marjoram.
Have a nice day


Dani

venerdì 27 maggio 2011

FFF: Dip di fave alla ligure e ...apriamo un catering per davvero?

crema di fave alla ligure

No, non è l'ennesima proposta folle che parte da queste pagine: nessuno ha intenzione di coinvolgervi nell'apertura di un "catering professionale di gruppo", neppure per scehrzo. Quando si tratta di lavoro, infatti, torniamo immediatamente serie. Serissime, poi, se si parla di questa professione che è spesso ritenuta accessibile a tutti, in barba alla fitta normativa che invece la caratterizza. 
Oggi parleremo proprio di questo argomento- e cioè, che cosa bisogna fare per passare dai dilettanti ai professionisti, trasformando in lavoro una passione. Quindi, normative, legislazioni e soprattutto consigli per chi se la sente di  fare il gran salto, dal puro diletto al duro lavoro. 
Cominciamo con un chiarimento a livello terminologico: quando si parla di "catering" teoricamente si dovrebbe intendere la sola fornitura di alimenti pronti all'uso. Quindi, no allestimento tavoli, no  camerieri, no addobbi floreali, no musica, no a tutto quanto esula propriamente dall'aspetto del cibo. In questo caso, infatti, dovremmo parlare di "banqueting". Uso il condizionale, però, perchè nell'uso corrente il primo termine ha prevalso sull'altro, ragion per cui "contattare un catering" spesso implica delegare all'impresa scelta l'intera organizzazione dell'evento: ma a livello legale, la distinzione è importante. 

Altrettanto importante- o meglio: fondamentale- è poi l'aspetto legato al rispetto della normativa che regola queste attività. Qui, però, ci addentriamo in un terreno irto di difficoltà e spinosissimo, tant'è che ogni volta che mi tocca affrontare l'argomento non posso fare a meno di concordare con Tremonti, la volta in cui disse che nel nostro Paese la legge toglie la voglia di lavorare. Sia chiaro: una normativa in materia è indispensabile, oltre che doverosa. Parliamo di somministrazione di cibi, quindi il rispetto di alcune regole base in materia di igiene e di conservazione degli alimenti è di primaria importanza. Tuttavia, metter su una cucina "a norma" è impresa quasi epica, oltre che costosa e impegnativa. A complicare le cose, poi, esistono le normative regionali e comunali, che sono un affastellarsi di richieste di vario genere, una dietro l'altra. Il nostro consiglio, quindi, per chi desidera avere informazioni specifiche, è quello di consultare la Camera di Commercio della propria città e partire da lì, armato di documenti da una parte e una scorta infinita di pazienza dall'altra. Dopodichè, potete decidere che cosa è meglio per voi, se partire con una cucina tutta nuova o riadattare un locale già esistente: l'essenziale, però, è che i cibi che fornirete vengano conservati e allestiti all'interno di questo locale e da persone fornite di tutti gli attestati necessari per essere abilitati a farlo. 
Il che, ci porta dritti all'altro punto fondamentale- e cioè che senza un titolo adeguato, voi non potete lavorare. Anzi, ad essere fiscali, non potreste neppure disporre il cibo sui vassoi. Generalmente, gli attestati richiesti sono un diploma di scuola alberghiera o il superamento di un corso regionale mirato (REC), ma non escludo che possano esistere anche altre soluzioni: come dicevo, gran parte della normativa è comunale e quindi il consiglio sempre valido è quello di informarsi direttamente in loco. Quello che importa sottolineare, però, è che l'improvvisazione non abita qui, a cominciare proprio dalla severità delle norme, che vanno tutte egualmente rispettate, pena sanzioni da paura.
Vi abbiamo demoralizzato? Forse sì. Nello stesso tempo, però, se si decide di trasformare la propria passione in una professione è doveroso sapere bene a che cosa si andrà incontro, specialmente all'inizio. E' chiaro che, una volta individuato l'obiettivo, esistono mille modi per raggiungerlo- e tutti leciti: ci sono finanziamenti per le piccole imprese, ragioni sociali che vi permettono di ritaglarvi dei ruoli più confacenti alle vostre caratterisiche, collaboratori esperti di cui vi accorgerete ben presto di non riuscire a fare a meno. Ma una cosa è certa: qualunque sia l'investimento iniziale, fate in modo di salvaguardare la passione per questo lavoro. Perchè è vero che le regole sono importanti e vanno rispettate: ma la scelta di una professione del genere è così totale e coinvolgente che avrà sembre bisogno della benzina dell'entusiasmo, della vitalità, della freschezza e del vigore, della vostra mente e delle vostre braccia. Le soddisfazioni che verranno saranno enormi, di gran lunga superiori a quelle che provengono dall'aver esso timbri o sigle ai margini di un foglio. Ma il coinvolgimento è altrettanto smisurato...
Il resto, alla prossima puntata



crema di fave alla ligure

PESTO DI FAVE ALLA LIGURE

...che poi, proprio "pesto" non è, vista la sua morbidezza. E neppure possiamo chiamarlo hummus, vista l'assenza di sesamo. "Crema", però, andrebbe benissimo, anche perchè in effetti questo intingolo ha tutte le caratteristiche per poter essere annoverato nella categoria, con un pregio assoluto: quello di essere magrissima. Niente panna, niente formaggi- e neppure niente trucchi tipo "sifone nella manica". Solo fave, maggiorana e qualche goccia d'olio, per una delle sorprese più gradevoli della stagione


pesto di fave alla ligure


La ricetta proviene dal numero di Sale & Pepe dello scroso maggio, che io ho ovviamente perso: spunterà fuori, prima o poi, e per allora prometto di aggiustare le dosi. Intanto, io sono andata ad occhio....
100 g di fave sgusciate
1 spicchio d'aglio
tanta maggiorana
olio

Far sbollentare le fave, per qualche minuto e poi togliere la pellicina esterna. Frullarle con sale, aglio e maggiorana. Una volta ottenuta una crema, montarla con un filo d'olio, come per fare la maionese. 
Perfetta con fettine di salame, da usare al posto dei crostini (tanto per riequilibrare subito l'impennata salutista....)
buona giornata 
Ale

venerdì 22 maggio 2009

mezze maniche con capesante, fave e zafferano

di Alesssandra





Era da una settimana che avevo voglia di un risotto con le fave e, per una ragione o per l'altra, non riuscivo mai a prepararlo: ora perché il marito è intollerante al riso e quindi bisogna andarci piano, ora perché alla creatura le fave non piacciono e quindi bisogna lavorare su due fuochi , con di qua il risotto vergine e di là quello contaminato, ora per tutta una serie di priorità, non ultima quella dei tagliolini al limone, per cui si rimandava sempre al giorno dopo.

Siccome le fave, però, non hanno pazienza più di tanto e cominciavano a scarseggiare, l'altro giorno ho fatto un bliz al mercato orientale, della serie "oggi o mai più" e ho fatto una spesa mirata- fave, capesante, porri, tutto insomma. E quando finalmente è arrivato il momento di mettermi ai fornelli, ho deciso che tanto valeva prepararlo con tutti i crismi, a partire dal soffritto di mezz'ora e per finire con la spellatura delle fave, passando per il brodo di pesce insaporito con lo zafferano.
E quando finalmente era tutto pronto, mi sono accorta che mancava il riso.
Cioè: avevo il patna, il venere, il basmati, il roma, persino un inquietante avanzo di "riso per risotti orientali", ma nessuna traccia di carnaroli, o di arborio o di qualsiasi altro chicco che non fosse destinato a squagliarsi in una minestrina collosa nel giro di due minuti.
Giuro che i miei 5 secondi di sconforto ce li ho avuti- facciamo anche dieci, va'. Ma siccome la necessità aguzza l'ingegno, ho trovato soccorso in un avanzo di mezze maniche, cotto per metà a mo' di pastasciutta e per metà a mo' di risotto (mi piangeva il cuore a non utilizzare il porro stufato per venti minuti...) ed è venuta fuori una delle paste migliori che mai siano state prodotte in questa cucina: cotta al punto giusto, ben legata e con un fondo di cremosità dovuto al metodo di cottura, che le altre paste asciutte difficilmente raggiungono.
Ecco qui la ricetta

MEZZE MANICHE CON CAPESANTE, FAVE E ZAFFERANO




per 4 persone
320 g di mezze maniche
1 porro
olio EVO
brodo di pesce
zafferano
20 capesante
6 hg di fave
martini dry
sale
peperoncino ( facoltativo)

In una casseruola capiente, o in una risottiera far stufare il porro in poco olio, portando a cottura aggiungendo mestoli d'acqua, a fuoco basso e a recipiente coperto, per almeno una quindicina di minuti.
Nel frattempo, far sbollentare le fave, sbucciate, per qualche minuto in acqua bollente non salata; appena tiepide, togliere la pellicina esterna.
Mettere su l'acqua come per una normale pastasciutta e, quando bolle, salarla e buttarvi le mezze maniche
Nel frattempo, togliere le capesante dalla conchiglia, prendere solo i frutti e farli insaporire nel porro, a fuoco alto, per qualche minuto. Salare e bagnare con mezzo bicchiere di Martini dry e far evaporare
Dopo sei minuti di cottura della pasta, scolarla e metterla nella risottiera con il porro e le capesante, mescolare bene e terminare la cottura a mo' di risotto, aggiungendo tre mestoli di brodo caldo di pesce, nel quale avrete fatto sciogliere una o due bustine di zafferano (dipende dal tipo: se colora molto, va bene una. Io uso i pistilli, ne ho messo un cucchiaino).
Portare a cottura, a recipiente scoperto, mescolando di tanto in tanto, aggiungendo eventualmente altro brodo, se vedete che asciuga troppo.
In ultimo, aggiungete le fave, mescolate ancora in modo da legare bene il piatto e servite.
Secondo mio marito, ci starebbe bene anche un po' di peperoncino: può aver ragione (stamattina son magnanima), ma solo se in minime quantità, altrimenti il piatto si snatura.
Buona giornata
ale

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