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venerdì 2 dicembre 2011

Flan di porri in guscio di pasta brisée e il "Teddy Bear"

Di Daniela
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Non so se anche voi avete figli affascinati dagli orsetti. Io si, ne ho una che ha passato la sua prima infanzia in adorazione del magico Winnie the Pooh e di tutta la sua banda di strampalatissimi amici animaletti. Fin dalla prima volta che lo ha visto lo ha amato, così come ha amato il pupazzetto dell’Ikea, che ha subito  chiamato Düdü, con le u francesi, beninteso, e che non ha più mollato da quando aveva un anno e mezzo. Eccolo nelle sue varie interpretazioni insieme all’ultimo arrivato della famiglia, che le hanno portato da New York recentemente. 
DSCF9637Questo per dire che con il passare del tempo la curiosità si è fatta strada : ma perché Teddy bear? Ed ecco che mi è venuta in aiuto la mia adorata nipote, nonché figlioccia che questa volta ha raccontato alla sua zietta una favola, rovesciando ciò che da sempre accade. Dunque, il nome Teddy deriva nientepopòdimenochè da Theodore Roosevelt (Teddy per gli amici). Il Presidente aveva la passione per la caccia e così nel 1907, durante una battuta, si trovò nella condizione di poter sparare ad un cucciolo di orso bruno legato. Ma Roosvelt, disgustato dalla mancanza di sportività di quel gesto, si rifiutò di uccidere il piccolo ( non che io veda grande sportività nella caccia in assoluto, ma ora non conta) e lo liberò, senza uccidere (come spesso faceva) nessun altro animale. Il giorno successivo un vignettista dell’epoca pubblicò sul Washington Post questa vignetta che faceva riferimento anche ad un fatto politico oltre che all’accaduto durante la caccia; ma il pubblico impazzì per l’orsetto disegnato, convincendo Berryman, il suo autore, a disegnare molti altri orsetti piccoli e paffutelli, che ricevettero i complimenti dello stesso Presidente.


La passione del pubblico era così evidente, che orsetti di pezza cominciarono ad essere venduti in un negozio, esposti insieme ad un cartello con scritto “Teddy Bear” e all'affermazioe che avevano avuto il permesso del presidente per chiamarli così. Il successo fu enorme, così enorme che nel 1904, il "Teddy Bear" divenne la mascotte della più fortunata campagna presidenziale di Roosevelt. Ecco fatto! Ora che sappiamo anche questa storia, possiamo dedicarci a preparare questa eccellente

Flan di porri in guscio di pasta brisée
Da C.I. novembre 2011-11-10
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venerdì 8 luglio 2011

torta incredibile al limone e cocco- e le sorprese del mattino

torta limone e cocco

Stamattina, ho puntato la sveglia alle sei, per scrivere un post come si deve. Per fortuna che ha prevalso la solita "scimmia da caffè", che mi ha teleguidato in cucina, anzichè nello studio,  giusto per concedermi  una bella immersione mattutina  in stile bolle blu. L'ultima trovata del marito, per supplire all'incuria da caldo della sottoscritta che non va neppure più a fare la spesa, è stata quella di usare il detersivo liquido per i piatti al posto delle pastiglie della lavastoviglie. E si vede che la macchina non ha gradito, perchè ha vomitato tutto sul pavimento. Per carità: oltre ad avere dei piatti assolutamente puliti, tengo pure delle piastrelle splendide splendenti, adesso. E avrei pure una mezz'ora per scrivere il post: ma qualcosa mi dice che è meglio passarla al supermercato, mi sa...

TORTA INCREDIBILE LIMONE- COCCO
da ATavola (Aprile 2008)


Secondo gli autori della rivista, l'attributo "incredibile" deriva dal fatto che in cottura l'impasto di questa torta si divide in due strati, senza che ci sia stato bisogno di qualche accorgimento particolare in precedenza. non entro nel merito dei misteri della chimica, per il semplice motivo che a noi non è mai successo: dopo la cottura, resta tale e quale a come era da cruda, senza che si verifichi nessuna particolare reazione. Tuttavia, la chiamiamo "incredibbbbbile" pure qua, perchè si stenta a credere la velocità con cui viene spazzolata via ogni volta- pure dal marito al quale il cocco non piace e che quindi monta su un caso di stato ogni volta che preparo qualcosa con questo ingrediente. Non che cambi registro, con questa torta: continua a lamentarsi che non lo considero a sufficienza, che è l'ultimo nella lista delle preferenze a casa nostra e tutte amenità del genere. Epperò, lo fa a bocca piena...
220 gr zucchero 
300 ml di panna fresca
150 ml di latte
125 gr burro
90 gr farina di cocco
80 gr farina 00
4 uova
1 limone non trattato
1 cucchiaino di lievito per dolci
zucchero a velo
 
procedimento

montare le uova intere con lo zucchero, la farina e il lievito, fino a quando il composto è bene amalgamato.
Aggiungere via via la farina di cocco, il burro fuso lasciato intiepidire, il latte, la panna, il succo e la scorza del limone
rivestire di carta da forno bagnata e strizzata  una tortiera rettangolare (24x18),
versarvi il composto e far cuocere a 180 gradi per 45 minuti circa. 
appena la superficie sarà dorata, fate la prova stecchino. 
Togliete dal forno, lasciate raffreddare e poi tagliate a quadrotti e spolverate di zucchero a velo

Note mie
ingredienti

  • stavolta, li seguo alla lettera. E' molto dolce, per cui nulla vi vieta di diminuire le dosi dello zucchero (potete scendere anche di 50-70 g) oppure di aumentare quelle del limone (ne bastano due, per accentuarne il sapore).
  • per quanto riguarda la versone light, potete diminuire la panna e aumentare il latte: 200 ml di panna e 250 ml di latte potrebbe andar bene.
  • ovviamente, la farina di cocco è il cocco grattugiato: lo trovate dappertutto, in qualsiasi supermercato.
procedimento
  • ho lavorato tutto nel Kenwood, con la frusta per montare, perchè è un impasto molto liquido. Potete usare anche le fruste elettriche o quella a mano, in mancanza di robe elettriche. Vien bene ugualmente

  • ho sbattuto leggermente le uova da sole, poi ho unito insieme lievito e farina setacciati. L'aggiunta degli altri ingredienti è avvenuta senza mai smettere di mescolare il composto, a bassa velocità. Ho poi aumentato, alla fine, per amalgamare bene il tutto

  • è fondamentale che la carta da forno con cui rivestite lo stampo sia bagnata e ben strizzata, proprio perchè l'impasto è molto liquido: con la carta aciutta, ci mettereste molto più tempo a rivestirlo, senza fare pieghe, ritrovandovi poi una torta tutta stropicciata. Volendo, potete imburrare il fondo dello stampo per far aderire meglio la carta

  • ho usato uno stampo quadrato un po' più grosso di quello indicato dalla rivista (azzardo un 22x22) e già così la torta è rimasta abbastanza alta (v. foto). In cottura non cresce molto, perchè il lievito è poco e l'impasto non è montato, però a occhio mi sembra che le misure indicate dalla rivista siano un po' piccole
  • cottura: non sono per niente d'accordo sull'attendere che la superficie brunisca, prima di fare la prova stecchino. il bello di questi dolci è la superficie chiara e l'unico modo per ottenerla (a parte sfornare una torta cruda, ma non è questo il caso) è ricoprirla dopo 35 minuti di cottura con un foglio di alluminio. In questo modo, il dolce continua a cuocere, ma senza scurirsi in superficie. 

  • prova stecchino: fatela dopo 35 minuti: deve uscire umido, non asciutto. Se quando lo estraete ha dei grumi di impasto ancora attaccati, coprite con un foglio di alluminio e proseguite per altri 10 minuti. Se è umido, sfornate subito

  • lasciate raffreddare per almeno venti minuti nello stampo poi capovolgete la torta su una gratella da dolci, togliete via la carta da forno e lasciate che si raffreddi del tutto. 

  • alla fine, cospargetela di zucchero a velo e tagliatela a cubotti. 

  • trattandosi di un ottimo dolce anche da fine pasto, potete cuocerla in uno stampo rotondo e servirla a fette, sul classico piattino da dolce. E' perfetta così, senza accompagnamenti di sorta

domenica 25 aprile 2010

Lemon Chess Pie


di Alessandra
English Version Below

lemon chess



Il primo che ride lo anniento.
Ma anche no: anche perchè, detto fra noi, se questo dolce non avesse avuto questo nome, col cavolo che lo avrei preso in cosiderazione. Solito flan al limone, avrei pensato, privandomi per altro di una rielaborazione goduriosa e robusta di un classico un po' abusato e sbiadito. E' chiaro, però, che in questo caso il gusto è passato in secondo piano, schiacciato da tutta una serie di battute più o meno penose, tutte raggruppabili sotto l'etichetta del "che cesso di torta".
Non ne è stata immune neppure la Dani che giusto ieri sera, mentre decidevamo la scaletta della settimana, è passata da una blanda perplessità (un flan? ma non ne hai appena messo uno?) al contenuto entusiasmo da ritratto di signora in un giardino che mai la abbandona (la torta cesso, sì,si, metti la torta cesso, bambineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, la ale ha fatto la torta cessooooooooooooooooooooooo). Per cui, insomma, oggi vi tocca.
Se non fosse perchè sono le otto di domenica mattina e ho buttato via metà nuttata in ginocchio davanti al forno a supplicare un impasto che di lievitare, proprio, no ne voleva sapere, vi sciorinerei un elenco infinito di nomi "stranieri" che da noi hanno significati e risonanze ben diverse rispetto alla loro patria d'origine. Su due piedi, mi viene in mente il mitico Trapattoni con Strunz o le contorsioni dei miei amici inglesi, nell'allora più fornito negozio di dischi di Genova, di fronte ad un LP dei Dik-Dik, per non contare le figuracce che ci hanno sempre accompagnato, nella -in quel caso, si- perfida Albione, ogni volta che chiedevamo un "piss of cake".
Vi dò licenza di uccid... ops, di supplire ai miei vuoti di memoria, mentre vado a schiarirmi le idee con il terzo caffè, certa che la squisita sensibilità che da sempre contraddistingue chi passa di qui non mancherà di brillare anche in questa occasione. In cambio, prometto un piatto di fumanti galushki (ma solo per i Genovesi: per il resto del mondo, sono meravigliosi gnocchi dell'Europa dell'Est)


LEMON CHESS PIE

lemon chess

Dicesi fantozzianamente "lemon chess" un dolce del Sud degli Stati Uniti, la cui caratteristica è quella di avere una base di pasta brisè. Quindi, poco dolce. Al pari della quasi totalità dei dolci anglosassoni, poi, è di una semplicità disarmante, visto che si tratta di mescolare insieme gli ingredienti, riempire il guscio ed infornare. Il risultato, come sempre, è sorprendente e, se vi piace il limone, è un'altra di quelle cose da "to do list", senza se e senza ma.

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per 8/10 persone

tortiera 24 cm
pasta brisèè
3 uova più un tuorlo
125 ml di latte
250 g di zucchero
50 g di fecola
55 g di burro pomata
il succo di mezzo limone
la scorza grattugiata di un limone
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di essenza di limone (giammai!!!)

la ricetta originale dice di rivestire una teglia di pasta brisèe, di mescolare insieme tutti gli ingredienti e di far cuocere a 180 gradi per 45/50 minuti
Siccome siamo in presenza di un ripieno liquido, io ho fatto una cottura in bianco, di una decina di minuti.
Quindi: ho imburrato una tortiera e vi ho steso la pasta brisèe: la tortiera che vedete nella foto è troppo piccola, rispetto alle dosi. La torta, infatti, deve diventare più bassa: quindi, usate una teglia da 24 cm.
Dopodichè, ho coperto il fondo con un foglio di carta da forno, l'ho cosparso di fagioli secchi e ho fatto cuocere per 10 minuti a 180 gradi.
Nel frattempo, ho mescolato tutti gli altri ingredienti, in quest'ordine
- ingredienti solidi: fecola, sale, zucchero (setacciati)
-ingredienti liquidi: latte, uova, succo di limone (leggermente sbattuti )
li ho poi amalgamati, mescolando con una frusta (non devono rimanere grumi) e in ultimo ho aggiunto la scorze di limone e l'estratto di vaniglia.
Ho riempito il guscio di brisèe e ho infornato per 40 minuti: una volta cotta, la superficie sarà leggermente brunita e "tremula" solo al centro. Lasciate raffreddare e vedrete che acquisterà consistenza uniforme.
Se vedete che la superficie scurisce troppo, copritela con un foglio di alluminio, negli ultimi 10 minuti di cottura.
Si serve fredda, cosparsa di zucchero a velo. Gli Americani, impavidi, ci aggiungono pure la panna montata, ma io non ce l'ho fatta. Mi sono limitata a nappare con un cucchiaio di confettura di fragole, ma più per dar colore che per altro. Per me, è buona di suo, senza tante aggiunte.
Buona Domenica
Ale


English Version

LEMON CHESS PIE

lemon chess

  • 1 1/4 cups sugar
  • 1 1/2 tablespoons fine yellow cornmeal
  • 1/4 teaspoon salt
  • 3 large eggs, at room temperature
  • 1 large egg yolk
  • 1/2 cup milk
  • 1/4 cup unsalted butter, melted
  • 1/3 cup fresh lemon juice
  • Grated zest of 1 lemon
  • 1/2 teaspoon vanilla extract
  • 1/2 teaspoon lemon extract (optional)
  • pie crust
Preheat oven to 180 digrees and bake the crust for 10 minutes. The original recipe suggestes to bake all toghether- pie crust and filling- but in this way you'll avoid the risk of a bad cookek pastry shell.
Sieve sugar, cornmeal and salt; beat milk, eggs and yolk and lemon juice.
Combine all the ingredients, together, add lemon zest an vanilla extract and mix them very well. Pour into crust and bake fo 40 minutes, until top is medium brown: during the last 10 minutes of cooking, cover the top with an aluminium foil, so crust will not burn on you
Cool pie on a wire wrack for 30 minutes. Refrigerate 3 to 4 hours before serving. Keep leftovers in the refrigerator
Buon Appetito
Alessandra

martedì 23 marzo 2010

...e il terzo giorno....(flan di arancio e cocco)

di Alessandra

flan arancia e cocco


...sfasciossi la mini.
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(spazio per gli smoccolamenti)
Prima che pensiate male, stavolta non è colpa mia: il battesimo della nuova auto è stato officiato da due o più idioti, con il rito collettivo dell'offerta di specchietti e di portiere. Noi ci abbiamo rimesso lo specchietto retrovisore del lato del guidatore (parcheggiato dal lato del marciapiede) e metà fiancata, oltre a un pomeriggio passato a convincere la signorina delle Assicurazioni che "no, non sto scherzando e sì, lo so che l'abbiamo appena stipulati, gli atti vandalici " et similia.
In ogni caso, perchè la pratica abbia inizio, è necessaria tutta una procedura che per il resto del mondo inizia con la denuncia ai Carabinieri e termina con la valutazione dei danni da parte del Perito, mentre per me si esaurisce in una telefonata a mio papà.
Va così da 44 anni e, se qualcosa è cambiato, è l'espressione del suo sguardo, che dalla solenne incavolatura dei bei tempi andati è passato ad una desolata rassegnazione, quasi che si sia piegato al crudele destino che lo chiama sempre - sempre- a tamponare i casini della sua figlia maggiore: ma per il resto, il copione è sempre lo stesso, con me che gli dò le chiavi e lui che nel giro di poche ore riconsegna la merce come nuova.
Oggi, però, abbiamo fatto eccezione.
Passo indietro: due o tre mesi fa, a seguito di una mezza rivoluzione del mio orario d'ufficio, mi sono ritrovata con il lunedì mattina libero- vale a dire 4 dicasi 4 ore senza ufficio, senza marito, senza figlia e pure senza casa da riordinare, visto che la signora viene il lunedì. Mi fosse piovuto addosso un tir di manna da cielo non sarei stata così contenta. E quindi, il lunedì mattina, dalle 9 alle 11, vado dall'estetista e guai al mondo se devo cambiare il programma, anche se questo significa costringere mio padre a salire due rampe di scale per prendersi la chiave della macchina.
Dall'estetista faccio una specie di impacchi rassodanti-restringenti-rilassanti, a base di non so quali erbe diluite con acqua di Lourdes, che pare facciano effetto solo se avvolti in non so quanti metri di pellicola trasparente e sotto non so quanti strati di coperte termiche: su di me, fanno un effetto inquietante, stile la cicciona di B.C. vestita da Tutankhamon per il ballo di carnevale: ma siccome se mi muovo vanifico ogni sforzo, tutti i lunedì affronto con coraggio questa prova, restando inchiodata al lettino come l'ostrica allo scoglio, chiudendo la bocca e trattenendo il fiato, che maniman mi muovo.

Sapete già come è andata a finire, vero?
La prima telefonata è arrivata alla fine dell'incellophanamento, proprio quando avevo le braccia completamente immobilizzate:
"guarda che la mini non ha niente"
" come non ha niente" dico alle mie pieghe del collo, nelle quali la man pietosa della Mercedes ha incastato il cellulare. "ha uno specchietto retrovisore rotto e una fiancata da rifare"
"no, no, non ha niente: qui c'è tutto perfetto- specchietto, fiancata, tutto. E' quella grigia, no? E' quella parcheggiata di fronte a casa, no? E allora, non ha niente"
La seconda telefonata l'ho presa sollevando l'avambraccio all'altezza dell'orecchio
" Belin, me lo potevi dire che qui son solo mini grigie..."
La terza telefonata, ha richiesto l'impiego del polso
"a che ora è avvenuto il sinistro?"
"papà, come parli?"
"son dai Carabinieri: a che ora è che ti han rotto la macchina?"
"papà, non è un incidente: è un atto vandalico, senza testimoni.."
Breve confabulazione
"ma qui vogliono sapere a che ora è successo..."
La quarta telefonata, l'ho presa direttamente con la mano sinistra, mentre con la destra davo pacche di conforto alla mia estetista, sempre più afflitta
"che lavoro fai?"
Secondo voi, le testate nel muro, lo fanno venire il collo liscio????

P.S. Nel lungo elenco delle persone /cose/situazioni che la gente mi invidia, mio padre occupa il primo posto. Su tutto il resto discuto, su mio padre no: perchè se c'è una figlia davvero fortunata al mondo, questa sono io.

FLAN DI ARANCIO E COCCO

flan arancia e cocco




La ricetta proviene da qui, con l'unica modifica della base, nel mio caso sostituita dalla pate sucrée di Michael Roux.

per la pasta sucrée (M. Roux)
-250 gr di farina
-200 gr di burro tagliato a pezzettini leggermente ammorbidito
-2 tuorli
-un pizzico di sale
-100 gr di zucchero a velo
Lavorare insieme tutti gli ingredienti. Lasciar riposare l'impasto in frigo per almeno mezz'ora, avvolto in pellicola trasparente

Per il flan
2 arance non trattate
40 g di farina di mais
3 uova
80 g di zucchero
30 cl di latte di cocco
pasta sablè


Preparazione

Imburrare bene uno stampo a cerniera di 22/24 cm di diametro e rivestirlo con una sfoglia di pasta sucrè

Grattugiate la scorza delle arance e spremetene il succo, in modo da ottenerne circa 150 ml. Filtratelo e stemperatevi la farina di mais, poco per volta.

Montare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il succo di arancia in cui è stata sciolta la farina e, in ultimo, il latte di cocco e la scorza d'arancia grattugiata


Versare il composto nello stampo ed infornare a 180 gradi, per 35 minuti circa. Fate raffreddare completamente, prima di sformare il flan
Buon Appetito
Alessandra



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