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mercoledì 3 novembre 2010

Le Le Pagelle di XFactor (sgrunt sgrunt) e le Mini Tatin al Roquefort

mini tatin al roquefort

E' ufficiale: io odio Xfactor.
O meglio: io odio l'itaglietta meschina che sta dietro a questo programma, che inquina la bontà con il buonismo, che nei mediocri di turno trova il riscatto dalla propria imbecillità e che guarda straniata al merito, incapace com'è di riconoscerlo e meno che mai di spingerlo avanti. E odio la ancor più devastante stupidità che impedisce al popolo bue di rendersi conto delle manipolazioni, delle manovre, delle strumentalizzazioni a cui viene sottoposto sempre e dovunque- talent show compresi. Più constato queste cose, più mi verrebbe voglia di imballare tutti gli strumenti di massa e ritirarmi nella mia beata solitudine, con le pile di classici che non ho ancora letto e gli amici che non riesco mai a godermi come vorrei. Ma siccome tengo le pagelle.... almeno SGRUNT SGRUNT, me lo lasciate dire????

Puntata piattissima, complice anche la scelta dei brani da aprte del pubblico che, neanche a dirlo, da una rosa di cinque, è riuscito a tirar fuori i titoli più nazional popolari e le attribuzioni meno azzeccate di tutte: per cui, al solito tormento, si aggiunge il fastidio di una distonia potente fra qualità vocali dei cantanti e brani da cantare. Una sorta di Matrioska delle stecche, per rendere l'idea...

Nevruz- Gianna (Rino Gaetano): a dispetto dell'essere il simbolo del "nuovo che avanza", tende ad imitare l'originale. Il che, se è sgradevole sempre, diventa inquietante quando si tratta di artisti ormai defunti. Lo sguardo spiritato e il look alla Halloween Party rendono l'esibizione di Nevruz sempre più simile ad una seduta spiritica che sfiora momenti di puro terrore quando la telecamera indugia sui 4 vocal coach, con primo piano alla mummia della Casale incluso. Il delirio si tocca quando il fanciullo sfascia la chitarrina sul pavimento: Annina piange e dice "Nevruz cattivo", Enrichetto la difende, che magari stavolta gliela dà, la sua merenda, e Franceschino non vede l'ora di arrivare a casa e provare a far lo stesso, con la chitarra del papà.
l'esibizione di Nevruz
Voto: 7

La Perla della Serata: "Siccome è proprio delle persone intelligenti cambiare opinione, io.... ecco.... dopo nove puntate... devo dire... che alla fine.... con un certo sforzo.... forse... adesso... qualcosina di te mi piace... forse".


Davide- Balliamo sul mondo (Ligabue): che qualcosa si sia rotto, fra lui e il pubblico, dopo il ballottaggio della settimana scorsa, lo si vede dalla scelta del brano, che proprio non è nelle corde di questo ragazzo. Che difatti canta male, a dispetto della sua bella voce, della sua bella intonazione, della sua bella faccia e del suo bel carattere. E' fermo al palo da troppo tempo, per colpa di un coach che non lo ha saputo valorizzare con brani adatti, prima, nè riesce a farlo crescere, adesso. Penso a cosa ne avrebbe fatto Morgan, di un ragazzo così- e mi viene da piangere: anche perchè come faccio, adesso, a dire che vincerà lui?
Vedi l'esibizione di Davide
Voto: 5

Kymera- 21 Guns (Green Days): stimolato dal titolo della canzone, Tomassini li veste da soldati, con tanto di pistole ad acqua in mano, per far sparare a questo duo le ultime cartucce. Calca la mano sul trucco di Romina, però, col risultato che più che ad un manifesto pacifista vien da pensare alla "soldatessa se la fa col colonnello". In ogni caso, quando alzano le mani, in segno di resa, sono con loro,anzi, mi spingo pure un po' più in là: Un jeans e una maglietta, di Nino D'Angelo, la prossima volta, no?????
Vedi l'Esibizione dei Kymera
Voto: 8


Nathalie, Underneath (A. Morisette): si dice contenta dell'assegnazione, mentre io, al suo posto, mi sarei tagliata le vene. Brano troppo connotato dall'interprete, il rischio è di farlo sembrare una nenia, con qualche urletto qua e là tanto per evitare l'effetto catalessi. La previsione si rivela esatta, purtroppo, anche se va detto che agli urletti si aggiunge anche qualche stecca, a completare una esibizione notevolmente al di sotto del livello a cui ci ha abituato questa ragazza. Unico brivido, il timore che a forza di spararle il vento nei capelli le volasse via l'extension. Ma da una come lei ci si aspetta di più
Vedi l'esibizione di Nathalie
Voto:6


Stefano - Centro di Gravità Permanente (F. Battiato): tutto quello che dovevo dire, su questo ragazzo, l'ho detto, qui e qui e qui e qui e qui e ancora qui. Ragion per cui, mi trattengo da qualsiasi altro giudizio, considerato che oggi potrei anche dilagare nel politically uncorrect, visto l'oggetto dello scempio di turno, uno degli LP (ai miei tempi si chiamavano così) più consumati della storia personale della sottoscritta. Anzi, no, una cosa la dico, se non vi dispiace: da oggi, tifo lui e voglio che vinca: solo per il gusto di togliermi la soddisfazione di vedere che cosa faranno alla Maionki quelli che dovranno fare un contratto da trecentomila euro al talento più improbabile di tutte le edizioni di XFactor, presente e futuro. Così, per curiosità....
Vedi l'esibizione di Stefano
Voto: zero

Marika- Woman in Love (B. Streisand): Ruggeri (che in questa puntata mi è piaciuto) le dice con garbo che non c'è differenza fra lei e una cantante da TV privata; la volta scorsa, la Tatangelo aveva suggerito al pubblico di chiudere gli occhi prima di sentirla parlare e, subito dopo, appare un video di Nevruz con le tette, che ne riproduce la vena "POP". Un'altra avrebbe fatto le valigie prima ancora di varcare la soglia del loft, ma questa resta e a quel punto è giusto che subisca di tutto, dalle avances di Ruggero all'assegnazione del brano. Mentre lo canta, scorrono nella memoria le immagini di una gioventù da bruciare, quando al sabato sera si andava al karaoke e c'era sempre quella con le velleità da cantante che, dopo essersi scaldata con Montagne Verdi di Marcellabbella e Maledetta Primavera di Loretta Goggi, ammorbava la sala con Aiemeumaninlov-endaimtokkingtuiù. Questa, è uguale uguale, anche nel rossetto rosso e nell'occhio bistrato. Mi viene anche da fare il coretto (eravamo quelli che, sull'acuto, facevano il medley della Vecchia Fattoria), ma l'ora tarda mi trattiene: ma fra poco, mi scateno. Potenza di Youtube...
Vedi l'esibizione di Marika
Voto: 5


Ruggero- Crocodile Rock (E. John): la somiglianza di Ruggero con mio nipote si accentua sempre di più: prima c'era solo l'aspetto fisico, poi gli ormoni, dopo l'esibizione di ieri sera anche il canto. Ragioni di decenza mi impediscono di linkare il video in cui il cugino della creatura si esibisce nella recita di Natale all'Asilo, ma non dispongo di altro materiale, visto che da allora non c'è mai più stato nessuno che abbia avuto l'ardire di chiedergli di cantare, neppure il vicino di casa sordo. Peccato che non si possa dire lo stesso di Ruggero, che continua ad imperversare sul palco di Xfactor: ma d'altronde, ormai la Maionki lo ama, al punto da prestarle i suoi occhiali della festa per cantare Crocodile Rock. Gli dà anche due lezioni di inglese- e il quadro è completo
Vedi l'esibizione di Ruggero


In ballottaggio, Marika e Nathalie e proprio non c'è storia....
Esce Marika, con buona pace del'economato della Rai, che ci ha provato in tutti i modi a far lavorare la Tatangelo e il suo coach, ma niente: il pubblico non la ama, e le fa fuori le concorrenti. Ma d'altronde, cos'è che dicevamo all''inizio?
Ecco, appunto....


MINI TATIN AL ROQUEFORT


mini tatin al roquefort

Dopo i baci di dama salati, sono l'altra mia personale afflizione dei buffet. Nel senso che è da quando le ho offerte la prima volta che non me ne sono più liberata: tutti le cercano, tutti le vogliono- se le ribattezzassi "les Figaro Tatins" non sarebbe certo un'esagerazione. Per carità: sono facilissime da fare, pratiche e veloci (si possono surgelare e per la rianimazione bastano 5 minuti di forno caldo ma spento) e, se si bara un po' con il roquefort, pure economiche. In più, come dicevo, non fate in tempo a metterle sul vassoio che già sono finite, e anche questo è un particolare che non guasta. Insomma, per farvela breve, è un'altra ricetta da porca figura e, se fossi in voi, la metterei da parte per le prossime feste. Fermo restando che poi sarete condannati a prepararle in eterno...

MINI TATIN AL ROQUEFORT
da qui

per 30 mini tatin
150 g di roquefort o gorgonzola piccante, duro
1 foglio di pasta sfoglia già stesa
250 ml di panna liquida da montare
1 uovo
poco sale

fondamentale: uno stampo da mini muffins antiaderente o in silicone

Procedimento
fase uno: sbriciolate un po' di roquefort sul fondo dello stampo

m2

fase due: coprite il roquefort con la panna e l'uovo mescolati insieme e leggermente salati

m3

fase tre: tagliate dei dischetti dello stesso diametro degli stampi e appoggiateli sul bordo degli stessi, coprendo il tutto


m4

fase quattro: infornate a 200 gradi per 13 - 15 minuti

m5

fase cinque: lasciate intiepidire per pochi minuti e servire.
buone buone buone
ciao
Ale


martedì 15 giugno 2010

Albicocche al Roquefort - e un'incavolatura e un infallibile tacco 15...

albicocche al roquefort

Il primo giorno d'asilo sono stata picchiata dalla maestra, perchè non volevo dormire al pomeriggio. Fosse successo oggi, saremmo finiti sui giornali: all'epoca, non era infrequente che le insegnanti ricorressero a questi sistemi, per cui la cosa non aveva avuto strascico, quanto meno fuori dal cortile della scuola. In casa nostra, però, la vicenda non era passata sotto silenzio: io avevo continuato a giocare tranquilla per il resto del giorno, riservandomi strategicamente le energie per dare il meglio di me all'arrivo di mia madre: il mio primo "j'accuse" fu intervallato da pianti, lacrime e singhiozzi ("mi-ha...sniff sniff....mi-ha-pic...sigh sigh... mi-ha-picchiato!!!!), ma la porca figura fu assicurata: gli annali parlano di peregrinazioni dei vari membri della famiglia, fortunatamente esigua, che si conclusero con una bella lavata di capo per l'insegnante ed un caustico commento di mio padre, in merito agli scenari che questa figlia gli avrebbe aperto in futuro.
La previsione precisa non la ricordo: di sicuro, anni dopo, mi chiese sconsolato com'è che, da qualsiasi parte mi mettessero, io finissi sempre per stare all'opposizione ma non era certo quella volta lì. In ogni caso, però, nei quaranta e passa anni che son trascorsi da allora, le volte in cui mio padre ha avuto ragione sono state un'infinità, perchè un'infinità sono i casini in cui o mi sono caccita, di spontanea volontà, o sono finita, senza aver neanche il tempo di rendermi conto di quello che stesse capitando.
In questi giorni, siamo nel pieno della seconda che ho detto. Che cosa sia successo, non si è ancora capito, ma quello che è certo è che dobbiamo trovarne un modo per venirne fuori. Al solito, si tratta di uno dei pasticci targati Raravis- e cioè, nulla di grave, in sè, devastante sotto l'aspetto delle implicazioni che comporta, dal piano etico, a quello deontologico e, buon peso, quello morale. O meglio: devastante per me. Perchè purtroppo mi ostino a ragionare per princìpi, ciascuno dei quali ha una precisa corrispondenza in una scala di valori, che mi ostino a percorrere, in su e in giù, con la tenacia della coerenza e la fiducia nel prossimo.
Dopo quaranta e pass'anni di facciate, avrei dovuto imparare qualcosa. Invece, non solo non l'ho fatto, ma ho anche tirato su una figlia, con lo stesso identico modo di affrontare la vita. Per cui, all'atto pratico, da quindici anni a questa parte, da noi si moltiplica tutto per due, con mio marito che alza gli occhi al cielo e che si chiede, nell'ordine, perchè la gente non lo lascia quietare e che cosa ha fatto, nella vita, per meritarsi 'ste qua.
Stavolta, poi, sono ancora più arrabbiata: perchè giovedì parto e vado a Palermo, dalla Stefania, che si sta facendo un mazzo tanto da non so quanti mesi per organizzare la presentazione del libro e se c'è una tre giorni che volevo godermi bene, partendo da un mese prima, intendo, era proprio questa. Sia chiaro: Stefania è una forza della natura e a me basta pensarla, perchè mi ritorni il buonumore. E se la penso in tenuta da combattimento, pronta a scacciar via le mie preoccupazioni con l'infallibile tacco 15, il buonumore migliora ancora di più. Anzi, a ri-ri pensarci, il bonumore è assoluto, totale, appagante, tanto che ho aperto questo post con le occhiaie di una notte in bianco e l'umore adeguato e ora sto di nuovo ridendo, all'idea di che cosa succederà venerdì, in piazza della Vergogna. Se mai c'è una nube che offusca il panorama, è che non ci possiate essere tutti: ricevo messaggi di sconforto- ma insomma, ma così lontano, ma proprio quando non ci sono, ma come si fa- e a tutti prometto resoconti dettagliatissimi, una tantum senza censura. Se riesco, ci aggiorniamo giovedì, prima della partenza, ma da domenica in poi prometto reportage al nanosecondo, con tutto quello che avreste voluto sapere - e anche qualcosina di più. Riuscite a resistere??? ;-)

ALBICOCCHE AL ROQUEFORT


albicocche al roquefort




La fonte è questo bellissimo sito, ma questa è una classica non ricetta: la trovo perfetta per i buffet, per le "cene da mondiale", per interpretare in modo diverso un frutto che sul fronte occidentale presenta ancora poche novità.
Le dosi sono per mezzo kg di albicocche, ma voi considerate che vi ci vorranno tre metà per commensale: quindi, regolatevi ad occhio sul peso della frutta e poi fate le proporzioni con il resto degli ingredienti

500 g di albicocche
100 g di roquefort (potete anche usare dell'ottimo gorgonzola piccante)
2 cucchiaini di succo di limone
2 cucchiaini di miele leggero (io ho usato il corbezzolo, ma va bene anche l'arancia o un buon millefiori)
2 cucchiai di creme fraiche (o di panna: in quel caso, almeno 50 ml)
un po' di timo fresco
sale (poco)

Dividete le albicocche in due, togliete il nocciolo e riducetene la metà in pezzettini piccoli, a coltello. Spruzzate la cavità delle mezze albicocche con il limone e spennellate con il miele e mettete in frigo.
Ammorbidite il roquefort con la creme fraiche o la panna, aggiungete le albicocche sminuzzate e il timo, assaggiate e aggiustate di sale. Io ho aggiunto ancora un po' di miele, per accentuare il contrasto dell'agrodolce, anche se la ricetta non lo prevede- e la prossima volta, di nuovo.
Tenete la crema di roquefort in frigo, fino a pochi minuti prima di servire. A quel punto, riempite le albicocche, decorate con un po' di timo fresco e portate in tavola.
Due cose
se usate albicocche mature, il piatto ci guadagna in sapore.
noi abbiamo riempito le mezze albicocche un'ora prima di servirle: le abbiamo tenute in frigo fin quasi all'ultimo, servendole a temperatura ambiente, e hanno retto benissimo. Non sono giornate da 40 gradi all'ombra, di sicuro: però, secondo me ci si può portare avanti, senza problemi.
Buona gornata
Ale

sabato 27 febbraio 2010

A mali estremi...- Quiche di finocchi e Roquefort




quiche finocchi e roquefort

Bollettino medico del 27 febbraio 2010 ore 8.30: a parte che è tutto come prima (il ditone non accenna a sgonfiarsi, se non fosse nel posto sbagliato sembrerebbe il naso di Rudolph, mentre la sottoscritta continua a sclerare in ciabatte) ho finalmente una diagnosi: non ho niente. Non ho infezioni, non ho fratture, non ho slogature, nada de nada, insomma. A parte il piccolo particolare che rischio l'ambutazione dei piedi. Entrambi, ovviamente, e pure nello stesso tempo.
Ma andiamo con ordine.
Ieri mattina, dopo una notte insonne, passata al lume del dolore, arranco verso il Pronto Soccorso, non prima di aver invocato un mantra collettivo per evitare il taglio (non DEL dito, che quello me lo avrebbero fatto in anestesia, ma SUL dito, che invece, a detta dei colleghi, sarebbe avvenuto "a freddo", in stile prosciutto di Natale, solo che quello è morto prima, mentre io sarei morta durante). Parto col protocollo dei diritti del malato, nella borsa mentre il marito, in un impeto di bontà, prima mi consola, spiegando scientificamente che un taglio solo non servirebbe a niente, mentre due sì, ma tre son meglio, e poi mi lascia ad un km dall'ingresso del Pronto Soccorso, verso il quale arranco, invocando tutti i Santi del Paradiso non prima di essermi scusata per averli disturbati poco tempo fa - ma giuro, non volevo e giuro non lo faccio più.
La prima dura prova mi attende all'ingresso, quando vengo interrogata all'accettazione:
"cos'ha?"
Ok, questa la so
" ho male a un dito del piede"
"cos'ha?"
Ussegnur, mi è capitato il sordo
"HO MALE A UN DITO DEL PIEDE"
"cosa urla, mica son sordo. Le ho chiesto che cosa ha al dito del piede: un'infezione, una frattura, una slogatura, insomma, che cos'ha?"
Attimo di smarrimento. O sono entrata dalla porta sbagliata, o sono su scherzi a parte. Azzardo "un giradito", ma a quanto pare non basta
" A quale dito?"
Ussegnur due, e questa non la so. So tutti i sette nani, tutti i re di roma, tutte le virtù teologali e i peccati capitali, ma non chiedetemi le dita dei piedi, perchè oltre l'alluce non vado. Confesso la mia ignoranza e- miracolo- mi dice che sui piedi si va a numero: pare che dopo "l'anulare del piede sinistro" si siano arresi all'ignoranza dei pazienti. Dopodichè, mi spiega dove devo andare.
Ora, dovete sapere che io sono mancina e, come dice mio marito, ho il senso di orientamento di un piccione viaggiatore morto. Per me, destra e sinistra sono dei concetti astrusi, che sostituisco da "di là" e "di qua", per giunta senza alcuna mimica: cioè, io dico "di là" e "di qua" senza indicare da che parte è il "di là" e da che parte il "di qua" .Quindi, quando il tipo mi ha detto " vada a sinistra, prenda il corridoio, giri a destra, faccia la scala, poi vada avanti nel corridoio, giri a destra e poi a sinistra", ho capito che non era cosa. Per fortuna, però, so leggere, ho seguito tutti i cartelli e sono arrivata a destinazione.
Mentre son lì che aspetto, mi cade l'occhio sul foglio di accettazione e comincio a leggere: quando arrivo a "segni vitali", passando per "valutazione pupille", "scala del dolore" e "fattore di rischio", non ne dò più. Di segni vitali, intendo. Ho appena la forza di rispondere alla telefonata del marito che, tutto accorato, mi chiede a che ora apre il suo parrucchiere, dopodichè mi chiamano e mi dicono di andare dalla dottoressa Caviglia*. (il primo che ride, lo ammazzo)
La succitata dottoressa Caviglia è una virago di 100 kh lungo cappelluta, che vederla e associarla a bisturi affilati e luccicanti è praticamente tutt'uno. Mi intima di salire sul lettino e, con la forza di venti braccia, comincia a mastrussarmi il dito. Che, orrore, non mi fa più male.

quiche finocchi roquefort
Io ho sempre pensato che, quando sono stata creata, il Signore mi abbia detto "va', e fa le tue figure di m..": per cui, una più, una meno, non fa differenza. Solo che, quando sto per scusarmi, con tutti i sensi della mia mortificazione, mi rispedisce sul lettino e mi diagnostica l'imminente amputazione di entrambi i piedi.
Domanda da cento milioni: che cosa avreste fatto voi? indifese su un lettino, con 'sta specie di vikinga davanti, che emette un sì tragico verdetto, senza mutare espressione e, soprattutto, senza mollare la presa sui vostri piedi?
Io mi sono messa a ridere. Cioè, ho pensato che un po' di sano senso dell'umorismo non si nega a nessuno, che una tipa così non poteva che avercelo macabro e che a me conveniva non irritarla, dandole a intendere che avevo capito il battutone e che mi era pure piaciuto.
"rida rida, che poi quando rimarrà senza piedi, riderò io"
Morale: due cerotti di nitroglicerina da tenere sotto le dita per almeno tre mesi, pediluvi caldi un giorno sì e un giorno no e solenne de profundis per i collant, almeno fino a giugno. Per cui, se vedete su una spiaggia una tipa in costume, con i collant fino alla vita, saprete chi è...

* per ovvi motivi di privacy, il cognome della dottoressa riguardava un'altra parte del piede- ma sempre di piede si trattava. Parola di Giovane (?) Marmotta


QUICHE AI FINOCCHI E ROQUEFORT

quiche finocchi roquefort


altra non ricetta, da fine del mondo
Fate bollire un finocchio, ovviamente dopo averlo mondato e pulito, in acqua leggermente salata.
Nel frattempo, stendete in una tortiera (20/22 com di diametro) un foglio di pasta brisée, sempre rigorosamente comprata e sbattete 250 ml di panna (l'ideale sarebbe la creme fraiche) e due uova. Salate leggermente. Quando il finocchio è cotto, suddividetelo a spicchi e ricoprite con questo il fondo della tortiera. Ovviamente, vi resteranno degli spazi, fra uno spicchio e l'altro, che verranno colmati da tanti dadini di roquefort. Qui si va a gusto: se vi piacciono i sapori forti, mettetene tanto, se invece preferite un gusto più delicato, metetene meno. Versatevi sopra il composto di panna e infornate a 200 gradi per 15-20 minuti, fino a quando la torta non è bella gonfia e dorata. Servite con un'insalata mista.
Buon Appetito
Alessandra

venerdì 15 maggio 2009

Tarte aux noix, roquefort et miel



ISTRUZIONI PER L'USO DI QUESTO POST: per leggerlo per intero, andate in fondo e cliccate su "leggi tutto". Non chiedetemi perché, è già abbastanza penoso così....

A scanso di equivoci: ora che faccio la blogger, mi uniformo al trend ( va bene così???) e discetto di pic nic al pari di tutte le riviste-siti-blogs che si rispettino e anzi, se volete, mi allargo pure e vi racconto di quella volta che ad Ascott con Filippo e la Betta etc etc.
Ma se devo essere sincera, e sincera fino in fondo, dovrei starmene ben ben zitta e passare subito alla descrizione della ricetta: perché io, di pic nic, ne ho fatti pochissimi- e quei pochi sono stati un disastro. Temporali improvvisi, mareggiate stile tsunami, apparecchiature incollate al catrame della spiaggia, per finire con gli incidenti diplomatici con i vari gatti dei vicini, pronti a trasformarsi, da sornioni che erano, in agguerritissimi Garfield appena intuivano manovre mangerecce nel giardino di fronte.



Poi, però, mi sono imbattuta in questo blog francese, Eryn et sa folle cuisine ( " come mettere i link ai blog" è l'argomento della prossima lezione....) e non ho resistito...
Strettamente parlando, questa tarte non è una novità, trattandosi della trita rielaborazione della solita combinata formaggio- noci- mile -pere. Nihil novi, direbbero gli antichi, se non fosse per una serie di trovate- da una inconsueta brisèe con le noci fino alle strane reazioni chimiche per cui il miele del ripieno si deposita sul fondo, formando un doppio strato , molto scenografico- che mi hanno convinto a provarla.
Anche la "prova assaggio" è stata brillantemente superata, salvo un unico neo: se mangiata in grandi quantità, fa venir sete. Come la maggior parte delle cose salate, direte voi, aggiungendo che infatti non vanno mangiate in grande quantità.
Ma qui, da quando si fa la blogger, o si rimpinzano i vicini ( alternativa neanche tanto peregrina: le autrici abitano di fianco... ) o si mangia quello che si produce. A maggior ragione se è gustoso, fragrante, equilibrato come questa tarte, che ce la possiamo anche mangiare tutta, dai, tanto non c'è altro, non è mica come la porcata di ieri, cosa vuoi che ci succeda...
Ci è successo ( anzi: MI è successo, il marito è rimasto indenne) che, subito dopo, siamo andati a sentirci un concerto in una chiesa nel posto più imbriccato del mondo, dove l'unico locale- la società di mutuo soccorso- chiude i battenti alle sette di sera; e dove avrei dovuto tenere un discorso ( " di-scor-so" " di-scor- so"!!!!) nell'intervallo fra un tempo e l'altro. E avevo una lingua che sembrava una ciabatta e la bocca secca in puro stile "tè nel deserto", solo che il tè non c'era e neanche un goccio d'acqua, se non quella che scendeva dal cielo ( le goccioline "ti-rovino-la-piega, avete presente??) mentre cercavo invano soccorso.
E' finita che ho fatto un intervento pregnante, esaustivo, in certi tratti sofferto, ma soprattutto BREVE, con una testa modello palombaro e un nervoso che non vi dico ( accidenti a me e all'ideona del blog), davanti a mezza platea che sghignazzava e all'altra che si chiedeva da cosa mi venisse, all'improvviso, il dono della sintesi...
La risposta è qui sotto e, al di là degli effetti collaterali, è davvero eccezionale

TARTE AL ROQUEFORT E MIELE CON BRISEE ALLE NOCI




Per la brisée alle noci
250 g di farina
80 g di burro fuso e raffreddato
80 g di acqua fredda
60 g di noci tritate grossolanamente
sale

Note mie: non ho fatto fondere il burro, ma l'ho impastato da morbido. Inoltre, ci va più acqua, almeno 20 cl : dovete ottenere una pasta elastica, più simile ad una pasta al vino o all'olio che non ad una brisèe. L'ho subito stesa nella tortiera e l'ho fatta riposare solo il tempo di preparare il ripieno

Per il ripieno
2 uova grosse
150 g di roquefort
200 ml di panna
40 g di farina
15 g di miele
pepe
sale ( ma attenzione: se il roquefort è salato, è meglio ometterlo)

Si sbattono le uova con la panna, come per fare una frittata, si aggiunge il roquefort sbriciolato, si mescola bene e, in ultimo, la farina setacciata: la quantità è modica e non c'è rischio di grumi. Un bel cucchiaio di miele ( io ho usato un millefiori, e pure del supermercato, perché temevo una prevalenza del dolce sul salato e direi che mi è andata bene), pepe e, se il caso, sale

Versate il ripieno nella tortiera e in forno a 175 gradi per 35 minuti ( gli ultimi 5 con un foglio di stagnola sulla sommità della tarte, per evitare che brunisca).
Le pere sono di contorno - una composta o un chutney sarebbe l'ideale.

Il giorno dopo è infinitamente più buona.

alessandra
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