Aereoporto: ce ne sono almeno due, uno a Bilbao e l'altro a San Sebastian, ma il più gettonato è quello di Santander, che per pochi km si trova in Cantabria, dove fa scalo Ryanair. Noi viaggiamo Iberia e atterriamo a Bilbao che, rispetto all'incubo di Madrid (v. bagaglio) ci sembra un sogno. Piccolo, funzionale, ben servito. Se questo è il biglietto da visita della città che andremo a visitare, le credenziali sono davvero buone
Atletico Bilbao: più che una squadra, una religione. In un posto che, per ovvie ragioni (v. indipendenza) non si emoziona più di tanto per i mondiali di calcio, il tifo per la squadra locale si trasforma in un altro segnale di appartenenza ad un patrimonio storico e culturale che non vuole confondersi con nient'altro. Il primo assaggio di tapas è in un bar che sembra un tempio dell'Atletico, senza un centimetro di muro libero e centinaia di foto che ne ritraggono le imprese. I Los Leones hanno vinto di tutto- e condividono con il Real e il Barcellona l'invidiabile record di non essere mai retrocessi. E questo nonostante nelle loro file militino solo ed esclusivamente calciatori baschi, per origine o per nascita. Alla faccia di chi continua a credere che l'attaccamento alla maglia e il rendimento siano direttamente proporzionali agli zeri dell'ingaggio.
B
Bacalao: piatto nazionale. Ovviamente lo servono in tutte le salse, ma la morte sua è affogato in una salsa di pimiento rojo che è la fine del mondo. Ancora più belle sono le botteghe che lo vendono, negozi minuscoli che si fregiano del pomposo nome di "Casa do bacalao", piccoli tocchi d'azzurro nelle vie colorate della città vecchia: nessuna degustazione in loco, però: solo pura vendita. Come dire, che il turismo non abita qui e che il bacalao è una cosa seria, altro che storie.
Bagaglio: al check in, a Genova, ci dicono che non è possibile spedire i bagagli direttamente a Bilbao, ma che bisogna ritirarli a Madrid e rifare la procedura. Il marito chiosa tranquillo che finiranno per non caricarli (il Genova Madrid è sempre pieno e si dà la precedenza alle tratte più lunghe) e tanto basta per provocarmi un attacco di ansia. Rompo le scatole a tutti, a cominciare dagli addetti allo stivaggio ("signora, stia tranquilla, che quelli per l'Argentina li abbiamo già messi su") e per finire con le hostess ("que quieres para beber? la manzanilla?") ma, visto che non vado a Buenos Aires e no, grazie, LE SEMBRO TIPA DA CAMOMILLA GIA' ALE SETTE DI MATTINA????, mi rassegno a far novene per tutto il viaggio. Appena scendo, scruto la stiva e- miracolo- il mio bagaglio è lì: lo vedo scendere sul rullo, dritto dritto nel carrello e ciò mi rende felice, al limite dell'euforia. Sono così di buon umore che infrango la consolidata cabala per cui non si affronta l'argomento se non a missione compiuta e inizio a tratteggiare scenari di tregenda per il marito, che dovrà presentarsi in riunione in bermuda "perchè il mio c'è e il tuo no, tiè tiè". Quando però, tutti i bagagli sono stati consegnati, tranne il mio, inizio ad essere confusa e quando mi dicono che il mio trolley è arrivato ma sta sfilando su un altro nastro, la confusione aumenta. Da lì in poi, è come giocare al lotto umano, con me che corro per tutte le postazioni- "sul 3 non è uscito, vediamo se esce sul 12"- e il marito stravaccato su una sedia, insensibile al mio dolore. E' solo quando gli dico che allora dovrò ricomprarmi tutto il guardaroba, "perchè col cavolo che ci rintracciano, anzi, tanto vale iniziare da subito, che in aereoporto si fanno un sacco di affari" che all'improvviso si rianima, nello stesso istante in cui il nastro 6 sputa fuori la preda. Perdiamo un'ora di tempo e la possibilità di anticipare la coincidenza con Bilbao sfuma del tutto (v. scioperi): in compenso, però, sperimentiamo cosa significhi affidarsi all'efficienza dell'aereoporto di Madrid. Ma questo ve lo racconto nelle prossime puntate.
Baschi, Paesi: propriamente, comprendono tutta la regione che va dalla Cantabria al confine francese, limitata a sud dalla Navarra e dalla Castiglia-Leon. Un fazzoletto di terra, grande grosso modo come il nostro Friuli Venezia Giulia, da sempre sinonimo di attaccamento alla proprie origini, alla propria cultura, alla propria terra. Fanno parte della Spagna dal XVI secolo, quando vennero convinti dai Re cattolici a separarsi dalla Navarra francese in cambio del mantenimento delle loro leggi (fueros): una sorta di regione a statuto speciale, per usare un termine a noi più familiare, visti i privilegi garantiti da questa legislazione, a cominciare dall'esenzione da tutta una serie di imposte del governo centrale in poi. Il diritto all'autogoverno venne quindi tenacemente difeso per 400 anni, fino a quando, in seguito alle lotte per la Costituzione, i Baschi si videro privati delle loro leggi dai liberali vittoriosi. Fu allora che nacque il PNV (Partito Nazionalista Basco), di chiara matrice conservatrice. La situazione, di per sè molto tesa, si fece drammatica con la guerra civile: la decisione di appoggiare i repubblicani in cambio della promessa di autonomia si rivelò fatale per questo popolo, che divenne però il simbolo di una resistenza coraggiosa e commovente, a cui mise fine solo il terribile bombardamento di Getnika (Guernika). Dopo la caduta del governo franchista, i Paesi Baschi sono tornati a godere di una certa autonomia: il basco si parla nelle strade e si insegna nelle scuole, hanno un proprio Parlamento e proprie forze dell'ordine e, anche segli ultimi trent'anni sono stati insanguinati dal terrorismo (v. ETA) oggi sembra che la situazione sia tornata alla normalità. C'è ancora molta polizia nelle strade, ma non così tanta da creare allarmismi di alcun tipo, anzi: le strade sono affollate, di giorno e di notte e l'impressione è quella di una diffusa tranquillità.
Battute: per quante previsioni avessi fatto, la realtà ha superato la fantasia. O meglio: la fantasia di Fabio ha superato ogni limite, sconfinando nel surreale e nell'assurdo. Ha iniziato da casa, scrivendo che, all'idea del viaggio in Spagna "non stava più nella paella" e ha proseguito su questo tono, sparandone una dietro l'altra. Quando ho chiesto dove fossimo finiti, nel bel mezzo di una piazza con una scalinata, ha risposto che eravamo in Piazza di Spagna, ogni volta che si metteva al volante chiedeva arguto quale fosse la prossima tapas, insomma, di tutto di più. Quel che è peggio, è che è stato contagioso: pure il marito, che di solito è superiore a queste cose, di fronte all'Hotel Alaska, commenta che appartiene alla stessa catena di Hotel California ed io, notando che l'ascensore che ci trasporta su e giù in un hotel, è targato Schindler, mi lascio scappare che si tratta dei famosi "Schindler Lift". Meno male che la Annalu tiene una farmacia: non sia mai che trovi l'antidoto, da qualche parte....
Bilbao: una sorpresa. Le guide la descrivono come una città anonima, un semplice contorno del Guggenheim, da liquidare in mezza giornata e invece a noi piace e ci staremmo di più. Ha il fascino tutto particolare della contemporaneità, del continuo cambiamento, della sfida alle incognite del futuro, senza per questo dimenticare il passato. Anzi, se mai c'è un centro storico recuperato in forme e modi rispettosi dell'antico, senza stravolgerne la freschezza e la spontaneità, questa è proprio la Ciudad Vieja. I suoi vicoli sono vivaci e puliti, con le vecchie botteghe restaurate che mantengono intatta la loro fisionomia, dai banconi di marmo ai modi bruschi dei negozianti, e il profilo uniforme dei bowindow dei palazzi, il vero segno distintivo della città. L'impressione è che a Bilbao si viva a misura d'uomo e si respiri fiducia, traendo dalla linfa delle radici di una storia e di una cultura sempre vive la forza per guardare avanti con grinta e tenacia.
Botteghe: sono il fiore all'occhiello del centro storico e fanno da contraltare alle grandi opere della contemporaneità. Nessuna leziosità nel restauro delle insegne, nessun cambiamento una volta all'interno: soffitti bassi, vetrine strette, vecchi banconi e lampadine da pochi watt schermate da lampadari d'antan che pendono sgraziati dal soffitto. E se i proprietari non son più gli stessi, identici sono rimasti i loro modi rustici, che tradiscono diffidenza nei confronti dello straniero, prima ancora che del turista. La clientela, d'altronde, è locale e ben decisa a che nessuno interferisca nelle proprie abitudini, dalla spesa alla mattina al bicchiere di sidro sul far della sera. Uno spaccato di vita vera, insomma, senza il minimo degrado urbano a far da contorno. Un mezzo miracolo, almeno per noi.
C
Calatrava: è sua la firma del ponte più spettacolare della città, che collega etereo e sinuoso le due sponde del fiume. E' tappa quasi obbligata per raggiungere il Guggenheim, obbligatoria per immortalarlo in tutta la sua bellezza e quindi noi lo percorriamo avanti e indietro circa un centinaio di volte in 24 ore, considerato il numero di foto scattate da entrambi i mariti, a tutte le ore del giorno e della notte. Se mai Calatrava troverà un solco lì sopra, la Annalù ed io ci tiriamo fuori: in fondo, è dovere delle mogli, seguire i mariti, anche sulle strade sospese.
Cani: tanti, tutti al guinzaglio e tutti a due a due. Giuro. Se non ci credete, leggete alla voce “gemelli”, oppure chiedete agli Assaggi di Viaggio: le uniche variazioni, sono in crescendo, dal tre in su.A parte quello in foto: ma lui è il classico esempio di "chi fa da sè..."
Cantieri: gli amici baschi di mio marito raccontano di una Bilbao alla frutta, una manciata di anni fa. La svolta ha coinciso con la sfida della modernità e delle grandi opere, dal Guggenheim al ponte di Calatrava in poi e ad oggi non dà segno di volersi fermare, di pari passo con una ripresa economica che ha impedito a questa regione di essere travolta dalla crisi abbattutasi in forme durissime sulla Spagna. La città è un cantiere, ma anche San Sebastian non è da meno. Il confronto con l'immobilismo delle nostre realtà è così schiacciante che nessuno di noi osa parlarne per primo: ma quando Fabio comincia, è tutto un susseguirsi di sospiri. Stavolta, poi, non abbiamo scuse: nessuna latitudine, nessuna religione da invocare come alibi per le occasioni mancate. Non ci resta che piangere...
Ciudad Vieja: a sinistra del fiume, piccola e vivace. Come in tutte le città della Spagna, pullula di gente ad ogni ora del giorno e della notte- mattina esclusa. Gruppetti di giovani seduti per terra, a fianco delle osterie, lasciano intuire che la notte sia sempre giovane, là in mezzo. A differenza dei modelli che conosciamo noi, i vicoli di Bilbao sono ordinati: un asse centrale e sette stradine, da loro chiamate Le Sette Sorelle. Insomma, qui non ci si perde: per cui, se avete in mente di tornare all'alba, trovatevi un'altra scusa...
Cantieri: gli amici baschi di mio marito raccontano di una Bilbao alla frutta, una manciata di anni fa. La svolta ha coinciso con la sfida della modernità e delle grandi opere, dal Guggenheim al ponte di Calatrava in poi e ad oggi non dà segno di volersi fermare, di pari passo con una ripresa economica che ha impedito a questa regione di essere travolta dalla crisi abbattutasi in forme durissime sulla Spagna. La città è un cantiere, ma anche San Sebastian non è da meno. Il confronto con l'immobilismo delle nostre realtà è così schiacciante che nessuno di noi osa parlarne per primo: ma quando Fabio comincia, è tutto un susseguirsi di sospiri. Stavolta, poi, non abbiamo scuse: nessuna latitudine, nessuna religione da invocare come alibi per le occasioni mancate. Non ci resta che piangere...
Ciudad Vieja: a sinistra del fiume, piccola e vivace. Come in tutte le città della Spagna, pullula di gente ad ogni ora del giorno e della notte- mattina esclusa. Gruppetti di giovani seduti per terra, a fianco delle osterie, lasciano intuire che la notte sia sempre giovane, là in mezzo. A differenza dei modelli che conosciamo noi, i vicoli di Bilbao sono ordinati: un asse centrale e sette stradine, da loro chiamate Le Sette Sorelle. Insomma, qui non ci si perde: per cui, se avete in mente di tornare all'alba, trovatevi un'altra scusa...
Clima: ci è andata bene, anzi benissimo. Sole e maglioncino mattino e sera e giornate mai caldissime, l'ideale per poter affrontare quelli che noi chiamiamo “viaggi di piacere” e gli altri “maratone estenuanti, un bel villaggio turistico mai?”. Di solito, però, non è così. La vicinanza con l'Atlantico si fa sentire, con piogge frequenti, temperature basse e forte vento: ma quando fa bello, è bello per davvero.
D
Desayune: rassegnatevi. Fino alle 10, non c'è un bar aperto. Convinti di aver fregato l'albergatore, rifiutando le costosissime colazioni in Hotel (intorno ai 14 euro, più che meno), vi ritroverete a girare per strade deserte, interrogandovi ora sulle modalità del teletrasporto, ora sugli orari lavorativi e scolastici di un popolo che inizia a dar segni di vita quando voi siete già stanchi. Ma quando, finalmente, le serracinesche si alzano, li perdonate di tutto: chilometri di tapas, tortillas, bocadillos, empanadas e tutto quanto fa desayune alla basca. Per nulla all'altezza la nostra accoppiata cappuccino&brioche: il caffè è imbevibile, le paste sono asciutte, insapori e un po' stantie. Da dimenticare, in tutti i sensi.
Devozione: qui come altrove, è alla scultura lignea che la devozione popolare affida il compito di esprimere la propria fede. E qui, come in nessun altro luogo, essa è passione estrema: lo è nel dinamismo dei gruppi scultorei, nello strazio dei volti, nella violenza dei contrasti, nei tratti impietosi con cui si dipingono il sangue e le lacrime. Ad accrescerne gli effetti, la collocazione strategica, ora in nicchie nascoste, che si aprono alla vista all'improvviso, ora sugli altari, trafitte dalla luce del giorno, ora in cappelle laterali, al fioco lume delle candele votive. Rimanere impassibili, di fronte a questi volti, non si può, tanta è la forza che prorompe da queste opere, prodotto di artisti senza nome, eppure così grandi nel trasmettere emozioni intense e potenti. Imperdibili.
Dieta: come dice Annalu, un'altra dieta da piatto unico. La sola scelta del locale dove far colazione ce ne fa scoprire una serie di altri che valgono almeno una sosta, per cui, dopo essere usciti satolli dal desayne, iniziamo una spesa mirata e capillare: dal dolce al salato, dal caldo al freddo, dal dop al doc, niente sfugge al nostro occhio accorto e al nostro stomaco senza fondo. E' anche una dieta liquida, per così dire, visto che fra cervezitas, sidro e sangria, l'alcool scorre a fiumi nelle nostre vene. Il verdetto della bilancia è punitivo per tutti, tranne che per Fabio che, da solo, perde tutto il peso che noi abbiamo acquistato. Visto che, dei 4, è quello che ha mangiato più di tutti e ha fotogratato più di tutti, i casi sono due: o il continuo su e giù dell'indice della mano sinistra è un brucia calorie da paura, oppure noi tre non abbiamo masticato a sufficienza...
E
ETA. L'acronimo sta per Euskadi ta Askatasuna, "Terra e Libertà per il Popolo Basco", ma la firma è fra quelle che più hanno insanguinato la Storia di questi ultimi anni. L'utimo "cessate il fuoco", però, è del 2006 e da allora gli accordi con il Governo sono stati rispettati. Tutto tace, a Bilbao: nessuna scritta sui muri, nessun volantino sospetto, nessun accenno, neppure innocente, nei discorsi.
F
Fiesta: fate voi. Il nostro viaggio inizia il 24 giugno, San Giovanni Battista, e finisce il 29, SS. Pietro e Paolo, il che, tradotto nella liturgia spagnola, significa una fiesta continua in cui tutto si confonde, identità dei Santi in primis. L'anno scorso, stesso periodo, ci facemmo sedurre dai prezzi stracciati di uno splendido hotel sulla piazza principale di Leon, scoprendo poche ore dopo di essere finiti proprio nell'epicentro del casino. Quest'anno siamo un po' più accorti e, almeno di notte, riposiamo. Ma di giorno è tutto un destreggiarsi fra stand, palloncini, costumi e vestiti della festa, a rendere ancora più ricca una vacanza già “piena” di suo.
Fiume: taglia in due Bilbao e le conferisce quella fisionomia tipica delle città con questa caratteristica. Passeggiare sugli argini, abbelliti da grandi marciapiedi ombreggiati da un verde pubblico eccellentemente curato è l'abitudine più sana e più diffusa fra gli abitanti di Bilbao ed è il consiglio che vi diamo, come primo impatto con la città: nelle acque del... si riflette il profilo della città- i campanili della chiesa di San Nicola di Bari, i bord increspati delle finestre a bovindo, le onde massicce del Guggenheim- in un colpo d'occhio di rara suggestione.
Fotografi: mettere in mano ai nostri mariti una macchina fotografica e perdere due compagni di viaggio è praticamente tutt'uno. Non che la cosa ci dispiaccia, per carità: io ed Annalu abbiamo talmente tante cose da dirci che neppure ci accorgiamo della loro assenza, se non quando ci tocca fermarci ad aspettarli, persi dietro ad un'inquadratura insolita o ad una luce particolare. E' allora che ci voltiamo a guardarli, scoprendoli in pose al limite dell'imbarazzante, con una grazia che oscilla fra Nurejev e un camallo del porto: tanto che, se un rammarico c'è, è quello di non aver avuto noi due noi una digitale a portata di mano: di sicuro, non saremmo finite sul Nescional, ma sai che risate....
G
Gastronomia: è lo specchio fedele di quell'equilibrio fra antico e nuovo che contraddistingue questa terra. Su una tradizione che profuma di pesce dell'Atlantico e di prosciutti che vengono dalle montagne vicine si innestano le svolte della nuova cucina spagnola, che ha nei Paesi Baschi il suo fiore all'occhiello. Tolto Adrià, è qui che dovrete dirigervi, se desiderate fare un'esperienza gastronomica degna di questo nome: se invece preferite non rischiare e trovare conforto e soddisfazione nelle preparazioni tradizionali, bussate tranquilli ad ogni porta, sotto l'insegna di un ristorante: non solo vi verrà aperto, ma non resterete delusi.
Guggenheim: per una volta, non è il Guggenheim che vale il viaggio, ma il viaggio che vale il Guggenheim. E' uno di quei must da Terzo Millennio, da mettere nell'elenco dei posti da visitare, indipendentemente da ciò che gli sta intorno, e questo anche se non siete amanti dell'architettura moderna: la sua bellezza è tale da lasciar senza fiato anche chi non si intende di volumi e geometrie. Quando, negli anni '90, Bilbao ha accettato la sfida di ospitare la quarta sede di questo museo, dopo Venezia, New York e Berlino, ha rischiato tutto: d'altronde, come dicevamo, l'alternativa era rassegnarsi al proprio declino e tuttavia si è trattato comunque di una scelta coraggiosa, per quanto quasi obbligata: immaginate voi come vi sentireste a mettere la vostra città nelle mani di un artista, sapendo che quello che ne verrà fuori ve la stravolgerà per sempre. Da Genovese, penso a Renzo Piano e alle polemiche successive alla costruzione del Centre Pompidou e faccio le proporzioni: perchè quello che per Parigi è un quartiere, per Bilbao è mezza città. E difatti, l'impronta di questo edificio è di quelle che lasciano il segno, nell'urbanistica ma anche nel cuore: ve lo trovate davanti all'improvviso, arrivando dall'aereporto- e rimanete senza fiato: un gioco di volumi geniale, che ha nell'andamento ondulato il suo filo conduttore, una sorta di filo di Arianna in un labirinto di geometrie che si intersecano e si dipanano dentro e fuori, e nella luce la complice più fidata. Controllate il calendario delle mostre temporanee, perchè la collezione permanente è poca cosa e cercate di programmare il viaggio in concomitanza con qualcosa che desti il vostro interesse: noi siamo stati doppiamente fortunati, per la mostra su Henri Rousseau in primis e per un inatteso cadeau di A. Khapur (v.). In ogni caso, l'interno è essenziale alla comprensione dell'edificio, per cui fate comunque il biglietto, anche se l'arte contemporanea non vi interessa per niente. Se proprio dovete rinunciare a qualcosa, saltate la sosta al bar (carissimo) e soprattutto evitate il caffè, il peggiore di Spagna. Per quanto riguarda il ristorante, invece, ormai un punto di riferimento nel planetario della gastronomia, avete due chances: o vi fidate ad occhi chiusi e prenotate con anticipo, oppure aspettate qualche giorno e vi leggete la nostra recensione qui sopra. Tanto per avere un'idea di che cosa vi aspetta...
bilbao -giugno 2010
H
Hotel: il nostro è un 5 stelle, in posizione perfetta, a metà strada fra la Ciudad Vieja e il Guggenheim, ma è indubbio che in Italia la classificazione sarebbe stata inferiore. Visto che approfittiamo di un'offerta a prezzi stracciati (circa 80 euro a camera la doppia, colazione esclusa) non ci lamentiamo: ma se volete fare un viaggio da queste parti, non fatevi sedurre troppo dalle valutazioni standard.
segue....
Alessandra
Quanto devo pagare per la gita???Mi fate un pò di sconto???Per me è stata più corta...!!!!!Buona giornata deny
RispondiEliminaSe non avessi fatto questo viaggio in vostra compagnia, ne sarei terribilmente attratto.
RispondiElimina(quei loschi figuri in compagnia di un improbabile uomo ragno io non li conosco!)
P.S: terminati gli scatti e i km fatti a piedi, la fame è rimasta la stessa di quei giorni. Risultato: ho rimesso tutto...con gli interessi...
Fabio
E poi mi chiedi perché ho bisogno di zuccheri e calorie???? Volevo esserci anche iooooooooo!!!! Da morire la foto dei due fringuelli apprendisti spider man!!!
RispondiEliminaBaci e ben tornati!!!
P.s. QUando si riparte per Bilbao?
Che meraviglia i tuoi reportage alfabetici: un perfetto mix di cultura, gastronomia, arte, ironia ed allegria!
RispondiEliminaDa riunire tutti nell'"ABC del viaggiare c.c.p."(come ci piace!)...ed ecco pronto per la stampa il tuo secondo libro!!!...
Deny, agggratis, ci vieni, tu! ti aspettiamo!
RispondiEliminaFabio: ma non ci credo neanche se ti vedo, guarda, con i kg in più. A meno che... a meno che tu non abbia scattato foto, in questi giorni... nel qual caso, effettivamente, potresti non aver bruciato a sufficienza :-)
sui loschi figuri, passo :-)
(la creatura, però, ha detto : troppo figo, fabio :-) non so se rendo....)
stefania: parigi no??? la mia offerta è sempre valida....
Virò troppo buona. Però, l'idea di scrivere delle guide per il blog, mi è venuta e pure più di una volta. Appena riesco ad avere una giornata di 48 ore e la vincita al superenalotto del montepremi più alto di tutti i tempi, lo faccio :-)
però, un giretto tutti insieme, a quello ci si potrebbe pensare per davvero....
ciao
ale
Che bell'ABC Alessandra e che belle foto! Sulla Dieta sono perfettamente d'accordo...in spagna tra cervecitas y pinchos y tapas y aceitunas y montaditos y empanadas...beh, una pacchia!
RispondiEliminaBacioni
Interessantissimo!! Mi affascinano i Paesi Baschi e dopo queste splendide foto ancora di più!
RispondiEliminaE' risaputo che i kilo-bytes immagazzinati nella fotocamera sono inversamente proporzionali ai kilo-grammi della bilancia ^^
RispondiEliminaP.S. la Creatura mi sta sempre più simpatica :-D
Bellissimo racconto e molto veritiero (soprattutto nella parte in cui descrivi i fotografi :-D).
RispondiEliminaIl commento della creatura ha rincuorato Fabio, terribilmente devastato da una domanda fattagli venerdì scorso da un ventenne, del tipo "LEI per che squadra tifa?" (ora si sente meno vecchio ;-))
Un viaggio bellissimo, interessantissimo e soprattutto divertentissimo...insomma, a quando il prossimo? ;-)
Baci
Anna Luisa
Ottima guida. Mi piace la prospettiva MT ed effettivamente Virò mi leva le parole di bocca per commmentare e complimentarmi.
RispondiEliminaPurtroppo però ho qualche difetto di fabbrica evidentemente perchè ancora non mi capacito di come a fine lettura dei due post gemelli (quello di MT e di Anna Luisa e Fabio), dopo aver visto tante foto ed aver fatto mio in modo attento le più piccole osservazioni...continuo a girarmi in testa la sigla originale di un cartoon di quando ero piccolo che trasmettevano dopo la serie di SuperGulp:"Spiderman...spiderman...there comes the spiderman..." :PP
Che la farmacia basti anche a me o c'è bisogno di uno specialista?! ahahahaahhaha :D