"Quanti giorni, ad Edimburgo?"
Bella domanda. Una vita, mi verrebbe da rispondere, visto che se mai c'è una città ad avere un posto speciale nel mio cuore questa è proprio la capitale della Scozia. Però, abbiamo tre settimane e un viaggio lungo e tappe difficili da raggiungere, molto di più di quanto non lo sia questa. Senza contare che Edimburgo è magica e ruffiana al tempo stesso e ti si concede tutta sin dal primo sguardo, senza nessuna reticenza, senza nessun bisogno di superare ostacoli, urbanistici o culturali che siano. Non è Glasgow, dalla bellezza rude e schiva, gelosa custode di tesori inimmaginabili, da tanto son nascosti: al contrario, è un susseguirsi di immagini da cartolina, perfette e mai stucchevoli, da tanto vivono della vivacità e della simpatia di chi lì vive o lavora. E poi, a ben pensarci, io ci son stata tante, volte, se a mio marito piace troveremo un'altra occasione per ritornare e a mia figlia ci vuole ancora del tempo, per assaporare e capire e il tutto e subito, in questo caso, non funziona.
"Un giorno basta"- taglio corto, spuntando mentalmente dalla lista dei posti da vedere tutto quello che può richiedere visite approfondite e quindi tempo. Cadono sotto i colpi della gomma il National Museum of Scotland, l'Osservatorio, la National Gallery (forse) e la Georgian House (ma anche no), mentre punto la sveglia mezz'ora prima del previsto e mi addormento organizzando e riorganizzando la giornata, nel disperato tentativo di incastrare tutto.
Ci si è messa pure la pioggia, a scombinarmi i piani- e stavolta non sembra che abbia intenzione di smettere. Usciamo dal parcheggio di Castle Terrace con gli ombrelli sotto braccio, in segno di resa: d'altronde, non è tempo per le manfrine, le indecisioni, il "semmai torno indietro a prenderli": son solo le nove, ma i turisti abbondano e il Castello è a pochi passi.
Dire Edimburgo e pensare al Castello è un riflesso incondizionato. D'altronde, sarebbe impossibile fare il contrario, visto che la fortezza che da secoli domina la città è il fulcro della sua storia. E' dal castello che deriva il nome (dyn, in gaelico, sta per fortezza), è dal castello che trae origine il soprannome (l'Atene del Nord, una specie di acropoli), è nel castello che si sono succeduti gli eventi storici più importanti, dalle imprese di re Malcom fino a quelle di Bonnie Prince Charlie, passando per Robert the Bruce e l'immancabile Maria Stuarda che qui diede alla luce il futuro re d'Inghilterra. La visita, quindi, è d'obbligo, come si intuisce dalle code al botteghino. Noi le dribbliamo, grazie ai soliti abbonamenti, ed iniziamo a salire.
The Castle è, propriamente, una grande fortezza. Quindi, non aspettatevi di entrare in un castello, ma in una serie di edifici, più o meno grandi, più o meno importanti, tutti disposti intorno alla spianata, sui cui bastioni un tempo si combattevano guerre, oggi ci si spintona per fare la foto al panorama: "ma se si può essere più cretini- dico a mia figlia, accennando col mento a due che si stanno infradiciando fino alle mutande per raggiungere l'inquadratura perfetta- "almeno si vedesse qualcosa, uno potrebbe anche capirlo, ma così...ce ne saranno di scemi, al mondo". Questo lo dico proprio nell'esatto istante in cui uno dei due si gira, rivelando a tutti gli astanti di essere il marito: neanche a farlo apposta, intorno a noi ci son solo Italiani , quella deficiente della creatura, anzichè filarsela all'inglese, resta dov'è, piegata in due dal ridere e nel giro di tre minuti stanno ridendo tutti. Tranne me, naturalmente...
Dei vari edifici che compongono il Castello, quello dove la fila è più lunga ospita i gioielli della Corona. Quello che a me invece è sempre piaciuto più di tutti è il Memorial, una sala del XVIII secolo tutta consacrata agli scozzesi vittime delle due guerre mondiali. E' una successione di tante piccole cappelle, ognuna con le bandiere e le insegne del corpo militare di appartenenza, sotto alle quali si trova il libro con tutti i nomi dei defunti, reparto per reparto. Ovunque, corone di papaveri rossi, ad indicare una morte che deve essere oblio per i caduti- ma solo per loro
Giramo un'ora per il Castello, fermandoci ovviamente ad ascoltare la prima delle tante cornamuse che faranno da sottofondo a questo viaggio. Fedeli alle consegne, gli Scozzesi suonano anche se diluvia, coperti da cerate nere che arrivano fino alle ginocchia, fra il tripudio dei bambini e l'esaltazione dei soliti "foto-ricordo-addicted", che agognano ad essere immortalati accanto a loro. Stavolta è una giapponese a mettersi in posa, in linea perfetta con la direzione delle canne dello strumento: il suonatore le inclina e la centra in pieno, con un tempismo degno del migliore dei film comici. Dio esiste- e porta il kilt.
Il Royal Mile o "miglio reale" è il nome che viene dato alle strade che collegano The Castle con Holyrood Palace, all'estremità opposta. Milleseicento metri di meraviglie, funestati purtroppo dalla massiccia presenza di negozi per turisti- turisti compresi. "Vent'anni fa, non ce n'erano quasi", borbotto, mentre mi faccio strada fra espositori di magliette e venditori di cartoline, alla disperata conquista della mia meta, mai agognata come in quest'ultimo mese e altrettanto additata agli amici come rimedio di tutti i mali: il negozio che vende i famosi Sixpence, le monetine che tradizionalmente accompagnano tutti i riti del popolo britannico- dal pudding di Natale alla scarpa della sposa (and a sixpence in your shoe)- spazzate via dall'introduzione del sistema decimale, nel 1970 o giù di lì. Da quel momento in poi, i Sixpence sparirono quasi del tutto: molti vennero custiditi gelosamente, allo scopo di mantenere vive le tradizioni del passato (senza andare troppo lontano, sia io che mia sorella siamo andate all'altare con un sixpence nella scarpa), ma la maggior parte finì sui banchi di qualche antiquario astuto che ne fece incetta a tempo debito per farci ricarichi mostruosi su. Uno di questi si trovava proprio nel Mile, più o meno a metà ma, per quanto mi affanni a cercarlo, non lo trovo. Trovo però il negozio del cachemire e quello dei kilt, dove si fanno due lunghe soste consolatorie- e pazienza se il negozio non c'è più: la fortuna, è rimasta lo stesso.
La creatura è in estasi: e non per il nuovo kilt superaccessoriato che le abbiamo regalato, ma per gli artisti che animano il Mile. Siamo agli inizi del Festival Internazionale, una rassegna che, dal 1947, riunisce ogni anno ad agosto giovani artisti da tutto il mondo- ballerini, attori, cantanti di ogni genere. Gli spettacoli sono alla sera, ma di giorno le compagnie scorrazzano per le strade del centro, ora inscenando piccoli spettacoli, ora facendo assaporare qualche breve anteprima, in una caccia allo spettatore pagante che altrove potrebbe suonar fastidiosa ma che qui ti fa rimpiangere il poco tempo a disposizione.
E' anche tempo di Military Tatoo, la grande parata militare che ha sede nel piazzale antistante al Castello, in contemporanea col festival. Per quanto più turistica, è una manifestazione commovente: almeno, io mi sono commossa, ogni volta che ci sono stata e per questo ci sarei tornata volentieri. Ma i biglietti si acquistano con mesi di anticipo e noi , alla Scozia, abbiamo pensato troppo tardi. E così, deviamo verso St. Gills, la cattedrale della città, nota per essere la sede della Cappella dell'Ordine del Cardo, l'onorificenza più ambita di Scozia. Tanto ambita che, per visitarla, è richiesto un supplemento....
Da St. Gills in giù, la frenesia si placa, per lasciar spazio all'Edimburgo sorniona ed elegante che ricordavo. Anch'io tiro il fiato e finalmente ritrovo le cose di un tempo, le insegne dei negozi
la bottega del fudge
il Christmas Shop
e, finalmente, il vecchio pub di Cannogate, dove ci fermiamo per pranzo e dove il marito ordina il famigerato Haggis. "Famoso" sarebbe l'aggettivo più indicato perchè, di solito, è così che ci si riferisce al piatto tipico di una località. Ma con l'haggis le cose cambiano: intanto, perchè si tratta di un vero cibo da Highlander: un insaccato di cuore, polmone e fegato di pecora, uniti a grasso di rognone, cipolle e spezie varie e fatti bollire direttamente nello stomaco dell'animale (morto, sia chiaro). In più, io per anni sono stata costretta ad assaggiarlo, per doveri di contratto, prima ancora di ospitalità, perchè, lavorando nel turismo, non potevo certo far vedere ai clienti che non mangiavo le prelibatezze che mi venivano messe nel piatto. Se a ciò aggiungete che ogni volta che vado dal macellaio vengo minacciata col coltello perchè vorrei che togliesse il grasso dalla carne, vi lascio immaginare come io sia ben disposta verso quel piatto. Che, ovviamente, il marito ordna subito.
"Stai scherzando, vero?" gli chiedo, quando decifro qualcosa di molto simile ad "agghii" nell'incomprensibile slang americano che il marito si ostina a considerare inglese
"No, perchè? lo assaggio"
" Guarda che è una schifezza... nel senso, che io l'ho mangiato, mi ci hano costretta ogni volta, ma fidati, un incubo... anzi, la guida dice pure che ormai è una specie di leggenda, che non lo mangia più nessuno, e come si fa..."
Io lo so, ora, cosa state pensando in questo momento: e cioè che il marito abbia mangiato l'haggis, trovandolo ottimo. Per carità, non state sbagliando, anzi: lo ha trovato ottimo e difatti lo ha mangiato. solo un terzo, però: perchè il resto è finito nello stomaco della creatura la quale, dimentica dei "no, lì c'è stata dell'insalata e allora non lo voglio" e "no, lo yogurt solo magro perchè sennò ingrasso" si fa fuori sotto i miei occhi mezzo metro di immondo budello, condendolo con mugolii di ogni tipo- mmmmhhhh... spettacolo...mmmhhhh... quant'è buono.... fino al colpo finale del "capisci perchè a casa non mangio? perchè tu, 'ste cose, mica me le prepari..."
Holyrood Palace è la residenza ufficiale della Regina quando viene in visita in Scozia e difatti non è detto che lo si possa visitare sempre: fortunatamente, Sua Maestà non è più una ragazzina e quindi ama avere delle abitudini, che la vogliono a luglio a Holyrood e ad agosto a Balmoral, ma non è detto: per cui, informatevi sempre con un certo anticipo, se volete visitare gli interni. Secondo me, merita un giro, anche se il biglietto è caro e non rientra in nessun pacchetto scontato. Le guide sono simpatiche e sono le uniche che riescano a rendere divertenti le gallerie diei 110 ritratti dei vari Reali ingelsi, soffermandosi su aneddoti e retroscena non sempre convenienti. E se poi siete fra quelli che amano le storie di lacrime e sangue, la stanza dove fu ucciso Rizzio, il fascinoso segretario di Maria Stuarda, è quello che fa per voi....
Di fronte ad Holyrood, sorge un'orrenda costruzione, mai vista prima di allora, che ospita il Parlamento Scozzese: risale a pochi anni fa e ne parleremo meglio nell'ABC ma, in ogni caso, sotto l'aspetto architettonico è un pugno in pieno viso.
Risaliamo verso New Town, passando per Princes Square e per Jenner's, la risposta scozzese ad Harrods. Nulla a che vedere, per carità, ma la creatura ha appena saputo di una crociera premio che i nonni le regalano quest'autunno in Egitto e tanto basta per provarsi tutti i vestiti da sera, mentre io e mio marito continuiamo a chiederci "premio...de che???"
Si chiama "New Town" mai in realtà risale al XVIII secolo che qui vide il trionfo dell'età giorgiana. E difatti, il quartiere a Nord di Princess street è contraddistinto da una straordinaria unità architettonica, che sembra inimmaginabile se confrontata con il meraviglioso guazzabuglio di architetture e di stili di Old Town: facciate lineari, porte colorate incorniciate da bianche colonne, ampi viali e ariose piazze sono il segno distintivo di queste strade, il cui asse principale vada da St Andrew a Charlotte Square, dove ha sede la famosa Georgian House.
Date retta a me: andateci. E vedrete che non ve ne pentirete. E' una casa arredata con mobilio originale, che risale proprio all'epoca della costruzione della piazza e che testimonia in modo vivido ed eloquente la vita di quegli anni. L'avrò vista dieci volte e quindi non mi dispiace tirar dritto, di fronte ai "no" imperiosi del marito e della figlia. Ma, se non ci siete ancora stati, un giro fatelo. Ne vale davvero la pena
Alla National c'è una mostra sui Giardini degli Impressionisti, che ci godiamo dal primo all'ultimo quadro, bookshop compreso. La creatura è indecisa fra i semi da regalare a mia suocera e perdiamo mezz'ora per comprare una bustina, ma alla fine lei è contenta ed io pure. Il tabellino di marcia è perfetto, ci siamo pure concessi una deviazione inaspettata e ora possiamo goderci un giro per i giardini fra Princes Street e The Castle. Anche se ha smesso di piovere da un pezzo, il prato è ancora bagnato e di giocatori di golf metropolitani nemmeno l'ombra. Quando lavoravo qui, pranzare sulle panchine e provare a mandare una palla in buca era di prassi: ma ora è tardi e gli stand del festival hanno invaso ogni spazio. Guardo l'orologio: ancora una cosa- e poi siamo a posto
Ve lo ricordate Bobby, il cane che vegliò sulla tomba del suo padrone per quasi vent'anni, fino a quando morì egli stesso? mia figlia ci è cresciuta, con questa storia e quindi una tappa a Greyfriars è d'obbligo. Già che ci siamo, giriamo per Grassmarket, il vecchio quartiere del mercato, il più vero di tutti, con vicoli ripidi e bui a far da contrasto a piazzette che pullulano di tavolini e risate. Ci fermiamo a sentire una band di olandesi, quel tanto che basta per convincere la creatura a premdere accordi con un amico "che quando torno, lo facciamo anche noi in Corso Italia". Mio marito sorride, io abbozzo, commossa, lei è tutta felice. Ve lo avevo detto, no?, che Edimburgo è una città magica?
"Un giorno basta"- taglio corto, spuntando mentalmente dalla lista dei posti da vedere tutto quello che può richiedere visite approfondite e quindi tempo. Cadono sotto i colpi della gomma il National Museum of Scotland, l'Osservatorio, la National Gallery (forse) e la Georgian House (ma anche no), mentre punto la sveglia mezz'ora prima del previsto e mi addormento organizzando e riorganizzando la giornata, nel disperato tentativo di incastrare tutto.
Ci si è messa pure la pioggia, a scombinarmi i piani- e stavolta non sembra che abbia intenzione di smettere. Usciamo dal parcheggio di Castle Terrace con gli ombrelli sotto braccio, in segno di resa: d'altronde, non è tempo per le manfrine, le indecisioni, il "semmai torno indietro a prenderli": son solo le nove, ma i turisti abbondano e il Castello è a pochi passi.
Dire Edimburgo e pensare al Castello è un riflesso incondizionato. D'altronde, sarebbe impossibile fare il contrario, visto che la fortezza che da secoli domina la città è il fulcro della sua storia. E' dal castello che deriva il nome (dyn, in gaelico, sta per fortezza), è dal castello che trae origine il soprannome (l'Atene del Nord, una specie di acropoli), è nel castello che si sono succeduti gli eventi storici più importanti, dalle imprese di re Malcom fino a quelle di Bonnie Prince Charlie, passando per Robert the Bruce e l'immancabile Maria Stuarda che qui diede alla luce il futuro re d'Inghilterra. La visita, quindi, è d'obbligo, come si intuisce dalle code al botteghino. Noi le dribbliamo, grazie ai soliti abbonamenti, ed iniziamo a salire.
The Castle è, propriamente, una grande fortezza. Quindi, non aspettatevi di entrare in un castello, ma in una serie di edifici, più o meno grandi, più o meno importanti, tutti disposti intorno alla spianata, sui cui bastioni un tempo si combattevano guerre, oggi ci si spintona per fare la foto al panorama: "ma se si può essere più cretini- dico a mia figlia, accennando col mento a due che si stanno infradiciando fino alle mutande per raggiungere l'inquadratura perfetta- "almeno si vedesse qualcosa, uno potrebbe anche capirlo, ma così...ce ne saranno di scemi, al mondo". Questo lo dico proprio nell'esatto istante in cui uno dei due si gira, rivelando a tutti gli astanti di essere il marito: neanche a farlo apposta, intorno a noi ci son solo Italiani , quella deficiente della creatura, anzichè filarsela all'inglese, resta dov'è, piegata in due dal ridere e nel giro di tre minuti stanno ridendo tutti. Tranne me, naturalmente...
Dei vari edifici che compongono il Castello, quello dove la fila è più lunga ospita i gioielli della Corona. Quello che a me invece è sempre piaciuto più di tutti è il Memorial, una sala del XVIII secolo tutta consacrata agli scozzesi vittime delle due guerre mondiali. E' una successione di tante piccole cappelle, ognuna con le bandiere e le insegne del corpo militare di appartenenza, sotto alle quali si trova il libro con tutti i nomi dei defunti, reparto per reparto. Ovunque, corone di papaveri rossi, ad indicare una morte che deve essere oblio per i caduti- ma solo per loro
Giramo un'ora per il Castello, fermandoci ovviamente ad ascoltare la prima delle tante cornamuse che faranno da sottofondo a questo viaggio. Fedeli alle consegne, gli Scozzesi suonano anche se diluvia, coperti da cerate nere che arrivano fino alle ginocchia, fra il tripudio dei bambini e l'esaltazione dei soliti "foto-ricordo-addicted", che agognano ad essere immortalati accanto a loro. Stavolta è una giapponese a mettersi in posa, in linea perfetta con la direzione delle canne dello strumento: il suonatore le inclina e la centra in pieno, con un tempismo degno del migliore dei film comici. Dio esiste- e porta il kilt.
Il Royal Mile o "miglio reale" è il nome che viene dato alle strade che collegano The Castle con Holyrood Palace, all'estremità opposta. Milleseicento metri di meraviglie, funestati purtroppo dalla massiccia presenza di negozi per turisti- turisti compresi. "Vent'anni fa, non ce n'erano quasi", borbotto, mentre mi faccio strada fra espositori di magliette e venditori di cartoline, alla disperata conquista della mia meta, mai agognata come in quest'ultimo mese e altrettanto additata agli amici come rimedio di tutti i mali: il negozio che vende i famosi Sixpence, le monetine che tradizionalmente accompagnano tutti i riti del popolo britannico- dal pudding di Natale alla scarpa della sposa (and a sixpence in your shoe)- spazzate via dall'introduzione del sistema decimale, nel 1970 o giù di lì. Da quel momento in poi, i Sixpence sparirono quasi del tutto: molti vennero custiditi gelosamente, allo scopo di mantenere vive le tradizioni del passato (senza andare troppo lontano, sia io che mia sorella siamo andate all'altare con un sixpence nella scarpa), ma la maggior parte finì sui banchi di qualche antiquario astuto che ne fece incetta a tempo debito per farci ricarichi mostruosi su. Uno di questi si trovava proprio nel Mile, più o meno a metà ma, per quanto mi affanni a cercarlo, non lo trovo. Trovo però il negozio del cachemire e quello dei kilt, dove si fanno due lunghe soste consolatorie- e pazienza se il negozio non c'è più: la fortuna, è rimasta lo stesso.
La creatura è in estasi: e non per il nuovo kilt superaccessoriato che le abbiamo regalato, ma per gli artisti che animano il Mile. Siamo agli inizi del Festival Internazionale, una rassegna che, dal 1947, riunisce ogni anno ad agosto giovani artisti da tutto il mondo- ballerini, attori, cantanti di ogni genere. Gli spettacoli sono alla sera, ma di giorno le compagnie scorrazzano per le strade del centro, ora inscenando piccoli spettacoli, ora facendo assaporare qualche breve anteprima, in una caccia allo spettatore pagante che altrove potrebbe suonar fastidiosa ma che qui ti fa rimpiangere il poco tempo a disposizione.
E' anche tempo di Military Tatoo, la grande parata militare che ha sede nel piazzale antistante al Castello, in contemporanea col festival. Per quanto più turistica, è una manifestazione commovente: almeno, io mi sono commossa, ogni volta che ci sono stata e per questo ci sarei tornata volentieri. Ma i biglietti si acquistano con mesi di anticipo e noi , alla Scozia, abbiamo pensato troppo tardi. E così, deviamo verso St. Gills, la cattedrale della città, nota per essere la sede della Cappella dell'Ordine del Cardo, l'onorificenza più ambita di Scozia. Tanto ambita che, per visitarla, è richiesto un supplemento....
Da St. Gills in giù, la frenesia si placa, per lasciar spazio all'Edimburgo sorniona ed elegante che ricordavo. Anch'io tiro il fiato e finalmente ritrovo le cose di un tempo, le insegne dei negozi
la bottega del fudge
il Christmas Shop
e, finalmente, il vecchio pub di Cannogate, dove ci fermiamo per pranzo e dove il marito ordina il famigerato Haggis. "Famoso" sarebbe l'aggettivo più indicato perchè, di solito, è così che ci si riferisce al piatto tipico di una località. Ma con l'haggis le cose cambiano: intanto, perchè si tratta di un vero cibo da Highlander: un insaccato di cuore, polmone e fegato di pecora, uniti a grasso di rognone, cipolle e spezie varie e fatti bollire direttamente nello stomaco dell'animale (morto, sia chiaro). In più, io per anni sono stata costretta ad assaggiarlo, per doveri di contratto, prima ancora di ospitalità, perchè, lavorando nel turismo, non potevo certo far vedere ai clienti che non mangiavo le prelibatezze che mi venivano messe nel piatto. Se a ciò aggiungete che ogni volta che vado dal macellaio vengo minacciata col coltello perchè vorrei che togliesse il grasso dalla carne, vi lascio immaginare come io sia ben disposta verso quel piatto. Che, ovviamente, il marito ordna subito.
"Stai scherzando, vero?" gli chiedo, quando decifro qualcosa di molto simile ad "agghii" nell'incomprensibile slang americano che il marito si ostina a considerare inglese
"No, perchè? lo assaggio"
" Guarda che è una schifezza... nel senso, che io l'ho mangiato, mi ci hano costretta ogni volta, ma fidati, un incubo... anzi, la guida dice pure che ormai è una specie di leggenda, che non lo mangia più nessuno, e come si fa..."
Io lo so, ora, cosa state pensando in questo momento: e cioè che il marito abbia mangiato l'haggis, trovandolo ottimo. Per carità, non state sbagliando, anzi: lo ha trovato ottimo e difatti lo ha mangiato. solo un terzo, però: perchè il resto è finito nello stomaco della creatura la quale, dimentica dei "no, lì c'è stata dell'insalata e allora non lo voglio" e "no, lo yogurt solo magro perchè sennò ingrasso" si fa fuori sotto i miei occhi mezzo metro di immondo budello, condendolo con mugolii di ogni tipo- mmmmhhhh... spettacolo...mmmhhhh... quant'è buono.... fino al colpo finale del "capisci perchè a casa non mangio? perchè tu, 'ste cose, mica me le prepari..."
Holyrood Palace è la residenza ufficiale della Regina quando viene in visita in Scozia e difatti non è detto che lo si possa visitare sempre: fortunatamente, Sua Maestà non è più una ragazzina e quindi ama avere delle abitudini, che la vogliono a luglio a Holyrood e ad agosto a Balmoral, ma non è detto: per cui, informatevi sempre con un certo anticipo, se volete visitare gli interni. Secondo me, merita un giro, anche se il biglietto è caro e non rientra in nessun pacchetto scontato. Le guide sono simpatiche e sono le uniche che riescano a rendere divertenti le gallerie diei 110 ritratti dei vari Reali ingelsi, soffermandosi su aneddoti e retroscena non sempre convenienti. E se poi siete fra quelli che amano le storie di lacrime e sangue, la stanza dove fu ucciso Rizzio, il fascinoso segretario di Maria Stuarda, è quello che fa per voi....
Di fronte ad Holyrood, sorge un'orrenda costruzione, mai vista prima di allora, che ospita il Parlamento Scozzese: risale a pochi anni fa e ne parleremo meglio nell'ABC ma, in ogni caso, sotto l'aspetto architettonico è un pugno in pieno viso.
Risaliamo verso New Town, passando per Princes Square e per Jenner's, la risposta scozzese ad Harrods. Nulla a che vedere, per carità, ma la creatura ha appena saputo di una crociera premio che i nonni le regalano quest'autunno in Egitto e tanto basta per provarsi tutti i vestiti da sera, mentre io e mio marito continuiamo a chiederci "premio...de che???"
Si chiama "New Town" mai in realtà risale al XVIII secolo che qui vide il trionfo dell'età giorgiana. E difatti, il quartiere a Nord di Princess street è contraddistinto da una straordinaria unità architettonica, che sembra inimmaginabile se confrontata con il meraviglioso guazzabuglio di architetture e di stili di Old Town: facciate lineari, porte colorate incorniciate da bianche colonne, ampi viali e ariose piazze sono il segno distintivo di queste strade, il cui asse principale vada da St Andrew a Charlotte Square, dove ha sede la famosa Georgian House.
Date retta a me: andateci. E vedrete che non ve ne pentirete. E' una casa arredata con mobilio originale, che risale proprio all'epoca della costruzione della piazza e che testimonia in modo vivido ed eloquente la vita di quegli anni. L'avrò vista dieci volte e quindi non mi dispiace tirar dritto, di fronte ai "no" imperiosi del marito e della figlia. Ma, se non ci siete ancora stati, un giro fatelo. Ne vale davvero la pena
Alla National c'è una mostra sui Giardini degli Impressionisti, che ci godiamo dal primo all'ultimo quadro, bookshop compreso. La creatura è indecisa fra i semi da regalare a mia suocera e perdiamo mezz'ora per comprare una bustina, ma alla fine lei è contenta ed io pure. Il tabellino di marcia è perfetto, ci siamo pure concessi una deviazione inaspettata e ora possiamo goderci un giro per i giardini fra Princes Street e The Castle. Anche se ha smesso di piovere da un pezzo, il prato è ancora bagnato e di giocatori di golf metropolitani nemmeno l'ombra. Quando lavoravo qui, pranzare sulle panchine e provare a mandare una palla in buca era di prassi: ma ora è tardi e gli stand del festival hanno invaso ogni spazio. Guardo l'orologio: ancora una cosa- e poi siamo a posto
Ve lo ricordate Bobby, il cane che vegliò sulla tomba del suo padrone per quasi vent'anni, fino a quando morì egli stesso? mia figlia ci è cresciuta, con questa storia e quindi una tappa a Greyfriars è d'obbligo. Già che ci siamo, giriamo per Grassmarket, il vecchio quartiere del mercato, il più vero di tutti, con vicoli ripidi e bui a far da contrasto a piazzette che pullulano di tavolini e risate. Ci fermiamo a sentire una band di olandesi, quel tanto che basta per convincere la creatura a premdere accordi con un amico "che quando torno, lo facciamo anche noi in Corso Italia". Mio marito sorride, io abbozzo, commossa, lei è tutta felice. Ve lo avevo detto, no?, che Edimburgo è una città magica?
Buonasera Ale..o forse sarebbe meglio dire Buonanotte!!!
RispondiEliminaFinalmente è comparso il seguito delle vostre avventure in Scozia.
Ti confesso che mi sono venute le lacrime agli occhi... per la commozione nel ricordare il viaggio di 17/18 anni fa (marito, collega del marito moglie con relativi 2 pargoletti) negli stessi luoghi ameni... ma pure per il ridere vista la tua "magra" (ai miei tempi si chiamava così)sulle doti di fotografo di tuo marito!!!!
Debbo confessarti che per me la "magra" è stata più "grassa".... la piccola di 5 anni dei ns. amici, durante la presentazione delle guardie di Edimburgo, si è messa a gridare a squarciagola: Mamma! TataNora! Gli ho visto il biiiip(n.d.r. noto contenuto del "bacello")!!!! Il tutto urlato tra una folla di turisti italiani e spagnoli che si sono voltati in contemporanea...TUTTI!
Bellissimi i tuoi reportage. Bellissimi luoghi. Se non fossi a dieta mi consolerei con quei fudge deliziosi!!!!!
A ri.buonanotte.......
Nora
Ma tu lo sai che io non ci sono mai stata??? Però quella cosa lì non l'avrei mai assagiata...
RispondiEliminaEro quasi in astinenza..Quanto mi è piaciuto questo! A Edimburgo non sono mai stata ma sei riuscita a trasmettermi l'entusiasmo per vederla. E il fudge??? Roba da schioppo!
RispondiEliminapartiamo dal fudge. Fra le tante, forse ho una ricetta che mi ispira perchè parte dal latte in polvere. Per cui, in teoria, dovrebbe accorciare i tempi. In teoria, perchè finchè non l'ho provata, non lo so: ma se funziona, la posto. O forse è meglio di no???? :-))))
RispondiEliminanora, rido. Ovviamente, i primi a scherzarci su sono loro: c'è da dire che, rispetto a vent'anni fa, ho visto uomini in kilt solo perchè in divisa o perchè invitati a manifestazioni ufficiali. Siamo anche finiti in un matrimonio (questo, lo racconto stasera) ed erano tutti in alta uniforme. Per il resto,però, girano coi pantaloni e lì mi sa che le mutande siano d'obbligo.
Edimburgo è una bomboniera. Qui si che ci si possono portare i bambini- e pure di tutte le età, da quella di Angelo a quella di Anita. Il castello è pieno di possibili "segrete", le prigioni sono terrificanti :-), holyrood palace è una gigantesca casa per le bambole della regina e se andate ad agosto gli artisti del Festival conquistano tutti. Per non parlare dei musei: noi li abbiamo dovuti tagliare fuori, ma se state un po' di più (due notti bastano e avanzano), li vedete bene tutti: per i ragazzi, il National Museum of Scotland è di nuovo una scoperta divertente ed emozionante,molto più della National Gallery che pure organizza sempre delle mostre strepitose, di nicchia ma pregevolissime. Insomma, se non lo si è capito, io consiglio caldamente un fine settimana ad Edimburgo... magari mi sacrifico e vi ci porto pure :-)
ciao
ale
Ale..CI CONTOOOOOO!!!
RispondiEliminaAnche perchè mi piacerebbe proprio ritornare in quel di Scozia e sarebbe divertente farlo in tua compagnia. (Sicuramente non sono alla tua altezza in quanto ad organizzazione ma...... posso COLLABORARE!)
Inoltre penso che il mio cucciolotto (7 anni!) potrebbe essere interessato alla gita ed alla novità degli uomini con la sottana. (Promesso io, per non sbagliare, gli tapperò la bocca ogni volta che ne incontreremo uno!)
;D
Buona giornata. Nora
Ma che bello! Mi è piasciuto molto sia il racconto che le foto. ciao
RispondiEliminaChe tranquillità, si respira! Sicuramente è una nazione da visitare e godere a pieno. Grazie delle bellissime foto che mi hanno fatto un pò viaggiare, nell'attesa di poterlo fare anch'io. Buona giornata deny
RispondiEliminaUh! La Scozia, quanti bei ricordi... Tanti tanti anni fa...
RispondiEliminaCi sono ancora i marker della Fuji a terra a Edingurgo per segnalare i punti da cui scattare foto?
Un anno fa ero essattamente lì!!!!!
RispondiEliminaDio esiste- e porta il kilt.
RispondiElimina:-D
UAO!!!...come sempre arrivo alla fine delle puntate e dico..ma come è già finito???Comincia a dorganizzarti un viaggio a breve...che quando finisci le puntate di questo...poi non voglio entrare in astinenza!!Ma il fratello segreto di Obama dove lo avete beccato???? BAci Fla
RispondiElimina