La sveglia è puntata alle sei e trenta, ma quando suona siamo già tutti pronti: il richiamo del suolo britannico è potente- e la schifezza della camera dell'albergo gli dà manforte. La mezz'ora d'anticipo, però, viene per metà bruciata nella risistemazione dei bagagli, secondo il Nuovo Ordine che il marito ha elaborato nella notte. Ripetiamo il rituale, con lui che toglie, rimette, ritoglie, sistema, risistema, ora levando gli occhi al cielo, ora tirando giù moccoli e candidandosi definitivamente al posto libero del Santo Protettore dei Camalli del Porto, prima che si decida a saltare in macchina e a partire. Direzione Calais
Negli autogrill francesi, i croissant sono surgelati, esattamente come da noi. Con la piccola differenza che da noi un caffè, un cappuccino, un succo di frutta e due lontane parenti delle brioches non ti costano 15 euro e rotti. Ma tant'è: la France c'est la France e la grandeur arriva dappertutto, scontrini inclusi
Il Cassone del marito va che è una meraviglia: in pratica, metti la sesta e vai. Non solo: tutti ti lasciano passare, affrettandosi a lasciare la via libera quando ancora sei un puntino lontano nello specchietto retrovisore. Mentre sfioro i 180, penso con nostalgia ai dieci anni di micra e, ancor prima, ad una 127 tenuta insieme con gli adesivi e ad una 112 dal motore potente, affettuosamente ribattezzata "Aborth" dagli amici- e capisco tante cose, su questa vita e su chi ha la precedenza
Non me ne vogliano i Francesi, ma arrivare a Calais e pensare a Dover, per me, è praticamente tutt'uno. Arrivare in traghetto ha un che di pionieristico, il sapore familiare ed antico del primi viaggi di mia madre, quando l'aereo era una specie di miraggio e il tunnel era di là da venire. Oggi è la soluzione più comoda, ma noi la scartiamo- il marito perchè vuole sgranchirsi le gambe, io perchè in certe cose sono un'inguaribile romantica e le bianche scogliere riescono, ogni volta, a sciogliermi il cuore. Stranamente, è un'emozione condivisa al massimo grado: la figlia salta di gioia sul ponte della nave, il marito si dimentica di fotografare, insomma: il miracolo si ripete e io sono davvero contenta.
"Gira di qua, attento, ussegnur, sei contromano!" L'approdo nella mia amata Albione non è dei più facili: Giulio ha l'ansia di farsi trascinare dall'abitudine alla solita guida, ma di me non si fida, con tutta che ho più esperienza e che tendo naturalmente a sinistra, visto l'acuto mancinismo che mi contraddistingue da sempre. E così, si ritrova con due navigatori, uno elettronico, l'altro umano e, in un'alternanza di "turn left- ussegnur- beware- vai piano- roundabout- ommammamia", arriviamo sani e salvi a Canterbury.
L'albergo, stavolta, è carino, ma al solito, il tempo di godercelo non c'è. E' un po' fuori mano, rispetto al centro e quando arriviamo al parcheggio ci accorgiamo di non avere sterline. Con tutta che scappo a Londra appena posso, mi sono talmente abituata alla comodità della moneta unica che l'idea di cambiare gli euro non mi passa neanche per la mente. Per fortuna, c'è una banca a due passi e si può cominciare.
Per me, Canterbury è una specie di ritorno a casa, visto che ho abitato qui per un po'. Anzi, di solito, ogni volta che ci torno, sottopongo i miei malcapitati compagni ad una specie di pellegrinaggio in St Stephen Rd, per inginocchiarsi di fronte a quella che, venti e passa anni fa, era stata la mia casa. Ogni volta mi sembra ieri- e ogni volta, il tempo che è trascorso è sempre di più, ma Canterbury, grazie al Cielo, sembra immune al passare degli anni. Tolta l'ultima parte di High Street, che pullula di ristoranti etnici che prima non c'erano, è tutto rigorosamente uguale, negozio di caramelle compreso
Ovviamente, l'attrazione principale è la cattedrale, che da sola meriterebbe un viaggio non solo a Canterbury, ma addirittura in Inghilterra. Non è solotanto per la bellezza dell'architettura e per la grandiosità del complesso che lo sostengo, ma per il fascino della storia che ne pervade ogni pietra. Da qui è passato Sant'Anselmo, qui è stato ucciso Thomas Beckett (ve lo ricordate, Assassinio nella Cattedrale?) e qui è la sede del capo spirituale della Chiesa anglicana, il famoso Arcivescovo di Canterbury che, dai tempi dello scisma, condivide con il re il potere sulla comunità religiosa. Racconto queste cose a mia figlia, mentre ci addentriamo nella parte medievale, senza destare in lei particolare interesse, almeno finche non mi gioco il jolly e le dico che Orlando Bloom è nato qui. A quel punto, si rianima e possiamo entrare
"Cos'è 'sta storia, che per entrare si paga?" Ai miei tempi, era gratis e anche se il biglietto d'ingresso è un'usanza sempre più diffusa nelle chiese anglicane, 27 sterline mi sembrano un furto. Mi rassegno e mi metto in coda, mentre il marito, more solito, è disperso chissà dove, alla ricerca dell'inquadratura perfetta. Lo vediamo da lontano, grosso modo quando sta per arrivare il mio turno e allora mando la creatura a chiamarlo: "digli che sto per fare i biglietti"
Ora, nel mio linguaggio "digli che sto per fare i biglietti" significa "datti una mossa che adesso entriamo e io comincio ad essere già stufa di doverti perdere ad ogni angolo di strada, dietro a 'ste cavolo di fotografie e se hai intenzione di fare così per tutta la vacanza me ne torno a casa subito"
In quello del marito, invece, "sto per fare i biglietti" significa "sto per fare i biglietti". Punto. Non c'è un prima, non c'è un poi, non c'è una conseguenza, niente di niente. E quindi, continua a fare foto, come se niente fosse. E a pretendere di aver ragione, quando esplodo nel cortile della cattedrale, sostenendo niente meno che lui non fotografa per divertimento, ma per sacrificio verso il blog di questa moglie ingrata. Entro in chiesa furiosa, trascinandomi dietro la figlia sbigottita, "che le foto le fai tu col cellulare, altro che gli obiettivi da professionista- e cosa fotografi 'sta roba, che col blog non c'entra niente????"
La creatura fa da paciere: muore di sete, ma disdegna la bottiglietta dell'acqua e vuole che ci sediamo tutti insieme a un tavolino. Io mi sono rabbonita, infilandomi in uno strepitoso negozio di caccavelle ed uscendone con due borse piene, il cui contenuto viene amorevolmente esibito al marito, un pezzo per volta, tanto per metterlo sull'avviso- e di fronte a queste argomentazioni, la macchina fotografica finisce nella custodia, almeno per i dieci minuti del caffè.
Canterbury è anche la città di Goffrey Chaucer e dei suoi Canterbury Tales, considerati gli antesignani del nostro Decameron. Ovviamente, l'assessorato al turismo non si è fatto scappare l'occasione e ha messo su, da anni, una specie di rappresentazione animata dei racconti più significativi. La cosa sa di trappola per turisti, per cui si decide di soprassedere, complice il fatto che la creatura se la godrebbe solo in parte, viste le insidie dell'inglese simil medievale, e che io ci sarò stata almeno venti volte, nei tempi che furono- e ogni volta era uno strazio
Dove invece ci fermiamo parecchio è lungo High Street, l'arteria pricipale della città vecchia, ora ammirando le case a graticcio, ora infilandoci in tutti i negozi che troviamo. Il bottino, questa volta, è un paio di occhiali da sole simil ryban, di colore viola, su cui la creatura poggerà i sacri lombi nel giro di due giorni, decretandone la fine. Ma per ora li sfoggia con orgoglio, mentre subiamo il fascino degli scorci che si susseguono, l'uno dietro l'altro
A forza di girare senza meta, è venuto tardi: o meglio, sono appena le cinque e mezza, che da noi corrispondono grosso modo all'ora in cui accantono il lavoro dell'ufficio e vado a fare la spesa. Qui, invece, è tutto chiuso, sale da tè e ristoranti compresi. I pochi aperti ci ispirano poco ma, per quanto si cerchi, le porte chiuse son sempre più di quelle aperte. Intanto, si son fatte le sette e non vogliamo arrivar troppo tardi in hotel: capitoliamo di fronte a un menu a prezzo fisso, con tanto di soup of the day e nel giro di due ore siamo davanti ad un tè fumante in hotel, con la cartina di fronte, a contare i km che ci aspettano per l'indomani. Sono tanti, purtroppo- e siam solo all'inizio: nessuno dei tre ha sonno, ma un giro al bar dell'albergo non è propriamente una botta di vita. L'alternativa è un buon libro- e visto che di quelli ne abbiamo in abbondanza, ci infiliamo a letto e proviamo a dormire. Neanche a dirlo, nel giro di pochi minuti crolliamo, ma è meglio così: i libri possono aspettare, la Scozia no
A domani, per la terza puntata
anche oggi bellissime foto e reportage da leggere tutto d'un fiato, complimenti!
RispondiEliminaMi hai fatto venire voglia di andare a Canterbury: auguri per il lungo percorso che via aspetta ma il viaggio ne vale la pena.
RispondiEliminapienamente in sintonia con Chiara...ti ho letta tutto d'un fiato e sono incantata dalle foto.
RispondiEliminaPotrei ascoltarti parlare per ore...
RispondiEliminaMia cara, ora dovrei ritagliarmi un'oretta, mettermi comoda e leggere tutto quello che ho perso dei tuoi post e del viaggio! Intuisco che sia andato alla grande!
RispondiEliminaNon vedo l'ora,
un bacio
Anche io potrei leggere questi tuoi diari di viaggio per ore, sono molto meglio di un buon libro. Non riesco a immaginare l'emozione dell'esserti ritrovata davanti alla casa dove hai abitato, un pezzo di te lontano da te migliaia di chilometri , per poi essere volutamente ritrovato. Tua figlia ne parlerà ai suoi figli, ne sono sicura, notte
RispondiEliminasi fa sempre più interessante e le foto son sempre piu' belle, come dissi gia' in un mio vecchio post, mi piacerebbe moltissimo fare un viaggio nelle campagne inglesi e scozzesi prima o poi!
RispondiEliminasenz'altro sarai il mio mentore, bacione! ale
Vorrei abitare a Canterbury un po' anch'io. E' bellissima, come tutte le foto.
RispondiEliminaNoto con piacere che il viaggio prosegue alla grande!!! sono contenta davvero!!!! continua a tenerci informate!!!! baci baci dall'Italia tesoro
RispondiEliminaora ho ancora più voglia di partire...dai quando passiamo dall'altra parte ?( attendo il seguito come un feuilleton d'altri tempi o le puntate di grecia colmenares che tanto piacevano alla mia nonna...):DDD
RispondiEliminaun bacione
Ciao Ale, bentornata e grazie per questo piacevole ( come sempre, del resto) reportage.
RispondiEliminaPosso chiederti di avere un'idea sui tempi? All'ingrosso, naturalmente:Partiti da Toyes alle 6,30 e arrivati a Canterbury? Grazie, se puoi. Rosella
come no.
RispondiEliminadunque, il traghetto da Calais era all'una e da Troyes sono 400 km. Ci siamo svegliati alle 6. 30, ma siamo partiti circa un'ora dopo e abbiamo perso tempo in autogrill per la colazione e il rifornimento. In ogni modo, eravamo lì intorno alle 11.30. Le autostrade di Normandia sono un sogno e non c'era traffico. Col traghetto, in andata, recuperi un'ora di fuso, quindi siamo partiti all'una e siamo arrivati all'una e quarantacinque ora locale ( la traversata dura un'ora e 45). Da dover a Canterbury sono 28 km: calcola mezz'oretta per le operazioni di sbarco e un quarto d'ora per uscire dal porto- e mezz'ora al max per arrivare a Canterbury via statale (l'autostrada non ci arriva, almeno così mi pare).
Secondo Giulio, si poteva fare tutto in un giorno, Genova Canterbury. Secondo me anche (io l'ho fatta, ma da giovane, quando potevo permettermi di guidare tutta la notte), ma non in questo viaggio. Abbiamo fatto 7800 km e lo sapevamo in partenza, per cui l'imperativo era dosar energie. Se hai bisogno di altre informazioni, ci sentiamo in privato. Conto però di mettere un resoconto tecnico del viaggio, direttamente sul blog
ciao
ale