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mercoledì 17 agosto 2011

Cracovia, diario di viaggio: Auschwitz- Birkenau- Czestochowa (seconda parte)

Częstochowa

Anche se non passa un nanosecondo senza che ci diciamo quanto sia bella questa città e quanto siamo felici di essere qui, Cracovia è stata una seconda scelta. In principio, infatti, fu San Pietroburgo, sulla scia dell'infatuazione per Dostoevskji che colse la creatura giusto un anno fa. Vagavamo per la brughiera scozzese e lei, di continuo, stava a ricordarci che non era lì che sarebbe voluta venire: l'alternativa a trasformarmi in una moderna Medea era quella di prometterle che l'anno prossimo l'avremmo accontentata e così sarebbe stato, se non fossimo incorsi in questo annus horribilis che, per molti mesi, ci ha impedito di fare programmi di sorta.


Abbiamo smesso di vivere alla gornata alla fine di giugno e verso metà luglio abbiamo iniziato a pensare che, forse, una mini vacanza ce la saremmo potuti permettere. Non la Russia, però: troppo poco tempo a disposizione, troppa burocrazia a rendere impossibile un viaggio alla mordi-e-fuggi come quello che ci saremmo potuti concedere. Il marito aveva proposto Berlino, ma la creatura aveva messo i musi: " Se non può essere San Pietroburgo, allora andiamo a Cracovia", aveva detto, ricordando l'altra meta, sempre in programma e mai raggiunta. E così, l'abbiamo accontentata e il resto è la storia che leggete qui, con una piccola postilla, confessata solo a cose fatte: anch'io volevo andare a Cracovia. Perchè volevo andare a Czestochowa.

Pur essendo cattolica- o, per certi versi, proprio perchè sono cattolica- non son tipa da santuari. Ne avrò visitati un'infinità e, a parte rarissime eccezioni, ogni volta ho dovuto constatare che certi pellegrinaggi non giovano alla mia spiritualità, anzi: fatemi ancora vedere un banchetto che vende sciarpe che inneggiano alla Madonna o un San Francesco in forma di barometro che cambia colore a seconda del tempo per trasformarmi in una sorta di incredibile Hulk alle crociate, con tanto di colorito verdino e cordoni del collo che sembrano gomene.
Non mi sono emozionata neppure a Santiago de Compostela, in mezzo a pellegrini sponsorizzati, a tessere vidimate che neanche fossero un Gronchi rosa, a torte con le ali e a conchiglie in pura plastica, con tutta che ero partita animata dalle migliori intenzioni. Ma stavolta avevo qualcosa da chiedere- e di quelle così importanti che da casa proprio non si può: e qualcosa mi diceva che Czestochowa sarebbe stato il posto giusto

Częstochowa


Usciti da Birkenau, avevamo chiesto al nostro autista di fermarsi al primo chiosco sulla strada: di tempo per un pranzo vero e proprio non ce n'era, ma il solito panino al volo ci sta. Solo che dobbiamo avere qualche difetto di comunicazione, perchè con tutta che ci spertichiamo in dichiarazioni d'amore per le salsicce polacche, lui ci scodella prima davanti a un Mc Donald e poi ad un autogrill. Il rifiuto si impone - e così, arrivati a Czestochowa, decidiamo ancora una volta di sacrificare ai bisogni dello spirito quelli della carne, fiondandoci dritti al primo chiosco che ancora sfrigola, nonostante l'ora tarda. 

Prima di partire, una cara amica mi ha chiesto di accendere una candela anche per lei, aggiungendo alla richiesta un'offerta in denaro. Pare che sennò non funzioni, mi dice ridendo e tanto basta perchè io venga colta dall'ansia di dimenticarmelo. Commetto la leggerezza di dirlo al marito e siglo così la mia condanna: "Uh-uh, Carola, la mamma si è data al commercio di indulgenze" è il minimo che mi becco, Simon mago e miseri seguaci compresi.


Entrati nel Santuario, però, di simon Mago non c'è traccia. E neppure di bancarelle, di gadget, di immaginine o di rosari. Non ci sono neppure le candele e le cassette per le offerte. Ma solo gente che prega e che canta e che sorride. Davanti all'icona della Madonna Nera si susseguono messe a ripetizione e tutti che partecipano con una devozione che è fatta di semplicità e di gioia. Stento a credere a quello che vedo- e dopo un po', finisco per essere contagiata anch'io da questa atmosfera, da questa fede che è fatta di fiducia e di abbandono, a quel "non abbiate paura" che riecheggia in ogni immagine, in ogni canto, in ogni pietra di questo santuario: niente sembra impossibile, tutto sembra a portata di mano, anche le richieste più assurde e improbabili come quella che ho in mente io e che formulo in silenzio, stringendo forte la mano di mia figlia, a sugellare un momento che nessuna delle due dimenticherà tanto facilmente.


Częstochowa

Ovviamente, non mi sono dimenticata della candela che devo accendere per la mia amica. Il problema, però, è che qui candele non ce n'è. Inizio a chiedere un giro (e come si dice "candela", in polacco), errando per tutti i meandri del santuario, fino a quando non le trovo: è un'unica struttura, oltretutto piccolissima, ed accanto c'è una cassetta per le preghiere che i singoli fedeli scrivono alla Madonna. Con tutta che non c'è niente da capire, riesco lo stesso a far confusione e infilo l'offerta nella buca delle preghiere, con tanto di sforzi annessi per far entrare i soldi in una fessura che, evidentemente, non è stata pensata per quello. Ma tant'è: chiedete all'addetto alla manutenzione della macchina del caffè dell'ufficio, quante monetine trova nel posto sbagliato ogni volta che passo di lì e non vi stupirete più di niente. Ovviamente, realizzo di essermi sbagliata quando ormai è troppo tardi. La creatura è piegata in due dal ridere, il marito attacca con un'invocazione supplementare e io decido su due piedi che ho appena inventato la posta prioritaria per le preghiere- e ditemi voi se non è una grande idea.


czestochowa

Il nostro autista è un tipo di poche parole ma simpatico. Si vede che la cosa è reciproca perchè, sulla via del ritorno, ci propone una devizione nel Parco nazionale intorno a Cracovia, noto come "la Strada dei Nidi delle Aquile", per le rovine degli antichi castelli che sorgevano in posizione strategica sugli speroni delle rocce tutt'intorno. Riusciamo a vederne uno, anche se dall'esterno e quando rientriamo in hotel siamo stanchi ma felici: mai avremmo immaginato di poter condensare così tante emozioni in un unico giorno. Ne manca ancora una, all'appello: la cena al Wierzynek, il ristorante più famoso di Cracovia e della Polonia intera, dove ci concediamo una sosta coi fiocchi ( e senza foto: su questo punto, il marito è irremovibile), fino a tarda sera. Rientriamo distrutti e per un attimo penso di puntare la sveglia un'ora dopo. Ma poi penso a cosa ci aspetta l'indomani e resisto alla tentazione. Chissà perchè...
A domani , con il quarto giorno 
ale

13 commenti :

  1. :-))))))))))))))))
    diana

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  2. A Santiago de Compostela abbiamo avuto la stessa impressione: troppo turistica. Eravamo pronti a vedere fedeli devoti alla fine del camino, invece tanti "bus turistici"...per fortuna la chiesa è stupenda.
    Invece in tante altre chiese abbiamo trovato (a qualsiasi ora!) una devozione e una religiosità che mi sa che qui da noi ormai è persa.
    Questa per voi deve essere stata una di quelle giornate che difficilmente si dimenticano, di quelle emozioni forti che ti restano dentro.
    Per le cene nei ristoranti "chic" noi abbiamo ovviato: adieu alla macchina fotografica troppo ingombrante e vai di cellulare :-D Quello di Annalù tra l'altro fa delle foto strepitose, indi...
    Ah, e poi a San Pietroburgo ci si va assieme, no? ;-)
    Fabio

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  3. un tempio senza mercanti è già un piccolo mircolo in sè. Per cui vale la pena di ringraziare. La mano di tua figlia stretta nella tua è quello grande.

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  4. ma come senza foto!?!?!?!
    Il mio fidanzato ormai è abituato, ogni volta che siamo fuori ci sediamo a tavola, e appena ci servono esita sul piatto, "vuoi fare una foto?" ed ovviamente si, dalla ciambella alla paella io fotografo tutto ù.ù
    dimmi almeno cos'hai mangiato!!!!
    E come si mangia al wierzynek, che io son come te, prima di partire compro guide e mi metto alla ricerca di diari di viaggio!!!

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  5. Bellissimo reportage Ale. Leggerti mi fa sentire un po' in vacanza, in questa estate milanese PESANTE (e non solo per il caldo!). Mi sembra di rivivere il viaggio fatto tanti anni fa.
    Chi è stato a Czestochowa ed ha fatto il percorso in ginocchio sotto l'icona della Madonna, non può dimenticare gli occhi della Vergine che ti accompagnano nel cammino.
    Unica differenza è stata che il mio viaggio è stato fatto in camper, quindi pochi ristoranti.
    :-( solo un ricordo di grandi mangiate di funghi freschi acquistati nei chioschi sulla strada nei vari spostamenti.
    Buon viaggio viaggiatori!!
    Nora

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  6. Sulle foto al ristorante, mio marito è tassativo: solo quando non se ne può fare a meno e mai mai mai se il locale ha qualche pretesa. Motivo ufficiale: non facciamo un buon servizio ai ristoratori, pubblicando foto fatte male, senza il favore della luce etc etc; motivo ufficioso: vuole godersi il pranzo.
    Al Wyerzynek abbiamo mangiato bene, con un servizio alla francese, con tanto di cloches sincronizzate e tanti camerieri quanti i commensali. molta eleganza ai tavoli, tutti occupati da polacchi, a parte il nostro e un altro. gli interni sono molto suggestivi, ma il pianoterra è abbastanza accessibile- al massimo, visto che c'è la cioccolateria, si può sempre fare lo sforzo di un piccolo acquisto- e già da lì ci si fa un'idea di quello che si troverà sopra. Cucina tradizionale, poco innovativa ma molto robusta, con un'ottima carta dei dolci. Nessun vino locale, purtroppo. Ma forse non ci sono etichette degne di essere inserite in carta, non so...

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  7. Mi unisco a tutti i commenti: veramente un'ottima descrizione del viaggio tanto da credere di vivere personalmente la tua esperienza

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  8. ecco l ultimo (in ordine temporale) dei post che aspettavo, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno..., per partire. La mia (piccola) fede c'è e non ha bisogno di santuari con annessi banchetti,gadgets, badierine e cotillons. Però lì voglio andarci : mi pare che ci sia solo ( e ti par poco?) da intingere l anima alla fonte e cercare di portarne a casa quanta più possibile... VADO-VADO-VADO!!!! ( ci sentiamo appena torni?)

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  9. torno definitivamente il 4 settembre. Oggi sono a Genova, ma domani parto per la sicilia. Torno, disfo i bagagli e li rifaccio per la montagna- e poi mi fermo. Per una decina di giorni :-))))))
    ciao
    ale

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  10. sono molto d'accordo con il tuo marito: la tavola è un posto speciale dove si mangia in relax e come non si telefona, così non si fotografa.... con tutto che di ristoranti buoni e belli ne visito parecchi ma mi sembrerebbe di "contaminare" qualcosa e rompere un incanto....
    Maria Chiara

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  11. ..io invece inchiodata qui, dato che all ing hanno revocato le ferie ( "senza di Lei, non sappiamo come risolvere il problema" ,Vecchio disco). spero solo nella settimana successiva. Meta? e chi lo sa.. Alla ventura. risposati. ma fatti sentire al ritorno, please. baci a tutti e tre.

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  12. Maria Chiara, lui la pensa esattamente come te. Per una volta che ce la godiamo, godiamocela senza stress. Senza contare che un po' ci si vergogna sempre, a tirar fuori la macchina fotografica...

    emmetì, ci sentiamo comunque quando torno, dai... incrocio le dita per la "settimana successiva"... ma non puoi dire anche tu, che senza di lui non sai come fare? :-)

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