Ieri sono uscita, per la prima volta, per davvero.
Non che non avessi ancora messo il naso fuori casa, in questi giorni di "Allerta 2": ma si era trattato di uscite per modo di dire, un salto al supermercato sottocasa per salvare l'ultimo mezzo litro di latte dalle razzie della psicosi da disastro, una corsa all'edicola, per i giornali, due minuti di aria fresca per prepararmi a piccole dosi alla botta che mi aspettava , ora accarezzando il cofano di un'auto mai davvero amata ma a cui mi spiace dover dire addio in questo modo, ora contando con preoccupazione i buchi, gli smottamenti, le fessure che solo qualche giorno prima non c'erano e che oggi fanno parte del mio scenario quotidiano.
Ieri, però, l'allerta 2 è finita- e sono andata a lavorare.
In autobus, in teoria, ma già alla Foce non ce l'ho più fatta e ho proseguito a piedi. E a piedi me la son fatta tutta, al ritorno, misurando passo dopo passo, metro dopo metro, le dimensioni della nostra disperazione.
E vi dico che è ancora troppo presto: perchè la si possa accettare, elaborare, archiviare in una storia che, nel bene e nel male, ha nell'acqua il suo punto di arrivo e il suo punto di partenza; perchè la si possa tenere a bada, declinandola in forme di intelligente cautela e non di incontrollabile panico; perchè la si possa mandar giù, sciogliendo quel groppo in gola fatto di responsabilità che nessuno vuole ammettere, di frustrazione, di rabbia.
Ed è anche troppo presto per parlarne qui. Lo farò, anzitutto per la sollecitudine e la solidarietà che continuate a farci toccare con mano e che rende naturale e spontanea quella che, forse, in circostanze diverse, potrebbe sembrare un'informazione di servizio. E lo farò perchè non riesco a pensare ad altro, inchiodata nei miei azioni e nelle mie riflessioni a questo tarlo che si insinua e corrode qualsiasi cosa faccia, pensi o dica.
Ma ora, c'è bisogno di normalità.
Ognuno l'ha recuperata a suo modo- chi ha risistemato gli armadi, chi ha messo mano a pratiche altrimenti condannate al buio dei cassetti, chi è andato dal parrucchiere, in un tentativo silente e pervicace di riappropiarci di nuovo di quello che ci è rimasto, quanto meno nelle nostre case, nel nostro tempo domestico. E qui, si è ripreso a cucinare: e son state tutte ricette di famiglia, preparate come una volta, ordinando la spesa in genovese e fermandoci a parlare tutti- noi di solito così frettolosi ed estranei- di "tuccu", "raieu", "trippe" e "baxeico", che chissà quando ne ritroveremo, di quello buono, dalle foglie piccole, dal profumo intenso.
Unica eccezione, questa torta- che di genovese non ha nulla, ma segna la ripresa ufficiale dell'attività del blog, con lo Starbooks e tutto il resto: va da sè che sia rimasta indietro con tutto, così come va altrettanto da sè che Menuturistico sia ormai uno di famiglia (la creatura si informa anche del suo stato di salute: "come sta, il blog?" mi chiede ogni tanto, e sembra pure con qualche vaga traccia di interesse). Quello che magari non va è che, con tutte le ricette che avevo a disposizione in questo libro, avrei potuto sceglierne una dal nome un po' più beneaugurale di "Blackout Cake"- ma vi assicuro che non è voluta. Ho solo puntato il dito sulla foto...
A proposito di foto, cominciamo da lì: x mesi fa, il marito ha rotto l'obiettivo della macchina fotografica e, con tutta che, dopo il Genoa, è questa l'oggetto principe dei suoi pensieri, se non mi decido io a telefonare all'aggiustatutto continueremo a fotografare in posizioni di fortuna, con un macro che immortala anche il capello fuori posto della vicina del palazzo di fronte. In più, col senno di poi, vista la consistenza molliccia di questa torta, avrei dovuto tagliare la fetta dopo averla congelata. Ma prepararla mi ha talmente stremato che, alla fine, l'unico imput del neurone era quello di farne fuori una fetta, prima di subito, con buona pace delle foto fighe e delle inquadrature giuste.
Altra cosa: non è tutto 'sto granchè. O meglio: mia figlia l'ha divorata e quel poco che è arrivato all'altro civico ha subito la stessa sorte, con gridolini di giubilo che si son levati fino al cielo, da una parte e dell'altra. Ma, in tutta onestà, ho sfornato di meglio. Il problema è la crema al cioccolato, che è preparata con l'acqua e che invece, secondo me, avrebbe bisogno di maggiore incisività. Non è escluso che replichi, perchè dei punti di forza ci sono (la copertura con le briciole è una grandissima figata, per esempio e la base è molto leggera e soffice): nel caso, proverò con il latte (metà acqua, metà latte) e vi farò sapere.
Le Note mie in fondo
per la torta
100 g di burro, a temperatura ambiente
260 g di zucchero
2 uova
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
45 g di cacao in polvere
3/4 di cucchiaino di lievito
3/4 di cucchiaino di bicarbonato
un pizzico di sale
170 g di farina
160 ml di latte intero
per la crema al cioccolato
500 g di zucchero
1 cucchiaio di golden syrup
125 g di cacao
200 g di fecola
85 g di burro a cubetti
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
tre stampi per torte di 20 cm
preriscaldare il forno a 170°
Con le fruste elettriche, montare il burro e lo zucchero fino a quando saranno cremosi e poi aggiungere le uova, uno per volta, raccogliendo con una spatola il composto sui bordi della ciotola. Con la fruste elettriche a bassa velocità, aggiungere l'estratto di vaniglia, il cacao, il lievito, il bicarbonato e mescolare bene, fino a quando saranno incorporati tutti gli ingredienti. Aggiungere metà farina, poi tutto il latte, poi la restante farina e mescolare bene, poi versare il composto in tre stampi da torta di 20 cm di diametro e far cuocere per 25-30 minuti. Lasciar raffreddare leggermente nelle teglie, prima di sformare e poi far raffreddare del tutto, sulla gratella.
per la crema (chocolate custard)
Mettere in una casseruola lo zucchero, lo sciroppo, il cacao e il golden syrup e 600 ml di acqua e portare a bollore a fuoco medio, mescolando ogni tanto. Da parte, stemperare la fecola in altra acqua, da 120 ml a 200 ml al massimo: il composto dovrà avere consistenza collosa. Se è troppo duro, aggiungete acqua, ma non superate i 200 ml di cui sopra. Incorporarla a poco a poco nel mix di cioccolato e riportare a bollore a fiamma media, mescolando costantemente. Far cuocere per pochi minuti, sempre mescolando, fino a quando il composto sarà liscio e lucido. Togliere dal fuoco e aggiungere burro e vaniglia. Trasferire in una terrina, coprire con pellicola e mettere in frigo fino a quando non sarà diventato freddo e denso.
per guarnire
Tagliare uno strato sottile da una delle torte e passarlo al frullatore, per ridurlo in briciole finissime. Mettere una torta su un piatto da portata e versarvi sopra un quarto della crema, distribuendola bene sulla superficie con l'aiuto di una spatola. Mettervi sopra la seconda torta e ripetere l'operazione. Chiudere con la terza torta e spalmare tutto intorno la custard rimanente. Coprire con le briciole e refrigerare per 2 ore.
Note mie
Torta facilissima, a dispetto della lunghezza del procedimento- ed anche relativamente veloce da fare.
Per quanto riguarda gli ingredienti, il Golden Syrup si trova a Eataly oppure in qualche NaturaSì ben fornito. Se non lo trovate, usate del miele leggero. C'è chi dice del glucosio, ma francamente, visto l'uso, non starei a sprecare un ingrediente così caro e altrettanto difficile da trovare. Fate voi.
L'estratto di vaniglia si trova con una certa facilità oppure lo si prepara in casa, altrettanto facilmente (oppure si fa come la sottoscritta, che quando lo finisce torna a Londra a comprarlo, perchè lì costa meno...marito avvisato...): se non lo avete, lasciate stare. Piuttosto, immolate mezza stecca di vaniglia vera nella crema.
Tre teglie: io ne avevo due e mi sono pentita amaramente, perchè questa torta è difficile da tagliare, proprio perchè è morbidissima e tende a sbriciolarsi.
Setacciate il cacao sempre, prima di aggiungerlo.
ciao
ale
ale, sai che anche io nei momenti più bui e dolorosi cucino ricette antiche, di famiglia e che magari quando vivevo ancora coi miei non mi piacevano neanche, ma è come ricollegarsi alle nostre radici, riappropriarci della nostra storia e del nostro quotidiano.
RispondiEliminaun abbraccione ancora!
Quello che è successo a Genova è davvero bruttissimo, ma la notizia che rincuora è stata la grandissima solidarietà di tanti giovani, cassaintegrati, pensionati, che si sono mossi e sono venuti li per aiutarvi e consolarvi.
RispondiEliminaPiano piano le cose si aggiusteranno e ritornerà il sereno li dove ora si vede solo buio.
E magari potrete festeggiare tutti con questa magnifica torta!
un bacio enorme a te e a tutti i cittadini di Genova!
smack
Spero che Genova possa riappropriarsi presto del proprio quotidiano.
RispondiEliminaCon le lacrime agli occhi, vi sono vicina.
Divino .....non ci sono altre parole.
RispondiEliminaCucinare non ci riporta alle nostre basi, alle nostre abitudini, ai nostri focolari?
RispondiEliminaEcco, diciamo che e' terapeutico.
Grazie di averci regalato questa torta ( anche se dici che non e' granche'!!!!! :-)
Cucinare per me è una vera valvola di sfogo, d'altronde è prorpio per questo che è nato il nostro blog, perchè impastando non puoi pensare che a quello che stai facendo... Ma torniamo al tuo dolce... lo sai che esternamente assomiglia a quello con la Coca Cola? Era buonissimo, tu sei troppo severa con te stessa!
RispondiEliminaBaci Deborah
Mi piace:
RispondiElimina1) la priorità di tuo marito (sempre e solo Genoa);
2) la spesa in "lingua madre" per tornare alla rassicurante normalità di cui si ha così bisogno;
3) il tripudio cioccolatoso di questa torta, di sicuro confortante e caldo come un abbraccio!
In bocca al lupo per tutto!!
E'dura lasciarti un commento perchè conosco quella sensazione. In questo, ma solo in questo, penso di essere un passo davanti a te in quanto oramai vivo cronache similari molto più vicine a me che non la vostra con un disincanto ed un cinismo che si sono fatti strada mattoncino dopo mattoncino fiaccando invece il tuo naturale approccio alla cosa, decisamente più umano.
RispondiEliminaSia ben inteso la constatazione fa onore a te e lascia me in una posizione scomoda e soprattutto non del tutto voluta. Non sto qui a snocciolarti episodi, storie e 'fotografie' del quale non necessiti in alcun modo ti prego però di fare un atto di fede perchè questo mio atteggiamento non è ne gratuito ne intellettuale (lo sai io penso molto di rado...:)).
Detto ciò, sei\siete la mia speranza che qualcosa possa anche migliorare, non ci credo del tutto sono onesto in questo, ma so che laddove potrai farlo porterai il tuo contributo costruttivo per cambiare :)
Parliamo ora del dolce. E' uno spettacolo la ricetta e sono davvero contento di quella posa leggermente 'adagiata'.
Facciamo che ci leggo un attimo per tirare un sospiro, per riflettere, per ritemprare energie e rivedere approcci, una fetta che non può stare in piedi dopo quello che ha visto ma che altrettanto bene si presta a fare da giro di boa per iniziare da qualche parte.
Si! Mi piace proprio, la fetta, il dolce, la foto!
Brava.
PS
Mai scritto un commento tutto per intero a te mantenendo una parvenza di serietà e senza troppi smile o risate cretine. Quanto mi devo preoccupare?
"avrei potuto sceglierne una dal nome un po' più beneaugurale di "Blackout Cake" ... non credo! Torta nera e sfondo nero esaltano il tuo umore e il tuo giustissimo stato d'animo. Mai torta come questa sarebbe stata più azzeccata in tale situazione
RispondiEliminabacio
Stefania P&S
come ritorno alla normalità mi sembra eccellente :)
RispondiEliminala foto non sarà strepitosa, ma rende benissimo l'idea, eccome!!! le briciole mi piacciono assai. purtroppo di tortiere da 20 cm non ne ho neanche una, quindi dovrò rinviare la realizzazione a tempi migliori...
un abbraccio circolare a te, alla dani, alle vostre famiglie e a genova tutta
Ale, ancor prima di farla sono d'accordo con te riguardo l'acqua nella crema al cioccolato che mi lascia molto perplessa...io ci provo sostituendo l'acqua con metà latte e metà crema di latte e poi ti so dire!
RispondiEliminaUn abbraccio,
Valeria
Mi piace, mi piace!!! Si, cucinare e' una terapia. Ne sappiamo qualcosa anche qui a Firenze, siamo gia' passati da un'alluvione. Un pensiero anche a Chiara e al suo ristorante appena aperto in Via Colombo, ristorante ora piuttosto malridotto.
RispondiEliminaIl Golden Syrup...CE L'HOOOOOOOOOOOOOO!!!!
RispondiEliminaSiccome non faccio altro che mandarvi abbracci, facciamo che vi abbraccio e mi stacco più??? :D , baci, Flavia
La mia domanda è:" Si poteva eviatare il peggio?"
RispondiEliminaSicuramente!!!! Credo.....
Comunque parliamo di questa esplosione di cioccolato, delirio allo stato puro!!!
Bravissima!!
Buona giornata!
brava.
RispondiEliminaMa lo sai che questa torta somiglia molto alla mia adorata Reina de Saba di Julia Child?
RispondiEliminaAnche io ogni tanto ricevo queste curiose domande: come sta il blog? Buffo, no?
Sono contenta che piano piano state tornando alla normalita, un abbraccio forte :-D
Questa torta è un sogno di cioccolatooo!!! brava, bacioni
RispondiEliminaL atorta deve essere buonissima! E per quello che state passando ti dò un abbraccio anche se solo virtuale... ma siete tutta la vostra regione nel mio cuore, anche perchè la liguria con quei paesini così caratteristici è sempre stata la regione che preferisco. Paola
RispondiEliminawww.paoladany.blogspot.com
il nome della torta forse nn è stato scelto a caso dal tuo dito..forse. Io spero con tutto il cuore che la tua bellissima terra torni a sorridere presto. ti abbraccio
RispondiEliminaAle cara, io quando dopo periodi di lontananza o poco attivi ai fornelli riprendo lentusiasmo e la voglia di pasticciare..beh, vuol dire che sta ripartendo tutto.Una torta così godereccia e rilassata ci dà speranza, per il resto coraggio!!!Facciamo tutti il tifo per voi :D
RispondiEliminaUn abbraccio ed un sorriso
Sara
Piesse:ma è preoccupante che butti l'occhio anche su Bastianich?!Di Cracco continuo ad avere il santino però ;)kisssss
RispondiEliminaA me sembra fantastica, sono contenta che piano piano la vita torna alla normalità anche se le ferite sono ancora aperte.
RispondiEliminaBaci!!!
mah....se il ditino è caduto proprio lì non è stato proprio a caso, sottolinea un momento nero, amaro che si cerca di addolcire ma è nero e brutto.
RispondiEliminaBravi comunque tutti i genovesi, coraggiosi e tenaci, bravi!
Un abbraccio
Se è veramente semplice, come dici tu, allora è proprio il tipo di torta che fa per me!
RispondiEliminaP.s. Sono con voi al 100%!!! :***
Brava Ale! La cucina è una grandissima medicina. Aiuta a superare i momenti duri della vita. Purtroppo per risolvere i danni di Zena bisognerebbe tirarle le torte ... in faccia a chi è capace solo di fare come Pilato.... lavandosene le mani. Ma non vale la pena di sprecare tale bontà ... meglio una bella fetta a noi e una torta DI FANGO sul muso a LORO!
RispondiEliminaZena e i Zenesi sono grandi!
Nora
Intanto, forza Genoa, sempre e comunque...e in questo ovviamente, è inclusa tutta la città (che è solo rossoblù) che è forte, è grande e saprà rialzarsi. Nessun vuole o pretende che il giorno dopo un grande disastro ci si rialzi cacciando via con un colpo di scopa tutto il polverone, anzi...farlo sarebbe da sciocchi, sarebbe foderare gli occhi di prosciutto. Come dici tu, queste buche, devono diventare parte della vita, e devono servire per non dimenticare e perchè non ce ne siano altre e altre ancora...chissà se mai impareremo...sembra di no a volte, ma voglio credere di si. Parlare è come cucinare...serve a metabolizzare, ad elaborare il "lutto"....e allora benvengano torte come questa, "blackout" totali. Il nome secondo me lo merita per la condizione in cui uno riversa dopo averne mangiata una fetta....un blackout generale, il neurone che impazzisce grazie a tanta meraviglia. Avrei detto che l'acqua, non nascondendo il sapore del cioccolato, l'avrebbe reso ancor più "cioccolatoso"....a questo punto, bisogna farla due volte, per provare e verificare personalmente la versione migliore...acqua o latte? :)) Comunque, una torta che invita, anche solo a guardarla in foto!
RispondiEliminauna torta super per tornare alla normalità, lo so, è difficile, anche noi abbiamo provato questo stato d'animo,l'amarezza della distruzione, sai in umbria il terremoto ne ha fatti di danni, chi più e chi meno!.......
RispondiEliminanon posso dire altro che, se il peggio è passato, ora dovra arrivare il meglio!!
un grosso bacio
Marisa
Un ritorno alla normalità che non sia uno stolido far finta di niente, ma andare avanti con una maggiore consapevolezza... e quale modo migliore che farlo con questo dolce che, a partire dal nome, urla la voglia di ricominciare? E pazienza se la crema è un po' debole ed esonda pure lei, troveremo il modo di "raffermirla" un poco...
RispondiEliminaUn abbraccio!
E' proprio vero. Nel momento di delirio confusionale, si ricerca l'equilibrio in gesti ripetuti centinaia di volte. Gesti che danno sicurezza, che ci consolano. Perchè sono quelli che riescono a rimette in sesto la quadratura dell'anima. Stamattina alla radio ho sentito che l'allerta non è ancora finita, che sono previste altre pioggie. Prego che non accada nulla e che riusciate a passare il primo week end di serenità. Ti abbraccio e ti sono vicina. Vorrei poter presto abbracciarti dal vivi. PAt
RispondiEliminaCara Ale a leggersi i tuoi post a ritroso non stupisce che tu ti dica "stanca del blog" (e come è commovente la preoccupazione di tua figlia). Ci vuole tempo dopo una botta simile e non è facile prevedere che strade tutte fisiche prenderà la reazione emotiva. Tornerà l'energia, poco a poco.
RispondiEliminaE ogni volta che vorrai scriverne, ne leggeremo con ogni attenzione. Ciao Livia