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giovedì 12 gennaio 2012

MT Book Club: Il Gattopardo (capp. 1-3)

MT book club

Ci credete, si vi dico che sono al quinto tentativo di introduzione a questo post? Il che, per una che normalmente scrive di getto, senza neanche rileggere, dà la misura della difficoltà a gestire la marea di cose che ci sono venute in mente, in questi giorni in cui alla lettura del nostro libro si intrecciavano problemi di natura più pratica, tutti accomunati dallo stesso interrogativo: e cioè, come faremo, a parlarne tutti insieme su un blog?

Onestamente, non lo sappiamo ancora adesso. Ci abbiamo riflettuto su, abbiamo sviscerato parecchie idee, abbiamo soppesato altrettante ipotesi e poi, alla fine, le abbiamo scartate tutte, vuoi perchè troppo complicate o troppo costose o troppo estranee a quello che vorremmo creare, qui sopra: un salotto letterario in cui noi, giocoforza, siamo le padrone di casa ma voi tutti, nessuno escluso, siete i nostri ospiti d'onore. Se fossimo davvero nel nostro salotto, non ci sarebbe bisogno di dirvelo: sceglieremmo a turno "quello che inizia"- e poi tutti gli altri gli andrebbero dietro, intervenendo a proprio piacimento, abbandonando il filo di un discorso per seguirne un altro e poi magari tornare sullo stesso punto e sviscerarlo ancora, esattamente come si fa quando si parla di libri: una comunicazione che è anzitutto comunione di emozioni, punti di vista, sensazioni e teorie differenti, ma proprio per questo tutte ugualmente preziose. 
Trasferire nel virtuale questo mondo è difficilissimo: ma a noi, si sa, le sfide piacciono e quindi ci proviamo, a maggior ragione sapendo di poter contare sui molti di voi che hanno aderito a questo progetto. E questa è la nostra prima certezza. 
La seconda, è che non vogliamo fare recensioni. Lungi da noi (e soprattutto da me, visto che quella col vizietto sono io): correremmo il rischio di prenderci tutto lo spazio e di trasformare in un assolo quello che invece vogliamo che sia un concerto a più voci, ciascuna con il proprio timbro, la propria tonalità, la propria intonazione. Quindi, aspettatevi una partenza a spot, fatta di cenni, di impressioni, di semplici pennellate su na tela che si arricchirà di colori, a mano a mano che pubblicheremo i vostri commenti- in tempo reale: stasera, siamo ferme davanti al pc. 
La terza- ed ultima- è una roba tecnica, legata al meccanismo di questo salotto: non siam tipe teconologggiche, non disponiamo di un live bloggin' ed è già molto che, negli anni, ci siamo impratichite con i rudimenti di questo blog. Quindi, lasciate i vostri commenti e aspettate i pochi minuti che ci servono per pubblicarli. E rispondete a tutti gli altri interventi che vi sembrano meritevoli di nota, sia in positivo che in negativo. Un po' di pazienza e un po' di pratica faranno il resto..
E ora, cominciamo!


MTBook Club - Gennaio 2012
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo




Quante volte, sorella? Partiamo dall'outing, che per i classici si impone. Tre volte, di cui due davvero reali. La prima, quella imposta dalla prof in terza liceo, l'avevo abilmente dribblata; la seconda (la prima, ufficiosa), è quella dei trent'anni, della folgorazione per la modernità di un testo che così ben si sintonizzava sulle corde di quegli anni, che vibravano al suono della novità, fremevano al brivido del "dietro l'angolo" e cedevano fragili alle seduzioni del cambiamento. Quello, era stato il Gattopardo della rivoluzione, della fine dei privilegi aviti, tanto annosi quanto odiosi, della certezza di un futuro migliore, in nome dell'uguaglianza, della liberazione, di un carpe diem che si annunciava come l'unico imperativo da seguire, nella storia del romanzo come nella mia vita personale. Ed era stato il Gattopardo di Tancredi, bello e impossibile, amato alla follia per quel tratto irresistibile e inimitabile al cospetto del quale l'opportunismo, la sfrontatezza, la spavalderia, da ripugnanti quali sono, si fondono in un fascino alchemico e travolgente. La terza è questa, al giro di boa dei 46 anni- ed è quella della nostalgia: dei toni tenui, forse anche un po' sbiaditi, della disillusione, dell'incertezza che incute paura, dell'ansia, quasi parossistica, che tutto resti com'è, ma senza che nulla cambi. Ed è il Gattopardo del Principe di Salina, del suo amaro disincanto, del suo sguardo lucido ma non per questo meno accorato sugli sconvolgimenti di un mondo che smascherano i limiti del suo popolo, della sua classe sociale e di lui stesso, reso incapace di reagire dalla consapevolezza di una disfatta che, ancor prima che sul campo, si è già consumata nella sua anima, minata dalla sfiducia, dalla disillusione, da una stanchezza che contrasta con la potenza del suo blasone, l'autorità dei suoi modi, la fermezza delle sue decisioni- e che per questo lo rende immenso e caro, come mai prima d'ora. 
Il resto, a voi.....
Ale


114 commenti :

  1. Cominciare è un po’ difficile, ma bisogna pur rompere il ghiaccio, ognuno con il suo stile e assecondando la propria sensibilità letteraria. Rileggere il Gattopardo è un regalo immenso che faccio a me stessa, in termini di tempo da dedicare alla lettura – ormai pochissimo purtroppo - e in termini di emozioni. Ma prima del contenuto, fatemi dire una parola sullo stile dell’autore: il suo modo di concatenare gli eventi mi fa impazzire, è bellissimo seguire il filo dei pensieri del Principe e le descrizioni dell’ambientazione mi affascinano…alcune in particolare…

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  2. concordo. Gran parte dell'emozione dipende da questa straordinaria capacità narrativa, mi verrebbe quasi da dire evocativa, se non addirittura poetica... e questa dimensione corale, per cui tutto concorre a raccontare- la natura, gli arredi, gli affreschi, gli oggetti, ogni singolo elemento sembra animarsi e partecipare alla storia...

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  3. A poche pagine dall’inizio, la descrizione del giardino per me è tremendamente reale: mi riferisco a queste parole in particolare: “Le rose Paul Neyron le cui piantine aveva egli stesso acquistato a Parigi erano degenerate: eccitate prima e rinfrollite dopo dai succhi vigorosi e indolenti della terra siciliana, arse dai lugli apocalittici, si erano mutate in una sorta di cavoli color carne, osceni, ma che distillavano un denso aroma quasi turpe che nessun allevatore francese avrebbe osato sperare. […] Per il Principe,però,il giardino profumato fu causa di cupe associazioni d’idee, “Adesso qui c’è buon odore, ma un mese fa…” Le immagini in successione dei petali di rosa, di quelli grandi e carnosi, quel loro buon profumo ma…anche mutevole in odore quando il fiore appassisce e poi, collegata, l’immagine della morte. Non riesco a dimenticare quel giardino

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  4. io ci sono, spe che leggo il post. scusa il ritardo

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  5. con emozione e disincanto dovuto al passare degli anni rileggo con occhi nuovi un libro che continua ad essere attuale e mi colpisce da una parte la sua aderenza alla nostra realtà e dall'altra la sua poeticità "antica",specchio di un'epoca passata

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  6. per me è invece la prima volta, non l'ho letto a scuola, non ho visto il film, si insomma, non avevo la più pallida idea di cosa fosse Il Gattopardo, se non per sentito dire, sapevo che esisteva.
    Ne sono rimasta affascinata. Non l'ho nemmeno finito, ho fatto solo i compiti per oggi, per mancanza oggettiva di tempo, ma già non vedo l'ora di riniziare la lettura ed immergermi nella Sicilia del 1860 così realisticamente descritta da sembrare parte della nostra vita.

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  7. E poi…poi c’è il Principe, bello, forte, con le sue contraddizioni ma a suo modo coerente con la sua posizione e il casato da cui proviene. Tuttavia, nemmeno lui è in grado di tenere ogni cosa sotto controllo e questo ce lo annuncia il suo arrivo a Donnafugata, quanto il popolo lo trova mutato “e da quel momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio”…ci mette sull’attenti, qualcosa è cambiato e cambierà, quell’”invisibile” è la chiave per farci indagare nelle pagine successive…
    Tra poco vi dovrò lasciare, l'idillio almeno per me finirà, la buona notte del quattrenne è indispensabile, ma vi leggerò domani, va bene?? :)

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  8. il bello è proprio questo: l'attualità, da un lato, e la capacità di "prendere" il lettore, a qualsiasi età. Dovessi mai spiegare che cos'è un classico, partirei proprio da questa esperienza: un libro che sa parlarti ad ogni età, con un linguaggio sempre attuale e sempre diverso- ed uno stile che ti rapisce.
    Ce ne fossero oggi, di libri così :-(

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  9. Ale un primo flatus per dire che ecco lì all'inizio una riflessione epistemologica sulla comunicazione e l'arte del ricevere ntrasposte nel mondo virtuale... la tua firma insomma! Ora vado a finire di legger il post ;-)

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  10. per me è stata la prima volta...sono stata sempre prevenuta, mai letto il romanzo e mai visto il film, a parte le ben note scene...mi sono lanciata con entusiasmo sul questo romanzo, accantonando tutte le mie remore.
    Il romanzo mi ha conquistata da subito, lo stle mi ha incantata, l'uso delle parole, degli esempi, le descrizioni accurate degli ambienti che immediatamente mi hanno trasportato in quella Sicilia, in quei palazzi e anche in quel giardino.
    Anche io, come Valentina, mi sono appuntata la pag. della descrizione del giardino, in particolare pag. 34 dell'edizione feltrinelli "Era un giardino per ciechi: la vista costantemente era offesa ma l'odorato poteva trarre da esso un piacere forte benchè non delicato".

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  11. come non notare il passaggio che avviene nella società siciliana. ilprincipe di salina che "scende a patti" con don calogero sedara perchè tancredi possa fare carriera. La scena dell'invito a cena, l'ingresso di don calogero con il frack corto e poi angelica, così diversa da concetta.

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  12. Livia :-))))

    Loredana, non sai quanto sia felice... pensa che mentre rileggevo, pensavo a quelle di voi che ancora non lo avevano letto e speravo che potessero appassionarsi allo stesso modo... il giardino, ha colpito tanti. E ci sta: è anche un concentrato di voluttà, con i fiori che esalano al massimo i loro profumi quando sono nel pieno della fioritura- e quindi ad un passo dallo sfiorire... la sensualità che è sottesa ad ogni pagina, qui diventa davvero un messaggio esplicito, unito a quella nota di decadenza che rende più urgente il carpe diem e più struggente la nostalgia...

    Paola, verissimo. due mondi diversissimi, che si incarnano in personaggi altrettanto diversi. e di nuovo chapeau alla capacità descrittiva e all'occhio penetrante dell'autore: pochi tocchi, per fare ritratti indimenticabili e più eloquenti di qualsiasi altra descrizione

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  13. Adesso che parliamo di quanto possa avvicinarsi alla realtà, quella di oggi intendo,ma cosa ne dite di quelle elezioni? Una democrazia...un po' forzata, dove i no sono misteriosamente spariti...troppo bella l'indagine che cerca di fare il Principe per capire come sono andate le cose nella sua battuta di caccia!!

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  14. @ Valentina mi piace la tua descrizione del principe: si avverte che ne hai subito anche tu il fascino! Anche per me è solo la seconda volta, come per Ale, che lo leggo, ma è vero che ogni volta che ti ricapita un libro tra le mani, specialmente a distanza di tempo,qualcosa nelle sensazioni che ne ricavi cambia: ciò che mi aveva colpito a 20'anni è molto diverso da ciò che ora mi piace adesso. Ora sono riuscita ad apprezzare e a comprendere meglio quel sottile filo di malinconica ironia e quasi di disfacimento, come il profumo delle rose, che ha citato anche Valentina nel suo primo intervento, che pervade questo splendido romanzo.....

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  15. ale sei proprio una prof di italiano, anzi, meglio: Cavallini chi era al tuo confronto...!!!!! E' un piacere per il cuore e il cervello leggere i tuoi commenti

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  16. Lo dicevo alla Dani, l'altro giorno: sul terzo capitolo, mi sono commossa. E' lo specchio dei nostri tempi, nei quali si consuma il fallimento di quelli che una volta mi sembravano ideali, oggi mi senbrano mistificatorie illusioni.. un'unità che si fonda su brogli e imbrogli, un popolo che si riconosce unito nell'essere ridotto al silenzio, una politica che è da subito teatro e "grande pupazzata2, per prendere un altro illustre prestito... a trent'anni, lo avevo considerato un esercizio di stile, riflessioni di un'epoca passata. Ma l'altro giorno, avevo le lacrime agli occhi...

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  17. Ho letto anche io questo libro per la prima volta al liceo... e non l'ho apprezzato per niente. Gli esercizi noiosi sul testo che fanno fare a scuola non fanno notare la scrittura meravigliosa, fluida ed evocativa (non sembra quasi di sentire il profumo del "giardino per ciechi" del primo capitolo?), attualissima e, soprattutto, incredibilmente lucida nel valutare le caratteristiche del Mezzogiorno e le cause di tanti suoi problemi futuri

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    1. purtroppo a scuola sono pochi gli insegnanti che riescono a trasmetterti amore per la lettura.

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  18. Ohi... è da stamattina che vi aspetto con l'MT book club ;-) è un'iniziativa carinissima!

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  19. Vedi ? passano gli anni e le parole e storie e le esperienze coinvolgono e si comprendono in modo diverso....

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  20. Anche io mi sono commossa al terzo capitolo: la prima speranza di libertà di un popolo soffocata sul nascere, senza che ci si possa fare niente.. perché tanto i tempi cambiano ma in fondo tutto resta com'è...

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  21. E' anche interessante l'ambivalenza del principe nei confronti del figlio, che viene descritto con un senso di delusione contrapposto a Tancredi, neanche la critica fatta da Paolo, raccogliendo tutto il coraggio , sortisce l'effetto sperato, anzi al contrario infastidisce il principe "Meglio far sciocchezze che star tutto il giorno a guardare la cacca dei cavalli" Tancredi mi è più caro di prima..."
    Povero Paolo, non so come evolverà il suo rapporto con il padre, ma mi sembra già partito male!

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  22. Valentina, ben arrivata! Su come vengono fatti leggere i libri, a scuola, ci sarebbe da fare un pianto collettivo. La mia pessima insegnante di lettere della III liceo è riuscita a farmi dribblare tutti i titoli più importanti del Novecento- e,credimi, io leggo con passione anche le etichette con le istruzioni per il lavaggio a mano e in lavatrice. Però, la forza di questi libri è proprio nella loro capacità di andare oltre: addirittura, anche oltre l'ottusità di certi insegnanti che, anzichè lasciar parlare queste pagine, ne sanno solo spegnere la voce. e tu, sei l'ennesima, felice conferma

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  23. Se analizzo la parte storica e politica di questi primi capitoli, condivido il pensiero di Alessandra e faccio mio il motto del principe: deve cambiare tutto perchè nulla cambi, per trasportarlo ai giorni nostri e prendere atto di quanto sia ancora vera questa affermazione

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  24. mi accorgo adesso che l'appuntamento era alle 12, io pensavo fosse di sera?
    pennellate: i colori. I colori del salotto dove si recita il rosario, la forza del rococò rivisto in Sicilia, che permea tutto dalle piastrelle ai soffitti, forte come i colori delle ceramiche eolie (questa è una mia fantasia).
    Il libro che inizia prima del libro stesso. La deliziosa introduzione di Giorgio Bassani che almeno nella mia edizione precede il romanzo schizza il bozzetto del principe di Lampedusa a un convegno di letterati in una località termale (bella serie di ossimori) è un raccontino in sé che crea un'atmosfera di esotismo, attesa, curiosità sul personaggio ignoto del principe scrittore e del suo mondo. Abile introduzione pubblicitaria, oltretutto. Con omaggio crociano finale, incredibile quanto fosse ancora noblesse oblige, già, erano gli anni '50.
    Sesso e soldi. Brutale dirlo così ma in questo romanzo ci vedo soprattutto queste due cose, anzi forse prima i soldi e poi il sesso. I soldi che il ceto di Fabrizio perde per noia e accidia, i soldi di cui ha bisogno Tancredi, i soldi dei Sedàra, i soldi dati agli amici degli amici perché lascino tranquilla la villa (un'ombra questa appena accennata, di mafia non si parlava o ne parlava solo Danilo Dolci, allora...). I soldi che comprano il futuro di Angelica dalla "splendida groppa", le serate di Fabrizio con la prostituta Mariannina, anelli e spille per donne possedute e non amate, che allontanano Tancredi da Concetta. Che costruiscono simulacri di rapporti emotivi là dove non ne esistono. Mai letto un libro tanto spietato coi sentimenti tra gli esseri umani.
    Il cibo, ovviamente, può sembrare ovvio qui ma non lo è. Un cibo anch'esso colorato, come la rossa gelatina al rum, i pasticci dorati conditi con l'estratto di carne, lo stesso mélange di ricchezza e intensità prepotente delle dee sul soffitto del salotto.

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    1. alle 20.30, non alle 12... tutti questi commenti sono il prodotto di un'ora di pubblicazione!

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    2. come sempre, un contributo densissimo. Che sposo in ogni parola, ad eccezione di quelle legate alla prefazione. Stavolta, ho preso l'edizione integrale, con prefazione di gioacchino lanza tomasi, decisamente ppiù filologica. Ma di Bassani vorrei parlare- ed anche di Vittorini e chiedermi magari come mai venne preso un siffatto abbaglio, da un critico così intelligente come lui. Che temesse forse la grandezza di tomasi? una grandezza tale, che avrebbe sopraffatto la maggior parte degli scrittori a lui coevi? E' una riflessione acida, lo so: ma mi sembra così macroscopico, l'errore di valutazione che portò alla pubblicazione postuma, che non riesco a spiegarlo, se non ricorrendo a basse dietrologie...

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  25. @Daniela come hai ragione! Quando me lo fecero leggere a scuola (con tutto che io non dormivo la notte per leggere!!!), lo digerii a fatica. Colpita particolarmente dalla descrizione degli ambienti (mirabili pennellate descrittive sugli affreschi della sala del rosario)o dalla descrizione degli abiti del tempo (le gonne fruscianti delle ragazze). Poi l'ho riletto da *grande* e lì, il fascino del bello e dannato di Tancredi, unito alla *contaminazione* subita dalla visione del film (Delon... Delon.... perchè sei tu Delon???!!) che mi ha fatto sospirare e cominciarze ad apprezzare il romanzo.
    La mia terza volta è questa e qui mi trovo INVECCHIATA!!! Sì, perchè il Principone che tanto si sentiva vecchio ..... sarebbe mio coetaneo...quasi... financo un po' più giovane!! Quindi comincio ad apprezzare quel *vecchio* che mi parve allora burbero, ma che ora apprezza le stesse cose che potrei apprezzare io. E questo, vi dirò, mi secca un po'!

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  26. Sul rapporto fra Il Gattopardo e Tancredi ci sarebbe da dire moltissimo. anche qui, da giovane avevo inteso solo un grande, smisurato affetto nei confronti di un nipote assai più simile allo zio di quanto non lo fosse il sangue del suo sangue. e quindi, una sorta di assimilazione del modello del nuovo al vecchio. Oggi, invece, sento due voci: quella del Principe, dall'intelligenza temperata, talvolta quasi obnubilata, dall'amore per il figlio della sorella- e quello dell'autore, che invece non perde occasione per segnare le distanze fra i due, con anticipazioni che smorzano le sorpese e che svelano da subito il "marcio" di Tancredi e di Angelica, a fronte di una sempre maggiore indulgenza nei confronti di Fabrizio. Sarà la mia vecchiaia che avanza, ma se 15 anni fa mi ero innamorata di Tancredi, oggi lo sono del Principe...

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    1. Mi sa che io allora l'ho letto ormai da vecchia, Tancredi mi sembra un adulatore finto e viziato, il Principe però...

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    2. :-) mettici anche alain Delon, che ai miei tempi era l'equivalente di george clooney+brad pitt, elevati alla enne...

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    3. io non ho visto il film, quindi non ho influenze esterne, se non la mia fantasia.

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    4. lo hanno ritrasmesso pochi giorni fa... neanche ci fossimo messi d'accordo :-) non sono una grande appassionata di cinema ma quello andrebbe visto... se ti capita..

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  27. Ragazze vi saluto...vado a leggere!! ;)
    passerò domani a leggere i vostri commenti...è stato un piacere!
    Grazie Ale, Grazie Dani!!

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    1. ciao! e ci credi se ti dico che ti invidio? resisto ancora mezz'ora, poi corro a leggere anch'io!!!

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  28. proprio di recente ho visto il film e devo dire che burt lancaster ha contribuito a rendere ragione della figura del principe: una persona intelligente e saggia che analizza con lucida freddezza la realtà che lo circonda

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    1. condivido! più sopra, lodavo le grazie di Delon. Ma ora, rivedendo il film giusto l'altra sera, mi sono scoperta ad adorare Burt Lancaster, nei panni del Principe. E Visconti, per aver saputo trovare personaggi e ambientazioni così magistralmente azzeccati...

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    2. lucido si, ma anche così passionale!

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  29. Ale@ è verissimo quello che dici. La maturità ci porta ad apprezzare più l'intelligenza matura e brusca del Principe Salina, piuttosto che l'irruenza del giovane Tancredi. Non è la vecchiaia.... chiamiamola Esperienza...fa meno male!
    Del resto a fare un parallelo con i giorni nostri, quanto siamo cambiate noi, negli anni (pochi!) che ci hanno visto piene di nuovi ideali a lottare contro quelli che sono e restano mulini a vento seguendo i *nostri* garibaldini. Ora, più mature, ci comportiamo come il Principe.... valutiamo bene il cammino prima di intraprendere nuove strade! Esperienza... si: Esperienza!!! Ed anche la nostra Italia, quella di oggi, non mi sembra tanto diversa dal regno dei Borboni illustrato dall'autore...

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    1. e vada per l'Esperienza, Nora!-
      però, un velo di malinconia, me lo concedi? ;-)

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    2. Altrochè... e non solo un VELO!!

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  30. Io ho sempre avuto un debole per il principe, lo confesso...:-))) anche da giovane.... Di Tancredi non amavo la eccessiva preferenza che gli veniva accordata ... "tenevo" un po' per il figlio un po' "sfigato", il Povero Paolo figura così sbiadita e marginale.....

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  31. A me piace anche molto la descrizione che si fa del cibo. Il mio amato Principe poi sembra essere un esperto, uno che non si ciba solo per fame, ma che conosce, che studia, che critica il cibo e come viene preparato.

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    1. in un momento di follia, avevo pensato di far precedere questa serata dal "Timballo del Gattopardo"...d'altronde, siamo in Sicilia, terra che come poche altre ha fatto del cibo una metafora del saper vivere, anche nel significato più edonistico del termine. Abbondanza, ospitalità, ma anche seunsualità e piaceri della carne... questo ho letto io (e ti dirò, mi è pure piaciuto)

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    2. Ops ho cancellato la risposta. Chiara dicevo che sono rimasta estasiata dal sospiro di sollievo della tavolata all'arrivo del cibo scelto con tanta intelligente cura dal padrone di casa!

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  32. Buona notte ragazze, vi leggo domani, grazie per questo piacevolissimo scambio!

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  33. @Chiara e Daniela: come avete ragione! La descrizione dei piatti e delle presentazioni sono degne di una delle riviste più titolate che abbiamo. Pur leggendo mi sembrava di percepire l'aroma di quel timballo!!! Per non parlare delle pesche descritte così bene, da trasmetterne pure il profumo!

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    1. anche io ho amato la descrizione delle pesche e quanto rosico al pensiero che se l'è mangiate tutte angelica!

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    2. Ale@ decisamente meglio anche di certe foto ...

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    3. Le pesche! brava, con le guancette rosse.

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  34. In pratica, un Tomasi come un precursore dei moderni FoodBloggers!! ;-)

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  35. Ale@ Ma sai che alla ricetta del Timballo ci avevo pensato pure io? Tolto questa sera che sono un po' KO, ma mi aveva fatto venire una voglia... una voglia! Quasi quasi chiedo alla zia (SICILIANISSIMA ed ottima cuoca) della mia amica se mi passa la ricetta.

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    1. come sarebbe "quasi quasi"??? Vai in missione, Nora!!!! Con le insegne di MT!!!!

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    2. Ok, mi rifaccio dare l'indirizzo della *Zia Ina* e poi torno vincitrice..... forse!

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  36. Ragazzi, getto la spugna: giornata faticosissima e domani me ne aspetta un'altra non da meno. Voi continuate a commentare, che intanto andiamo avanti tutta la settimana. E grazie per questa serata, davvero bellissima
    ale

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  37. Davvero grazie a tutte! e buona lettura :-))))

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  38. ciao tutti! io mica ho capito come funziona questa cosa qui... comunque voglio lasciare anch'io un commento veloce. sui miei libri scrivo wempre la data in cui li ho comprati e il "mio" gattopardo è del 7 maggio 1977... devo averlo acquistato di mia iniziativa, perché alla scuola tedesca non è in programma, perciò nessun professore me l'ha imposto o reso indigesto... non ricordo però che impressione mi fece e da allora non l'ho mai più riletto. che sorpresa dunque trovare una scrittura così perfetta! per me è soprattutto una goduria linguistica e lo trovo di un'attualità sconvolgente. non vi ringrazierò mai abbastanza per avermelo fatto rileggere :))

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    1. Ciao Cri! il funzionamento è così concepito: commenti in libertà!! E risposte e piacere di chiacchierare con tutti e da parte di tutti. Insomma chiacchiere per il solo piacere di farle e di confrontare emozioni! Siamo contentissime di questo esperimento con voi e che voi lo abbiate gradito!

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  39. grazie della bellissima serata e di tutti i vostri commenti.Continuerò a seguirvi durante la settimana. Buonanotte!

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  40. Io sono tornata a casa ora ed ho aperto il pc per leggervi. Beh, io sono alla seconda lettura del Gattopardo ma ciò che ricordo e che ha lasciato un segno nella prima lettura è stato....il cibo!
    Tanto che quell'anno, al compleanno di mia nonna, invitando circa un trantina di persone a casa, sfoderammo dal forno un timballo gigante che era una vera follia. La follia che avevo vissuto nella lettura del libro, l'avevo trasmessa a mia madre che si era appassionata ed entusiasmata nel tentativo di replica del TIMBALLO! In questa seconda lettura vediamo se mi affascina anche qualche altro aspetto del romanzo. Io, come allora, continuo ad avere un po' di timore reverenziale nei confronti del Principe che, a dir la verità, mi sta un po'....sulle p....! anche se ora, a differenza di allora, ho 50 anni :-) Giulietta

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    1. VOGLIO LA RICETTA!!! Giulietta, ti rendi conto di che cosa scatenerai qui sopra, vero?
      L'ho scritto all'inizio, nel post: a 30 anni fu Tancredi, a 46 il Principe... vedi tu...

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    2. La ricetta io l'ho trovata su internet. Una bomba con anche la crema pasticcera!

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    3. http://www.scherzacolcuoco.it/ricette/primi/Timballo%20di%20maccheroni%20del%20Gattopardo.pdf

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  41. Ragazze vado a letto anche io, stasera il mio bimbo di 4 mesi ha deciso che senza di me non si dorme. Vorrei soltanto condividere con voi la mia impressione di grande poesia nella descrizione del paesaggio della Sicilia al terzo capitolo, quando il Principe sale sul monte durante la caccia con Ciccio Tumeo: ...apparve l'aspetto vero della Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili. L'aspetto di un'aridità ondulante all'infinito, in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionalidelle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in una fase delirante della creazione; un mare che si fosse pietrificato in un attimo in cui un cambiamento di vento avesse reso dementi le onde.
    Io l'ho trovato di una bellezza disarmante, l'ho dovuto rileggere più volte e sottolineare.
    Buonanotte a tutte, grazie per l'incantevole serata!

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    1. Valentina, grazie! su questo argomento torneremo di sicuro, anche perchè la conversazione prosegue per tutta la settimana: mettiamo questo post ben visibile in home page e continuiamo a parlarne da lì.
      grazie ancora

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  42. uap barbarico Yoawp non lo sapevo mica che esistesse una prefazione di Lanza Tomasi che avrei letto con goduria e che è sicuramente interessante. La mia edizione è quella di famiglia. Sulla questione Vittorini ho letto rencentemente un dettagliatissimo studio (di cui però non ricordo bene i particolari) che lo riconduceva semplicemente a una questione di politica editoriale. La prima volta Vittorini avallò la scheda negativa fatta da uno dei lettori di Einaudi e in seguito non scaricò mai su di lui la responsabilità di un rifiuto di cui non era direttamente autore ma che in quanto responsabile della casa editrice aveva fatto proprio. Il secondo parere negativo lo diede invece in prima persona, mi pare per Mondadori, in modo molto più sfumato rispetto al lettore di Einaudi, soprattutto perché il romanzo non si adattava bene alla politica editoriale dell'editore in quel momento o in quella collana. Sinceramente non so cosa pensare, mi sembra che la cosa sia avvenuta più "burocraticamente" che "artisticamente" o da un punto di vista personale, ma non conosco abbastanza la situazione. Certo dato il valore del romanzo sarebbe stata magari una buona idea indirizzarlo altrove...

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    1. Della prefazione ho parlato più sotto, nella risposta a Marina.
      Su vittorini, la versione che so io è quella del "rimando": ossia, il romanzo andava bene, erano i tempi a non essere ancora maturi. Ma l'impiegato che avrebbe avuto il compito di informare Tomasi di Lampedusa si confuse e gli inviò la solita lettera di rifiuto. Da lì l'equivoco e l'approdo successivo a Bassani e la pubblicazione postuma.
      Quindi, a parte qualche dettaglio, la sostanza della versione ufficiale è che il romanzo non si sposasse nè con le politiche editoriali, nè con la politica tout court: il che, a mio parere, sa ancora più di presa per i fondelli. I capolavori sfuggono alle etichette, alle mode, alle logiche economiche, per loro stessa definizione. E resto convinta che un editor o chi per esso debba avere come requisito minimo per dare un senso alla sua professione il "fiuto" sufficiente ad individuarli. Poi, per carità: basta fare un giro in qualsiasi libreria per rendersi conto di quanta spazzatura ci sia sugli scaffali. Ma il rifiuto de Il Gattopardo, in un periodo storico in cui non è che i nostri autori di punta brillassero per capacità narrative o di scrittura (per anni, ce la siamo menata con lo "stile asciutto" di Vittorini, ci sarà prima o poi qualcuno che avrà il coraggio di dire che scriveva male???), dicevo: in quel periodo lì, un'opera come Il Gattopardo sarebbe stato "grasso che cola". In ogni caso, io l'ho veramente letto a 30 anni, quindi nel 1996, hai voglia ad aspettare ;-)

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    2. Grazie, Ale, leggerò senz'altro la versione integrale: l'idea di Fabrizio infatuato di Angelica mi pare completi bene il romanzo (e forse anche spieghi meglio i passi sul palazzo di Donnafugata, come se il principe attraesse la coppia - e quindi lei concupita - dentro di sé e la propria complicazione esistenzial-sensuale).

      Quanto alla vicenda Vittorini il testo che ne parla è questo, direi: Gian Carlo Ferretti, L'editore Vittorini, ricostruzione compiuta su documenti d'archivio e in parte testimonianze orali. Non l'ho sottomano per ora ma potrei controllare tra un po'. Aver mancato il Gattopardo fu un grandissimo "buco", come oggi ognuno può serenamente costatare. Come si arrivò al rifiuto? Vittorini per Einaudi non lesse lui il romanzo, così come non ne lesse moltissimi altri, dato che c'era una squadra di lettori che si suddivideva questo lavoro, da lui coordinata, certo, ed è per questo che poi non scaricò mai la responsabilità unicamente sul lettore incaricato che aveva redatto una scheda negativa. L'equivoco sulle risposte per lettera nel libro di Ferretti non lo ricordo, ma posso benissimo essermene dimenticata. Quanto al rifiuto per Mondadori si trovò in buona compagnia, perché tale rifiuto fu espresso da quattro o cinque persone a cui il libro era stato affidato e quella di Vittorini non fu l'opinione più negativa. In quell'occasione Vittorini era, mi pare, un collaboratore esterno dell'editore, quindi la decisione finale non sarebbe stata comunque sua, anche se un suo parere entusiasta avrebbe potuto pesare. Si sa che le case editrici non brillano per raffinatezza nell'articolare i loro rifiuti, rifiutare il Gattopardo non fu una mossa geniale, ma la versione "Vittorini rifiutò il Gattopardo" forse è oggi, alla luce di quanto è possibile sapere, un po' troppo tranchant...
      La tristezza e l'amarezza di Lanza Tomasi, l'incertezza di sé che quei rifiuti dovevano dargli, come avviene per tanti talenti non mainstream, fanno sempre molto male.

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  43. mi sono persa l'appuntamento quasi live, ma spero di essere ancora in tempo per commentare.
    dunque niente liceo - 'fanculo ufficiale e definitivo al liceo Cambi di Falconara Marittima (An) - nel senso che da noi si faceva l'antologia e poco altro, ma io a 16 anni avevo letto tutto quello che era nella biblioteca di mio nonno e l'edizione che aveva del Gattopardo è un tascabile Feltrinelli vecchissino. E' stato ammmore a prima vista, per le atmosfere, per la storia, per i personaggi, per l'erotismo sottinteso, ci sono un po' di cose da raccontare ma riguardavo capitoli successivi, quindi mi astengo. Ricordo solo che in terza liceo (terza vera, ho fatto lo scientifico) la prof di italiano diede un tema ispirato ad una frase del Gattopardo - la solita, "zione che tutto cambi perché tutto resti com'è", messa così e non avendolo letto era un po' difficile da interpretare, ma io tutto l'avevo letto e anche più volte. Bene, tornano i compiti in classe, il mio giudizio era positivissimo, ben fatto, ben scritto, centrato, ben articolati e motivato. Voto 7.
    Il tipo che stava di banco dietro di me, cocco della prof, piacione e anche discretamente paraculo - scusate il francesismo - si vede ritornare un compito con un giudizio negativo, fuori tema, scritto male, approssimativo. Voto 7.
    Io il liceo l'ho odiato, odiato a morte. bellissima questa idea siete geniali.

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    1. L'edizione vecchissima del nonno era la prima edizione Feltrinelli, quella del 58 (sto azzardando: ho il libro sul comodino e se vado di là si sveglia il marito e finisce che si alza- e addio risposte ai commenti): quella di ora è l'edizione riveduta e corretta sulla base di un manoscritto successivo: pare che ci fossero ben 59 discordanze ed è a quelle che si è messo mano, con la nuova edizione. Per non parlare dell'Appendice, con i versi composti dal Principe per Angelica (nel romanzo non si avverte, ma in origine Fabrizio doveva infatuarsi della ragazza in modo più esplicito. Tomasi desistette, alla fine, a causa della estrema difficioltà a conciliare prosa e versi in modo armonioso ed equilibrato), più altre parti che non trovarono posto nella redazione finale. Se ti capita, prendilo (6 euro, su amazon): la prefazione è a firma del figlio adottivo, Lanza Tomasi, e l'impostazione è sì filologica, ma anche intimista: la base di partenza sono le lettere autografe dell'autore e sono davvero la parte più bella: leggi lo scoramento, la rabbia, la stizza per le traversie di questo manoscritto, l'orgoglio di chi sa di aver composto un capolavoro e la frustrazione del non vederlo accettato, la spontaneità e il calore dei suoi affetti (in questo, così simile all'altro Principe), insomma: davvero una meraviglia.
      Sulla scuola, ho finito ieri di consigliare caldamente a un caro amico l'International School, non perchè la ami (tutt'altro), ma perchè della scuola italiana non se ne può più. Specialmente in materia di educazione alla lettura- e alla storia, permettimi un sassolino tutto domestico...

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  44. Timballo timballo timballo!
    ma secondo voi, c'è il pomodoro? Secondo me no. e la crosta è impastata con tanta bella sugna...

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    1. ho la ricetta, su qualche rivista di parecchi anni fa. La cerco e spero di trovarla, così la posto e vediamo

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    2. mi pare l'avesse pubblicata Cucina italiana?

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    3. può essere... controllo e speriamo, dai!

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  45. Il Narratore spiega che per i personaggi come Fabrizio essere divertiti equivale ai 4/5 dell'affetto e che Tancredi lo diverte sempre...

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    1. e per il quinto, in cui lo irrita, subentra l'affetto, a mitigare la severità..

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  46. dimenticavo: timballo, timballo, timballo... volemo la ricetta!
    quanto al film, di recente mi sono letta una specie di intervista di Margherita D'Amico alla nonna, Suso Cecchi D'Amico sceneggiatrice mitica di tanti film fra cui il Gattopardo. racconta un po' di retroscena e anche il fatto che Visconti non volesse Lancaster rivelatosi poi splendida persona e attore superbo. adesso chi altri pensare se non lui nei panni del principe? e come non ricordare anche Paolo Stoppa, Rina Morelli, Lucilla Morlacchi, una giovanissima Ottavia Piccolo e tanti altri che hanno fatto di questo film un capolavoro? aggiungo anche Verdi perché c'è un valzer suo, inedito.

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    1. la ricetta celo (o meglio: ho quelle che si sono inventati i vari redattori, al tempo in cui le riviste di cucina erano degne di questo nome), sull'esecuzione passo, almeno fino alla prossima grande occasione invernale, visto che non si tratta di piatto propriamente light.
      Non avevo idea che Visconti non volesse Burt Lancaster: proprio vero che quando a volte imputiamo certe condizioni all'avversità della sorte, poi sono solo segni del destino ;-)
      Grandissimo cast, hai ragione: e grazie per aver ricordato Rina Morelli, attrice grandissima e di cui si son tutti dimenticati, mi pare.

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  47. Buongiorno. Anch'io ho riletto il Gattopardo per la terza volta: la prima, giovanissima, perché mio padre l'aveva comperato e mia madre non voleva che io lo leggessi, la seconda dopo l'uscita del film, la terza ora per discuterne con voi. Il mio problema è che leggendolo vedo i visi dei protagonisti del film e forse questo falsa un po' la lettura. Quello che più mi è piaciuto sono la descrizione dei personaggi e la rappresentazione dei paesaggi e del giardino, mi immagino i profumi intensi che salgono dalle rose e dalle pesche che poi mangerà Angelica. Mi piace anche come l'autore disegna il figlio maggiore del principe contrapposto al nipote, due personaggi antitetici ma reali entrambi. Mi piacciono i dubbi del principe sulla situazione politica, segno di grande apertura mentale, dubbi che gli rimarranno sino alla fine.

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    1. Hai ragione Dida , non c'è nulla ce invogli di più a fare qualcosa che il veto dei genitori!! :-))) A parte questo concordo con te: la descrizione dei personaggi è assolutamente splendida, così ben definita, come lo è la disamina della situazione politica e di come il principe la vive.....

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  48. Alla fine non sono riuscita a trovare il libro prima di partire, per cui, niente da fare!

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    1. ma puoi sempre recuperare i tempo perduto :-))))......

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  49. Mi aggiungo al club dei quelli che rileggono il Gattopardo. :)
    La mia prima volta l'ho letto da adolescente a Sydney e quindi senza richiesta di alcun prof. Questa è la mia seconda lettura. Concordo pienamente che ad ogni età la lettura cambia significato, e che ci si immedesima, a volte, in personaggi diversi. Serpeggia nel romanzo quell'idea anche triste di decadenza, legata alla nobiltà del tempo, e che viene messa a fuoco dal Principe. Una sorta di inevitabile entropia che afferra e ingloba proprietà, terreni e palazzi, in modo uguale, dovuta ad un'indolenza congenita dei proprietari. Qui ci sarebbe da espandere.
    Una cosa che non è stata menzionata è la difficoltà del viaggio, che rende benissimo anche l'idea di quanto poco ospitale la natura può essere. Certo è che se noi adesso dovessimo viaggiare così per andare in vacanza...forse rimarremmo nel confort delle nostre case :)))
    Interessante anche per me la contrapposizione tra figli (perché tutti e due i figli più grandi sono messi da parte, sacrificati al nuovo corso) e nipote. Simpatiche anche le figure del sacerdote e dell'amministratore.
    Proprio quando iniziavo a leggere ritrasmettevano il film e mi sono ben guardata dal vederlo. No interferenze!!!
    Ah, il sollievo all'arrivo del timballo? Udibile fino nelle nostre case. Ih, ih.

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  50. Hai perfettamente ragione: pigrizia e indolenza legata anche al caldo terribile che sembra di sentire attraverso le pagine... e il timballo, ah il sospiro del timballo :-))

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  51. Ciao a tutte, non ho esitato ad accettare l'invito a leggere il gattopardo, dato che mi capita di leggere i commenti delle "padrone di casa" su questo o quel libro e mi ci ritrovo abbastanza. Non l'ho mai letto, non oso pensare la reazione che avrebbe scatenato a ragioneria una simile proposta, ma adesso, a 40 anni suonati, penso di poterlo apprezzare come prima non sarei riuscita. Condivido i vostri pensieri sulle descrizioni del giardino, del paesaggio, delle case, quasi si riconoscono i profumi di cui sta parlando; ottimi i personaggi, anche quelli secondari, su tutti però Fabrizio e il di lui pensiero così ben raccontato sia per analizzare il contesto politico sia nei confronti dei personaggi con cui si viene a trovare (il suo atteggiamento nei confronti di Sedara...impagabile)
    Dunque mi congratulo per questa iniziativa, mi auguro che ne seguiranno altre e ovviamente...aspetto il timballo!!
    Sabrina

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    1. ciao Sabrina e grazie per essere dei nostri.
      A Ragioneria, come ovunque,dipende solo dal prof. I nostri insegnanti avevano l'età che abbiamo noi oggi: possibile che non abbiano trovato altre parole che non "leggete il Gattopardo e fate la scheda del libro entro la fine del mese?" Pensa a quante tematiche, a quanti argomenti ci sarebbero, per interessare i ragazzi di ogni scuola. Basterebbe fare un po' di introduzione, aprire il libro, leggere e commentare: soffermarsi sulle parole, sul ritmo della prosa, sulle pause, sul detto e sul non detto... che occasioni perdute!!!

      Certo che ne seguiranno altre, anzi: stiamo decidendo il prossimo libro e per ora possiamo dirvi solo che sarà di un autore straniero.

      Per il timballo, ci proviamo, dai!

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  52. @ Dani: ssarà difficile, non sono in Italia e, a dirla tutta, mi era balenata l'idea di rileggerlo solo per fare due chiacchiere con voi in tempo reale ;-)
    Non sono riuscita a trovare il libro prima di prendere l'aereo, quindi sarà per un'altra volta!
    Un bacione :-)

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  53. Il "Gattopardo", l'ho letto di recente, precisamente nel luglio 2007. Mi è piaciuto moltissimo anche se è legato ad un doppio ricordo. Doloroso da una parte, il più doloroso e bellissimo dall'altra, il più bello. Tornavo da Padova a Torino, mio padre aveva chiesto di visitare Il Santo per una grazia che non sarebbe mai arrivata...il cancro lo avrebbe portato via tre mesi dopo. Mentre leggevo nel treno delle visite di Angelica presso la residenza del Principe è entrato nel vagone l'uomo della mia vita. Vita e morte attorno ad un romanzo che tratta di vita e di morte. Il capitolo settimo è di una bellezza struggente.
    M.

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  54. ...mi hai lasciato senza parole...
    grazie, per questo tuo messaggio

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  55. Ale, vorresti la ricetta del mega timballo? Non ce l'ho. All'epoca mia madre era inventiva e appassionata di cucina. Ricordo che leggemmo alcune ricette quà e là e mettemmo insieme il nostro. Ricordo un lavoro pazzesco per fare le polpette di carne la cui elaborazione era stata affidata a me ma dell'assenblaggio si occupò lei. Usammo(inventiva folle!!! :-) come stampo la conca in rame della pentola elettrica per la polenta infilandola in forno con tutto il suo supporto (tranne il motore, ovvio)e servirono due uomini per sformare il frutto della nostra fatica. Di quel lavoro mi è rimasto un ricordo mitico. E poi mia madre,, ora, si domanda come mai io faccia tanto casino per cucinare......!!!! Giulietta

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  56. Altri pensieri: il romanzo è costruito a cerchi concentrici, prima presenta la famiglia (iperpatriarcale, i figli a tavola tremano davanti al padre che in realtà li guarda con aria benevola sotto i baffi), poi la gente più vicina alla famiglia, come don Onofrio o Tumeo, vassallo che un capriccio del principe attira nella sua cerchia. Allo stesso tempo in questi tre capitoli praticamente finisce l'intreccio.

    Su persone come l'organista cacciatore si esercitano gli equilibrismi dei Tancredi e dei Sedàra: perché i loro privilegi restino tali, bisogna che i Tumeo soprattutto non possano dire la loro... la democrazia, il voto, la scelta del SI o NO al plebiscito non può essere che controllata dai signori locali, chiunque essi siano. La riflessione sulle conseguenze per i Siciliani, in termini di "neghittosità e acquiscenza", di questa uccisione della neonata buonafede, come la chiama Fabrizio, della teorica possibilità di esprimere le proprie scelte sul proprio destino, è altrettanto emblematica nel romanzo del famoso "bisogna che tutto cambi"...
    L'ingenuità dell'organista (vista con gli occhi di Fabrizio: "pietoso burattino che aveva ridicolmente ragione") davanti al meccanismo elettorale che aveva "sostituito la Matematica alla Rettorica", fa il paio con la consapevolezza del principe che nel plebiscito non vede che "la teatrale banalità dell'atto" e riflette piuttosto con assoluta naturalezza ai soldi necessari a Tancredi "per comprar voti, per far favori agli elettori, per un treno di casa che abbagliasse...".


    E poi cosa ci starà a fare la "demi-glace" nel timballo siculo - che già i tartufi...? e cosa saranno i "muffoletti"?
    Altro che timballo, ce ne sarebbe per ricostruire, attorno al suo trono dorato profumato di cannella (come fare a mettere insieme zucchero cannella e tartufo, mah!) tutto il menu del romanzo che è pieno di cibi insoliti, e incroci tra cucina siciliana e francese a partire dalla prima cena all'inizio, con i bastioni di gelatina al rum rossa (ma perché rossa?).

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  57. @M: una storia davvero toccante la tua, è stato bello poterla leggere.

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  58. Ho fatto fatica a coprire i primi tre capitoli negli ultimi 10 giorni ed il motivo è sempre lo stesso...il Gattopardo è denso, ricco di sfumature, di intesi, di righe invisibili tra le parole che tracciano il romanzo da un punto di vista psicologico in modo tragicamente attuale dal punto di vista letterario e non da meno. Probabilmente mi ero sopravvalutato io e di certo è stato così ma per quello che ricordavo erravo in modo evidente, la lettura deve essere attenta e non superficiale altrimenti si perde in profondità e questo è il modo peggiore di ripagare l'autore prima di tutto.
    Detto ciò trovo abbastanza inquietanti i commenti sopra e non perchè qui si debba avere una visione prospettica necessariamente ma nessuno e dico nessuno che abbia contestualizzato la modernità (ahime!) di Tancredi e di Don Fabrizio (almeno lui...). Tutti a perdersi nei timballi, nelle glasse, nei giardini, cosa correttissima ma nessuno che sia andato oltre quel rigurgito di colori e profumi.
    Probabilmente in Italia viviamo un momento analogo ed il desiderio di chiudersi in contensti virtuali che isolano dal resto è comprensibile ma che addirittura questo avvenga con il Gattopardo tra le proprie mani...è avvilente!
    Detto ciò...spero di poter dire anche qualcosa sul libro...ma vado realmente di fretta...:P ahahahahahaha
    PS
    So che non ti mancherà molto la seconda mia seconda parte...:))
    PS2
    Quando ci vedremo da vicino sai quante "mazzate" che ci daremo...ne sono certo! :P ahahahahahah

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    1. e' così che ti voglio!!!
      parto dalle cose facili: è un libro densissimo. Ma ti assolvo subito dal timore della sopravvalutazione, perchè è capitato anche a me(e quindi, non si tratta di un errore ;-)) Intendo dire che più la maturità avanza, più le parole pesano. e le sfumature che a vent'anni non avevi neppure notato diventano pennellate dense di significati, chiari e ancora di più oscuri. Penso che la potenza dei classici risieda proprio in questa straordinaria capacità di parlarci un linguaggio sempre più profondo, a mano a mano che aumenta la nostra capacità di guardare le cose dal di dentro- e di parlare un linguaggio universale, che è però modulato su quello tutto personale di ciascuno di noi.
      e qui mi riallaccio alla parte più difficile- e cioè l'andare oltre. ti anticipo- ma forse l'ho detto- che l'emozione che mi ha preso sin dalla prima riga è sfociata in commozione, al terzo capitolo. e ti assicuro che non piangevo per lo stato della Sicilia di allora, ma per quello dell'Italia di adesso. In nuce, c'è tutta la parte peggiore di certa nostra politica, di certa nostra storia. Con un'analisi che ha la lucidità del trattato e l'accoramento del romanzo-e per questo ti toglie il fiato e ti avvinghia il cuore. Ma se ciò è possibile, è solo per l'aggancio diretto, lampante ed impietoso con l'attualità, la prova vivente che bisogna che tutto cambi, perchè tutto resti com'è.
      tornando ai timballi e ai giardini, a me non sembra che si siano percepiti come chiostri virtuali, tutt'altro: semmai, ha parlato la forza del simbolo che, in quel caso, non aveva un filo diretto cn l'attualità, ma con quell'atmostera tutta peculiare di decadenza, disfacimento, senso della fine che pervade ogni pagina del romanzo, ad iniziare dalla prima frase "nunc et in hora mortis nostrae, amen". Il timballo, in questo senso, è una sorta di canto del cigno: una ricchezza che si fa magnificenza, nelle ultime ore di un uomo, un casato, un sistema sociale che percepisce come prossima la propria fine.
      Più in generale, a me sembra che i commenti siano di alto lvello: dai un'occhiata a quello sopra il tuo, per citare il primo che vedo- e poi ne riparliamo...:-))))
      non vedo l'ora che sia giovedì prossimo ;-)
      ciao
      ale

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    2. RE:Gambetto
      "ma nessuno e dico nessuno che abbia contestualizzato la modernità (ahime!) di Tancredi e di Don Fabrizio (almeno lui...)."


      Veramente lo ha fatto Alessandra quando ha proposto il libro, ed essendo il tema arcinoto del libro, almeno per quanto mi riguarda, ho cercato di non ripetere il già detto e ho cercato, come dire, di lavorare su aspetti non ancora trattati da chi ha scritto prima di me. Inoltre, dovendo commentare solo sui primi tre capitoli bisognava prestare attenzione a non scrivere uno "spoiler". I commenti finali certamente, comprenderanno delle considerazioni generali che non potranno non riferirsi anche al tema principale.

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    3. ridooooo :-)))
      quando mi ponevo il problema di come trasferire nel virtuale i confronti di un salotto reale mi riferivo proprio a queste situazioni. Per cui, direi che ce la stiamo cavando benissimo :-) e il problema non esiste più.
      Anch'io sono per la ricerca di spunti nuovi- e di nuovo i miei scrupoli iniziali, che sono culminati nella decisione di non scrivere nessuna recensione, proprio per non togliere spazio a voi. Anche la scelta di affrontare i primi tre capitoli da un punto di vista assolutamente personale va in questa direzione: dico cose "mie", che possono anche non essere di tutti- per lasciare più spazio possibile a chiunque voglia intervenire.
      Però, Mario è un signore della provocazione- e visto che gli ho detto che ci mancava, è intervenuto in gran spolvero...;-)
      Grazie Rosy, ci vediamo domani sera!

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    4. @Rosy
      Assolutamente comprensibile la tua risposta leggermente piccata, probabilmente potevo essere più chiaro io nel rendere al meglio l'ottica di lettura che avrei preferito scorgere in un pubblico più vasto quale quello convogliato qui, a riprova del fatto che il Gattopardo fosse una lente per mettere a fuoco lontano :)
      La parte descrittiva dei primi capitoli è di fatto la trasposizione pittorica del reale conato di nausea che ebbe parte della classe dirigente del periodo (solo quella intellettualmente più elevata, off course) per dover gestire un momento storico delicato per la sopravvivenza della stessa, per poter varcare quelle date 'già scritte' perdendo il meno possibile.
      Si perchè quella dell'unità di Italia è prima che ogni altra cosa la storia di una crisi economica che trova nella svolta politica le risorse (il Meridione ed i possedimenti della Chiesa) per garantirsi un futuro, il futuro.
      Non da meno se oggi si aprono le finestre dei canali di comunicazione, il vento o la puzza che dir si voglia è la stessa.
      Crisi economica, una classe politica allo sbando (le analogie con il re Borbonico sono a dir poco commoventi se fotografate nella realtà di chi vive oggi nella più completa irrealtà...), un nuovo governo tecnico che pilota il cambiamento per mantenere quanto c'era prima non dimenticando anch'esso di uccidere la neonata buonafede (caso Malinconico, ad esempio giusto per citarne uno al volo...) e sullo sfondo un popolo bue che "attacc o ciuccio addò vò o padrone".
      Ecco che la bulimia di cibo virtuale che c'è in giro(blog, trasmissioni di cucina, chef, contro-chef, suos-chef, critici gastronomici, tutti ad essere cuochi con preparazioni voyeuristiche da mostrare ad ogni costi...), ritorna, ritorna a noi con la stessa prepotenza di quel timballo, un momento per non vedere nulla altro e sprofondare nel senso più immediato quale quello del gusto per sopire la mente.
      Ecco in cosa nasce la mia critica, nel vedere che in molti di noi siamo parte di quella "descrizione decadente" senza rendercene conto con la superbia di essere oltre, ma senza aver mai varcato il confine di una idea che sia vera e non stimolata dalla necessità di un rifugio intellettuale personale.
      Questo la mia insana mente voleva leggere...pardon per l'incomprensione :)

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    5. quando parlavo di "signore" della provocazione, l'accento era sul primo sostantivo ;-)
      ci vediamo domani sera, dai!

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  59. Beh, vi dirò.....io non ho voglia di contestualizzare perchè in casa mia si parla tutti i giorni, a tutte le ore del giorno, di politica; si guardano quasi esclusivamente trasmissioni di attualità...politica; la TV è sempre accesa al fine di poter cogliere, al primo battito, la notizia ...politica trasmessa da Televideo. Io, per reazione, pur avendo invitabilmente e giustamente idee politiche, preferisco concentrare la mia attenzione sull'uomo ed i suoi sentimenti. proproio perchè Il Gattopardo è molto denso non riesco a tenere i vostri ritmi ma...vi seguo

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  60. ah,....al solito: Giulietta ;-)

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