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sabato 10 marzo 2012

Donne Straordinarie : le suffragette (I parte)

Di Daniela

Suffragette 

1908 demonstration, Hyde Park
Questo di oggi è un post un po' diverso dal solito: ve lo avevo preannunciato quando vi ho raccontato degli zuccherini di Mary Poppins. Il fascino delle suffragette mi ha colpito per la prima volta seguendo la nostra maga-babysitter preferita. Ora ho pensato, in periodo di festa della donna, di parlarne anche con voi, per celebrare donne che hanno saputo e voluto fortemente seguire un'idea e lo hanno fatto attivamente, combattendo in prima persona, ognuna con i suoi metodi e le sue capacità, ma tutte con passione, determinazione e coraggio. 
Un post dedicato al coraggio di noi donne, allora e alla nostra capacità di agire senza paura e senza compromessi, quando occorre. 
Siamo nel marzo 1920: c'è elettricità nell'aria della grande Londra d’inizio secolo, la metropoli per eccellenza, ricca di  cultura e fascino.  Uscita dalla brillante e  spumeggiante euforia della Belle Époque in seguito alla Grande Guerra, a Londra si sta affrontando un momento particolare di ribellione e rivoluzione del costume. 
G. C. Beresford, Virginia Woolf 
La Guerra ha posto in risalto le capacità organizzative, tecniche e umane delle donne, fino a quel momento relegate a ruoli più classici da angeli del focolare, madri e mogli esemplari o meno (uscirà l'anno successivo L'amante di Lady Chatterley), gradevoli figure decorative da esibire in eventi mondani, in un paese che ha in quegli anni 6 "architette", 3 veterinarie e 2 commercialiste e in cui le università di Oxford e Cambridge non vogliono rilasciar loro lauree.
Il fermento si avverte ovunque, nella vita di tutti i giorni come in quella culturale e letteraria: prende vita il Bloomsbury set di Virginia Wolff, circolo attivo e vitale con le sue "serate del giovedì" riunioni alle quali partecipa la creme della cultura Inglese per discutere di politica, arte e letteratura. Alimentata da questo clima di fervore intellettuale, Virginia, non soddisfatta della disponibilità verso le sue opere, fonda la sua casa editrice, la Hogarth Press ed inizia lei stessa a dare ripetizioni serali alle operaie in un collegio della periferia. Si avvicina così ad un gruppo di attiviste che al momento sta acquistando sempre più vigore ed attenzione in Inghilterra: il National Union of Women's Suffrage (1897). 

A. Kucharsky, Olympe de Gouges
Il movimento delle “Suffragette”, così chiamate con un malcelato intento irridente, affonda le sue radici molto indietro nel tempo: in Francia già negli anni della rivoluzione francese, un gruppo di donne repubblicane cominciò a proporre ed a presentare all'Assemblea Rivoluzionaria, nel 1789, il Cahier de Doléances des femmes, in cui venivano lamentate le condizioni d’inferiorità delle donne nei confronti di diritti politici e civili già ampiamente riconosciuti agli uomini. 
Se ne fece portavoce in particolare Olympe de Gouges, che pubblicò nel 1791 la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina dedicato a Maria Antonietta, in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomini e donne. Era una donna molto attiva e cominciò ad operare attivamente creando gruppi di donne con i suoi stessi principi, ma commise un grave errore criticò ampiamente Marat e Robespierre in persona, opponendosi tra l’altro all’esecuzione di Luigi XVI. Così, nel 1793, ne seguì la sorte, venendo ghigliottinata anche lei! 
J.Opie, Mary Wollstonecraft
R Rothwell, Mary Shelley 

Ma il desiderio di emancipazione non si esaurisce: riprende vigore in Inghilterra con Mary Wollstonecraft (madre di Mary Shelley [Frankenstein: or, The Modern Prometheus moglie del grande poeta romantico] e chiamata da un altro grande scrittore, Walpole, “una iena in gonnella”!!), che nel 1792 pubblicò A Vindication of the Right of Women, basandosi sul principio che le donne attraverso un' educazione uguale a quella maschile e non concentrata sul concetto della sua “ naturale inferiorità” all’uomo, ricevuta fin dall'infanzia, avrebbe senza dubbio eliminato il divario che li divideva.
Questa sua vibrante rivendicazione di uguaglianza portò alla concessione del diritto di voto femminile , ma solo nelle elezioni locali (legge comunale Corporations Act, 1835) . 
Stuart Mill e Harriet Taylor
Uomini illuminati come J. Stuart Mill (filosofo ed economista britannico, uno dei massimi esponenti del liberalismo e dell'utilitarismo, autore di L'asservimento delle donne (The Subjection of Women), pubblicato nel 1869,) appoggiarono negli anni le rivendicazioni delle donne innanzi tutto la parità dei sessi nel diritto di famiglia come pure il suffragio universale. Mill appoggiando le idee innovative e femministe della moglie, sostenne che questa nuova strada avrebbe migliorato anche gli uomini, i quali avrebbero smesso di sentirsi superiori  per il solo fatto di essere nati maschi e avrebbe posto fine anche all’ultimo rigurgito di schiavismo legalizzato, dopo che gli Stati Uniti avevano abolito quello contro le persone di colore.
Operaia italiana ad inizio xx secolo
 Ovviamente tutte le donne, indipendentemente dalla loro condizione sociale, erano comunque sottoposte a discriminazione, ma diverse erano le esigenze legate alla classe sociale di appartenenza: c’erano le donne operaie che venivano assorbite, nelle loro rivendicazioni, dal movimento operaio, senza avere quindi un ruolo “a parte” e c’erano le donne della classe media che non potevano lavorare, perché non sarebbe stato accettabile socialmente (critica implicita a marito e famiglia), ma che lo avrebbero desiderato, per affrancarsi dalla assoluta dipendenza e realizzare le proprie aspirazioni. Quindi due furono i movimenti che si crearono: uno liberale, legato alla conquista principalmente dei diritti civili, l’altro socialista, che aveva da proporre rivendicazioni anche sindacali e desiderava quindi una rivoluzione socialista per una vera liberazione della donna. 
Le suffragette sono l’anima del femminismo liberale. 

Sir George Hayter, The House of Commons, 1833


Le donne come abbiamo detto, erano assolutamente sottomesse soprattutto in campo economico, dipendendo dal marito per qualunque cosa: teniamo conto che, anche dal punto di vista pratico, in caso, poniamo, di separazione dal marito, la donna perdeva tutti i contatti coi figli, salvo che la benevolenza dell’ex-marito non le andasse  incontro, oltre tutti i beni, anche personali, che continuavano ad essere gestiti dall’ex-marito.

La  regina Vittoria
Photograph by Alexander Bassano, 1882
Già nel 1932 una una ricca proprietaria terriera, la signora Mary Smith, basandosi su un solido principio espresso dalla massima inglese "No taxation without representation" (Niente tasse senza rappresentanza in Parlamento), chiese alla Camera dei Comuni che le venisse riconosciuto il diritto di votare per un suo rappresentante , visto che le si chiedeva pubblicamente di pagare le tasse.
Le fu risposto citandole il Reform Act che precisava come il diritto di voto spettasse solo alle persone di sesso maschile. Consideriamo che solo nel 1872 gli uomini stessi ottennero il diritto al voto segreto e a più ampia partecipazione. Fu proprio James Mill (padre dello Stuart Mill di cui vi ho accennato prima) che negò questa possibilità recisamente  dal momento che gli interessi della maggior parte delle donne coincidevano con quelli dei loro padri, fratelli e mariti, non era necessario che esse avessero dei rappresentanti diretti in Parlamento. E dire che sul trono in quel periodo c'era ancora una donna, la Regina Vittoria!


Millicent G. Fawcet
Non passò troppo tempo prima che gli arrivasse chiara e precisa la risposta del figlio J. Stuart Mill con il suo L'asservimento delle donne (The Subjection of Women), del 1869. Nel 1897 abbiamo detto che Millicent G. Fawcet fonda il primo vero movimento per il suffragio femminile: National Union of Women's Suffrage Societies. (Lega nazionale delle associazioni per il voto alle donne). Questo movimento perseguì i suoi scopi in modo piuttosto pacato, cercando di convincere anche gli uomini ad aderire ufficialmente, perché erano i soli, in quel momento politico, che avrebbero potuto, combattendo al fianco delle donne, far in modo che fosse    concesso loro legalmente il diritto di voto.

Emmeline Pankhurst
Non ebbe però un grande successo, cosicchè da questo movimento, più moderato, detto delle "suffragiste", si staccò una costola più battagliera, quella del Women's Social and Political Union (WSPU - l'Unione nazionale sociale e politica delle donne), fondato nel 1903 da Emmeline Pankhurst, con le  figlie Christabel e Sylvia, e nacquero le suffragette vere e proprie. 
Queste donne cominciarono ad agire con ben altra determinazione, senza la paura per lo scontro fisico, per il dolore o per il carcere. Tutto iniziò con una irruzione da parte di Christabel Pankhurst e Annie Kenney durante una riunione a Manchester : le due chiesero a due politici liberali presenti (Winston Churchill e Sir Edward Grey) se credessero che le donne avessero diritto al voto. Nessuno dei due rispose.. 
Christabel Pankhurst
Le due donne allora gridarono ai due politici di rispondere alle loro domande, infrangendo la regola che impone l’ascolto silenzioso delle altrui opinioni, per quanto contrarie alle proprie. 

Furono immediatamente cacciate ed arrestate per aver resistito all’arresto. La Pankhurst scrisse più tardi : 

"Questo fu l'inizio di una lotta come non si era mai conosciuta in Inghilterra né per la verità in qualunque altro paese…...... abbiamo interrotto un gran numero di incontri ...... e siamo state buttate fuori violentemente e insultate. Spesso abbiamo anche dovuto sopportare lividi e ferite. " Era l’inizio di una guerra, che prevedeva lacrime e sangue, come dirà in altro contesto tra qualche anno proprio Churchill, che vide scontri fisici anche pesanti tra il potere costituito ed eleganti signore in cappellino e sciarpa tricolore, agguerrite e determinate. Ma con stile. Prima di continuare su questo tema così serio e coinvolgente, vi lascio fino all’appuntamento di domattina, con una nota rosa. A differenza di ciò che successe nei secoli successivi per le suffragette era importantissimo il modo di vestire: il loro abbigliamento doveva essere consono alla causa, elegante , morbido e femminile, per contrastare le definizioni di virago e gli scherni cui erano soggette e che le definivano mascoline e senza grazia.
 C’erano addirittura dei grandi magazzini alla moda che le rifornivano dell’abbigliamento più adatto, come ad esempio  Selfridge’s, che per andare incontro alle nuove esigenze delle sue clienti fu il primo ad aprire un caffè interno allo store, un ristorante sul tetto ed un bagno per sole signore, anticipando un naturale sviluppo di questo tipo di negozio. Intelligentemente, il Sefridge's seppe appoggiare il movimento femminista:
il proprietario si rifiutò di sporgre denuncia quando una delle grandi vetrate fu presa di mira e distrutta da alcune appartenenti al gruppo e anzi volle issare sul tetto la bandiera delle suffragette.
L'abbigliamentio, quindi, e i suoi colori era molto importante; la stessa Pankhurst lo sottolineò diverse volte....eccovi perciò un assaggio della pubblicità che veniva presentata dei vari negozi:



E' evidente in entrambi i manifesti la dichiarazione di poter fornire i vari cappelli accompagnati a nastri con i colori delle diverse organizzazioni. Moda e politica a braccetto, insomma! La necessità di essere eleganti e quella di riconoscersi e farsi riconoscere si uniscono in un tripudio di fasce, nastri e accessori che dichiarino chi li portava come una suffragetta.
Tre i colori principali scelti dalle Pankhurst per lo WSPU, basati sul loro slogan principale Give Woman the Vote. Scelsero infatti il verde , il bianco e il viola chiaro (Give=Green Woman = White Vote = Violet). Questo uno stralcio di un articolo che apparse su "Vote for woman" un settimanale del 1908: "Il porpora, come tutti sanno è il colore regale. E' simbolo del sangue regale che scorre nelle vene di ogni suffragetta, l'istinto per la libertà e la dignità; il bianco descrive la purezza nella vita pubblica e privata; il verde rappresenta il colore della speranza e l'emblema della primavera". In altre parole regalità, libertà, dignità purezza e speranza.
 
L'aiuto per rendere ancor più evidenta questa ricerca del colore come mezzo di distinzione-riconoscimento venne loro anche dalla gioielleria.

Louise Eates.Pendant1909. MuseumofLondon
Siamo nei prmi anni del novecento e l'Art Nouveau si insinua ovunque: anche i gioielli seguono la moda e si cominciano ad usare le pietre colorate non solo per il loro intrinseco valore, ma anche per realizzare audaci deisegni ed ottenere particolari effetti di luce: entrano di prepotenza diamanti e zaffiri colorati, avorio, perle barocche smalti, peridoti e tormaline venivano accostati privilegiando disegno e colore.
A silver and gold cabochon brooch with amethyst, moonstone & chalcedony.  1910. Courtesy Tadema Gallery.


E' semplice immaginare quindi le infinite possibilità di combinazioni tra i tre colori preferiti della suffragette: vorrei chiudere la prima parte di questa lunga passeggiata tra le signore che hanno combattuto per regalalarci una vita più indipendente mostrandovi qualcuno dei gioielli creati per loro.


Pendente . Courtesy Bonhams.















Courtesy Richard Ogden








Courtesy the Museum of London






Capolavori di oreficeria e gioielleria che indosseremmo con gran piacere anche oggi, direi!  Ma  tra questi qualcuno un po' meno lieve e colorato c'è: come questa spilla-pendente, disegnato da Sylvia Pankhurst in persona, che ricorda le sbarre di una prigione e che, insieme alla spilla con il nastro tricolore, venne proprio creata con lo scopo di onorare e commemorare tutte coloro che avevano dovuto subire l'onta della prigione per difendere e sostenere la causa comune.....
Ma di questo vi parlarò domani.
Per ora buon sabato a tutti.


Dani

12 commenti :

  1. bello e bravissima!
    pensa che ho sempre simpatizzato per la mamma dei piccoli a mery poppins, nonostante il messaggio fosse un altro!
    un abbraccio meritatissimo.

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    1. Grazie Irene! Mi fa così piacere sentirvi contente !!! Mi piace lavorare con voi, tantissimo!:-))))
      Buona serata

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  2. Carissima Daniela, questo tuo bellissimo post, ricco di informazioni e dettagli, mi ha suscitato una scomoda quanto onesta e sincera riflessione. Se io oggi, non senza una certa sufficienza e una sorta di sciocco snobismo, posso dire di non essere femminista, lo devo in larga parte a tutte queste donne, cosi' come a tutte quelle che, ispirandosi a loro, hanno combattuto e sofferto perche' le donne, tutte le donne me compresa, vedessero rispettato il loro stato di esseri umani, con diritti ed aspirazioni pari a quelli dei nostri simili di sesso maschile. Certo, resta ancora molta strada da fare...

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    1. E' vero, penso la stessa cosa. Ho voluto scrivere questo post proprio per ricordare quello che anche a me stava sfuggendo, il mio dare per scontato certe libertà, alcuni modi e pensieri. Fa bene sapere quanto dobbiamo e a chi... Grazie delle tue parole ed un abbraccio

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    2. robeta Mar.
      hai colto veramente il punto! tante verità per mancanza di consapevolezza sfuggono. a volte.

      irene

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    3. Sono d'accordo e aggiungerei anche una riflessione sul come... molto bella l'idea di mettersi in ghingheri per andare a rivendicare il diritto di voto, ma fa anche riflettere, e molto, il fatto che per farsi ascoltare sia stato necessario utilizzare fermezza e audacia e non poche.

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  3. Che bello un post che ci racconta quanto è costata la nostra libertà. Lo dimentichiamo spesso, spesso non ricordiamo neppure che altrove non è ancora così. Spesso ci fermiamo all'erba del nostro giardino, che peraltro richiederebbe cure continue, lagnandoci di una festa che non ci diamo più nemmeno la briga di capire. Basterebbe, magari, tornare alla memoria di cosa siamo state nel passato. E, magari, potremmo capire cosa siamo oggi - dovunque - e cosa saremo domani. Cosa tutti, uomini e donne, saremo domani. La storia delle donne è la storia dell'insensata prevaricazione della presunzione di superiorità. E di insensate prevaricazioni, di ogni tipo, nè è ancora pieno il mondo.

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    1. ... ed è così giovane la nostra consapevolezza.... sono solo 100 anni... nulla... una goccia nel tempo. Chissà dove potremo arrivare quando avremo avuto più tempo.. Speriamo di saperlo sfruttare il futuro, per noi stesse e per chi è ancora dietro a noi!

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  4. dani, ma sei una storica con i fiocchi (e controfiocchi)!!! che post appassionante, quante cose che non sapevo... grazie e aspetto il seguito :))

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    1. Grazie Cristina!!! Complimenti immeritati, ma che mi fanno troooooppo piacere! :-) Un abbraccio e ..a domani

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  5. Splendido post Dani, come sempre! curioso l'aspetto legato alla moda, i cappellini, addirittura i gioielli...non vedo l'ora di leggere la seconda parte
    notte
    cris

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