Acqua di Valencia: rappresenta lo spartiacque della giornata tipo del Valenciano medio, sabati e domeniche incluse: dal crepuscolo in poi, si beve solo quella. Che, ovviamente, di innocente ha solo il nome e le quantità in cui viene servita, di solito grosse caraffe e grandi bicchieri- a meno che l'incontro fra gin, vodka e champagne, per giunta allungato con succo d'arancia, per voi non sia roba da educande. Ma se reggete l'alcool poco e male, evitate di trascinarvi al bancone di un qualsiasi bar, dopo le sei, e chiedere con un fil di voce "agua", per ristorarvi dagli impietosi raggi di un sole che uccide: potreste pentirvene, magari il giorno dopo....
Adyunctamento (plaza del) : è il centro nevralgico della città, tappa obbligata per chi vuol muoversi in autobus, andare a piedi o celebrare fino all'alba il rito classico del tapear (v. tapas). E' la cartolina classica della città, il set degli spot pubblicitari, il biglietto da visita a cui Valencia vuole affidare la sua immagine di crocevi fra l'antico e il moderno. L'impianto è tardo ottocentesco e la maestosità degli edifici e la netta separazione dal potere religioso lo confermano: è la classica piazza monumentale, con al centro una grande fontana ed alberi ad ombreggiarla tutt'intorno. Da non perdere il colpo d'occhio verso la stazione, a nord, e gli scenari da Gran Via che vi portano alla città vecchia - e pure la genialata degli attraversamenti pedonali triangolari, che vi evitano deviazioni a destra e a manca.
Architetture: naso all'insù è la parola d'ordine- e occhi bene aperti, a immagazzinare quanit più particolari si riescano a cogliere della versatilità del genio iberico che anche qui a Valencia si esprime nell'esplosione di forme, accostamenti, colori, con cui non finisce mai di sorprenderci. Barcellona è un'altra cosa, ovviamente, ma rispetto alla monumentalità a tavolino della Madrid capitale, Valencia è una bella sorpresa, nel suo avvicendarsi continuo di curve sinuose e rigori geometrici, di giochi di pieni e di vuoti, di particolari nascosti che si svelano all'occhio più attento (la piastrellatura dei pavimenti dei balconi, per esempio) e di dettagli che aggettano da ogni facciata, vividi e vivaci. Un punto di vista diverso, la chiave di volta imprescindibile per entrare nello spirito della città e farsene pervadere completamente
B
Balconi: sono l'ovvio complemento di un'architettura urbana che deve fare i conti con un clima caldo e afoso e sono quindi un altro tema portante del profilo di Valencia, tanto da poter costituire un capitolo a sé stante, nel dipanarsi della storia dell'arte della città, dalle scenografie monumentali del barocco alle linee essenziali del Modernismo che qui è declinato in mille modi e in mille dettagli. A fare da filo conduttore, la sorprendente presenza del verde: pochissimi i balconi spogli, numerosissimi quelli rigogliosi, in un continuo richiamo con il verde degli spazi di una città che anche sotto quest'aspetto conferma la sua vocazione alla vivibilità, quanto meno lontana dall'afa dell'estate.
Biciclette: dalle file di biciclette a gettone, intuiamo che anche Valencia abbia aderito alle recenti proposte dei comuni di mezza Europa, che mettono a disposizione dei loro cittadini le due ruote (senza motore), previo il pagamento di un gettone. Dalla quantità di bici che vediamo nei parcheggi, non si capisce se l'idea funzioni o se sia solo uno spreco di energie dell'amministrazione comunale: la città è in piano e le strade sono ampie, ma di ciclisti se ne vedon pochi e di piste ciclabili ancora meno...
C
Calatrava, Santiago: Un genio. Anzi: Il genio, almeno a Valencia, la città che gli ha dato i natali e che ha affidato al suo figlio più celebre il timone per guidarla nel futuro, con un'immagine rinnovata, a tratti anche stravolta, che porta la firma di questa mente poliedrica, divertente, estrosa, cresciuto a Pronipoti e Le Corbusier e sostenuto da una comunità che lo ama di un amore entusiastico, incondizionato e un po' folle. Lui contraccambia,ridisegnando Valencia con la matita della contemporaneità- e di una contemporaneità viva e divertente che finalmente definisce in modo netto una città destinata ad essere schiacciata dalla personalità più incisiva delle sue sorelle maggiori , Madrid e Barcellona- e tutto grazie ad un uomo capace di comprenderla e di esaltarla come nessun altro mai.
Cid : Rodrigo diaz Conte di Vivar, simbolo della Reconquista spagnola, fu signore di Valencia dal 1094 fino alla sua morte, avvenuta cinque anni dopo. Ce ne siamo accorti? Assolutamente no, è la risposta: c'è solo un monumento, una statua equestre in Plaza de Espana, che però ci sfugge ed è comunque troppo poco per commemorare un pezzo di storia del proprio Paese. Scurdammuce o' passato non è un imperativo categorico- e lo è ancor meno se si decide di scommettere sul futuro, come sta facendo la città. Meditate, gente, meditate....
Ciutat de les Artes I les Ciencias: Un must. Anzi IL must, almeno a Valencia. E' uno dei tanti esempi di "città nella città" pensati dall'architettura contemporanea e che qui prendon forme avveniristiche, quasi "spaziali", epsressione piena di una felice congiunzione fra l'opera di un genio e la disponibilità piena di un'amministrazione, disposta a deviare il fiume pur di permettere la realizzazione di questo progetto. Che può piacere come no, sia chiaro: ma che sta portando tali e tanti frutti a Valencia che semmai ci fosse stato un dubbio sulla opportunità di un rilancio di immagine, bastano i bilanci positivi a fugarlo. Il biglietto è carissimo e non ci sono grandi possibilità di sconti, a meno che non siate al di sotto o al di sopra di una certa età. gli edifici che meritano di essere visitati sono sostanzialmente due, il Museo della Scienza e l'Oceanografic (v.) e il primo molto più del secondo. Quattro ore sono un tempo ragionevole, per gli "interni"- mentre imponetevi un orario altrettanto ragionevole per smettere di fotografare gli esterni...
Crisi: è dappertutto, nelle locandine dei giornali, negli speciali in tv, nelle serrende dei negozi tirate giù, nei "se viende/se alcala" che si susseguono in una triste processione, persino nelle parole del sacerdote che officia la messa della domenica in cattedrale e che inizia l'omelia con l'equivalente spagnolo del "c'è grossa crisi". Quello che non c'è, sono i musi di noi Italiani, la nostra pigra indolenza, la nostra rassegnazione. I locali sono pieni, di sabato come di lunedì- e pieni sono anche i banconi dei bar, con un impiego di personale che da noi non troviamo neppure negli autogrill nei giorni di festa, con un'impressione generale di una gran voglia di resistere, di lottare, di non abbattersi- e di reagire in un solo modo: con il lavoro e con il sorriso, dove si può, e con una partecipazione che non viene mai meno, anche quando non si può.
D
Desamparados : non sono gli ignoranti, come pensavo io (ma dopo la volta che per scusarmi, ho detto che ero embarazada, non mi tocca più niente), ma gli abbandonati- nella fattispecie gli abbandonati alla grande Peste del 1647 che non trovarono altro conforto se non il ricorso alla Madonna, da sempre la Madre di tutti i Valenciani. Il suo aiuto non venne meno e così, una volta passata l'epidemia, fu tutto un concorso di forze per costruire un luogo degno per Colei che da allora è la Virgen de Los Desamparados, la protettrice della città, che ha nella omonima basilica la sede ufficiale del suo culto. A vederla, è anonima, quasi schiacciata dall'imponenza della Cattedrale che sorge di fianco: e anche l'interno, non è così imponente come ci si potrebbe aspettare. Ma la devozione bilancia tutti i deficit dell'architettura- e lo fa ancor oggi, con schiere di pellegrini che si assiepano attorno alla bancarella delle immaginine e si accalcano sugli scalini della chiesa. Fateci un salto, anche solo per ammirare la statua della Vergine, con i capelli veri : è un segno di devozione tutto spagnolo, (più se ne hanno, più si è santi), assieme alla ricchezza delle vesti e alla preziosità degli ornamenti.
F
Fallas (las): è la fiesta più importante della città, in onore di san Giuseppe, che ricorderebbe molto il nostro carnevale, per via dei carri allegorici in cartapesta che vengono preparati per l'occasione. La principale differenza- oltre che la sua principale caratteristica- è lo scoppio di petardi che costituisce la colonna sonora dei festeggiamenti che durano- udite udite- 19 giorni. Il crescendo è tutto concentrato nella settimana del 19 marzo, con una concentrazione nel giorno dedicato al Santo, nel corso del quale si bruciano i carri, si fanno spettacoli pirotecnici e, buon peso, si venera anche la Virgen de los Desamparados, tributandole omaggi floreali e processioni, in quel misto di sacro e profano che è tipico di tutte le feste popolari e che mai come in Spagna si arricchisce di colori e di suoni quanto mai vivi ed emozionanti. Da vedere- con tappi nelle orecchie, però...
Fartons: i buoni propositi di digiuno, elaborati da mio marito dopo una pantagruelica colazione in hotel, si infrangono all'alba delle dieci e mezza, quando gli vengono in mente i churros con la cioccolata calda. Che ci sono, sia chiaro- ma non rappresentano la tradizione, per i Valenciani, che preferiscono l'orchata (v. ) e i fartons, paste oblunghe, cotte al forno, che si servono vuote o ripiene di crema o di cioccolata. Buone, ma abbiamo mangiato di meglio...
G
Giovani: pur essendo città mediterranea, che di più non si può, Valencia è una città per giovani, come lo sanno essere solo le grandi capitali del Nord. Design, graffiti, locali di tendenza, mode estreme, senza essere esagerate, in un continuo scorrere di proposte innovative, originali, contemporanee, sono gli inconfondibili tasselli di uno scenario permeato di freschezza, di novità, di speranza. E i giovani rispondono animandolo con la loro inconfondibile impronta, permeata di individualità, di spensieratezza, di sogni: li si vede dappertutto, anche quando non ci sono- e li si vede belli e puliti e diversi e così capace di riconoscersi, in una città che li ama e che ha fatto di loro la sua carta vincente.
Graal: quello lì.ovviamente- e guai a dubitare della sua originalità. E' custodito all'interno della Cattedrale, nella Cappella che porta il suo nome (santo Caliz, ovviamente), che costituisce la parte più pregevole di un complesso architettonico altrimenti un po' deludente (fuori dai denti: si è visto di meglio, nella stessa Spagna), meta di un flusso ininterrotto di pellegrini anche illustri, non ultimo lo stesso Benedetto XVI che gli ha reso omaggio all'indomani dell'elezione a Pontefice. Ci uniformiamo alla vulgata e chiniam la fronte anche noi davanti alla reliquia, fingendo di non vedere la base tutta tempestata di oro e brillanti (e soprattutto di non chiederci che c'azzeccano, gli ori e i brillanti, con la parca mensa dell'Ultima cena). Il paragone col Santo Catino, però, lo facciamo e decidiamo che ci piace di più, anche se il nostro è di vetro e, dopo che Napoleone ha stabilito che non è di smeraldo, è tutto venato e gli manca pure un pezzo: ogni scarrafone è bello a mamma sua e le reliquie non fanno eccezione
Graffiti: v Murales
I
Ibanez: Vincente Blasco, altro grande cittadino illustre di Valencia, a cui la città dedica un monumento più interessante di quello con cui commemora il Cid. Peccato il contesto, non proprio esaltante, a cui si accordano gli "Ibanez chi?" del marito e della figlia, appena faccio notare la statua (v. alla voce "compagni di viaggi colti e interessati"... cosa dite, non c'è? toh, guarda...)
F
Fallas (las): è la fiesta più importante della città, in onore di san Giuseppe, che ricorderebbe molto il nostro carnevale, per via dei carri allegorici in cartapesta che vengono preparati per l'occasione. La principale differenza- oltre che la sua principale caratteristica- è lo scoppio di petardi che costituisce la colonna sonora dei festeggiamenti che durano- udite udite- 19 giorni. Il crescendo è tutto concentrato nella settimana del 19 marzo, con una concentrazione nel giorno dedicato al Santo, nel corso del quale si bruciano i carri, si fanno spettacoli pirotecnici e, buon peso, si venera anche la Virgen de los Desamparados, tributandole omaggi floreali e processioni, in quel misto di sacro e profano che è tipico di tutte le feste popolari e che mai come in Spagna si arricchisce di colori e di suoni quanto mai vivi ed emozionanti. Da vedere- con tappi nelle orecchie, però...
Fartons: i buoni propositi di digiuno, elaborati da mio marito dopo una pantagruelica colazione in hotel, si infrangono all'alba delle dieci e mezza, quando gli vengono in mente i churros con la cioccolata calda. Che ci sono, sia chiaro- ma non rappresentano la tradizione, per i Valenciani, che preferiscono l'orchata (v. ) e i fartons, paste oblunghe, cotte al forno, che si servono vuote o ripiene di crema o di cioccolata. Buone, ma abbiamo mangiato di meglio...
G
Giovani: pur essendo città mediterranea, che di più non si può, Valencia è una città per giovani, come lo sanno essere solo le grandi capitali del Nord. Design, graffiti, locali di tendenza, mode estreme, senza essere esagerate, in un continuo scorrere di proposte innovative, originali, contemporanee, sono gli inconfondibili tasselli di uno scenario permeato di freschezza, di novità, di speranza. E i giovani rispondono animandolo con la loro inconfondibile impronta, permeata di individualità, di spensieratezza, di sogni: li si vede dappertutto, anche quando non ci sono- e li si vede belli e puliti e diversi e così capace di riconoscersi, in una città che li ama e che ha fatto di loro la sua carta vincente.
Graal: quello lì.ovviamente- e guai a dubitare della sua originalità. E' custodito all'interno della Cattedrale, nella Cappella che porta il suo nome (santo Caliz, ovviamente), che costituisce la parte più pregevole di un complesso architettonico altrimenti un po' deludente (fuori dai denti: si è visto di meglio, nella stessa Spagna), meta di un flusso ininterrotto di pellegrini anche illustri, non ultimo lo stesso Benedetto XVI che gli ha reso omaggio all'indomani dell'elezione a Pontefice. Ci uniformiamo alla vulgata e chiniam la fronte anche noi davanti alla reliquia, fingendo di non vedere la base tutta tempestata di oro e brillanti (e soprattutto di non chiederci che c'azzeccano, gli ori e i brillanti, con la parca mensa dell'Ultima cena). Il paragone col Santo Catino, però, lo facciamo e decidiamo che ci piace di più, anche se il nostro è di vetro e, dopo che Napoleone ha stabilito che non è di smeraldo, è tutto venato e gli manca pure un pezzo: ogni scarrafone è bello a mamma sua e le reliquie non fanno eccezione
Graffiti: v Murales
I
Ibanez: Vincente Blasco, altro grande cittadino illustre di Valencia, a cui la città dedica un monumento più interessante di quello con cui commemora il Cid. Peccato il contesto, non proprio esaltante, a cui si accordano gli "Ibanez chi?" del marito e della figlia, appena faccio notare la statua (v. alla voce "compagni di viaggi colti e interessati"... cosa dite, non c'è? toh, guarda...)
che belli questi post!!! Ho girato in lungo e in largo la Spagna, perchè mio padre la ama tuttora tantissimo, ma Valencia mi manca... aspetto la seconda parte! Un abbraccio, Lucia
RispondiEliminaaggiorno tutto il giorno, sperando di farcela :-)
Eliminaah che bello questo reportage. mi piacciono moltissimo i tuoi racconbti di viaggio e ti faccio notare che aspetto ancora il seguito della Scozia :-)
RispondiEliminacomunque un mio amico caro è andato ad agosto e si moriva, quindi autunno e primavera sennò schiatti.
lo intuisci, l'inferno dell'estate... anche perchè a quelle temperature, è proprio la città città, col cemento, il traffico, lo smog etc etc che non aiuta.
EliminaLi riprendo, i viaggi, anche perchè ho ripreso a viaggiare (ora c'è Valencia, fra poco arriveranno un po' di aggiornamenti da Londra, e subito dopo ci saranno altre cose- e se mio marito che ora è a Shangai si ridorda di fotografare anche la città, oltre che i pezzi dei motori delle navi, magari ci scappa anche un pezzetto di cina)
E riprendo anche la Scozia (e la Danimarca, magari, un'altra che è rimasta lì...)
Io la ho adorata, in tutte le sue forme.
RispondiEliminaAbbiamo avuto la fortuna/sfortuna di non trovare tutte e tre le notti nell'hotel in centro che ci piaceva, quindi la prima l'abbiamo trascorsa alla città delle arti e della scienza. E la "disavventura" del cambio hotel si è rivelata una fortuna per vivere pienamente queste due anime della città.
Fabio
Anch'io- ma non ho dubbi su questa sintonia :-)
Eliminame ne continuano a parlar male e a stupirsi, ogni volta che ne tesso le lodi- ma mi stupisco io, di rimando. Ovvio che Barcellona e Madrid siano ben altro... ma di questo passo vedremmo solo NY e Londra e Roma e Firenze, per dire....:-)
Bello il racconto e le foto!
RispondiEliminaMi è tornata la nostalgia... sono passati direi vent'anni da quando ci sono stata, ma ho ancora il ricordo della luce, del bianco, della meraviglia che mi avevano riempito gli occhi allora.
Grazie
Se riesci, tornaci: è rinata- e in forme migliori!
EliminaFantastica città Valencia!!! Ci sono stata quest'estate e me ne sono innamorata!!:) un bacione
RispondiEliminaoh, bene, eccone un'altra!!!
EliminaAdesso ci regali anche le "rece" dei viaggi? cosa potremmo chiedere di più? fantastiche le foto e i tuoi appunti di viaggio, che mi dato una lustrata a ricordi ormai ahimè molto sbiaditi di questa bellissima città, che ho visitato circa 25 anni fa..AARGHH! Le poche cose che ricordo ovviamente sono legate al cibo, in primis la paella de mariscos in "segundo" la ciucca con la sangria "licorosa" mi sembra che la chiamavano, bella carica.
RispondiEliminaE ci aggiungo una richiesta: hai una ricetta valida della paella? mi hanno chiesto di partecipare all'Abbecedario culinario europeo, ho scelto la Spagna ma poi mi sono accorta di non avere una ricetta della paella, e prima di partir per la ricerca chiedo a te.. Grazie! Francy
non "adesso": "di nuovo". nelle origini, menuturistico avrebbe dovuto parlare anche tanto di viaggi, anche perchè son nata con la valigia in mano (mamma agente di viaggi, detto tutto). poi, mi son distratta un alttimo :-)
Eliminama ora, si torna alla carica!
la cerco, una ricetta come si deve- e chiedo alla Mai...;-)
ah, non sapevo! mi fa piacere che sei ritornata alle "origini", allora!
Eliminasenti ma tutta stà energia la metti in rete per l'Enel come il fotovoltaico?? :-) -la mia è tutta invidia, ovvio! -
grazie grazie grazie se trovi una ricetta degna della paella, se è come si deve per te allora vado sullo strasicuro.
Bacioni
Francy
Desamparados...che per me, nel mio personale caso, vale sia per l'accezione ignorante che per quella, abbandonato.
RispondiEliminaMi spiego meglio. Ignorante perchè non conosco Valencia, abbadonato perchè è la città che ha in un certo senso "scippato"
(guarda tu che ironia anche nel verbo) la principale gara velistica al mondo alla mia città natale, Napoli e quindi mi sento sembre abbandonato quando la sento nominare.
Mi piace molto lo stile del tuo occhio scrutatore sulla città, mai banale, sempre attento ai dettagli, mai 'solamente' turistico... e tra l'altro mi ricordo perfettamente che la prima volta che sono atterrato su MT era proprio per la Spagna...Santiago...do you remember :P ehehehehehe
Bella la riflessione sulla crisi, probabilmente meriterebbe una riflessione a parte ma oggi non voglio essere palloso...piuttosto due domande...la prima...ma che ci devi fare con una spada giapponese visto che non ti ho ancora fatto nulla all'auto....e ma dopo le posti le foto del MulinoBianco?! :P ahahahaahahahahah
PS
Anche io di recente sono stato "embarazado" ma solo nell'incontrarti dal vivo...do you remember anche questo?! :P
mi sono sbagliata, su Fb... figurati se posto le mie foto qui!!! e neanche le avrei messe di là... volevo postare quella sopra, le ho ancora tutte nella scheda della macchina fotografica, con quei cavoli di numeri al posto delle mie didascalie for dummies ("questa essere statua del Cid, questa essere cattedrale)... e mi son confusa. Il temppo di accorgermene e c'erano già i vostri commenti cretini :-) :-)
EliminaA noi il Valencia ci ha scippato l'Europa (palla gigantesca, ma fa figo dirlo)
Come potrò dimenticare il viaggio a Vigo /Santiago? è il reportage a cui resto più affezionata e ora che mi ricordi che sei approdato qui tramite quello, ho una ragione di più per guardarlo con benevolenza. Prima di affilare la spada, intendo.
L'evento che ti ha embarazado è stato immortalato. Ora bisogna vedere chi fra Signorini e Sandro Meyer si agiudica lo scoop :-)
Si...provo ancora a trovare un paragone storico ma proprio non ci riesco :P ehehehehhehhehe
EliminaSappi che se passo per Genova mica lo so se te lo dico...adesso che deve arrivarti una spada giapponese (vai a capire per cosa o per chi! :))) ) magari troverò più affettuso passare sotto al citofono bussare con insistenza e scappare! :Dahahahahahahaahha
PS
Ovviamente non prima di averti inciso un commento "breve" dei miei sullo sportello dell'auto! :D hihihihhihi
grrrrrrrrrrrrrrrr!!!! :)
RispondiElimina:-))))
EliminaIo ho avuto la fortuna di andarci tre volte, la prima quando ero in Erasmus a Barcellona, in pieno luglio, non mi era piaciuta per niente (capirai, abbiamo beccato due giorni follemente caldi), la seconda con un valenciano, all'epoca mio amichetto, e l'ho adorata alla follia, e non solo per la compagnia, la terza l'anno scorso, di passaggio per un matrimonio lì vicino. Una città dalle mille anime, cazzeggiante come non mai ma allo stesso tempo energica, una cosa che non mi è mai più capitato di trovare. E, uhhh, l'agua de Valencia... :-))
RispondiElimina... e io che avrei potuto viverci con un bello spagnolo...
RispondiElimina