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venerdì 1 maggio 2009

amburgo- 27 aprile 2009



In un mondo che non se ne può più dell'infinità dei bollini dell'Unesco, distribuiti a pioggia su qualunque, dico qualunque, città, sito od opera d'arte minimamente degna di nota, destinata a fregiarsi, da quel momento in poi, dell'ambito titolo di "patrimonio dell'umanità", Amburgo non annovera nulla di tutto questo: per quanto uno spulci sulle guide o legga sui cartelli esplicativi dei principali monumenti , infatti, non troverà nessun indizio che sveli che gli omini dell'Unesco sono passati di lì. O, più verosimilmente, che abbiano trovato qualcosa di minimamente degno di nota. Perché, in effetti, ad Amburgo non c'è nulla per cui valga la pena di organizzarci un viaggio di piacere: non ci sono cattedrali gotiche, il centro storico si chiama Neustadt, pure il Rathaus, di cui ogni tedesco va fiero, non regge il confronto con altri omologhi, di città meno importanti e famose....


Ciononostante, Amburgo è una città dove, dopo un quarto d'ora che cammini, ti senti già a casa e dove, dopo mezz'ora, inizia a salirti la carogna, perché casa tua, purtroppo, è altrove- e non qui: e cominci a chiederti perché non può esistere, anche in Italia, una grande metropoli che tenga conto dei suoi cittadini, dotandoli di viali spaziosi dove camminare, di curatissimi spazi nel verde per starsene due minuti tranquilli, di servizi che funzionano, di negozi aperti fino a tardi, di pulizia e di decoro, per non tacer dei semafori muniti di count down dei secondi che mancano al successivo scatto del verde ( che, in questo elenco, potrà sembrare un dettaglio marginale, ma se viveste come me, in perenne lotta contro il tempo, converreste che è un aiuto non da poco sapere che non ne vale la pena, di rischiare di finire sotto un tram per soli 15 secondi di attesa...)



non che problemi non ce ne siano, tutt'altro: già alle prime ombre della sera, il corso commerciale si popola di senza tetto pronti ad accamparsi per la notte negli androni dei negozi, moltissimi sono i mendicanti, anche molto giovani, che ti vengono incontro per recuperare qualche spicciolo e non è certo letteratura spicciola quel che si dice del traffico di droga e della prostituzione amburghese. E però, a ben guardare, non è che le cose siano molto diverse qui a Genova- e non credo di sbagliare se azzardo a dire che a Milano, Torino, Palermo o Napoli o qualsiasi altra città italiana sia praticamente lo stesso. Ma un conto è uscire di casa e trovarsi di fronte una città che è stata lavata a sguazzo con acqua e sapone, in ogni angolo, e un altro è fare lo slalom fra cartacce, bottiglie rotte e tutto quanto fa bagordo della notte precedente; un conto è salire su mezzi puntuali, frequentissimi e pertanto semivuoti, un altro è stare stipati su autobus che arrivano quando arrivano o treni che non arrivano per niente; e un conto è riprendere il lavoro dopo una pausa pranzo trascorsa in uno dei tanti parchi del centro o in riva ai canali e un altro è fare footing nei corridoi dell'ufficio, perché lo spazio (spazio?) verde ( verde????) di cui disponi tu e le altre centinaia di migliaia di tuoi concittadini è da decenni in mano al disagio sociale e al degrado urbano.



Come dire, cioè, che i problemi ci sono, tanti e dappertutto, ma poterci convivere in una città dove il senso civico è declinato in tutte le voci della vivibilità, li rende , in certo qual modo, più leggeri.
O no?
buon primo maggio
alessandra

5 commenti :

  1. Quanta voglia di stare altrove, pero'alla fine si torna sempre a casa.............. gli italiani vorrebbero, ma..........diana

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  2. ...tenendo conto però che ogni barbone riceve 600€ al mese, e se ha il cane altri 200€ extra, che le prostitute hanno la partita iva e pagano le tasse come tutti, che i controlli sanitari ci sono, e che la sanità quindi funziona per tutti. Amburgo non è legata al passato, ma i media e la cultura si, e vanta anche la più alta concentrazione di milionari di tutta la Germania, anche se poi il denaro circola in Baviera...città strana, molto anglosassone, per quanto possa sembrare assurdo l'aggettivo. Molto anseatica ancora oggi (vedere il recupero della Speicherstadt e del porto...cosa da far piangere lacrime amarissime a chi ha modo di vedere i porti italiani...si solo vedere perchè di visitarli non ci pensa nessuno)...Amburgo merita certamente se non una lunga sosta, almeno una riflessione.

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  3. .Amburgo merita certamente se non una lunga sosta, almeno una riflessione.

    ...che poi è quello che ho fatto io, tre giorni di viaggio e tuttoraa pensarci su. concordo sulla definizione di anglosassone,così come è vero che non ci vuol molto ad intuire la presenza di molti miliardari- in apparenza, più qui che in Baviera, dove tutto è più "tedesco" , se mi passi il termine, dai negozi ai divertimenti. Però, l'impressione è che, pur in questo coacervo di differenze e di contraddizioni, le cose funzionino, eccome...
    alessandra

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  4. Cara Ale, concordo con te, visto che abito a Roma... In quanto ai semafori ho imparato ad ignorarli, attraversando dove capita, facendo venire infarti multipli al Gian (lui si, piacentino ma trapiantato a Milano, quindi ordinatissimo e disciplinatissimo), che si chiedeva perché mai usassi comportarmi così. Dopo sette anni che vive a Roma anche lui, con me, ovviamente... attraversa anche lui quando capita e dove capita. Perché i semafori durano un sacco... e perché a Roma è impossibile essere disciplinati. Capisco come ci si sente, visitando Amburgo, anche perché noi la Svizzera l'abbiamo perlustrata da cima a fondo, e stavamo attenti a tutto. Però poi siamo sempre contenti di ritornare a casa... Ed abbiamo anche l'impressione, vedendo gli anglosassoni ed i tedeschi che si divertono a Roma come bambini in un luna park, che in fondo ognuno trovi l'erba del vicino sempre più verde... o no? Ciaoo!

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  5. A me il traffico di Roma mette soggezione: prima di capire che per attraversare la strada ci si deve buttare, stile "do cojo, cojo", ho trascorso dei quarti d'ora di fronte alle strisce pedonali, in attesa che qualcuno mi facesse passare....
    comunque, hai ragione: per poter dare un parere "fondato" su un qualsiasi luogo, è necessario viverci per un po'... ma è anche vero che un bel biglietto da visita a volta fa la differenza...
    ciao
    ale

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