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martedì 24 agosto 2010

Cominciamo? Verso la Scozia... Genova- Troyes

troyes

"Uh Uh mamma andiamo a Troyes"

Il battutone arriva con un mese di ritardo sulle aspettative, visto che è da grosso modo un mese che vado ripetendo che la prima tappa la facciamo lì. Ma un conto è sentirlo dire, un conto è vederlo scritto sul navigatore. E anche se sono le sette del mattino e, normalmente, il cervello lo accendiamo per qualche minuto dodici ore dopo, basta un display lampeggiante per dare la stura ad una serie di associazioni linguistiche degne dei più insigni umanisti, del tipo "l'anno scorso, a PUT- garten e a Skaghen, quest'anno a Troyes" e robe varie. E' solo quando le dico che se è per questo, quest'anno andremo anche a CUL-ROSS, ma è probabile che lei ci arrivi come testimonial vivente della topografia, che chiude la bocca e si mette a dormire.

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Rispetto ai tempi soliti, siamo in ritardissimo. Normalmente, alle sette e mezza siamo già parecchio avanti, indipendentemente dal mezzo di locomozione, stavolta invece ce la siamo presa più comoda. Il fatto è che siamo stanchi, stremati da un'estate da dimenticare, che ci ha sottratto buonumore, entusiasmi ed energie: il lungo viaggio che ci aspetta- il primo così lungo da quando ci conosciamo- è la nostra risposta al concentrato di tensioni che ha scandito gli ultimi mesi e che vogliamo lasciarci alle spalle, in tutti i sensi e il prima possibile: tant'è che, quando propongo al marito di anticipare la partenza, lui stranamente non batte ciglio e dice subito di sì.

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"Ale, porca miseria, ma ti rendi conto che non è possibile?" Ecco lì. Ci ha rotto le scatole per un sacco di tempo, dicendo che era costretto a comprarsi una macchina ancora più grossa solo per via del bagagliaio e ora le valigie nel Cassone non ci stanno. O meglio: non ci stanno, secondo i Sacri Ordini dell'Ordine Razionale dell'Ordine degli Ingegneri, per cui l'incastro millimetrico è l'unica soluzione possibile, come mi spiega mentre suda sette camicie caricando, scaricando, sistemando, risistemando e, ogni volta, smoccolando, per la gioia dei vicinato. Gli faccio notare che, una tantum, tolte le operazioni di bassa manovalanza come lavare-stirare-piegare, stavolta dell'organizzazione dei bagagli si è occupato lui, sempre secondo il Sacro Ordine: al che, miracolosamente, si trova la Sistemazione Ideale e, finalmente, si parte.

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La telefonata arriva un'ora dopo, quando siamo a 150 km da casa. E' il mio cellulare, il che taglia fuori in Nemico Pubblico Numero Uno, vale a dire il socio del marito, la minaccia che incombe su ogni nostro viaggio, dal fine settimana alla vacanza. Il terrore dell'immediato rientro, però, è in agguato e quindi, quando vedo che all'altro capo c'è la suocera, rispondo con sollievo.
"volevo augurarvi buon viaggio. Divertitevi, riposatevi, passatevela bene. E speriamo che faccia bel tempo..."

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La pioggia inizia a cadere subito dopo il traforo e diventa un nubifragio per tutto il corso del viaggio. Ci fermiamo per un panino in un autogrill dello Jura, carissimo e sporchissimo, quel tanto che basta per farci una doccia supplementare e rovinarmi tutte le pieghe, da quella del parrucchiere a quella del ferro da stiro. Il "chissenefrega, sono in vacanza", però, stavolta non funziona: se solo potessi asciugarmi al sole...

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Il primo tormentone del viaggio, però, si verifica in suolo italico, al rifornimento di gasolio, dove il marito incontra una coppia di Glasgow
"Gli hai parlato?" chiedo, curiosa
"No"
" E allora, come fai a sapere che sono di Glasgow?"
"Dalla targa" risponde, serafico.
Quando li rincontriamo, al bancone del bar, l'approccio è d'obbligo
"Anche noi andiamo a Glasgow"
"E come fate a sapere che veniamo da lì?"
"Dalla targa"
Saliamo in macchina ed iniziamo ad acclimatarci, con Mendelsohn e la sua Scozzese
"Carola, in che tonalità è questo?"
"In mi maggiore"
"E come fai a saperlo?"
"Dalla targa".
Il resto, è storia.

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Sotto il diluvio, mando sms a tutti gli amici sparsi per il mondo, Muscaria compresa. Quando lei mi chiede dove stiamo andando, non riesco a trattenermi e rispondo "A Troyes". Pronta la replica: "Noi a Cockfoster". Ma non chiedetemi che cosa vuol dire "cock", nel peggiore degli slang londinesi, perchè in questo blog non c'è spazio per le volgarità. Ma se invece che a Londra fossero stati nei dintorni di Genova, sarebbero andati a Belinfoster...

Anche se continua a diluviare, il buonumore è tornato. E dopo un po', torna anche il sole. La creatura è allegra, il marito è rilassato, insomma,la vita mi sorride. E continua a sorridermi mentre sfilano via le colline dello Champagne, il giallo dorato delle mietiture, il cielo che si fa sempre più basso, il profilo di Troyes che si staglia all'orizzonte. Solo che, poi, arriviamo all'albergo....

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"io, in quella topaia non entro". Ho un diavolo per capello, e in più non posso prendermela con nessuno, perchè la colpa è solo mia, visto che la scelta degli hotel l'ho fatta io. Davanti a noi, una casa popolare, con la facciata scrostata e le tubature ammuffite, per giunta in un quartiere defialto rispetto al centro, che non promette niente di buono. Neanche a dirlo, il sarcasmo del marito parte in quarta: "perchè vedi, Carola, noi siamo fortunati, perchè la mamma è un'autorità, in fatto di viaggi. Ci voleva la sua esperienza, per scegliere un albergo così". Il colmo lo tocchiamo quando il sedicente concierge ci dice che ci tocca pagar doppio, perchè ho prenotato per il giorno dopo e ormai è troppo tardi per il rimborso. Ma è anche troppo tardi per recriminare: si son fatti le cinque, e Troyes ci aspetta.

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L'urbanista che, nel Medioevo, disegnò il centro storico di Troyes doveva avere un che di profetico, nelle sue vene: di tutte le forme a disposizione, infatti, scelse quella del tappo di champagne, profetizzando un frizzante destino alla città divenuta il centro della regione a cui in vino più famoso del mondo deve il suo nome. Ovunque, magnum e millesimati ti ricordano che qui si fa sul serio e se mai aveste delle perplessità, il listino prezzi basta e avanza, a fugare ogni dubbio.

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Troyes è anche la città delle case a graticcio: ben conservate alcune, un po' malconce altre, si dispongono tutte a formare intricate stradine, dove si nascondono scorci deliziosi, ravvivati dai colori delle facciate e dei fiori. Le tesimonianze di un passato borghese e mercantile e di una ricchezza antica sono tutte raccolte nella cura dei particolari, nelle sculture che adornano gli stipiti, nell'eleganza delle costruzioni, alte e slanciate come mai ne avevamo viste prima. Partiamo animati dalle migliori intenzioni, con tanto di mappa e guida ma, alla fine, ci lasciamo sedurre dal fascino di questa città e gironzoliamo a caso, come se l'euforia di queste terre avesse pervaso anche noi

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La prima tappa, però, è la cattedrale di Saint Pierre et Paul, che conserva 1500 metri quadrati di vetrate originali. Come abbiano fatto a sopravvivere alle insidie del tempo, rimane un mistero, sul quale però ci interroghiamo fino a un certo punto, rapiti dalla bellezza di uno spettacolo unico. Il marito e la creatura fotografano a tutto spiano, io osservo ogni cosa con attenzione, chiedendomi per l'ennesima volta come sia possibile che certi tesori finiscano per essere trascurati da viaggiatori superficiali, ignoranti o più semplicemente distratti e di fretta. Mi ci metto per prima, visto che di tutte le città di Francia, Troyes è l'unica che mancava all'appello e cerco di rimediare, godendo al massimo dei capolavori che offre.

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Le altre chiese, però, al lunedì sono chiuse. Lo sapevamo, a dire il vero, ma la speranza di trovare un buchetto per inifilarsi all'interno c'è sempre. Invece, niente. Neanche uno straccio di funzione, quasi che i sacerdoti di Troyes al lunedì prendano ferie. Superfluo dire che sono già meno ben disposta verso la città e il fermo divieto del marito di infilarmi nel primo negozio di caccavelle che incontro non fa che peggiorare la situazione. Per fortuna che c'è la birra al lampone, altro leit motif del viaggio di nozze nelle Fiandre, che mi riconcilia col mondo. E pazienza, se siamo nella terra dello Champagne: intanto, noi siamo pro Spumante....

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A forza di girare, ci è venuta fame. D'altronde, sono le otto e siamo quasi a digiuno dalla mattina. L'indirizzo ce l'ho, rintracciarlo non è un problema, il menu invece sì: sono finita nel ristorante pretenzioso della città, con una lista che mette soggezione solo a guardarla. Io ho una minigonna vecchia di dieci anni, inseparabile compagna di viaggio ma impresentabile in qualsiasi altro posto, il marito la barba di due giorni, la creatura è stanca e "tre ore a parlare di cibo non ci sto, la vacanza dal blog non te la prendi mai???". Giriamo sui tacchi e finiamo nel posto più turistico della città vecchia, dove però fanno l'anduillette-e tanto basta.

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Dunque, la tanto decantata andouillette non sarebbe altro che una banale salsiccia di maiale, se non fosse per la macerazione della carne nel vino bianco e, per gli sboroni, nello champagne. Naturalmente, la grandeur francese ne ha fatto un piatto che ha il sapore del mito ma, contrariamente allo scetticismo iniziale, alla prova dell'assaggio mantiene le promesse. Va da sè che io non mi ci sia neanche avvicinata, ma il marito la divora soddisfatto-e tanto basta, per passare l'esame.



Nel frattempo si è fatto buio e, anche se non siamo particolarmente stanchi e la prospettiva di tornare in hotel non mi attira per niente, la levataccia prevista per l'indomani ci impone di rientrare. Lasciamo Troyes alle sue luci, ai suoi tavolini gremiti di allegri avventori, al carillon della giostra e alle note degli artisti di strada e ci avviamo verso l'abergo: l'Inghilterra ci aspetta.



A domani sera
Alessandra

11 commenti :

  1. Troyes, è una cittadina che abbiamo visto forse 17 anni fa, bellissima ed è ancora cosi' a giudicare dalle foto, mi sembrava che ci fossero delle case abbastanza "storte" ma forse sbaglio.........
    Divertentissimo il resoconto del viaggio e lo stivaggio bagagli, mi sembrava di essere li, mi spiace per l'albergo, non tutte le ciambelle riescono con il buco, bastava dormire comunque........alle seconda puntata.
    diana

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  2. Belle foto e bellissimi posti! Non sono stata mai li e posso immaginare com'è:))Grazie per la tua visita da me:)
    Un bacione

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  3. Sei divertentissima!!!!Mi sembrava di essere con voi, ho partecipato molto volentieri!!!!!Non glielo dire, ma credo che tuo marito sia un "santo". Il mio mi avrebbe fatto passare delle giornate disastrose......fagli i miei complimenti e digli che ci si comporta così: da veri signori!!!Buona notte deny

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  4. Ale sei riuscita a battere anche me con i bagagli... e ti faccio i complimenti per la minigonna, che ancora riesci ad indossare dopo ben 10 anni... io (che comunque non le ho mai indossate... sono siciliana io, eh!) non riesco a mettere le cose dell'anno scorso... che mi stanno un po' strettine...
    Infine, propongo uno scambio: o la prossima partenza mi porto io la creatura e tu i miei pargoli, oppure facciamo un gruppo tutto al femminile e uno tutto al maschile ;)
    P.s. Noi siamo andati a Katschberg, che i miei figli pronunciavano Kazberg... altrimenti non lo ricordavano... e ho detto tutto!

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  5. A me sarebbe servito un po' del Sacro Ordine!!!!
    Attendo gli altri post...daiiii

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  6. Che gioia, uno dei tuoi fantastici reportage di viaggio! Attendo le puntate successive con l'acquolina in bocca, e non solo per le prelibatezze che avrai assaggiato...
    spero solo che tu abbia voglia di centellinare il racconto per i tuoi fans che viaggeranno sull'onda delle tue parole.
    Baci!
    Marina Meiying

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  7. E' un post esilarante e delicato, soprattutto per me che la Scozia la porto nel cuore...grazie Ale!

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  8. contentissima che vi piacciano questi diari- e ancora più contenta di condividerli con voi. Sto cercando di postarne uno ogni sera, per cui gli appuntamenti dovrebbero essere quotidiani, dal lunedì al venerdì. Uso il condizionale, perchè le cose viste sono state tantissime- e le foto ancora di più, per cui ci metto un po' a risistemare il tutto. però, ci si prova..
    ciao
    ale

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  9. ma che bel reportage,non ero mai da quelle parti ,le foto sono spettacolari! Chi è stato all'Adriaco Yacht Club di trieste? Riconosco la sacca nel bagagliaio!

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  10. i cugini di mio marito sono di trieste- e quindi, teniamo un piede anche lì :-)

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