OverBlog

martedì 3 novembre 2009

Caffè Babilonia



Pomegranate Soup è il titolo originario di questo romanzo, tradotto in Italia con un più vago “Caffè Babilonia" che, se ha il merito di attirare più acquirenti, facendo l'occhiolino alla seduzione delle atmosfere da Mille e una Notte, decapita la storia della sua connotazione più specifica, quella che avrebbe automaticamente selezionato il pubblico dei lettori fra amanti della cucina da una parte e resto del mondo dall'altra: perché, al di là delle mille parole che si son spese per promuovere e recensire questo libro, è indubbio che la cucina, e non altro, sia la vera protagonista della vicenda.

Il romanzo narra la storia di tre giovani sorelle iraniane (dall' “intorno ai trent'anni” della maggiore fino ai 15 della minore), costrette a fuggire dalla loro patria al tempo della rivoluzione e trasferitesi dai sobborghi di Londra in un piccolo villaggio dell'Irlanda occidentale, dal solito nome impronunciabile (la grafia è Ballinacroagh, e mi fermo qui) e dalla solita atmosfera da brochure dell'Ente del Turismo, placida, tranquilla, un po' sonnecchiosa. Almeno fino all'arrivo delle tre ragazze e del loro ristorante, quel Caffè Babilonia, per l'appunto, le cui ricette esotiche porteranno scompiglio e turbamento nei ritmi collaudati e rasserenanti di una quiete solo apparente, ma che in realtà nasconde pregiudizi e interessi personali e tutto quanto fa sepolcro imbiancato, per intenderci.

E' ovvio che, dopo aver letto questo riassunto, sul risvolto di copertina, io abbia rapidamente posato il libro sugli scaffali della libreria da dove lo avevo preso. Nel senso che, per quanto rispetto si possa avere per i giovani autori – e l'autrice, Marsha Meheran, lo è- e le loro opere prime – e Caffè Babilonia lo è- si pretende da loro non dico un capolavoro di scrittura e di trama, ma almeno un briciolo di originalità: di spendere 15,50 euro per un romanzo che si annunciava in partenza, come un collage di Chocolate e di Leggere Lolita a Teheran, passando -orrore degli orrori- per La Maga delle Spezie, mi sembrava francamente uno spreco: di tempo, di denaro e di quel che resta del sistema nervoso della sottoscritta.

Una volta messo da parte questo libro, però, mi è caduto l'occhio su quello vicino, il cui titolo mi ispirava di più: “ Pane e Acqua di Rose”, recitava, e tanto è stato il fascino esercitato su una bookaholic come me, che l'ho acquistato su due piedi, senza pensarci troppo su, assaporando, per tutto il pomeriggio, la fine della giornata quando, spento il pc e riempita la lavastoviglie, mi sarei finalmente immersa nelle pagine di questo romanzo.

Che, udite udite, è il seguito di Caffè Babilonia.

Siccome non è mia intenzione rovinarmi tutta la reputazione qui sopra, sorvolo sull'arrabbiatura, gli smoccolamenti, le variegate esternazioni sul “come si fa ad essere così deficienti” riferite alla sottoscritta e passo oltre, a quando, esattamente 24 ore dopo, a pc spento e lavatrice caricata, ma con ben altro spirito rispetto alla sera prima, ho preso in mano la tanto decantata opera prima di Marsha Meheran e ho iniziato la lettura.

Ho smesso tre ore dopo, chiudendo il libro sul Pane all'Uvetta della signora Boylan, incerta se controllare la dispensa e mettermi a panificare all'istante, o leggere subito il seguito, per vedere cosa sarebbe successo dopo: perché, a dispetto delle premesse, questo libro mi è piaciuto, ed anche parecchio.

Sia chiaro: è un'opera che ha un sacco di limiti- nella scrittura, che è lontana dal disinvolto equilibrio che ci si aspetta in un romanzo e che, pertanto, dosando male gli ingredienti, rischia di cadere nell'autocompiacimento, da una parte, e in una sterile superficialità, dall'altra; nei ritratti dei personaggi, alcuni dei quai sono talmente prigionieri di stereotipi da far pensare ai corrispondenti “caratteristi” del cinema di una volta; nella selezione dei contenuti, che sono tanti e tutti importanti e che finiscono quindi per non essere adeguatamente approfonditi. Però, è un romanzo che si legge d'un fiato, sorretto da un buon intreccio narrativo di base e condotto con abilità dall'autrice, attraverso un disvelamento progressivo del passato, da una parte e l'interesse per gli sviluppi della storia nel presente, dall'altra : per cui, chiedendosi ora quale sarà il vero motivo della fuga delle protagoniste e ora se riusciranno a vivere felici e contente nel loro Caffè Babilonia, si arriva alla fine quasi senza accorgersene.

Come già detto, non è un capolavoro e, in tutta onestà, credo che avrei finito per relegarlo nell'affollato dimenticatoio dei libri “così e così”, che pullula di titoli che sai di aver letto, ma di cui ricordi poco o nulla, se non fosse per il posto tutto speciale che la cucina occupa in questa storia: il Caffè Babilonia, con le sue ricette che profumano di case che non ci sono più, di famiglie smembrate, di culture rinnegate, di immensi tesori dispersi nella repressione e nell'ignoranza è, prima di tutto, il segno tangibile della volontà di ricominciare- e di ricominciare dalle proprie radici, trovando nell'orgoglio dell'appartenenza ad un mondo violentato e offeso il coraggio della sfida e del riscatto. I piatti serviti nel ristorante, quindi, non sono un semplice elenco di portate, in puro stile menu del giorno, ma rappresentano, semmai, il riaffermare, sempre nuovo, di una tradizione antica, che, se affossata nel sangue di una distruzione totale, rinasce con forza nella sensualità dei suoi profumi, nel rinnovarsi di gesti millenari, nell'invito ad un dialogo che passa attraverso i modi squisiti di una diversità che si svela con garbo e misura e che trova nell'atto del cucinare l'emblema dell'accoglienza e della comunicazione. In questo senso, allora, Caffè Babilonia diventa un libro da non dimenticare, pur con tutti i limiti che lo contraddistinguono: e se anche per voi la cucina è anzitutto un veicolo di emozioni e sentimenti, un legame con un passato che attraverso di essa resta vivo, lo sfondo che meglio potrebbe far da scenario alla vostra vita, allora questo è un libro che vi piacerà, dalla prima pagina all'ultima.

Alla prossima

Alessandra

13 commenti :

  1. Ciao, ho un ordine online in corso aggiungero' anche questo.
    Grazie
    diana

    RispondiElimina
  2. Mi piace come scrivi e quindi mi fido dei tuoi gusti letterari... ma allora questo lo compro o no?
    P.s. Ho già comprato un libro che hai consigliato una volta (ma che non rientra fra i link da te suggeriti - a proposito come si fa?) e l'ho regalato... ma niente nuove, quindi non mi ricordo il titolo e non posso più comprarlo per me... ricordo solo che era meglio di Laarson (o qualcosa del genere...). Mi puoi riindicare il titolo?

    RispondiElimina
  3. Se ho capito bene...ma proprio bene...la tua recensione è certamente migliore del libro che tuttavia per ispirazione e per spunto di un qualche animo nobile (come il tuo nella fattispecie ma anche di altri ovviamente) può fare un salto di qualità non letterario ma solo se inteso come trampolino metaforico per confermare la propria sensibilità in cucina e nella vita...ci sono andato molto lontano?? ahahaha Probabilmente potresti proporre alla casa editrice di farti pubblicare la recensione da mettere sulla quarta di copertina del libro...sai quante copie che venderanno! ;-)
    Grazie come sempre per il giudizio equilibrato e per l'ironia. Buona giornata
    PS
    Ho appena finito "Il pane di Abele" di Niffoi...niente male. Un unico difetto...la storia ha la stessa ossatura di C'era una volta in America...certamente un caso...ma lievemente la cosa incide ;-)

    RispondiElimina
  4. @ Diana, secondo me ti piace. ( c'è anche il seguito, come ho scritto, ma devo ancora aprirlo...)

    @ Stefania, è questo http://menuturistico.blogspot.com/2009/08/scarpe-italiane-h-mankell-un-assassino.html
    e questo lo compri sì: sono tre ore di leggerezza, senza nessun impegno o professione di fede- e scusa se è poco...:-)

    @ Mario: va da sè che di "marchette" ne abbia fatte per un bel po', spesso (anzi, quasi sempre)dietro manipolazioni di amici o amici di amici etc etc. Poi, ho aperto gli occhi- ed è nata questa rubrica su MT, dove finalmente dico quello che mi pare e piace, dei libri che leggo, senza farmi influenzare dalle parentele o dalle mode o, peggio ancora, dale vendite. Purtroppo, resto ancora sensibile alle recensioni- e preannuncio che il prossimo libro sarà un "così e così", nonostante gli Osanna degli addetti ai lavori. Ma tant'è: finché ci stanno i 25 lettori, me la godo alla stragrande. Niffoi, per me, è un po' una montagna russa, dall'esaltazione alla delusione: "il pane di Abele" ce l'ho, ma fa parte dei mille libri che compro e che poi metto in ordine di attesa. Gli facciamo fare un bel balzo in avanti, cosa dici?
    buona giornata a tutti
    Ale

    RispondiElimina
  5. "Il pane di Abele" mi sono ripromesso di rileggerlo non tanto per approfondirne l'aspetto, per così dire, 'morale' quanto per gustarmi l'effettiva facilità di restituire in immagini una sensazione. Non è da tutti e si fa apprezzare anche perchè in se è limitato da concessioni a lucuzioni dialettali che traggono un pò le distanze con il lettore non-sardo salvo poi recuperarle immediatamente calcando sull'aspetto sinestetico...che in certi passi scavalca 'volutamente' la narrazione, passandola in secondo piano. In questo caso, effetivamente trattasi di montagne-russe :-)
    L'ossatura della trama come ti dicevo rimanda a 'C'era una volta in America' ma ovviamente parliamo di opere diverse per genere e per ampiezza di respiro. Non mi è dispiaciuto affatto comunque e sono curioso di leggerne altri scritti da lui per 'collocarlo' meglio. Certo se la media degli scrittori italiani scrivesse come lui...sarebbe fatta ma noi, si sa, elogiamo solo i cacciatori di frasi da cioccolattino :-P

    RispondiElimina
  6. Complimenti per il blog, per le ricette, per le foto e per i post.
    Buona giornata!
    Federica

    RispondiElimina
  7. Mi fanno notare...'locuzioni dialettali' e non lucuzioni...
    Sorry, anche io scrivo non rileggo per niente ed invio...

    RispondiElimina
  8. Che bellissimo post!

    Pensa che ho scoperto questo blog proprio perchè Gambetto vi ha segnalato come luogo d'incontro della passione letteraria con quella gastronomica, mi ero poi persa nelle mille ricette che proponete e nelle presentazioni ironiche e coinvolgenti, dimenticando momentaneamente l'altro aspetto.

    Mi piace molto il modo in cui hai presentato questa opera che onestamente non conoscevo: disincantato, sincero, profondo...mi pare di aver letto un po' oltre le righe e quindi non lo acquisterò ma mi fionderò a leggere le etichette sui libri così così, da buttare e da leggere e poi dovrete fermarmi perchè non la finirò più di commentarle tutte!

    In ogni caso vi rinnovo i coplimenti per il vostro lavoro: viaggi, cucina e libri sono le grandi passioni della mia vita e conoscere voi che ne parlate con cognizione di causa e tanto entusiasmo sta arricchendo le mie giornate!

    P.s. strepitoso il commento di Gambetto sui cacciatori delle frasi da cioccolatino!

    RispondiElimina
  9. @ Virò, parto dal P.S. e ti aggiungo che se non ci fosse Mario che ogni mattina passa di qua, cominceremmo la giornata con un sorriso di meno.
    Per il resto, mi fa molto piacere questo "attestato di stima" e se hai voglia di leggere le altre recensioni, clicchi sotto l'immagine dei libri, nella colonna di sinistra, in basso, e ne trovi un bel po'. In origine, sarebbe dovuto essere un appuntamento settimanale, ma poi si postava troppo e io in particolare avrei finito per parlare solo di viaggi e di libri e non di ricette. Ora, forse, abbiamo trovato un modo per inserire anche la "rece"- il lunedì, potrebbe essere una soluzione, anche perché abbiamo constatato che, nonostante siano post di nicchia- o forse proprio per questo- sono seguiti in modo molto attento e partecipe.Fra le righe hai letto bene, anche se Caffè Babilonia finisce comunque nei libri da leggere, per pregi non strettamente letterari, ma ugualmente validi. Se però vuoi davvero fare un salto sui consigli appassionati (le ceneri di Angela, su tutti) e poi magari mi lasci un tuo commento, mi farebbe davvero, ma davvero piacere.

    @ Federica, complimenti a te. Ho appena fatto un salto sul tuo blog e sono rimasta senza fiato! ma sei bravissima! grazie per essere passata di qua

    @mario :-)

    buona serata
    alessandra

    RispondiElimina
  10. Troppo buoni con me :-P
    Muito Obrigado

    RispondiElimina
  11. Grazie Ale,
    avevo trovato già la sexione libri (che in un primo momento non avevo notato) e l'avevo ritrovato ... purtroppo il libro e non l'amico!!!
    Allora lo compro... anzi li compro!

    RispondiElimina
  12. "Caffè babilonia" è un libro che da tempo avevo segnato tra "libri da comprare". Un pò perchè parla o ha riferimenti al cibo,alla cucina, e un pò perchè la trama mi sembrava accattivante.Dopo la lettura del tuo commento so di aver fato l'acquisto giusto! :-)

    RispondiElimina
  13. Ho letto questo libro e ti devo dire che mi ha come dire "rasserenata" non so come spiegarmi, forse perchè l'inizio è stato duro e aspro e poi piano piano la serenita' ed una nuova vita arriva.Grazie per averlo segnalato.
    diana

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...