OverBlog

giovedì 16 settembre 2010

Paul Collins- Al Paese dei Libri

Un salotto a due voci più una- la mia, quella di Mario e quella di Emmetì, che, ligia alle consegne, ha lasciato il suo commento nel post di presentazione di Al Paese dei Libri di Paul Collins: ve li leggete di fila, qui sotto, in attesa di tutti gli altri.
Ben ritrovati
Ale

Confesso: per i tre quarti del libro, non riuscivo a evitare di ripetermi che avevo per le mani qualcosa di delizioso. Delizioso, delizioso, assolutamente delizioso. Davvero, non trovavo un aggettivo più adatto a definire la natura di un romanzo come questo, che non chiedeva nient'altro, se non di essere assaporato, gustatao goduto fino all'ultimo, come si conviene ad un'opera scritta da chi sa scrivere e destinata a chi ama leggere, in modo estremo, incondizionato, assoluto. Tanto che tuttora, a lettura conclusa, non saprei neppure in quale genere incasellare questo libro, che ha come unico cardine non tanto una storia, quanto la eccelsa bravura del suo autore. Perchè è innegabile che Paul Collins sia uno scrittore di razza: la sua capacità di tenerti incollato alla parola, prima ancora che alla pagina, alla struttura della frase, alla costruzione della battuta ad effetto è così dirompente da travolgere tutto il resto, anche gli elementi fondanti della narrazione. Non a caso, questo è uno dei pochissimi libri che mi ha concesso il priivilegio di una lettura smozzicata, e pur sempre emozionante: nessuna paura di perdere il filo, nessun bisogno di carburare e di entrare in partita: bastano due righe di Paul Collins e il coinvolgimento è assicurato.
E però, c'è un limite, che probabilmente serpeggia sin dalle prime pagine ma che si manifesta in tutta la sua evidenza a tre quarti dell'opera, quando cioè si percepisce l'inconsistenza della storia. E' come se l'autore fosse rimasto prigioniero dei suoi meccanismi e fosse caduto nella sua stessa trappola, restando impantanato nella palude sterile della sua bravura. E così, alla fine, ci si inceppa, ci si annoia, ci si disinnamora. E al posto delle delizie, resta solo il rimpianto di un'occasione colta a metà. Peccato
Alessandra

--------------------------------------------------òòòòòòòòòòò----------------------------------

Premetto che faccio una certa fatica a leggere libri non scelti direttamente da me non da meno però sono un entusiasta sostenitore del caffè-libreria condotto da Alessandra di MT proprio per l'insita caratteristica che ha di farmi aprire a generi letterari e tematiche che non incontrano in prima battuta il mio consenso. Questo non è un punto a sfavore anzi la totale assenza di aspettative il più delle volte mi ha dimostrato quanto è sempre necessario confrontarsi con altro rifuggendo la 'sicura' solidità di autori a me certamente più cari.

Questo per dirvi in soldoni che ero partito davvero con le migliori intenzioni eppure Paul Collins non convince affatto.

Sia ben chiaro parliamo di un signor libro, scritto con stile e con forma accattivante ma al quale forse manca quell'ingrediente cardine che in modo naturale seleziona le pubblicazioni da dimenticatoio con quelle che invece contribuiscono a formarci (esteticamente, moralmente, ...) o anche solo a divertirci: la storia.
E' un libro senza spina dorsale. Hay-on-Wye è l'ennesima Disneyland da finanza creativa presa in prestito per farne il fulcro logistico (l'autore lì ha abitato davvero) di una serie di considerazioni "carine" ed a tratti anche argute ma che non bastano a sollevare le sorti di 216 pagine di stallo creativo.

In un articolo di Michele Serra o di Vittorio Zucconi di 20 righe troverete un maggiore quantitativo di spunti capaci di farvi sorridere mettendo in moto il cervello. Non a caso ho citato Zucconi che ha "scritto" l'america come nemmeno gli americani hanno saputo fare ma questa è una altra storia.

"E l'amore per la lettura invece dove lo metti?" Ecco, se per amore della lettura si intende quella di Collins e cioè prendere testi sorpassati per imparare dal "confronto" allora siamo miseramente solo un gradino sopra la rubrica "Strano ma vero" della Settimana Enigmistica. Un pò di anni fà il quotidiano il Mattino di Napoli ha pubblicato per qualche mese insieme al giornale le pagine complete dei primi numeri stampati nel 1892. Quelle (mie) letture di allora sono state caratterizzate dalla medesima curiosità che manifesta Collins nel suo continuo spulciare testi 'andati' che per quanto possa essere davvero interessante non va oltre una serie di constatazioni (per quanto intelligenti le sue e decisamente più scemotte le mie) francamente limitate.

Tralasciamo poi i punti per i quali si intuisce innegabilmente che l'amore per i libri altro non è che la ricerca dell'edizione rara. Qui siamo poco oltre il collezionista di bottiglie di vino del secolo precedente. Ci si affida all'odore delle muffe e certamente il fatto che si tratta di libri non eleva lo status di quello che in fondo resta solo un cercatore di rarità che rifugge dal presente per non scontrarsi con la realtà che ha ben altro spessore.

Non a caso la contemporaneità, letteraria e non, nel libro sembra quasi non esistere.

Per l'autore Hay-on-Wye è una piccola Las Vegas dell'anima mentre per occhi leggermente più distaccati è solo un insieme di luci al neon sfavillanti nel deserto economico dell'Inghilterra di inizio milennio, da plauso per inventiva ma non certo per altro.

"Al paese dei libri" non vale assolutamente il suo prezzo di copertina...ma come ben dice lo stesso autore non facilmente ad Hay-on-Wye si fanno affari! :)
Mario


--------------------------------------------------òòòòòòòòòòò----------------------------------


Molto a posteriori, lo so, ma è andata così, la mia estate...Questo libro mi è piaciuto per lo stile (giornalistico, direi..) ; quanto alla "storia" mah... oscillo tra un discreto entusiasmo ed una sensazione di occasione mancata .Altrettanto bibliofaga della nostra Raravis, venderei (quasi) tutto per vivere una simile avventura : sprofondare fisicamente in stanze piene di libri; aspirarne l'odore polberoso e vissuto.... Mi aspettavo di più, da uno che getta il cuore oltre l ostacolo e - seppur carico di gravami economici - coraggiosamente varca un oceano (anche mentale) e si tuffa nel più old dei vecchi villaggi inglesi. Tant'è che poi torna indietro, liquidando abbastanza frettolosamente - è quel che ho provato io, verso la fine del libro -un'esperienza più emotiva che vera, benché (e comunque) unica.
emmetidì

15 commenti :

  1. Imbarazzante. Questo è l'aggettivo che mi viene in mente nel dover commentare un libro la cui idea base di per sé è geniale ed interessante, ma alla fine si tramuta in una sterile ricerca di una casa che non si riesce a trovare, di un lavoro precario che non diventerà mai definitivo. Sembra il prologo di una storia che non inizierà mai.
    Fabio

    RispondiElimina
  2. Lo sto leggendo proprio ora...quindi ho cercato di saltare il più possibile della tua recensione...per rileggermela a fine libro e dirti il mio parere.

    Per ora non capisco se mi piaccia fino in fondo, ma non riesco a smettere di leggerlo!

    Barbara

    RispondiElimina
  3. Divertente, mi sono piaciute sia le riprese degli articoli e dei saggi vecchi e dimenticati, sia le parti con i paragoni fra vecchia Europa e America.
    Poi senza dubbio è anche piuttosto furbetto: se è vero che i "veri lettori" non comprano mai libri con la foto dell'autore dietro e i titoli grandi e dorati, è anche vero che i veri lettori non possono resistere a un Adelphi con quell'immagine in copertina, e Collins (e chi lo pubblica in Italia) lo sa perfettamente.
    Certo, il fatto che Hay esista veramente rende il tutto particolarmente interessante.
    Alla fine un libro agostano, senza storia come avete detto giustamente tutti, ma per palati raffinati. Raffaella

    RispondiElimina
  4. Paul Collins mi è simpatico. E’ un americano dotato di humor inglese e questo non guasta.
    Scrive bene , è colto e intelligentemente ironico.
    La trama lo vede protagonista con la sua famigliola (moglie e pupo al seguito) ,trasferirsi da San Francisco a Hay-On –Wye , in Inghilterra, ma è solo un pretesto per parlare di libri e il Paul ne ha di cose da dire !!!
    Il piccolo paesino inglese viene appunto scelto perché è il paese dei libri dove ad ogni angolo c’è una libreria e dove giacciono nei posti più impensati pile e pile di libri.
    Libri perduti, dimenticati, rifiutati, libri vecchi e decrepiti che celano spesso titoli preziosi che ingolosiscono i bibliofili più appassionati.
    “…trovare un libro specifico a Hay è un’impresa disperata; sono i libri a trovare te e sono sempre titoli che prima nemmeno conoscevi.”
    Ed eccone qualcuno tra i tanti citati, raccontati,osannanti, criticati, presi in giro :
    “Cose utili e poco note”
    “Chimica creativa”
    “Non leggete questo libro se siete stupidi”
    “Adoro essere uccisa”
    “Un po’ di testa non guasta”
    Romanzi, saggi, seri o presunti tali incoraggiano lo scrittore a scrivere simpatiche digressioni piacevoli da leggere.
    Da qui a considerarlo un romanzo con capo e coda però ce ne vuole…diciamo che è un letterato pretesto per ostentare ( e diciamolo!) la lettura di libri “strani” e poco conosciuti .
    Amo i libri ma, non so perché , a me , Hay-On-Wye più che il paese dei libri mi è sembrato il paese della muffa, delle cataste di carta marcia sotto forma di libri, di case diroccate e, a dire il vero, non mi è venuta la minima di voglia di passare da lì…meglio una sana mega libreria di qualsiasi città dalle nostre parti!
    Però voto alla copertina : 10. lo avrei preso solo per questo !

    RispondiElimina
  5. "Alla fine un libro agostano, senza storia come avete detto giustamente tutti, ma per palati raffinati"
    ... siamo tutti d'accordo.... possibile??????? :-))

    RispondiElimina
  6. Ahahahahahahah! Stavolta non mi ha fregato!!! Non l'ho letto e non lo leggo! ... di cose incompiute nella mia vita ne ho già troppe!!!
    P.s. e vada per Zelig ;)

    RispondiElimina
  7. A me questo libro incuriosisce tantissimo perché Hay-on-Wye l'ho vissuta, respirata, direttamente ed indirettamente.
    Ma ancor di più il suo paese gemello in Belgio, (nelle Ardenne) non distante dall'Olanda, perché ha fatto parte della mia vita per parecchio tempo, e per chi è innamorato dei libri questi posti sono una droga!
    Ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza da "dietro le quinte", e quindi non come semplice spettatore, o cliente.

    Una cosa fantastica davvero, sebbene il luogo fosse decisamente noioso!

    Appena leggerò il libro vi farò sapere, nel frattempo mi godo i vostri commenti :-)

    RispondiElimina
  8. Se per libro agostano si intende l'ultimo di Vespa allora si...ahahahhahahahaha :DDDDDD

    RispondiElimina
  9. Stefania, ok, te ne metto da parte due per il mese prossimo, va bene, profffff???? :-))
    per zelig, nell'altro commento la Muscaria si propone come agente... per un attimo, avevo sognato il trio...:-)

    Muscaria: e te la cavi così? Adesso vogliamo nome del paese e indirizzi di tutte le librerie, dai remainders in giù. E magari anche di dove abitavi tu, che così ci facciamo il pellegrinaggio/raduno del blog, che così rianimiamo anche l'ambiente!
    ciao
    ale

    RispondiElimina
  10. allora esiste ancora il paese dei libri? che bello, mi sembrava di no! - si vedono sempre meno persone leggere un libro, sono sempre tutti con un PC o cellulare in mano...

    RispondiElimina
  11. Anch'io (come laRoby) voto la copertina, che mi resta l unico vero "valore" , oltre a un insegnamento : mai più giudicare il libro dalla prima di copertina.E direi che ci siamo cascati in tanti, stavolta....

    RispondiElimina
  12. Oh ma io sono multitasking! Posso fare da agente e pure partecipare al trio :P

    Il paese in Belgio è Redu, e mi sa che prima o poi mi toccherà farci un post about.
    Il posto era allucinante, ci sono solo libri, libri, libri, in tutte le lingue, un paio di ristoranti, ed una chiesa.
    Ora forse ci saranno uno o due ristoranti in più? Boh, è un po' che non ci vado :-)

    Per quanto riguarda me, per un periodo (anzi due) ho vissuto ad Amsterdam, in seguito a dieci minuti da Maastricht, e Maastricht sarebbe davvero un bel posto in cui fare un pellegrinaggio/raduno... fanno delle torte splendide, e anche su questo un giorno ci scapperà un bel post! :P

    Ora scappo, che ho una giornata pienissima, aaaaargh!

    PS: settimana prossima dovrei essere a zena, e per un po' mi fermo ;-)

    Baciiiiii!!!

    RispondiElimina
  13. "Ma sei americano o no?" "Sì, sono americano." "Quindi sei..." e non riesce a finire la frase. "California" confesso. "Ah!" Un americano della California è, come dire, il modello base.
    Ecco, uno che scrive una cosa così, a me non può che piacere! Quasi un non-libro, da centellinare a poco a poco, tante sono le "chicche" che contiene.
    Collins scrive benissimo e mi sa che presto leggerò il suo romanzo "La follia di Banvard".
    Come al solito, grazie Ale and... what's next?

    RispondiElimina
  14. Ebbene sì...questa volta non l'ho letto...

    ...però ho un'ottima giustificazione: mi sono innamorata di Sandor Marai e quando mi capita di immergermi in un autore rimane poco spazio per il resto.

    Comunque ora mi ripiglio e la prossima volta ci sarò, promesso!

    p.s. Bellissima l'introduzione a quattro mani: è meglio dell'intervista doppia delle Iene. A pensarci bene la istituzionalizzerei!

    p.p.s. @Muscaria: prima del post su Redu si aspetta ancora quello dettagliatissimo su Londra, con i luoghi da perdere e da non perdere...

    RispondiElimina
  15. Rayna, esiste e ne esistono altri- pochi- sparsi per l'Europa. Sugli e-book ed altre tendenze del momento, non so che dire. Mio marito ne fa uso da anni, io proprio non ci riesco. Mi mancano la carta, il gesto dello sfogliare le pagine, l'odore, insomma tutta la sensorialità legata al mezzo, che il pc non ha. Certo, se penso che oggi son due anni che abbiamo traslocato in una casa più grande per "colpa" dei libri e siamo di nuovo ai punti di prima, mi viene da piangere. Però, non riesco proprio a farne a meno...

    @ Muscaria, Maastricht assolutamente sì. Io votavo per Bath, ma questa alternativa mi stuzzica parecchio...

    @ Virò, Sandor Marai? mi lasci un consiglio veloce nel post dei Consigli&Sconsigli?magari il libro che ti sembra più rappresentativo, così ce lo leggiamo tutti assieme?
    Sulle 4 mani (anzi, 6), perchè no? la istituzionalizziamo subito!!
    Muscaria: ecco, appunto...
    ciao
    ale

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...