Che io non avessi una madre come tutte le altre, è cosa che ho scoperto prestissimo, nella mia vita. Non che ci volesse molto, a dire il vero: bastava guardarle i capelli. Le madri dei miei amici avevano tutte dei colori uniformi- neri, di solito- e anche quando andavano dalla parrucchiera, uscivano in tinta unita- gialla, fino a una certa età; azzurrine, dopo un po'. Mia madre, no: lei aveva i capelli chiari e ogni tanto, una ciocca bionda. Mesch, si chiamavano- ma si scriveva "mèches", come mi aveva fatto imparare praticamente da subito, assieme ad una sfilza di altre parole che i miei amici non usavano e che rimandavano a cose di cui neppure si sospettava l'esistenza: come il phon a tre velocità, il tostapane che sputava le fette, la televisione a colori e i giradischi portatili. Neanch'io ne sospettavo l'esistenza, sia chiaro: al pari di tutti i miei amici, ero nata nello stesso piccolo paese ai bordi di una città poco amante delle innovazioni, prodotto di un boom che, a parte le nascite, aveva incrementato ben poco su tutti gli altri fronti: la maggior parte dei genitori dei miei amici non possedeva l'automobile, i telefoni si contavano sulle dita di una mano e meno ancora erano i titoli di studio che andassero oltre l'avviamento commerciale. Nei negozi, si parlava in dialetto, la spesa la si metteva nei cesti di vimini e a Genova si andava una volta al mese, in corriera. A parte noi, ovviamente- e tutto per causa di mia mamma e del suo titolo di studio (IL titolo di studio), del suo lavoro in Inghilterra (IL lavoro in Inghilterra) e di tutto quello che, a confronto col rassicurante moto rettilineo uniforme della vita di campagna, ci faceva sembrare dei veri habitué delle montagne russe. In pratica, eravamo quelli diversi: quelli che il mare era l'Argentario e la vacanza era all'estero, quelli che le auto erano due ma una domenica sì e una no si stava a piedi lo stesso, perchè le targhe erano entrambe pari- quelli che "la mia mamma lavora in centro" e "vende libri per bambini"e "con mia nonna parla in genovese, con papà in italiano e con me in inglese".
Che fossimo dei privilegiati, l'ho capito da mo''- e da allora, non ho smesso un minuto di ringraziare la mia buona stella: ma, all'epoca, ci sentivamo solo diversi. Io, in particolare, che allo status di primogenita e quindi più esposta alle stravaganze materne, univo anche un nome diverso (da noi, le ventate di modernità erano ancora legate al secondo nome e per anni son stata "la Allesandra") e una struttura fisica che, gioco forza, mi emarginava dal resto del mondo femminile allora conosciuto, dove l'altezza massima consentita era il metro e sessantacinque- ma guai a portar scarpe col tacco.
Avrei dato qualunque cosa per leggere un fotoromanzo (e l'ho fatto, sia chiaro- e mi eran pure piaciuti); per avere le trecce e gli orecchini, anzichè i capelli corti e i lobi incontaminati; per vestirmi da damina, come tutte le mie amiche; e per mangiare i panini col prosciutto, alle gite della parrocchia.
A me, invece, toccava questa torta. Me la ricordo ancora, avvolta in fogli di alluminio (neanche a dirlo, avevamo pure quelli), morbida, profumata, nutriente. Un sogno, al confronto dei panini del giorno prima che toccavano ai miei compagni: tant'è che non facevo in tempo ad aprire lo zaino che già venivo sommersa dalle proposte di scambio, con tanto di aste al rialzo, da "un panino per una fettadi torta" in su.
Come dicevo, non ci ho messo tanto a capire che le mie diversità erano tutte dalla parte dei privilegi: mi è bastato andare alle Medie, in centro, e trovarmi sbalzata in una realtà cittadina, perche in un secondo le differenze si stemperassero nel mare dei titoli di studio dei genitori delle mie nuove compagne (più importanti e altisonanti), dell'abitudine alle vacanze (più esotiche),di parchi macchine (di gran lunga più affollati)
Ma questa torta è rimasta un'esclusiva dell'estro di mia mamma, assieme all'impronta di una cucina nutrita di inventiva, fantasia, genialità come mai ho riscontrato in nessun altro. Non l'ho mai pubblicata prima, perchè fa parte di un patrimonio di famiglia così intriso di memorie intime e personali che il timore di svilirla al rango di "ricetta" ha sempre prevalso sul desiderio di condivisione. Se lo faccio oggi, è solo perchè, nei tanti privilegi della mia vita, ci sono anche Fabio & Annalu e un cestino che sentiamo anche un po' nostro e che per caso è diventato il luogo dove passa il testimone fra la cucina delle nonne e quello della loro nipote. Potevamo privarlo di questa meraviglia? Direi proprio di no.
CHEESE PIE
per la brisèe al limone
fate una pasta brisèe con le vostre solite dosi e grattugiatevi la scorza di mezzo limone. Dopodichè, stendetela subito in uno stampo da pie imburrato e mettetela in frigo per circa mezz'ora.
Per il ripieno
per la bechamelle al formaggio
600 ml di latte
80 g di farina
50 g di burro
150 g di gruviera (o cheddar, poco stagionato)
sale
preparare una bechamelle molto densa, facendo sciogliere prima il burro, in un casseruolino e poi unendovi la farina, mescolando con un cucchiaio di legno, a fuoco basso. Di solito, io preparo proprio il roux, vale a dire il composto di burro e farina che serve come addensante delle salse e solo quando è pronto aggiungo il latte.
Freddo, poco alla volta, mescolando con una frusta.
So che in tanti usano il latte caldo, ma ogni volta che ci provo, mi vengono i grumi. Invece, in questo modo, viene una bechamelle perfetta: liscia, vellutata, setosa.
Appena la salsa bolle, bisognerebbe aggiungere il gruviera grattugiato. Uso il condizionale, perchè tutto dipende dal grado di addensamento. Se vi si è addensata a sufficienza, procedete come da istruzioni. Altrimenti, lasciatela sobbollire ancora qualche minuto, per farla ridurre. Aggiustare di sale e lasciate raffreddare.
Accendete il forno a 200 gradi
3 uova intere
sale
Trasferite la bechamelle al formaggio in una terrina, mescolatela con una frusta per "romperla" un po' e aggiungete le uova, uno alla volta, mescolando sempre. Aggiustate di sale. Versate il composto nel guscio di brisèe e fate cuocere per circa 20 minuti. Quando la sfornate, dovrà presentarsi all'incirca così
A questo punto, se dovete metterla nel cestino di Fabio e Annalu, è perfetta. Lasciatela raffreddare benissimo, prima di tagliarla, di modo che il ripieno prenda consistenza e poi potete consumarla dove volete: in piedi, seduti, nel piatto o con le mani- sempre buona è.
Se invece volete la porca figura e pure con gli effetti speciali, montate un albume a neve fermissima, con un pizzico di sale e qualche goccia di limone, mettetelo in un sac -a-poche e poi formate tanti ciuffetti sulla superficie della torta, ovviamente ben fredda. A temperatura ambiente, sia chiaro, ma fredda.
Passatela sotto il grill del forno per due o tre minuti, il tempo di farla dorare
e servitela immediatamente, con contorno di insalatine fresche di stagione. Vedrete che roba. Un unico avvertimento: l'albume non è meringa, ma solo albume montato, leggermente salato. Quindi, ha una consistenza del tutto diversa: ragion per cui, al calore si ritira un po'. Mettetene un po' di più, sulla uperficie della torta, con l'avvertenza di non lasciare nessun "buco", neanche il più piccolo e non usate il cannello con la fiamma, perchè rischiereste di far sciogliere tutto, al contatto diretto col fuoco. Bastano pochi minuti di vecchio grill- ed è tutto pronto.
ammappa che meraviglia!
RispondiEliminaLe persone speciali le riconosci con faciltà.
RispondiEliminaIl contesto non lo subiscono, lo vivono, lo personalizzano, lo rendono nuovo...e tutto questo senza sottolineature, senza ostentazione ne di quello che si ha ne di quello che non si ha.
Se a questo aggiungi un profondo senso della famiglia allora ottienì forse l'optimum. Noi nn ci conosciamo dal vivo eppure hai tutta la mia stima e l'affetto per quello che racconti di te e della tua famiglia. La tua torta di famiglia si merita (così mi evito dediche ad -personam hehehehehehe....sempre scugnizzo sono....) il più bel sorriso che riesco a fare...ben inteso che te la copio...per renderla un pò anche mia :)
Chapeau alla mamma!!!! E pensare che io avrei iniziato la dieta giusto giusto lunedì scorso.... vabbe' tanto di lunedi ce ne sono ancora un sacco .....
RispondiEliminameravigliosa!
RispondiEliminaQuesta torta mi intriga molto!!! Non riesco ad immaginare la besciamella in una torta ma non ho dubbi e mi fido ciecamente del tuo gusto e di tutti i compagni che la volevano barattare!!!! Da provare sicuramente ed in più ha un aspetto delizioso!!!Un bacio e buona giornata!!
RispondiEliminaChe bello questo racconto della tua infanzia, sembra di vedere un film! E grazie di avere condiviso questa tuo raffinato pie di famiglia, lo metto da parte e lo preparo per la festa della mamma. Ciao
RispondiEliminaOddio...quel guscio di pasta è così sottile da vedere quasi in trasparenza...non oso immaginare al primo morso: tutto si sbriciola per lasciare posto alla sensazione vellutata del ripieno cremoso...ma non ti sembra di essere stata un po' troppo perfida 'sta volta? Bacione, Pat
RispondiEliminamammamiachemeravigliadipostechesplendoredipiedastraporchissimafigura!!! (si capisce che mi hai lasciato senza fiato??)
RispondiEliminaIl post che hai scritto è molto bello! Grazie per aver condiviso questo ricordo e la ricetta di tua mamma :)
RispondiEliminaMi è piaciuto tutto. Grazie.
RispondiEliminaUn bacio.
Mt
Ti ho letta tutta d'un fiato: sono al lavoro e mi sono fermata su questa tua ricetta, colpita dalla "Pie salata"... Ma poi mi è piaciuto tanto il sapore del tuo ricordo, diverso sicuro dal mio di cittadina, ma comunque mi è piaicuta tanto la tua mamma così particolare e all'avanguardia per un paese di qualche anno fa. In ogni caso sono sicura tu abbi apassato una bellissima infanzia.
RispondiEliminaLa ricetta è da provare senza meno!
Grazie della condivisione!
Baci
che idea simpatica!
RispondiEliminama che bella!:O
RispondiEliminami piace perchè sembra un dolcino :P e ioa doro i dolcini....però salata non ho mai provato questo tipo di rpeparazioni....mi devo dar da fare!
Un abciotto e torno lunedi, quindi vi faccio anche gli auguri per un buon fine settimana...e speriamo che qualcuno inizi a postare ricette degli gnocchi di semolino così mi ispiro:P eheheheh
Ale, mi piace molto questa torta, ma ancor di più i tuoi ricordi che hai voluto condividere.
RispondiEliminaUn abbraccio grande
Deliziosa ricetta..mitico post.... e alla fine consigli eccezionali (ti avrei appunto chiesto del cannello!!!)...bacioni e ujn abbraccione speciale...proprio oggi!!
RispondiEliminaHo deciso! Voglio fare a mia porce figura!!! Me la segno e sabato la provo!
RispondiEliminasegnata!!da provare,per fare una porca e goduriosa figura!!!
RispondiEliminaUn post gradevolissimo e la ricetta idem.....a noi resta da provare la torta ,che non è poco!!!!!!!
RispondiEliminaI bei ricordi non hanno bisogno di troppi commenti, ma solo di gran sorrisi...è per questo che col sorriso ti scopiazzo la ricetta, hai visto mai che un giorno diventi un bel ricordo anche per me! Buona giornata ciao
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso non una ricetta, ma un po' di patrimonio di famiglia. Un abbraccio. Rosella
RispondiEliminaAle carissima, hai idea di come mi ritrovi nel tuo racconto?
RispondiEliminaMa le nostre mamme sono gemelle separate alla nascita?
Urge un caffè con indagine poliziesca per scoprire chi le ha separate e quando! :-D
Stesso senso di "diversità" e stessa sensazione di essere una "privilegiata" anche se "strana".
Avevo la mamma che possedeva un villa, che parlava inglese, francese e tedesco (ma perchè non me li ha insegnatiiiiiiii), che GUIDAVA una meravigliosa 500 giardinetta bianca traboccante di figlie (cinque, qui vinciamo noi!), che faceva le vacanze addirittura in barca a vela, che aveva fatto il "Classico" e disegnava da un architetto (con 5 figlie ha smesso.....)
Eccicredo che mi guardavano strano! A quel tempo il massimo che facevano i miei amici erano le battaglie a cannette in strada!!!!!
E mi hai fatto ridere con la storia del panino e della torta. Stessa scena, ma da me erano ripieni di verdura o frittata di pasta, sempre invidiati e scambiati come per te!
Grande questa torta, la adoro già, magari senza la meringa sopra (che una mia amica carissima chiama affettuosamente "il polmone di gatto", per la consistenza spugnosa, e non le dò torto)
Il commento l'ho scritto di getto stamattina, poi sono stata sopraffatta dal lavoro ed eccomi qui, vedi un po' a che ora!
baxi, Vitto
Mi ispira parecchio questa torta salata.
RispondiEliminaCome vogliamo ribattezzarla in italiano?
Io proporrei "la nuova via al colesterolo".
:-DDDD
La stranezza a casa mia era dovuta invece al mio papà, anche se i nomi dei miei fratelli strani per l'epoca erano dovuti a mia mamma. La mia prima bici era da astronauta, noi non andavamo ad Erice ad agosto (mia mamma odia il freddo, figurati in estate) e i miei fratelli avevano moto, gommone e macchine da corsa fin dalla più tenera età... fino ad una certa età ero anche la più alta di tutti (maschi compresi) ed ho pure pianto perché nessuno mi invitava a ballare... Però venivo vestita da spagnola, damina e Biancaneve... Sono partita da sola a 15 anni per l'estero e ho lavorato a 17... insomma anche noi piuttosto diversi... ma mia mamma è sicula sicula doc da generazioni e piatti così nuovi per i picnic non ne ha mai preparati... e ora come faccio per il picnic??? ;)
RispondiEliminaammappate quanto è bella !!!!
RispondiEliminauna ricetta così personale e con tanti ricordi è davvero preziosa, grazie per averla condivisa e anche per il bellissimo racconto, hai ragione, una persona speciale, tua mamma!
RispondiEliminaI privilegi per fotuna esistono ancora oggi, come quello nostro di avervi come amici e se devo essere sincero, una proposta di scambio te la farei molto volentieri anche io, qualunque cosa avessi da offrirti in cambio perché in questa pie c'è ben altro degli ingredienti e del procedimento da te elencato e ti ringraziamo per aver condiviso con noi nel nostro picnic virtuale questa meraviglia.
RispondiEliminaFabio
Anche io ho avuto numerosi privilegi nella mia vita e non saprei neanche dirti quando precisamente l'ho capito. Sicuramente uno di essi è di aver conosciuto te e la tua bellissima famiglia e questo sono sicura di averlo capito da molto tempo. Che tu partecipassi al nostro contest mi faceva piacere, ma che avresti partecipato aprendo i "forzieri di famiglia" mi onora. Ormai non so più come ringraziarti per tutto, ma soprattutto per la tua sincera amicizia.
RispondiEliminaBaci
Anna Luisa
che bello il racconto della tua infanzia e che meraviglia questa lemon meringue. io avrei tanto voluto avere una mamma all'avanguardia invece è stata la classica mamma chioccia
RispondiEliminacome ti immaginerai facilmente, questo post mi piace e mi commuove nel profondo. le ricette di famiglia mi strizzano tutta, e poi c'è il sentirsi strana da piccola che anche quello ha il suo peso.
RispondiEliminache poi credo che ognuno, a modo suo, da piccolo si sia sentito strano, e che quando si comincia a sentirsi strani è il segno che stiamo uscendo dal guscio e ci confrontiamo con il resto del mondo.
io mi sento strana anche da adulta, e questo è un po'.... strano.
la torta te la copio per la prima cena che faccio senza il marito (che non mangia formaggi): se mi hai fatto fare la famosa porca figura con le mini-tatin al roquefort, non vedo perché non con questa. anzi, sai cosa, quando la rifaccio provo con le tartellette. che dici?
Come dicono Fabio e Annalù, il privilegio è tutto mio per averti incontrata (e non solo te).
RispondiEliminaLa torta è fantastica, il post ancora di più, anche se quello che mi ha lasciata veramente a bocca aperta è stato il commento di Stefania-Cardamomo: davvero c'è stato un periodo della tua vita in cui eri la più alta? XD XD XD
Innanzi tutto meraviglioso il tuo racconto ed il tuo bagaglio!
RispondiEliminagrazie di aver condiviso con noi questi ricordi!
secondo mi hai incuriosito tantissimo!
proprio ora sto montando il video della lemon meringue pie dolce, guarda il caso!
terzo comprendo il tuo "timore"circa il pubblicare ricette di mamma... lo provo anche io con le sue, e lei è dell'idea che certi segreti non andrebbero mai svelati...
grazie per questo bellissimo post e questa fetta di te.
Bella torta, bel racconto. E pensare che io sono stata costretta a portare le trecce e desideravo tanto i capelli corti! Ciao spero a presto
RispondiEliminaE' sempre così!
Eliminaa presto e grazie!