Qualsiasi cosa abbiate in programma- dalle grandi pulizie di primavera all' iscrizione in palestra per ridurre i rischi da prova costume, passando per le pratiche da smaltire sulla scrivania e le pause caffè per darvi la carica per cominciare- trovate il tempo per fiondarvi nella libreria più vicina e comprarvi questo libro, che è una delle sorprese editoriali degli ultimi mesi, oltre che uno dei pochi responsabili di due ore di svago assoluto dalle preoccupazioni di questo infausto 2011.
L'autore è Marco Malvaldi da Pisa, classe 1974, altro fiore all'occhiello di una Sellerio che non sbaglia un colpo, noto sinora per la serie dei vecchietti del BarLume, impegnati a risolvere misteri di provincia, fra una mano di briscola e una battuta irriverente. Stavolta, invece, si cambia registro e, complice una ricorrenza importante, si parla dell'infanzia della nostra Italia, colta nelle pastoie che ne minarono le radici, sin dagli albori della sua storia: una nobiltà solo di rango, che secoli di privilegi ereditari e matrimoni fra consanguinei hanno svuotato di nerbo, intelligenza e sensibilità sociale; un'accozzaglia di leggi scritte in lingue diverse, per paesi e popoli estranei l'uno all'altro, destinata a mostrar presto la corda dell'inefficacia e del fallimento; una disparità sociale che si declina in mille forme, tutte nel segno dell'ingiustizia cui fa da contraltare un filo di speranza in un futuro politico foriero di riscatto, uguaglianza e parità di diritti.
Se lo sfondo è da romanzo storico, l'impianto è tutto da romanzo giallo- e così classico che di più non si può: c'è il castello, la camera chiusa, un numero ristretto di indiziati, l'investigatore dal cervello fino, scelleratamente sottovalutato, l'arma del delitto, gli indizi che si incastrano a formare le prove e le prove che si intrecciano a strutturare la trama. La padronanza del genere è tale che Malvaldi si concede anche qualche strappo alle regole più rigide: l'ambientazione, anzichè inglese, è tutta italiana- toscana, per la precisione, nei luoghi che furono di Giosuè Carducci e che l'autore descrive con l'amorosa precisione di chi ha, con essi, una dimestichezza antica; il maggiordomo è la vittima, anzichè l'assassino; e nei panni di uno Watson arguto e intelligente troviamo niente meno che Pellegrino Artusi, a cui Malvaldi fa un tributo lusinghiero ma veritiero, delienandone un ritratto conforme a quanto di lui emerge dalle pagine del suo libro più famoso- La Scienza in Cucina e l'Arte di Mangiar bene- con poche e per altro gradevoli concessioni alla fantasia, in primis la passione per Sherlock Holmes.
Tutto ha inizio un venerdì di giugno del 1895 quando, nel castello di Roccapendente, arriva, in finanziera e baffi all'umberta, Pellegrino Artusi, ospite del barone Romualdo e della sua famiglia: la baronessa madre, che continua ad esercitare la sua autorità anche dalla sedia a rotelle; i due figli maschi, Lapo- sciupafemmine perditempo e neppur buono a reggere l'alcool- e Gaddo- che nobilita il dolce far niente componendo carmi dai titoli altisonanti, nella speranza che il Poeta di Maremma, nonchè Vicino di Casa, li degni del suo sguardo; Cecilia, la figlia piccola, a cui sta stretto l'habitus che portano le donne del suo tempo, e che ancora dovranno portare, per i decenni a venire; e le due zie zitelle, per nonparlar del cane, sfacciate responsabili di crasse e irrefrenabili risate. E poi c'è l'ospite misterioso, la cuoca che sa ma non dice, la cameriera procace, il maggiordomo un po' ambiguo e l'investigatore, il delegato Artistico, uomo del Sud in cerca di riscatto, da un suocero Tenente dei Reali Carabinieri di Questa Ciolla, che di cognome fa Passalacqua e nel palmares ha nientemeno che l'arresto del Passadore, con tutta la banda- e da una storia di soprusi e sudditanze, che guarda all'Unità come allo spartiacque che lasci indietro per sempre le ingiustizie del passato e si traduca, finealmente, in una vera uguaglianza.
Su tutti, però, c'è la straordinaria penna dell'autore che mischia sicura tutti i toni della narrazione: ed ecco che, fra l'aplomb descrittivo del giallo classico, spuntano i toni della sagacia, del sarcasmo, dell'amarezza e, spesso, di quella irriverenza tutta toscana di cui Malvaldi è maestro: il risultato son due ore in cui si legge , si ride, ci si diverte- e intanto si pensa.
E ditemi voi, se è poca cosa.....
Ciao
Ale
p.s. dell'interminabile lista di libri postata tempo fa, al momento ho letto L'invincibile Walzer, E siamo arrivati alla Fine, Un incantevole Aprile e l'ultimo libro di Hornby, di cui non ricordo il titolo. Per le prossime rece, comincio da dove mi pare- o avete delle preferenze?
pp.ss.Il titolo è, ovviamente :-), una citazione del libro ...
Se lo sfondo è da romanzo storico, l'impianto è tutto da romanzo giallo- e così classico che di più non si può: c'è il castello, la camera chiusa, un numero ristretto di indiziati, l'investigatore dal cervello fino, scelleratamente sottovalutato, l'arma del delitto, gli indizi che si incastrano a formare le prove e le prove che si intrecciano a strutturare la trama. La padronanza del genere è tale che Malvaldi si concede anche qualche strappo alle regole più rigide: l'ambientazione, anzichè inglese, è tutta italiana- toscana, per la precisione, nei luoghi che furono di Giosuè Carducci e che l'autore descrive con l'amorosa precisione di chi ha, con essi, una dimestichezza antica; il maggiordomo è la vittima, anzichè l'assassino; e nei panni di uno Watson arguto e intelligente troviamo niente meno che Pellegrino Artusi, a cui Malvaldi fa un tributo lusinghiero ma veritiero, delienandone un ritratto conforme a quanto di lui emerge dalle pagine del suo libro più famoso- La Scienza in Cucina e l'Arte di Mangiar bene- con poche e per altro gradevoli concessioni alla fantasia, in primis la passione per Sherlock Holmes.
Tutto ha inizio un venerdì di giugno del 1895 quando, nel castello di Roccapendente, arriva, in finanziera e baffi all'umberta, Pellegrino Artusi, ospite del barone Romualdo e della sua famiglia: la baronessa madre, che continua ad esercitare la sua autorità anche dalla sedia a rotelle; i due figli maschi, Lapo- sciupafemmine perditempo e neppur buono a reggere l'alcool- e Gaddo- che nobilita il dolce far niente componendo carmi dai titoli altisonanti, nella speranza che il Poeta di Maremma, nonchè Vicino di Casa, li degni del suo sguardo; Cecilia, la figlia piccola, a cui sta stretto l'habitus che portano le donne del suo tempo, e che ancora dovranno portare, per i decenni a venire; e le due zie zitelle, per nonparlar del cane, sfacciate responsabili di crasse e irrefrenabili risate. E poi c'è l'ospite misterioso, la cuoca che sa ma non dice, la cameriera procace, il maggiordomo un po' ambiguo e l'investigatore, il delegato Artistico, uomo del Sud in cerca di riscatto, da un suocero Tenente dei Reali Carabinieri di Questa Ciolla, che di cognome fa Passalacqua e nel palmares ha nientemeno che l'arresto del Passadore, con tutta la banda- e da una storia di soprusi e sudditanze, che guarda all'Unità come allo spartiacque che lasci indietro per sempre le ingiustizie del passato e si traduca, finealmente, in una vera uguaglianza.
Su tutti, però, c'è la straordinaria penna dell'autore che mischia sicura tutti i toni della narrazione: ed ecco che, fra l'aplomb descrittivo del giallo classico, spuntano i toni della sagacia, del sarcasmo, dell'amarezza e, spesso, di quella irriverenza tutta toscana di cui Malvaldi è maestro: il risultato son due ore in cui si legge , si ride, ci si diverte- e intanto si pensa.
E ditemi voi, se è poca cosa.....
Ciao
Ale
p.s. dell'interminabile lista di libri postata tempo fa, al momento ho letto L'invincibile Walzer, E siamo arrivati alla Fine, Un incantevole Aprile e l'ultimo libro di Hornby, di cui non ricordo il titolo. Per le prossime rece, comincio da dove mi pare- o avete delle preferenze?
pp.ss.Il titolo è, ovviamente :-), una citazione del libro ...
A quanto mi pare di capire mi tocca chiudere 10 minuti prima il negozio e sgattaiolare furtiva nella libreria di sotto e siccome ormai sei la mia spacciatrice personale di cultura...oggi vada per Un incantevole Aprile e Odore di chiuso...magari per la prossima rece sarò preparata! :)
RispondiEliminatitolo registrato! ultimamente non trovo niente che mi stimoli, proverò il "pisano" ;-)
RispondiEliminaGrazie
Cris
ciao... ho visto l'incipit del post e mi sono fiondata qui! Il libro che descrivete l'ho letto tutto d'un fiato. E' scritto davvero bene, con ironia e sagacia...va molto al di là di quel che potrebbe sembrare a prima vista. L'ho anche inserito in una piccola rubrica (cibo e letteratura) che ho sul mio blog, dove parlo brevemente di romanzi che hanno qualche attinenza col cibo.
RispondiEliminaL'ultimo della Agnello-Hornby (La monaca), invece, mi ha deluso... peccato perché sia La Mennulara che La zia Marchesa mi erano piaciuti moltissimo.
Grazie e a presto
Bel suggerimento di lettura!
RispondiEliminaApprofitto per dire che il 21 aprile alle ore 17, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze c'è la presentazione di questo libro con degustazioni dello chef Maurizio Tafani.
Scusa per l'invasione, Alessandra...
Fiuuuu!!! Meno male che leggo sempre le tue recensioni sino in fondo.... perchè sul titolo ho avuto un tentennamento. Sì, perchè temevo che ti fossi *cotta e mangiata* ... la ragione! ;-)
RispondiEliminaNel leggere il testo della rece mi son del tutto tranquillizzata.... Tutto OK ci sta la citazione.. e pure la trama *gialla*... e pure una CORSA IN LIBRERIA!!! =D
Grazie per il suggerimento. A presto.
Nora
Greta, Un incantevole Aprile è quanto di più incantevole abbia mai letto in questi anni. Non son riuscita a smettere di leggere finchè non sono arrivata alla fine e mi ha lasciato in uno stato di grazia che neanche un giro a Lourdes, mi sa...:-)))
RispondiEliminaCristina, tu ci muori, con 'sto qui. E passi il pisano daì (detto dal mio ottavo di sangue livornese)
Fausta, grazie: mi rincuori, perchè la Monanca non l'ho comprato. Lo scrivevo qui, qualche tempo fa, che la Agnello Hornby è in parabola discendente, da La Mennulara in poi. Tanto eran belli i primi due, quanto il resto mi ha deluso. Difatti, questo è il suo secondo libro che non compro. E che, a questo punto, mi sa che non comprerò :-)
Faccio un salto più tardi sul tuo blog, a curiosare
Francesca: ma che invasione, scherzi? anzi, sono io che ti ringrazio e ne approfitto per farti i complimenti per il blog: stasera avevo in mente di aggiornare un po' il blog roll e di sicuro un "libro & Forchetta" qui dentro non sfigura. Non posso far progetti, in questo periodo, ma mi piacerebbe tantissimo fare un salto a firenze...
Nora, infatti ho aggiunto un p.s.: ma mi ha fatto così sorridere, questo incipit, che non ho resistito! Corri- che stavolta son sicurissima che piacerà a tutti
ciao
ale
Anche a me è piaciuto molto. Mi sono piaciuti anche gli altri 3. Ambientati in un paese di mare che potrebbe essere Castiglioncello o Donoratico. Li consiglio. Sono delicati, graziosi, con belle battute tipicamente toscane.
RispondiEliminaAle, ma ti pare che mi facevo scappare una camera chiusa?
RispondiEliminaGià letto e goduto (e sottoscrivo in pieno la recensione).
Per chi non lo conoscesse, suggerisco anche i tre del BarLume, che hanno dei momenti davvero esilaranti, specie se si ha un po' di dimestichezza col vernacolo (il luogo di ambientazione però secondo me è Tirrenia).
E se avete l'occasione andate a una sua presentazione, dal vivo è quasi più brillante e arguto che per scritto.
Ecco lì: scrivo che vorrei tanto andare a Firenze, nei prossimi giorni- e chi ti arrivano? :-)))
RispondiEliminaPer inciso, siete d'accordo su tutto, tranne che sulla cittadina: la lotta è aperta- mentre io aspetto con ansia il pacco amazon con i tre del Barlume che mi sono ordinata in un fiat!
ciao
ale
Ale, dopo che li avrai letti mi saprai dire la tua, ma per ora ti dico:
RispondiElimina1) il protagonista abita a Pisa e ha il bar in questo ipotetico paese chiamato Pineta (da Pisa a Tirrenia son pochissimi chilometri mentre Castiglioncello e specialmente Donoratico son molto più lontane)
2) Castiglioncello e Donoratico sono in provincia di Livorno e non è assolutamente possibile che uno scrittore pisano ci ambienti un romanzo, figuriamoci tre! :-)))
Si forse ha ragione Piera, forse è proprio Tirrenia. Non mi era venuta in mente!
RispondiEliminaHai fatto proprio bene a prenderli, se hai difficoltà con il vernacolo scrivi che traduco. Qui dicono di parlare italiano perfetto ma, tra le C strascihate le G dolci e i "moccoli", dopo 20 anni a volte ho ancora bisogno di una traduzione, cosa che in Baviera non mi succedeva più dopo soli 6 mesi...
Vi aspetto, c'è una bellissima mostra, ho mandato il link alla tua socia.
Sono ancora perso nelle poesie di Alda Merini...mentre la mia lei nell'ultimo di Pandiani.
RispondiEliminaIl titolo però me lo sono annotato...al primo passaggio in libreria :)
Ok, questione risolta. Sul vernacolo, temo di avere difficoltà, se è stretto: la bisnonna livornese non ha lasciato strascichi- nè di "g" nèdi altro, a parte una vena di umorismo dissacrante e cattivo di cui, ahinoi, non ci rendiamo conto se non a danno fatto :-)
RispondiEliminaLa mia socia compie gli anni proprio il giorno in cui Malvaldi è alla Biblioteca Nazionale. Due anni fa, per il MIO compleanno, mi è toccato accompagnarla a Milano, a vedere due mostre :-))) ora sarebbe anche il caso d contraccambiare... in giornata, ce la si fa, in macchina: ora glielo chiedo
Mario, questo piace a tutti e due. Fidati.
RispondiEliminaevviva questo post conferma la mia scelta, l'ho appena comprato ed è in fila x essere presto letto!
RispondiEliminaquesto libro è un'autentica "chicca" . d''altra parte malvaldi è da tempo che ci abitua bene!
RispondiElimina(ma quanto vorrei conoscere la "cumpa" del bar lume!!!) tu non ci crederai, (ma forse si) , sarnno 2 mesi che ho pronta la rece e tra i buoni proponimenti c'era anche quello di provare la ricetta del pasticcio con i peperoni riportata alla fine del libro...ma ovviamente non ce l'ho fatta! :-( mi hai anticipato scrivendo quello che avrei scritto io (bè tu l'hai scritto di sicuro meglio!!!)quindi non posso far altro che consigliare anch'io questo libretto che regala due ore di lettura simpatica e raffinata! baci
Eccola lì. Comprato una settimana fa subito dopo aver letto in un viaggio in treno "La briscola in cinque" :-) Non ancora iniziato. Contentona.
RispondiEliminaBaci!
Meiying
Sulemaniche (quale delle due sei??:-)) mettilo in cima :-)
RispondiEliminaRoby, ma pensa l'ignoranza mia, che non avevo mai letto niente di lui! e immaginati la gioia, ora che so che almeno tre dei prossimi libri saranno ok! Aspetto il pasticcio coi peperoni- qui arrivano ora, quelli belli: quindi, il buon proposito è di stagione!
Marina, ciaooooooooooooooooooooo!!!! che piacere! ora ti scrivo :-)
ale
sono giada...praticamente sono sempre io...curo io le public relation del blog! :-)
RispondiEliminaLo voglio, la tua recensione è super invitante. Mi fido ad occhi chiusi.
RispondiEliminaOk, mi tocca segnarmi anche questo, accidenti!
RispondiEliminaLo sfondo da romanzo storico non mi attira particolarmente, però posso perdermi un libro in cui appare Artusi?
E a proposito, Artusi appare come cameo o ha una parte sostanziosa nella storia?
Ok, Giada, ricevuto :-)
RispondiEliminaMarina, tranquilla: vedrai quanto ridi. E poi c'è anche una parte storica mica male: Malvaldi "ha studiato" :-) e si vede!
ciao
E' centrale. Non solo: senza Artusi, il romanzo non sarebbe quello che è. Nel senso che lui è il filtro della mentalità dell'epoca, la voce più importante a cui l'autore affida tutta la critica all'Italia di allora (e, di sponda, a quella di ora). Di sicuro, ti veo più come quinto a briscola, al Bar Lume, ma vedrai che ti piace anche questo. Per inciso, te lo potrei anche prestare (cosa non si fa, per una camomilla al bar...il nostro, sarà il BarColla :-)))
RispondiEliminaciao
Grazie!!!! Oh sì, il BarColla ci vedrà prestissimo in azione :P
RispondiEliminaCiao Ale, l'ho letto, è gustosissimo, una vera chicca!
RispondiEliminaMi vado subito a comperare la trilogia del BarLume
Grazie
Cris
ps: il Carducci che piscia addosso ad un portone e risponde in rima è un vero cameo :-)))
Malvaldi: molto bello, bella idea, trama, bello Artusi - l'unica cosa che mi ha dato fastidio è la voce un po' troppo novecentesca del narratore, mi sembrava di leggere dei dialoghi del tempo narrati al BarLume ... Ma si tratta di un fastidio molto leggero, per carità.
RispondiEliminaInvece vorrei spendere una parola per Un filo d'olio della Agnello Hornby: fra memoria e storia familiare, la cucina protagonista, l'autrice comprimaria...
concordo su tutto. a bocce ferme, un filino di fastidio per la voce troppo contemporanea del narratore l'ho provato anch'io. e concordo anche sul filo- di olio, questa volta. Letto d'un fiato e trovato molto bello, Il che mi fa pensare alle 24 rece che devo ancora scrivere-e pubblicare- qui sul blog...:-(
RispondiEliminagrazie per il commento e buona giornata
ale