Ve li ricordate, i tre ragazzi che qualche tempo fa si apprestavano a partire sulla rotta di Marco Polo, e che ci avevano promesso e permesso di seguirli in diretta, anche dalle pagine di Menuturistico?
Sono partiti, come da programma e sono arrivati alla quarta tappa, arrancando fra la Repubblica Ceca, l'Ungheria e la Serbia, fino a Novi Sad, da dove ci arriva questo reportage, le cui tags- melon, water melon e "kartoffel&cipolle", pure alla seconda- non lasciano dubbi sull'identità del blog destinatario del resoconto dall'ultimo domicilio conosciuto.
Pubblichiamo stravolentieri, ovviamente, continuando a fare il tifo da qui e da altrove, con una nostalgia tremenda per i vent'anni che non abbiamo più e per l'età in cui i bagagli si facevano buttando a caso quello che si trovava di pulito nell'armadio e non stando incollate all'asse da stiro, il giorno prima della partenza- e ogni riferimento a persone e cose conosciute è del tutto casuale, of course....
Pubblichiamo stravolentieri, ovviamente, continuando a fare il tifo da qui e da altrove, con una nostalgia tremenda per i vent'anni che non abbiamo più e per l'età in cui i bagagli si facevano buttando a caso quello che si trovava di pulito nell'armadio e non stando incollate all'asse da stiro, il giorno prima della partenza- e ogni riferimento a persone e cose conosciute è del tutto casuale, of course....
In autostrada si respirava troppo gas di scarico, e quello potevamo farlo anche in tangenziale a Milano.
Quindi superata Budapest, abbiamo proseguito in statale, dritti verso sud, attraverso la grande pianura pannonica, il bassopiano più grande d’Europa. Romanzare sarebbe inutile, penso una delle strade meno panoramiche che incontreremo per l’intero viaggio. Banalità stemperata da qualche pittoresco carretto trainato da asini o da alcuni personaggi baffuti che cavalcavano improbabili motorini, o immensi trattori. Ma anche da numerosi banchetti lungo la strada che vendevano i prodotti coltivati nel campo appena dietro: Tags: Kartoffel, cipolla, water-melon, melon, e ancora kartoffel e cipolla.
Quindi pranzo al sacco con anguria, melone e alcune più originali pesche noce. Come sospettavamo la ricchezza d’acqua che da la Duna, va bene a far crescere, ma non a dar sapore. Il sole del mediterraneo è un'altra cosa.
Pranzo prima della frontiera serba, a Kiskunhalas, su un lungo-lago. Mentre Fanelli lotta contro l’anguria per non sporcarsi, Barbieri impreca per non aver portato la canna da pesca. Costeggiando il fiume più pescoso d’europa, sognando carpa alla brace, affrontiamo la prima vera frontiera del viaggio.
“Dove andate?”
“Mongolia”
Il poliziotto serbo confronta le foto dei 3 con le foto segnaletiche sui loro passaporti. Fanelli Francesco, 24, geografo. Francesco Barbieri, 27, sceneggiatore. Federico Maccagni, 25, filmaker.
I tre aspettano davanti all’autorità costituita, si godono l’effetto della loro risposta demenziale.
L’uomo deve inghiottire il dislivello tra la propria domanda di routine e la risposta fuori ordinanza. Scodellata con perfido understatement. Mongolia, come dire Budapest o Belgrado.
Paolo Rumiz mi perdonerà per il clamoroso furto riadattato. La scena c’è stata davvero. Ma le parole le aveva già scritte lui in “Tre uomini in bicicletta” suo primo libro di viaggio. In bici da Trieste ad Istanbul, nel 2001. Poco dopo i bombardamenti di D’Alema sulla Serbia. Mentre da oriente immigravano nella globalizzata Europa, scegliere di andare controcorrente ha una valenza simbolica forte, che abbracciamo completamente.
La Serbia ci piace, perché appena entri, sei decisamente in Serbia.
Usciti dalla UE, entrati nel punto nero d’europa. Ci guardiamo intorno in modo un po’ circospetto. Ci troviamo intorno molta più umanità: bambini che giocano, vecchi seduti fuori dalle case che incollano lo sguardo su di noi. Calore che ci disturba un attimo, abituati all’austerità austro-ungarica. Gioco di parole significativo.
Dopo pochi chilometri dalla frontiera ci coglie davvero impreparati un momento fondamentale del viaggio: la prima moschea!!! Davvero non ce lo aspettavamo qua.
Talmente increduli che ancora adesso non siamo sicuri, dobbiamo verificare. Ma un minareto è un minareto. E tutti i preconcetti sulla Serbia non lo trasformano in campanile.
Procediamo verso Belgrado, attraversando la Vojvodina. Tutta coltivata a mais socia e girasoli, con dei bei cartellini che puzzano di multinazionali. Decidiamo di fermarci a Novi Sad.
Città bombardata nel 99 dagli “italiani brava gente”. Cerchiamo un ostello, seguendo il consiglio di un amica, andiamo al Hostel Sova. Ci siamo rimasti per un paio di giorni.
Federico. Novi Sad. 28, 29 luglio 11.
splendido blog, mi spiace solo di averlo scoperto solo ora, grazie all'Araba felice!
RispondiEliminami rifarò col tempo...
ai ragazzi in viaggio auguro meraviglie, che poi naturalmente ci dovranno raccontare!
ciao Sara
sarebbe bello se pubblicaste una cartina con il procedere del vostro itinerario, in modo da potervi seguire anche quando i luoghi cominceranno a diventare meno noti.
RispondiEliminaChe invidiaaaaaaaaa!!!!!
RispondiEliminala mappa c'è.
RispondiEliminaaggiornata ogni sera via satellite:
http://highwaytokhan.com/?page_id=154
la mappa c'è.
RispondiEliminaaggiornata ogni sera via satellite:
http://highwaytokhan.com/?page_id=154