Di Daniela
Scroll down for English version
Non so se anche voi avete figli affascinati dagli orsetti. Io si, ne ho una che ha passato la sua prima infanzia in adorazione del magico Winnie the Pooh e di tutta la sua banda di strampalatissimi amici animaletti. Fin dalla prima volta che lo ha visto lo ha amato, così come ha amato il pupazzetto dell’Ikea, che ha subito chiamato Düdü, con le u francesi, beninteso, e che non ha più mollato da quando aveva un anno e mezzo. Eccolo nelle sue varie interpretazioni insieme all’ultimo arrivato della famiglia, che le hanno portato da New York recentemente.
Questo per dire che con il passare del tempo la curiosità si è fatta strada : ma perché Teddy bear? Ed ecco che mi è venuta in aiuto la mia adorata nipote, nonché figlioccia che questa volta ha raccontato alla sua zietta una favola, rovesciando ciò che da sempre accade. Dunque, il nome Teddy deriva nientepopòdimenochè da Theodore Roosevelt (Teddy per gli amici). Il Presidente aveva la passione per la caccia e così nel 1907, durante una battuta, si trovò nella condizione di poter sparare ad un cucciolo di orso bruno legato. Ma Roosvelt, disgustato dalla mancanza di sportività di quel gesto, si rifiutò di uccidere il piccolo ( non che io veda grande sportività nella caccia in assoluto, ma ora non conta) e lo liberò, senza uccidere (come spesso faceva) nessun altro animale. Il giorno successivo un vignettista dell’epoca pubblicò sul Washington Post questa vignetta che faceva riferimento anche ad un fatto politico oltre che all’accaduto durante la caccia; ma il pubblico impazzì per l’orsetto disegnato, convincendo Berryman, il suo autore, a disegnare molti altri orsetti piccoli e paffutelli, che ricevettero i complimenti dello stesso Presidente.
La passione del pubblico era così evidente, che orsetti di pezza cominciarono ad essere venduti in un negozio, esposti insieme ad un cartello con scritto “Teddy Bear” e all'affermazioe che avevano avuto il permesso del presidente per chiamarli così. Il successo fu enorme, così enorme che nel 1904, il "Teddy Bear" divenne la mascotte della più fortunata campagna presidenziale di Roosevelt. Ecco fatto! Ora che sappiamo anche questa storia, possiamo dedicarci a preparare questa eccellente
La passione del pubblico era così evidente, che orsetti di pezza cominciarono ad essere venduti in un negozio, esposti insieme ad un cartello con scritto “Teddy Bear” e all'affermazioe che avevano avuto il permesso del presidente per chiamarli così. Il successo fu enorme, così enorme che nel 1904, il "Teddy Bear" divenne la mascotte della più fortunata campagna presidenziale di Roosevelt. Ecco fatto! Ora che sappiamo anche questa storia, possiamo dedicarci a preparare questa eccellente
Flan di porri in guscio di pasta brisée
Da C.I. novembre 2011-11-10
320 gr di pori puliti
230 gr di pasta brisée
200 gr di latte
25 gr di grana grattugiato
20 gr di burro
4 uova
2 tuorli
Guaine di porro
Alloro
Olio per friggere
Farina
Sale e pepe
Scaldate il burro in una piccola casseruola con una foglia di alloro; unite i porri a rondelle, stufateli per 30 minuti a fuoco molto lento e coperti. Salate e cuocete per altri 2 minuti.
Battetele uova e i tuorli con il grana e il latte, amalgamando bene il composto con una frusta. Passatelo poi con il colino e regolatelo di sale e pepe. Foderate uno stampo tondo di 20 cm di diametro con la pasta brisée, bucherellatene il fondo con una forchetta, copritelo con fagioli secchi infornate a 135 °C per circa 20 minuti (cottura in bianco) poggiando lo stampo sul fondo del forno negli ultimi 5 minuti, in modo che la pasta cosi cuocia bene sotto: dovrà risultare dorata e croccante.
Sfornate la pasta brisée, eliminate i fagioli; disponete uniformemente sul fondo della torta i porri stufati, togliendo alloro e scolandoli un pochino dalla loro acqua di cottura. Versate quindi nello stampo il composto di uova e infornate il flan a 150 °C per 35 minuti.
Tagliate le guaine di porro a filetti, immergetele a bagno in acqua e sale per 10 minuti. Scolateli, asciugateli, infarinateli e friggeteli subito per 3 o 4 minuti in olio ben caldo. Servite il flan di porri tiepido, con i filetti di porro appena fritti.
Battetele uova e i tuorli con il grana e il latte, amalgamando bene il composto con una frusta. Passatelo poi con il colino e regolatelo di sale e pepe. Foderate uno stampo tondo di 20 cm di diametro con la pasta brisée, bucherellatene il fondo con una forchetta, copritelo con fagioli secchi infornate a 135 °C per circa 20 minuti (cottura in bianco) poggiando lo stampo sul fondo del forno negli ultimi 5 minuti, in modo che la pasta cosi cuocia bene sotto: dovrà risultare dorata e croccante.
Sfornate la pasta brisée, eliminate i fagioli; disponete uniformemente sul fondo della torta i porri stufati, togliendo alloro e scolandoli un pochino dalla loro acqua di cottura. Versate quindi nello stampo il composto di uova e infornate il flan a 150 °C per 35 minuti.
Tagliate le guaine di porro a filetti, immergetele a bagno in acqua e sale per 10 minuti. Scolateli, asciugateli, infarinateli e friggeteli subito per 3 o 4 minuti in olio ben caldo. Servite il flan di porri tiepido, con i filetti di porro appena fritti.
Ora ciò che ho combinato io: innanzi tutto ho messo un uovo in meno e ho aggiunto per compensare e dare un po’ di cremosità al ripieno, una patata bollita, schiacciata e poi passata in padella con i porri negli ultimi minuti di cottura, così da farla insaporire. I porri non hanno rilasciato nessun liquido di cottura, ma si sono stufati perfettamente acquistando un bel colore dorato. Confesso che in questo frangente, avendo questo flan per me lo scopo di svuotarmi il frigo da una spesa un po’ insensata con una sovrabbondanza di porri tra l’altro, ho utilizzato la pasta brisée acquistata pronta e che giaceva “inoperosa” nel frigo. Volendo la ricetta per farla in casa la trovate qui.
Ultimissima cosa : non ho bucherellato la pasta che è rimasta comunque piatta e prefetta.
Termino con un interessante chiarimento della stessa C.I. : la particolarità del flan è la cottura a bassa temperatura, che evita all’uovo di gonfiarsi. Proprio perché la torta si cuoce a soli 150 °C. è necessario infornare per prima, da sola, la pasta brisée ( cottura in bianco)
Buona giornata
Dani
Buona giornata
Dani
Flan of leeks in pastry shell
Ingredients: Serves 8
320 g of clean leeks
230 grams of pasta brisée (crust pastry)
200 g of milk
25 g of grated parmesan cheese
20 g butter
4 eggs 2 egg yolks
laurel
Oil for frying flour
Salt and pepper
Method:
1. Roll out the short crust pastry and use to line an 8" (20 cm) flan ring or case. Put into the fridge to chill whilst you're preparing the filling
2. Beat eggs and yolks with the cheese and milk, mixing the mixture well with a whisk. Then pass it with a strainer and season with salt and pepper..
3. Top and tail the leeks and then cut from the top end down the middle, splay and wash thoroughly. Cut crossways into thin slices.
4. Melt the butter in a saucepan, add the leeks, the laurel leaves, cover and reduce the heat, simmer for about 15 minutes until soft stirring occasionally.
5. Add a boiled potato smashed to the leeks stirring thoroughly . Season with salt and pepper (and grated nutmeg if liked).
6. Remove from the heat let it cool for some minutes and then, stir in the egg – cheese mixture..
7. Bake for 20 minutes at 275 °F the pastry, covered with a sheet of parchment paper and dried beans (to keep it from inflating while cooking). Remove the pastry “shell” from the oven, remove beans and paper.
8. Pour the mixture into the flan case and bake in a pre-heated oven at 300°F/150°C for about 35 minutes until golden brown.
9. In the meantime, cut in thin slices the leeks leaf that you have kept aside, rinse well, pat dry and fry in hot oil. When golden brown, drain them and place the fried leeks on top of the flan, like a nest
Serve warm.
Have a nice da
Dani
Ma quanto mi piace questa storia del Teddy Bear!!! Proverò a raccontarla ai miei alunni, d'altronde siamo o non siamo una scuola americana? ;-)
RispondiEliminaLa ricetta, inutile dirtelo, mi piace da impazzire...
Non sapevo l'origine del Teddy Bear probabilmente perchè ero concentrato suul'orso Yoghi e Bubu però molto interessante la storia. Insomma allineati a distanza anche perchè sempre di orsi si tratta no?! :P ehehehehe
RispondiEliminaRelativamente alla ricetta invece, posso dire la mia senza rischiare di essere picchiato e con tutto il rispetto della rivista citata...
la particolarità della cottura a bassa temperatura, che evita all’uovo di gonfiarsi non mi stuzzica moltissimo perchè il bello di quella "lievitazione" è proprio la leggerezza che acquista l'impasto senza perdere in umidità. Insomma vedi un pò, tu ti sforzi con la tua perfetta realizzazione di insegnarmi un pò di classe e tecnica in cucina ed io resto lo zotico di sempre! :P
Scherzi a parte faccio mio lo spunto per una idea che mi hai dato leggendo la preparazione alternativa.
Un abbraccio a tutti ed ora proprio come un orso meglio scappare perchè non so dopo questo commento se mi aspetta un barattolino di miele o una schippettata di fucile! :D ahahahahaha
La seconda vero?! hihihihhihi ciaooooooooooooooooooooooo
RispondiEliminawow...strepitoso!
RispondiEliminaa casa nostra c'è un'intera tribù di teddy bears... ognuno con la sua storia e il suo nome, troppo carini!
RispondiEliminabellissimo questo flan! hai fatto bene ad aggiungere la patata, sono certa che gli hai dato il tocco definitivo :)
buon venerdì, un bacio
magico teddy... magico Düdü... ma soprattutto maggica titti!!! :-)
RispondiEliminal'orsetto dell'ikea è stato il mio primo regalo alla nipotina! chissà se sarà il suo preferito (ha solo 6 mesi)
RispondiEliminami piace l'aggiunta della patata bollita e mi piacciono molto i porri! ciao :-)
Però! Questa del Teddy bear mi mancava! In compenso in famiglia abbiamo una recente stirpe di orsi mica da poco: ha cominciato mio nipote con il suo inseparabile Amilcare (che se potesse parlare, poveraccio, chiederebbe aiuto ad Amnesty International...), continuando con il mio bimbo che è innamorato del suo Temistocle, gemello di quello di sua cugina, Annibale. Aspettando il prossimo, buona giornata a tutti! :-)
RispondiEliminaLa storia la conoscevo e ti dirò, l'ho scoperta proprio perchè mia figlia mi ha fatto l'esplicita domanda sul nome Teddy! Così è venuta fuori la bellissima origine del nome. Dei 5 orsetti amorosi che hai in foto, 3 li posseggo anche io e la provenienza è scontata. Dell'ultimo, quello con il cuoricino, ne ho 2 perchè mia figlia non si accontentava di uno sull'albero di Natale, ma ne voleva uno per se da coccolare. Ho molta voglia di una bella torta salata con brisé. Mi sa che questo fine settimana me lo preparerò con piacere. Un bellissimo week end a te, Pat
RispondiElimina@ Stefi, chi più di loro dovrebbe l'apprezzarla! :-) Tu sei, come sempre, davvero gentile. Grazie e un abbraccio
RispondiElimina@ Mario, te l'ho percaso mai detto che sei un mito? Riguardo alla diatriba "schioppettata" vs. "barattolino di miele" mi sa che chiaderò lumi all'omonima: Lai lo sa!!! Un super abbraccio scostumatissimo essere!!!
@ Raffy, grazie!
@ Le tribù di Teddy bear mi sa che pullulano...!! Ma in effetti sono così carini..... Bacioni
@ Tesoro che dirti: mi stai diventando un po' troppo grande! Bacini
@ Francesca: per noi invece era stato il primo regalo della sorella grande all'ultima arrivata! Ed è stato il preferito! vedrai che le piacerà tantissimo... :-) Bacioni
@ Miseriaccia: che nomi Viviana!!! altro che orsetti, qui di eroi e guerrieri si parla! Potrebbero fare il paio con il mio gatto, la luce dei miei occhi da ragazzina: Penelope! Evviva i teddy bear e i nomi "importanti"!! :-) Un abbraccio
@ Patty curiosona anche tu e la tua creaturina, allora! La ragazza ha ragione tanti Teddy da coccolare aiutano lo spirito, natalizio e non! Un abraccio e auguri di un tranquillo e piacevole we ricambiati!
@ Mario era ovviamente Lei lo sa!! :-)))))
RispondiEliminaAh...allora sono schioppettate di sicuro! :D
RispondiEliminaCiao! che idea diversa e delicata per un flan semplice in un guscio croccantino!
RispondiEliminabacioni
PS: chi non ama gli orsetti?????
@ Mario ahahahaha lo pensavo anche io!!!! :-)))))
RispondiElimina@ Ragazze avete perfettamente ragione!!
Figli? Senza vergogna ammetterò che il mio orsetto resta ancor oggi amatissimo! E il mio cappottone da freddolosa invernale è detto affettuosamente "orso" da amici e famiglia. Buona la modifica della patata bollita, adatta alla stagione e fa pensare a una possibile versione ancor più vegetale da provare appena possibile.
RispondiEliminaAnche la mia piccola ha una giacca invernale che chiamiamo tutti "orsetto" ed è ovviamente la preferita! E' bello che tu ricordi il tuo orsetto: io ho una memoria precisissima della mia marmottina di...10000 anni fa! Un abbraccio e buona domenica
RispondiEliminaGrazie Dani per la storia e la dritta sul flan e..buona giornata!
RispondiEliminabacione
Sara
Adoro le torte salate...dovrò proprio provare questa di porri. L'idea è oltremodo appetitosa!
RispondiEliminaBaci e abbracci
laura
@ Saretta è stato un piacere: ho soddisfatto anche la mia curiosità!! Buonissima giornata anche a te
RispondiElimina@ Laura ricambio i baci e gli abbracci con gioia!
A presto
Ho fatto una variazione ispirandomi al connubio porro-patata-alloro, buonissima idea. Medito di rifarne un'altra con la pasta lievitata.
RispondiEliminaBravissima ragazza! Grazie di avermelo raccontato. Un abbraccio
RispondiElimina