Due cose, prima di dare il via a questo post
la prima, è che se non fosse stato per Mario, oggi non sarei riuscita a pubblicare nulla. Il cuore, la mente ed ogni organo del mio corpo sono tutti sintonizzati su quanto sta succedendo in Emilia e per quanto mi sforzi di tenere il blog separato dai piccoli o grandi drammi della vita reale, stavolta non ce la faccio. Troppo vicina è l'esperienza della nostra alluvione, troppo frequenti sono le scosse che avvertiamo anche qui, ogni giorno e che ci regalano assaggi dell'angoscia che sta provando chi abita dal lato sbagliato degli Appennini- e troppa è la sfiducia nelle istituzioni italiane per non avvertire come ipocriti palliativi le rassicurazioni e le promesse di aiuto che si susseguono in queste ore. Ma è da un po' che avevo promesso a Mario che lo avrei affiancato in questa piccola avventura a due mani e non vi dico quante "buche" gli ho dato, esposta come sono alle intemperie della mia vita privata in questo periodo. Dirgli di no anche questa volta, avrebbe significato dover lasciar perdere e sarebbe stato un piccolo dispiacere. E visto che sono nel pieno della stagione di quelli grossi, i piccoli cerco di evitarli, laddove è possibile. E stavolta, lo era.
La seconda, più lieve, è che non ho visto il programma a cui il titolo del post fa riferimento. O meglio: ne ho visto qualche stralcio, nel corso delle tre serate, quel tanto per capire che non mi sarebbe piaciuto. Di solito, amo i programmi di Fabio Fazio, quasi tanto quanto mi risulta detestabile la sua conduzione: la trovo compiaciuta, venata di melensaggine, inondata di paraculismo e di ipocrisia. In più, i suoi modi mi fanno pensare a chi, da bambino, ti istigava a rubare la marmellata per il gusto di fare la spia, e sorvolo sulla fede calcistica, che lo vede schierato sulla sponda sbagliata del torrente Bisagno, quella su cui noi Genoani cerchiamo di non posare lo sguardo :-). Ciononostante, gli ospiti di Che tempo che fa? spesso hanno delle cose da dire, così importanti e così dense, da farmi dimenticare delle non-domande del conduttore e dei suoi modini compiaciuti. Non sono una telespettatrice assidua, non appartengo ai fans del programma ma confesso di scorrere ogni settimana la lista degli invitati e di decidere in base a quella se anticipare la cena o no. Stavolta, invece, sto con Aldo Grasso e mi associo a chi ha benedetto i nuovi canali del digitale, come sana alternativa all'ennesima lezioncina radical chic che ti scodella caterve di banalità (banalismi, sarebbe più in tema) con il tono di chi ha il verbo in tasca e, bontà sua, te ne ammannisce un po', ma guai a te se osi esprimere un punto di vista anche solo leggermente diverso.
Però, come dicevo, l'idea di fare un Quello che non ho in chiave personale è carina e, soprattutto, a me non sarebbe mai venuta: e passare da "ma-cosa-si-è-fumato-mario-stanotte" a "dai-troppoforte-ci-sto" è stato tutt'uno. Esattamente come sarà tutt'uno scrivere la mia lista, visto che, nonostante gli slittamenti, mi son ridotta all'ultimo minuto e so già che non avrò il tempo di rileggere nulla. Ergo, abbiate la solita pietà- e cominciamo
Quello che non ho... è un indirizzo a Londra. Vil rifiuto, peccato di gioventù che, da allora, sconto ogni giorno. E il tempo, anzichè lenire, acuisce il rimpianto per il più grave dei miei "no".
Quello che non ho... è la Genova che vorrei. Con una striscia blu che è quella del mare e non delle righe di "Genova parcheggi" sulle carreggiate, con strutture e infrastrutture che siano trampolini di lancio e non stampelle, con un sociale che ponga al centro i contribuenti, facendoli destinatari dei servizi e non principali sostenitori, con un sistema fiscale che non gravi sempre sui soliti e che per noi non sia sempre il più pesante di tutti. Io lo sento, il grido di aiuto che la mia città lancia in tutti gli angoli delle sue strade, ma evidentemente son la sola: alle scorse Amministrative, abbiamo difeso il triste primato della più bassa affluenza ai seggi, con un 35% che il resto del mondo ha interpretato come "disaffezione"- ma che per me ha il colore della vergogna.
Quello che non ho... è la rassegnazione. A 46 anni, dovrebbero darla di default. Quanto meno dopo un tot di disillusioni, intendo. E invece, niente: continuo a svegliarmi ogni giorno con la voglia di combattere, la stessa che avrei giurato di annientare, non più tardi della sera prima. E un conto è sbattere nei muri a 20 anni, un altro a 46, quando non puoi più nasconderti dietro l'inesperienza delle cose della vita. L'unica via d'uscita, è darcelo di botulino, 'sto benedetto muro dove sbattere, a noi signore di mezz'età, giusto perchè le rughe ne traggano giovamento. Almeno loro....
Quello che non ho... è una stella gialla, sulla maglia a quarti rossoblu più bella del mondo. Il decimo scudetto del Genoa fu scippato, nel lontano 1925, sotto le pressioni degli squadristi del gerarca della Bologna di allora. Ci fecero giocare ben 5 spareggi, fin quando non perdemmo l'ultimo, ci spararono contro il treno, invalidarono come gol della squadra avversaria un calcio d'angolo e chi più ne ha più ne metta, e tutto ai tempi in cui giocare a calcio era davvero tirar calci ad un pallone la domenica, perchè il lunedì si andava a lavorare per davvero, e il colore della maglia si identificava con l'amore per la tua città e per la sua storia. La stessa che i moderni e strapagati "professionisti del pallone" hanno progressivamente dimenticato, negli anni- e che oggi hanno violentato e offeso, come non mai.
Quello che non ho... è una borsa di Gucci. Al momento, è l'unico vero desiderio materiale insoddisfatto. Ho un guardaroba di poche pretese, frutto di un inesorabile venir meno del'interesse per la moda e dintorni, ma questo è un "buco" che vorrei colmare, il prima possibile. Tutto sta ad arrivare indenne al negozio- e a non farsi prendere dai sensi di colpa, durante il tragitto, che una cifra così per una borsa è roba da folli, e tanto vale spenderli in libri...
Quello che non ho... è il concetto di ordine. Tanto sono organizzata, quanto sono disordinata. Datemi un cassetto- e vi incasinerò il mondo. E sfatiamo anche il mito di chi si orienta, nel casino. Io perdo tutto, ogni volta, più volte al giorno e se avessi mille lire per ogni secondo perso a cercare le cose che "avevo messo lì", mi farei una vecchiaia più dorata di quella del Liga.Ma comunque nel disordine, sia chiaro...
Quello che non ho...è una giornata di 48 ore. Detta così, può sembrare una boutade, invece è il mio dramma personale, ogni giorno, da sempre. Mi sento come una Ferrari in tangenziale, nelle ore di punta: bloccata lì, fra mille utilitarie, con la consapevolezza di avere motori che rombano sotto le gambe e una benzina che si consuma, a velocità della luce. Non c'è mattina in cui non abbia un'idea nuova, una passione travolgente, un progetto per cui valga la pena di- e non c'è sera in cui me ne debba tornare a casa trascinata dalla corrente, che intanto i remi li ho dovuti tirare in barca. Se rinasco, voglio un'autostrada. E,magari, pure in un'altra galassia...
Quello che non ho... è una figlia che somiglia a sua madre. Prima che nascesse, era il mio progetto più ambizioso, educare un figlio alla diversità rispetto ai genitori. A maggior ragione se la madre ero io, con la personalità mica da ridere che mi ritrovo, e se la prole che mi riservava la sorte era unica e pure femmina. Ora che ci sono in mezzo, è un po' più doloroso, questo continuo distacco, fatto di strappi più o meno laceranti, di discussioni più o meno accese, di "te l'avevo detto" più o meno annunciati, sempre mai tollerati. Ma se lancio uno sguardo oltre le tempeste dell'adolescenza, vedo una donna che mi piace. Sempre più responsabile, sempre più consapevole della sua autonomia, capace di andare avanti da sola, di ingranare le marce giuste- e di rialzarsi e ripartire. E di declinare la sua diversità nelle forme di un confronto che diventa arricchimento e che per me, madre, è la ricompensa più grande e più bella.
Quello che non ho...è una vita virtuale. Passo al pc gran parte del mio tempo libero, fra il franco disappunto degli amici di sempre, che si sentono trascurati dalla piega delle nuove curve della mia vita e che paventano tutti i rischi dell'isolamento informatico o come cavolo si chiama. Ma in realtà, sto solo facendo la vita di sempre, adattando uno strumento nuovo alle esigenze antiche, che vertono tutte sul bisogno di comunicare, di chiacchierare, di stringere relazioni nuove e di approfondire quelle vecchie, in una corrispondenza di amorosi sensi che prima passava attraverso i fili del telefono e ora corre sul web. D'altronde, non poteva andare diversamente, conoscendomi: vivo senza filtri, con una faccia che tradisce anche il più inconfessabile dei miei pensieri e se mai ho accolto una dimensione virtuale, è stato solo perchè sapevo che prima o poi sarebbe diventata reale. Gli amici di cui parlo esistono per davvero: li ho visti, li ho toccati, ho parlato con loro. E, a maggior ragione, loro hanno visto me: con le mie rughe, i miei chili in più, le unghie rosicchiate, le mani nei capelli, le borse troppo piene e l'infinita serie di imperfezioni e di difetti che mi porto dietro, da sempre. Ma tutti, nessuno escluso, mi han detto che mi immaginavano proprio così. E qualcosa vorrà dire, no?
Ci vediamo oggi pomeriggio, con un po' di ricette
ciao
Ale
Quello che non ho... è la rassegnazione. A 46 anni, dovrebbero darla di default. Quanto meno dopo un tot di disillusioni, intendo. E invece, niente: continuo a svegliarmi ogni giorno con la voglia di combattere, la stessa che avrei giurato di annientare, non più tardi della sera prima. E un conto è sbattere nei muri a 20 anni, un altro a 46, quando non puoi più nasconderti dietro l'inesperienza delle cose della vita. L'unica via d'uscita, è darcelo di botulino, 'sto benedetto muro dove sbattere, a noi signore di mezz'età, giusto perchè le rughe ne traggano giovamento. Almeno loro....
Quello che non ho... è una stella gialla, sulla maglia a quarti rossoblu più bella del mondo. Il decimo scudetto del Genoa fu scippato, nel lontano 1925, sotto le pressioni degli squadristi del gerarca della Bologna di allora. Ci fecero giocare ben 5 spareggi, fin quando non perdemmo l'ultimo, ci spararono contro il treno, invalidarono come gol della squadra avversaria un calcio d'angolo e chi più ne ha più ne metta, e tutto ai tempi in cui giocare a calcio era davvero tirar calci ad un pallone la domenica, perchè il lunedì si andava a lavorare per davvero, e il colore della maglia si identificava con l'amore per la tua città e per la sua storia. La stessa che i moderni e strapagati "professionisti del pallone" hanno progressivamente dimenticato, negli anni- e che oggi hanno violentato e offeso, come non mai.
Quello che non ho... è una borsa di Gucci. Al momento, è l'unico vero desiderio materiale insoddisfatto. Ho un guardaroba di poche pretese, frutto di un inesorabile venir meno del'interesse per la moda e dintorni, ma questo è un "buco" che vorrei colmare, il prima possibile. Tutto sta ad arrivare indenne al negozio- e a non farsi prendere dai sensi di colpa, durante il tragitto, che una cifra così per una borsa è roba da folli, e tanto vale spenderli in libri...
Quello che non ho... è il concetto di ordine. Tanto sono organizzata, quanto sono disordinata. Datemi un cassetto- e vi incasinerò il mondo. E sfatiamo anche il mito di chi si orienta, nel casino. Io perdo tutto, ogni volta, più volte al giorno e se avessi mille lire per ogni secondo perso a cercare le cose che "avevo messo lì", mi farei una vecchiaia più dorata di quella del Liga.Ma comunque nel disordine, sia chiaro...
Quello che non ho...è una giornata di 48 ore. Detta così, può sembrare una boutade, invece è il mio dramma personale, ogni giorno, da sempre. Mi sento come una Ferrari in tangenziale, nelle ore di punta: bloccata lì, fra mille utilitarie, con la consapevolezza di avere motori che rombano sotto le gambe e una benzina che si consuma, a velocità della luce. Non c'è mattina in cui non abbia un'idea nuova, una passione travolgente, un progetto per cui valga la pena di- e non c'è sera in cui me ne debba tornare a casa trascinata dalla corrente, che intanto i remi li ho dovuti tirare in barca. Se rinasco, voglio un'autostrada. E,magari, pure in un'altra galassia...
Quello che non ho... è una figlia che somiglia a sua madre. Prima che nascesse, era il mio progetto più ambizioso, educare un figlio alla diversità rispetto ai genitori. A maggior ragione se la madre ero io, con la personalità mica da ridere che mi ritrovo, e se la prole che mi riservava la sorte era unica e pure femmina. Ora che ci sono in mezzo, è un po' più doloroso, questo continuo distacco, fatto di strappi più o meno laceranti, di discussioni più o meno accese, di "te l'avevo detto" più o meno annunciati, sempre mai tollerati. Ma se lancio uno sguardo oltre le tempeste dell'adolescenza, vedo una donna che mi piace. Sempre più responsabile, sempre più consapevole della sua autonomia, capace di andare avanti da sola, di ingranare le marce giuste- e di rialzarsi e ripartire. E di declinare la sua diversità nelle forme di un confronto che diventa arricchimento e che per me, madre, è la ricompensa più grande e più bella.
Ci vediamo oggi pomeriggio, con un po' di ricette
ciao
Ale
Bello molto commovente! Perche' uno rivede se stesso e I suoi non ho! Che sono semplici ma al tempo stesso necessari per una vita piena! Quello Che non Ho piu' grande e non avere lo sguardo "dopo" l'adolescenza e Gia' questo mi riempe Di un Dolore infinito... Ma questo Ormai e' storia...
RispondiEliminaLo sapevo. Posso dire saldo nella voce:lo sapevo.
RispondiEliminaSapevo che non avresti tradito il momento contingente della nostra quotidianetà da quella del paese a quella che più ci colpisce da vicino, sapevo che avevi di che raccontarti senza usare come faccio io la sola traccia tra le righe, sapevo che sarebbe stato un gesto d'amicizia tutt'altro che virtuale, sapevo che mi avrebbe fatto bene conoscere la tua versione, sapevo che sarebbe uscita una foto lucida persino nelle evidenti contraddizioni, sapevo che mi avresti dato di che riflettere. So anche che non ci siamo mai incontrati ma a questo punto è davvero un dettaglio :)
Grazie.
Posso dire una cosa? La rassegnazione credo che non venga a 46 nè a 50, probabilmente neanche a 60 e oltre. Più passa il tempo, più si impara a gustare la vita, a combattere, a soffrire delle cadute ma anche a rialzarsi e anche velocemente perchè il tempo stringe e non c'è tempo per perdersi nella rassegnazione. :-)
RispondiEliminaAle, questo post è davvero emozionante! Sono qui con la lacrimuccia a pensare come si può sdrammatizzare, ma niente! Sei fantastica, è questa è solo la prima delle cose (e sono tante) che hai. Un abbraccio.
RispondiEliminaCristina P.
Ciao Cara Alessandra.
RispondiEliminaChe dire, dopo aver letto tutto d'un fiato???
Che sono D'accordissimo.
Hai detto tutto e molto bene.
Mi associo alle tue parole.
Un abbraccio.
thais
cara ale,
RispondiEliminasolo sul punto n. 1: qualsiasi scelta definitiva avessi fatto l'avresti scontata ugualmente. è un sentimento che conosce bene chi come me si è trasferito; ti assicuro non c'è soluzione.
ti abbraccio
irene
ONORE ALLA TERRA DI ROMAGNA ( permettimi l incipit che sembra fuori luogo, ma leggendo capirai....). Bellissima iniziativa, il tuo personale "Quello che non ho"!(sto già tirando giu' il lunghissimno elenco dei miei "non ho" ..) E poi .......mi si allarga il cuore , e pure i polmoni, (come quando arriva la tramontana dopo settimane di "maccaja"), nel veder condiviso il mio pensiero sull abatino-Fazio,quel furbetto col suo mentino sfuggente e i capelli radi e tinti ( e diciamolo, suvvia!). Lo tolleravo a fatica negli anni di "Quelli che il calcio" , cui tuttavia riconosco il merito di aver reso tollerabile anche per me l orgia calcistica della domenica nazional-popolare. Poi, l operazione "Anima mia" lo ha definitivamente collocato tra quelli che "proprio no, no mi va" E mi chiedo : ma quanti anni aveva,l omino, negli anni 70? e dove viveva? sulla Luna, forse? Ma qualcuno gli ha detto che mentre i suoi beneamati Cugini (di campagna) si dimenavano schitarrando in falsetto , oltraggiandoci gli occhi con mises che neppure Gaudì, per le strade della mia città (che non dista poi molto dal suo ambientino riverasco)a Genova si viveano gli anni di piombo? Qualcuno puo' fargli capire che c erano giovani (io fra quelli) che, senza orizzonti di gloria, vedevano la polizia inerme contro rivoluzionari (G.A.P. e poi BR )che si insinuavano proditoriamente nella vita di tutti i giorni (e i Gap anche nei programmi di una tv ancora b/n? ) Che l incertezza del domani si viveva sulla pelle? Che mentre passeggiavi nelle vie del centro, rischiando potenzialmente di trovarti nel posto sbagliato l attimo sbagliato, tremavano le gambe a tutti ? che mentre si cercava di scappare lontano, spesso col disagio di cartelle e cinghie coi libri( gli zaini allora erano riservati alla montagna), pregavo e piangevo?..... No, non mi interessano neppure i suoi invitati : è gloria riflessa, per un furbacchione di provincia. amen.
RispondiEliminaL'ho letto tutto d'un fiato, sia il tuo sia quello di Mario.
RispondiEliminaAnche io in questi giorni sono particolarmente triste e provato per quello che sta accadendo.
Quello che non ho...è una bacchetta magica, per restituire quello che in questo momento (e in altri in passato), la violenza della natura ha tolto alla gente comune...
strepitoso! mentre leggevo e mentalmente canticchiavo Faber non potevo non ritrovarmi in quasi ogni tua parola... A partire dal giudizio si Fazio e amici suoi. Io non ce la faccio a guardarlo, proprio non lo sopporto. E Grasso, come al solito, si dimostra essere preciso, intelligente e arguto nei giudizi (quanto antipatico come professore.... ma questa è un'altra storia).
RispondiEliminaQuello che non hai tu, in molti punti è ciò che manca a me. Ma guardando a ciò che manca non si può fare a meno, come è stato per te, di guardare a quanto si ha! Evvai, la borsa di Gucci ti aspetta!!!
Quello che non ho è il tempo di correre a Zena ed abbracciarti di nuovo, dal vivo.
RispondiEliminaQuello che ho... e sempre l'immenso piacere di leggerti e riconfermarti che sei grande!
Nora
Bellissimo post! E bellissima la frase sulla rassegnazione di default :)
RispondiEliminaA me il programma,a parte qualche inevitabile momento noioso, è piaciuto.
Però anch'io trovo Fazio il classico falso innocente. Ad ogni modo mi piacciono i suoi programmi e devo dire che in questo caso ha dato veramente un bello spunto.
Se posso, aggiungerei una parola (che potrebbe essere stata sicuramente fatta) all'elenco fatto da loro.
ALTRUISMO: suona come parola semplice e banale, che a volte però si dimentica.
Perchè si parla di chi fa solo i propri interessi e di chi non bada ai bisogni degli altri. Ed è vero, ma l'altruismo esiste ancora.
E lo vedo ogni giorno. Con le mie amiche che senza motivo ti fanno un regalo per il blog che hai cominciato, con perfetti sconosciuti che fanno sacrifici per dare ai loro lettori del blog il meglio, o con il signore che ti cambia 5€ in moneta per pagare il parcheggio; proprio con le monete che doveva usare per pagare il suo, e va fino in macchina a prenderne altre per se.
Quindi quello che non ho sono persone che si rendano conto che la parola "Grazie" si può ancora usare.
Alice
http://operazionefrittomisto.blogspot.it/
E' sempre molto piacevole leggerti!!
RispondiEliminaUn abbraccio
grandissima ale, sono fiera di essere tua amica :)))))))))))
RispondiEliminaQuello che nn hai ...è una sorella che ti detesta! :) Roberta
RispondiEliminaCara Alessandra, ti "conosco" da poco ma giuro che molto spesso quando ti leggo mi ascolto... Ha del paranormale... mi dico "belin sembro io!!".
RispondiEliminaQuando ho letto le tue parole (esattamente pesate) su Fazio, giuro, ho mandato dei baci al monitor: è da quando ha cominciato ad imperversare che dico su di lui le stesse cose che hai stupendamente elencato tu (a prescindere dal fatto che nelle sue trasmissioni c'è sempre qualcuno di interessante cui prestare un orecchio o anche due).
Il resto è un'ulteriore conferma di varie affinità: dal Genoa alle unghie malconce, passando per la borsa di Gucci!!
Buonissima giornata, un abbraccio.
:-) magnifica
RispondiEliminaIn poche righe ti sei descritta con tutte le tue speranze, rabbie, voglia di fare e di vivere.
Sei una grande! Evviva le ferrari su due gomme!
Ooops volevo dire su due tacchi! :-D
Una poesia, come quella di Mario.
RispondiEliminaNon ti nascondo, invece, che all'inizio Fazio lo trovavo interessante. Col passare del tempo, però, ha iniziato ad annoiarmi: è ripetitivo, troppo commerciale. La Littizzetto, poi, mi fa venire l'orticaria...ma non era meglio Antonio Albanese? Per non parlare di "Quello che non ho": un contenitore di invitati senza senso, in cui Saviano poteva parlare per due minuti contati...e io che ho iniziato a vederlo proprio per sentire Saviano. Meno male che esistono i registratori :D!
RispondiEliminaA proposito, posso rivelare 3 cose che non ho?
Un indirizzo a Parigi, che spero di riuscire a riacciuffare; il libro della Child; una nuova possibilità di lasciare di nuovo tutto e andare via.
Un bacione :*!
Ciao Ale!
RispondiEliminaNon ti cambierei per nulla al mondo, resta cosi' come sei, tra persone forti e rudi, ma buone nel profondo ci s'intende sempre.
Io non ho un mucchio di cose ma.........me ne frego!!!
smack!smack!smackkkkk!!!!con lo schiocco!
Diana
Cara Ale, quello che non ho... beh, già lo sai...!
RispondiEliminaSei un'amica preziosa e unica: non cambiare mai!!!!!!!!!
P.S. ho speso solo una volta una follia per una borsa di Vuitton, sugli Champs Elysees a Parigi, sapessi quanto ci ho rimuginato sopra...
Ciao Ale anche io come altri ho letto tutto d'un fiato, e mi sono ritrovata almeno in alcuni dei tuoi "quello che non ho", sopratutto quando dici che a 46 anni non hai ancora la rassegnazione. Anch'io mi ritrovo a sessanta suonati a svegliarmi piena di idee e di voglia di fare, che poi queste idee mi portino non so dove è un altro paio di maniche, ma senza le mie speranze e i miei progetti non ci saprei proprio stare. Allora sì che davvero non avrei qualcosa e che perderei in un istante la voglia di vivere. Ciao carissima, a presto
RispondiEliminaio, invece...QUELLO CHE "HO"... è la fortuna di aver conosciuto una grande come te!
RispondiElimina(e questa non è di default!)
besos
... "quello che non ho" è una lista troppo lunga...però ho te!
RispondiEliminaHo appena letto il post di Mario e mi sono rammaricata per il tempo che non ho e che molto spesso mi fa perdere cose preziose come i tuoi bellissimi post :D
RispondiEliminaUn abbraccio :DDD