Seguire lo Starbooks è un po' come leggere un libro giallo: si parte da una situazione di calma apparente, si va avanti a suon di colpi di scena e poi, alla fine, si mettono assieme gli indizi e si tirano le somme: ovvio che lo scopo non sia quello di trovare l'assassino (anche se qualche istinto omicida, ogni tanto, lo abbiamo), ma solo quello di recuperare le ragioni per cui il libro del mese dovrebbe o meno far parte della vostra biblioteca, secondo lo spirito di questo progetto che- ripetiamo- prevede che si vada oltre le copertine dei testi di cucina e si provino sul campo alcune ricette, per verificarne la reale fattibilità.
Contrariamente al solito, però, stavolta abbiamo davvero poco da dire: perchè individuare il lettore tipo di un libro come quello in esame, più che difficile, potrebbe anche suonare offensivo: e se ci avete seguito fin qui, saprete già dove voglio andare a parare.
Partiamo dai pregi, o presunti tali: la grafica e il tema sono estremamente accattivanti. Non così contemporanei come si vorrebbe credere (il cartonato, la foto dall'alto, lo still life che vorrebbe far tanto "sono uscita com'ero per andare a comrare due cosine al mercato", li abbiamo già visti e apprezzati anni fa, con i libri di Jamie Oliver, tanto per dire il primo che mi viene in mente). Nonostante questo- o forse, propri per questo, restano comunque capaci di attirare il lettore attento a queste cose; lo stesso vale per le labels (ai miei temppi, si chiamavano "etichette") e per il carattere del testo, molto morbido, molto trendy, inevitabilmente obsoleto, che fa ogni volta centro nel portafoglio di chi scrive.
Anche l'inserimento dei disegni - tutti autografi della khoo- vorrebbe essere un salto in avanti verso l'ultima moda in fatto di grafica, vale a dire la contaminazione fra le arti. Al di là dei gusti personali (per me, per esempio, son troppo leziosi: l'unica cosa che ho pensato, vedendoli, è che di sicuro la Khoo è meglio come cuoca che come designer), collaborano al confezionamento di un libro importante, di quelli che non passano inosservati sugli scaffali delle librerie e provocano un improvviso prurito alle mani, che passa solo una volta che lo si prende in mano e lo si porta a casa.
L'altro aspetto interessante è il tema: la cucina francese, proposta in forme semplificate. E' appena uscita l'edizione italiana, per i tipi della Luxury Books, e questo è uno dei punti chiave della comunicazione pubblicitaria: la semplificazione di ricette oggettivamente complesse che la Khoo rende accessibili a tutti.
Ora, so di sconfinare in altri campi, ma se mai c'è un termine che in questi anni abbia visto maltrattare il suo significato, fino a ridurlo al suo esatto opposto, questo è proprio "semplicità". Perchè in origine "semplice" aveva un'accezione positiva: richiamava alla mente concetti più alti come l'onestà, la trasparenza, la sincerità e la pulizia e, nel contempo, ne respingeva gli opposti: nessuna falsità, nessuna scorciatoia che non fosse alla luce del sole, nessun maneggio, nessun imbroglio.
Oggi, invece, si spaccia per "semplice" tutto quello che è trucco ed inganno e dispiace notare che questo accade soprattutto in cucina, che è il luogo in cui, per antonomasia, si rifugge dalla sofisticazione, anch'essa intesa nel senso più stretto del termine: è "semplice" fare una crostata con la pasta frolla del banco del supermercato, è "semplice" usare prodotti precotti, è "semplicissimo" aprire una busta di pasti surgelati e servirla ai commensali come se l'avesse preparata la padrona di casa: la quale, per inciso, ci crede sul serio. altrimenti, non si spiegherebbero gli oltre due milioni di copie vendute dei libri di Benedetta Parodi che di questa nuova idea di "semplicità" è la indiscussa e fortunata interprete, almeno qui da noi, e i peana di ringraziamento che le si innalzano ogni giorno, "perchè lei sì che ci ha insegnato a cucinare".
Mutatis mutandis, la Khoo fa lo stesso: perchè è facile "semplificare" i lievitati, quadruplicando le dosi di lievito; è facile "semplificare" le zuppe, scaldando sul fuoco prodotti in scatola e surgelati; è facile "semplificare" la cottura del petto d'anatra, aumentando a dismisura i tempi della permanenza sui fornelli. Ma pretendere, da queste premesse, di dimostrare di essere riusciti ad abbassare la cucina francese ai livelli di tutte le massaie è una mission impossible, almeno per quelli che sanno distinguere la differenza fra le verdure dell'orto e quelle della fabbrica e che hanno anche il coraggio di dire che le prime, toh-che-strano, sono infinitamente migliori delle seconde.
Il problema, a ben guardare, è tutto qui- e checché se ne dica, ci riguarda anche da vicino: ha senso esaltare un libro che sceglie di battere questa strada, rinnegando le ragioni del gusto e quelle della salute? Ha senso rinunciare a priori ad accrescere le proprie capacità e le proprie conoscenze, in nome del conforto di un livellamento che va inevitabilmente sempre più in basso? E vado oltre e mi chiedo: possibile che le papille che fanno apprezzare le infinite sfumature di un semplice assaggio di una creazione stellata o di un prodotto a km zero siano le stesse che portano ad esaltare The Little Paris Kitchen come il libro della nuova svolta della cucina francese, dopo The Mastering Art of French Cuisine?
Mentre ci pensate, fatevi un giro dalle altre figliole dello Starbooks e dalle loro creazioni, con considerazioni (e smoccolamenti) included. Noi chiudiamo qui l'avventura di Settembre e vi diamo appuntamento a fine mese, per il vincitore dello Starbooks e al secondo mercoledì di Ottobre, per il nuovo libro del mese.
Grazie per averci seguito fin qui
OEUF EN MEURETTE
Sono di corsa anch'io: per ora, vi metto la ricetta e a breve le mie considerazioni
per 4- 6 persone
30 g di lardo o pancetta affumicata a cubetti
1 cipolla, sminuzzata finemente
1 carota, sminuzzata finemente
1 gambo di sedano, sminuzzato finemente
30 g di burro
30 g di farina
500 ml di brodo di vitello o di manzo, tiepido
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 bouquet garni (1 foglia di alloro, 10 grani di pepe, 5 rametti di prezzemolo, 2 rametti di timo)
175 ml di vino rosso
4 uova fresche
Far soffriggere la pancetta e le verdure, in padella, a fiamma media, fino a quando non diventano dorate. Con una schiumarola, toglierle dalla padella, facendo attenzione a lasciare quanto più grasso possibile sul fondo. Sciogliere il burro nel grasso della padella, aggiungervi la farina e mescolare di continuo, fino a quando il composto non prenderà il colore della Coca Cola (questo è quel che si dice un roux scuro) Abbassare la fiamma al minimo e versase lentamente il brodo tiepido, mescolando energicamente con una frusta. Una volta incorporato il brodo, aggiungere il concentrato di pomodoro e il vino e mescolare fino a quando non si è sciolto. Rimettere in padella le verdure e la pancetta, aggiungere il bouquet garni e far sobbollire lentamente per 15 minuti. Passare al setaccio, per ottenere una salsa morbida e liscia come la seta. Assaggiare ed eventualmente aggiustare di sale
Riempire d'acqua una larga padella della profondità di 8 cm e portarla a bollore. Sgusciare singolarmente le uova in ramequin o tazzine, dare una vigorosa mescolata all'acqua bollente, acidulata con un poco di aceto e versarvi le uova, una dopo l'altra. abbassare la fiamma e far sobbollire, fino a quando il tuorlo sarà morbido ma consistente. Scolare con una schiumarola e servire con fette di pane tostato e la salsa al vino, sopra e tutto intorno
Quello che apprezzo in questa gente, Parodi compresa, è di aver fatto credere a donne sempre di fretta e incapaci di far bollire l'acqua, di mettere in piedi una cena dall'antipasto al dolce senza sforzo. Metti una faccia carina e ricette semplificate e il businness è fatto: anche la Clerici vende e non sa mettere una pentola sul fuoco! Il bello è che vendono libri con le ricette che la gente invia loro...è il massimo!! La khoo mi sembra della stessa specie.... Mah! sarà invidia la mia? Ciao e buona giornata.
RispondiEliminainvidia o meno, il punto lo hai centrato :-)
EliminaCome dici tu, è facile semplificare. Ed è facile usare la "cucina furba" nella vita di tutti giorni.
RispondiEliminaNon è reato, ed io ne so qualcosa ;-)
Ma basterebbe non spacciarla per qualcos'altro...
ormai ci sono tantissime persone che non sanno prorpio cucinare niente e quindi quei libri qualche idea la danno ma con un minimo si impegno in più sia da parte di chi fa libri sia di chi li usa si potrebbe fare molto meglio, chissà!
RispondiEliminaEssendo una grande divoratrice di cibo (:-D) ma ancor più di libri di cucina vi seguo da lontano e in segreto vi ammiro e vi invidio.
RispondiEliminaBen vengano queste iniziative e chissà che chi dovere (magari coloro che producono e promuovono questi fenomeni ?) non cominci a farsi domande del tipo "Ma vuoi vedere che anche in cucina deve regnare la professionalità?"
Con questo non voglio dire che per scrivere un libro di ricette è necessario essere chef stellati (anche lì ... ce ne sono alcuni che mi hanno davvero deluso per imprecisioni e in esattezze), ma dico: cari signori, se proprio non sapete neanche fare bollire l'acqua, prima di pubblicare e promuovere certe cose leggete, provate chiedete un parere a chi queste cose le fa tutti i giorni. Magari a un pool di food blogger, che magari sa cucinare, scrivere e fotografare? Io la butto lì..... :-D)
in un mondo perfetto, sarebbe un'idea anche realizzabile. Il punto è che agli editori non importa investire in questo tipo di test, perchè ciò che fa vendere un libro al giorno d'oggi è il nome dell'autore, il traino televisivo, la grafica e le fotografie. Confeziona un libro con questi requisiti, e sarà un best sellers. E non importa se le ricette non riescono: perchè nessuno avrà il coraggio di dirlo pubblicamente e tutti continueranno a subire il fascino di questi dettami. Triste? Tristissimo. Ma vero, purtroppo :-(
EliminaAmmappatela! Te tu mi garbi a sfare, e chi vuole la vita semplice in cucina, allora forse non c'ha da entrarci per nulla!
RispondiEliminaE poi la mia idea, e ritorno a parlare in italiano così' mi capiscono tutti, è che non esiste facilità quando si vogliono fare le cose per bene. E questo in ogni campo. Sei troppo grande, Pat
Concordo con Stefania, la cucina furba esiste e ne abbiamo bisogno molto spesso, basta non spacciarla per roba da grandi chef :)
RispondiEliminabeh ma leggo alla fine che è un disastro totale questo libro! ahaha! mamma mia... senza parole!
RispondiEliminapensa a noi, che ne abbiamo comprato otto copie :-)
EliminaIo credo che alla fine il problema sia semplicemente il non voler spacciare qualcosa per qualcos'altro. E' ovvio, la pasta sfoglia fatta in casa è diversa da quella al supermercato, come sicuramente lo spinacino bio appena colto ha un profumo diverso da quello surgelato (vabbeh, anche su questo ci sarebbe da discutere) però, diciamocelo, la persona media la pasta sfoglia non la farà mai! Quindi è anche inutile stare a decantare le qualità del prodotto made in home. Io stessa, appassionata di cucina, non sto a fare la pasta fresca e il pane in casa tutti i giorni, perché oltre al blog c'è uan vita vera. Quello che però non capisco è perché, se non si ha voglia, se non piace, se non si è capaci, ci si voglia ostinare a cucinare tacchini ripieni e piatti gourmet. Esistono mille ricette semplici per loro natura, adatte alle capacità di tutti, perché non sfruttarle? In ogni caso, alla fine, secondo me l'importante è saper distinguere. Io amo mangiare bene, ma ogni tanto vado al mac donald e bevo coca cola (spesso light, oddio!) e non me ne vergogno: secondo me se si devono mangiare schifezze, che siano schifezze fino in fondo! L'importante però, è saper distinguere tra l'hamburger del mac e un hamburger di chianina. No? :)
RispondiEliminasì :-)
EliminaAle, diciamo che nella mia personalissima classifica del libri di cucina, quello della signorina Khoo finisce dritto dritto nelle ultime posizioni... Di tutte e tre le ricette che ho provato io, non ce n'è stata una in cui non abbia riscontrato inesattezze, a volte grossolane (come il lievito), altre meno. Ma da un libro di cucina presentato in quel modo, mi sarei aspettata molto molto di più!
RispondiEliminaidem. Ma confidiamo nel prossimo!
EliminaNo, no e no sono le mie risposte ai tuoi "ha senso"? e credo che la pensino così la maggior parte delle persone che vi seguono.
RispondiEliminaMagari può avere un senso per soddisfare una curiosità iniziale: si compra, nella consapevolezza dei limiti entro i quali le ricette devono essere realizzate, si guardano le belle immagini, il carattere e l'impaginazione e poi lo si mette sulla scrivania come fermacarte..
Les Oeufs en Meurette che hai fatto mi ispirano molto, voglio togliermi la curiosità di andare a vedere anche la ricetta originale che mi immagino già sarà diversa..
è la stessa- ma il risultato è stato piuttosto infelice, per quanto riguarda il gusto. domani aggiungo le mie note
Eliminapovera khoo, non è che ne sia uscita tanto bene, anche a questo giro ;-)
RispondiEliminaFortunatamente la cultura del cibo, del buon cibo, si sta diffondendo, ma c'è ancora tanta gente che la buona cucina non sa neppure dove sia di casa :)! E questa ne è la logica e triste conseguenza...
RispondiEliminaConcordo troooooppppo con te, cara Ale: qui il marketing regna sovrano e a farne le spese è la cucina vera, quella buona, semplice e genuina. Quella che richiede un minimo di tempo (ma neanche tanto, basta organizzarsi) e degli ingredienti di ottima qualità.
RispondiEliminaNon ho nulla contro le scorciatoie che ho usato e uso parecchie volte, ma almeno non scrivo libri di cucina in cui mi vanto di semplificare la cucina francese, quando in realtà sto solo barando con me stessa, prima ancora che con i miei lettori. Mah... qualcuno vuole comperare la mia copia? :-D
Insomma cara Ale è un altro di quei libri in cui ci si fa fregare dalle copertina !!! Che, ammetto, mi aveva ispirato....
RispondiEliminaTi dò ragione sulla grafica che non mi fa impazzire... Ma che comunque aiutato a confezionare un prodotto accattivante come immagine. È i contenuti??? Mah??? Abbiamo scoperto che spesso semplicità non fa rima con ...professionalità.... Peccato davvero ....Bacissimi
Mi presentate il direttore del marketing della Khoo? Potrei fare al caso suo! :D
RispondiEliminaLaddove si usi la tua accezione concordo, ma dal garzanti si legge anche: 2 non complicato, facile, elementare e una cucina come quella della Parodi e di Miss Khoo si sposa bene all'elementare finale. Certo, non un libro che comprerei a questo punto (nonostante proprio il packaging scontato che fa leva sul gusto retrò mi attiri tanto, lo so, la solita...), ma sicuro un libro che semplifica la vita a donne che non condividono la nostra passione, che non hanno un blog culinario e il cui interesse principale è mettere insieme la cena in meno di mezz'ora senza troppo badare a cosa ci finisce dentro...Mia mamma è prima rappresentante di questa scuola di pensiero e confesso, certe sere anch'io. Anche se primo scopo del mio blog è l'aumento della consapevolezza in campo culinario e nutrizionale, certe sere un sofficino....
RispondiEliminaCome mi piacciono le tue recensioni! (Te lo avevo già detto?!) Tanto quanto NON mi piace chi *se la tira* solo per saper maneggiare con grazia un apriscatole o un paio di forbici per aprir scatolette e buste di surgelati.
RispondiEliminaA questo punto potrei paragonare mio padre al buon Artusi solo perchè qualche volta si apre una busta di riso liofilizzato e si *fa un risotto!*....
Naaaaaa papi continuerà a cavarsela così (quando non ha nulla da scongelare di ciò che gli ho preparato) ... ma io continuerò a chiamarlo papi...
Così ti voglio. Dura e pura!
Nora
Mah, può avere tutti i colorini di questo mondo e le foto ruffiane ma a me a leggere delle dosi di lievito quadruplicate m'era bell'e passato tutti i bollori.
RispondiEliminascusa... il commento di prima era incompleto, non mi ero accorta che su Wikipedia c'è anche:
RispondiEliminaIn alcuni utilizzi, semplicità, può essere utilizzata in connotazione negativa per indicare una deficienza o insufficienza di sfumature o la complessità di una cosa, ecco allora che semplice diventa aggettiva perfetto.
Ricapitolo in un'unica risposta gli spunti che mi avete dato nei commenti
RispondiEliminaIn primis
IO uso prodotti industriali, nella cucina di tutti i giorni e vi dico anche quali:
uso la sfoglia del banco frigo
uso il concentrato di pomodoro mutti
uso il dado da brodo per il brodo di carne
uso la pasta fillo e la pasta kataifi surgelate (metro)
uso anche la passata di pomodoro, sempre mutti
e non faccio sottoli, per cui quando li devo utilizzare li compro pronti
Nella mia dispensa ci sono anche scatolette di lenticchie, di fagioli e di mais, alla bisogna. E nei surgelati, una busta di piselli e di spinaci. A volte, anche le patate fritte tagliate a bastoncino. E gli onion rings, quando li trovo.
Questo è quello che uso nella vita reale, nella cucina di tutti i giorni. Per cucinare, ho a disposizione lo stesso tempo di tutte le donne che lavorano e che hanno casa e famiglia da gestire e ultimamente non ne ho neppure tanta voglia: per cui, benedico questi prodotti e cn me anche i miei familiari, che altrimenti saebbero costretti a campare di bistecche e uova fritte.
Però, se ho gente a cena, cucino io, tutto quanto. Al massimo, posso indulgere al concentrato di pomodoro e alla fillo/kataifi surgelata. Ma tutto il resto, o lo compro fresco e/o lo preparo dal niente oppure mi oriento su altre cose.
Lo stesso dicasi per il blog: tutto quello che finisce qui sopra è stato preparato da zero, salvo che non lo abbia detto espressamente.
E questo, per un motivo solo: perchè conosco bene la differenza, al palato, fra un prodotto del banco del supermercato e uno fatto in casa. Nessuno mi ha obbligato a fare un invito a cena o ad aprirmi un blog di cucina: ma visto che lo faccio per scelta e che questa scelta nasce da una serie di consapevolezze e di convizioni sul cibo che mi son formata in decenni di passione, cerco di farlo con rispetto, sia del cibo, sia degli invitati, siano essi i miei commensali o i lettori di questo blog.
Non appartengo alla schiera di chi sostiene che sul blog debba apparire tutto quello che si mangia a casa. E' lo stesso principio per cui vado a lavorare truccata e ben vestita, mentre a casa sono sempre scalza e sgarrupata. O per cui non perdo la pazienza con i miei "clienti", mentre urlo come Tarzan con mia figlia. Non è ipocrisia, ma professionalità, consapevolezza di rivestire un ruolo che, volente o nolente, crea delle aspettative in chi mi intercetta. Nel momento in cui ho deciso di render epubbliche le mie ricette, ho anche preso in considerazione l'ipotesi che prima o poi qualcuno le avrebbe provate: da qui, lo scrupolo di presentarle al meglio, non tanto nell'immagine, quanto nella sostanza. E la scelta degli ingredienti è un punto fondamentale. (segue)
Io ti adoro e adesso capisco che sono normale quando mi trucco per andare a lavoro e mantengo la pazienza con i miei alunni, ma sto struccata e (udite udite) senza tacchi (almeno vertiginosi) a casa e urlo (per tre) con i miei figli!
Eliminase prendi me come metro di paragone per definire la normalità, sei ben messa :-))))
EliminaLa Parodi, la Khoo e tutte le altre persone che propongono questa cucina "furba", spacciandola come "semplice" (e facendo leva, ovviamente, sul significato più positivo del termine), non insegnano la semplicità, ma l'inganno. E' semplice fare una pasta frolla, se ti insegnano i trucchi per impastarla senza che il burro si scaldi. E' ingannevole comprarla pronta e sottintendere che basti assemblare ingredienti precotti per saper cucinare.
RispondiEliminaSenza contare l'aspetto più impportante di tutto questo discorso- che non è tirar fuori una crostata dal forno, ma convincersi che quell'assemblaggio di prodotti industriali sia buona come quelle fatte in casa. E sana tanto quanto, mi verrebbe da aggiungere.
E' questo che, secondo me, è inaccettabile: e ve lo dice una che è vissuta dentro i Mc Donald's al tempo in cui i controlli di qualità non si sapeva neanche cosa fossero, che ha selezionato ristoranti di infimo ordine, che ha girato nelle peggiori cucine d'Europa: ma che ha sempre avuto come metro di paragone delle cucine casalinghe, semplici in quanto oneste, che non avevano la pretesa di millantare alcunché.
Purtroppo, stiamo perdendo sempre di più questo senso del gusto- e questo a fronte di un proliferare di programmi e di libri e di riviste che hanno come argomento la cucina. E di blog che il giorno prima si votano al km zero e il giorno dopo si vendono alla prima azienza che regali loro qualcosa. e di libri pieni di foto ruffiane e forti di grafiche accattivanti, che in realtà confezionano un bel nulla, visto che ad aprir scatolette siam capaci tutti....
Sante parole!
EliminaPorca miseria Ale, non vorrei essere nelle vicinanze quando ti arrabbi davvero, argomentazioni d'acciao e logica incrollabile... un po' fai paura. Però hai tutte le ragioni e faccio anche un po' di mea culpa. Adesso però spengo il PC e buonanotte a tutte, il libro della khoo non lo compro fermo restando che la cucina francese mi intriga e non capisco l'inglese per la Child... chiederò consiglio. ;-)
RispondiEliminaridooooooooooooooooooooo :-))
Eliminavai sullo starbooks (scaffali) e inizia dalle ricette della Child già tradotte: così, ti fai un'idea
buonanotte anche a te e grazie ancora!
ecco, adesso so cosa dire a mia figlia quando mi accusa di essere "sempre sorridente" al lavoro e "insopportabile" a casa...
RispondiEliminaale, we all adore you!
siamo professionali, tutto qui :-D :-D
EliminaCi sono cose che a casa si fanno ed altre no. Ci sono cuoche/i, persone che cucinano benissimo, signore che potrebbero aprire un ristorante stellato ma bloggano e basta e signore che si considerano Annie Feolde ma ti offrono cibi surgelati/precotti e cosi andare. Ci sono i furbi e quelli no, i belli ed i brutti ed "il mondo è bello perchè è vario" . Che tu, io ed altri non ci si ritrovi è un altro discorso.
RispondiEliminaLe "uova murate" le ho mangiate a Mersault (borgogna) e me ne sono innamorata. Ho provato a rifarle secondo la ricetta di Allan Bay ed ho deciso che torno in Borgogna. Questa ricetta nemmeno la Parodi sarebbe in grado di riproporla perchè non assomiglia nemmeno lontanamente all'originale.
Scriviamo tutte all'editore?
Oggi pomeriggio ti linko la pagina Fb dell'editore, così ti fai un'idea :-)
RispondiEliminaanch'io ho mangiato per la prima volta le uova murate in Borgogna- e da lì in poi ho fatto una serie di bis. ter e quater :-) ..praticamente, ho mangiato solo quelle, per tutta la vacanza. Non ho mai fatto quelle di Allan Bay, di cui tendenzialmente mi fido- ma mai come mi fido di te.
Sul "neanche la Parodi", mi son piegata in due dal ridere.
all'editore, manderei queste, guarda :-)
L'editore secondo me non si accorgerebbe nemmeno della differenza... :-D
EliminaLa ricetta di Allan ti fa venir fame a leggerla.
RispondiEliminaViene anche bene ma per me è più la fatica del gusto.
Vuoi mettere cenare in un ristorantino francese gustando un ottimo vino magari anche con un bel giovine?
e non infierire :-)))))
Eliminaal momento,ho solo allan bay (in forma di libro, sia chiaro): prevedo enormi sforzi di immaginazione :-)
il punto è: c'è bisogno di un libro per insegnare ad usare la frolla surgelata e i cibi pre-confezionati? o non bastano le istruzioni sulle scatole?
RispondiEliminamia mamma non ama cucinare. quando ne ha voglia, è pure brava, ma non ne ha voglia quasi mai, e si nutre di 4 salti in padella. però non si comprerebbe mai un libro di cucina.
si può insegnare a cucinare cose semplici anche senza insegnare ad usare scatolette. questo sarebbe onesto. altrimenti, ci prendiamo tutti in giro.
e poi il problema della khoo non è solo quello della materia prima, ma proprio il fatto che parecchie ricette non funzionano. allora qui veramente non ha alcun senso.
insomma, ale, tutto questo per dirti che sono con te su tutta la linea.
hai detto tutto tu :-)
Eliminae, naturalmente, come potrei non essere d'accordo? specie se mi si dà ragione :-)
hihihi, mi sto divertendo un mondo, oltre che a leggere il tuo post anche tutti i commenti con botta e risposta, siete troppo forti!!
RispondiEliminaLa Khoo? io, già dalla copertina nutrivo forti dubbi, infatti.... :-))
Nessun compromesso, o così o pomì!! ops...è un prodotto industriale :-D
Ciao
Cris
ecco: ci manca la spettatriceillustre che sgodazza :-)))))))
Eliminate possino :-)))
Il vantaggio della Khoo sulla Parodi è che la prima cucina davvero, e nel suo micro-ristorante si mangia bene.
RispondiEliminaIl vantaggio della Parodi sulla Khoo è che la prima (se uno volesse lamentarsi del suo libro) non la si becca facilmente, la seconda invece prima o poi al ristorante la becchi.
A questo punto però vincerebbe comunque la Khoo, perché volendole sventolare il libro sotto al muso, si andrebbe incontro ad un problema di tipo logistico: o entra la persona o entra il libro (c'è posto solo per due nel suo ristorante!)
Idiozie a parte, mi chiedevo, voi che versione avete?
E nel caso fosse quella Italiana, non potrebbe dipendere dalla traduzione?
L'originale è in Inglese, non vorrei che avessero fatto cose tipo dall'Inglese al Francese e dal Francese all'Italiano, una sorta di "effetto telefono senza fili"...
Non si sa mai eh!
Un bacione enorme!!! :-)
si vede che è da un po' che non ci vediamo...
Eliminama che razza di domande sono queste??? :-D :-D :-D
l'inglisc, abbiamo, l'original uan
però ora mi hai messo la pulce nell'orecchio e voglio andare a cena dalla khoo: io e la pulce, ovviamente: dici che ci staremo, no?
ti chiamo prestissimo, bentornata!!