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martedì 8 dicembre 2009

Danimarca- settimo, ottavo e nono giorno: copenaghen



copenhagen


Una premessa. Di solito, quando facciamo viaggi lunghi in Europa, prenotiamo l'hotel della prima notte e quelli delle grandi città dove abbiamo intenzione di sostare per un giorno o due. Tutto il resto, lo scegliamo sul posto, non tanto perché non si vada "organizzati" (sono tanto maniaca che coniugo il chilometro col minuto), quanto perché abbiamo constatato, negli anni, che girando spesso per mete non turistiche, riusciamo a trovare sistemazioni più che soddisfacenti, a prezzi inferiori a quelli che pagheremmo da qui. Questo per dirvi che l'albergo di Copenaghen era stato prenotato (catene alberghiere, quattro stelle-così, andiamo sul sicuro e recuperiamo meglio le forze) e quindi, per quanto a sera inoltrata, ci arriviamo diretti. Nonostante l'ora tarda, non è completamente buio: il cielo è di un azzurro intenso e scuro, ravvivato da una luce soffusa che non vuol saperne di andarsene a dormire

copenaghen



Amsterdam, Stoccolma e Copenaghen: più stacco fra la prima e la seconda, un po' meno fra la seconda e la terza ma è indubbio che i richiami fra le tre siano molto evidenti. Tuttavia, quello che rende Copenaghen assolutamente unica è una più marcata spinta verso la contemporaneità, in un tessuto archietettonico dove l'antico cede il passo al nuovo e la modernità avanza con passo deciso sulle testimonianze del passato. Al di là degli scorci tipici da cartolina, sono gli edifici di recente costruzione che lasciano completamente senza fiato e che testimoniano il ruolo di apripista della capitale danese nelle nuove tendenze della modernità, rivestendo a pieno titolo la parte che, per tradizione, era da sempre appartenuta a Stoccolma.

copenhagen


Da anni capitale del design, Copenaghen è oggi anche capitale della ristorazione, nei Paesi scandinavi. L'imperativo del rinnovamento, infatti, si è imposto anche fra i ristoratori, che hanno accolto via via chef coraggiosi, capaci e innovativi, che hanno imposto una virata alla obsoleta tradizione gastronomica, elaborando soluzioni originali, a tratti anche un po' estreme, che hanno presto oltrepassato i confini della Danimarca per dare, per la prima volta, un meritato lustro ad una cucina fino ad oggi appiattita su pochi ingredienti, mai valorizzati a dovere. Le stelle Michelin piovono a frotte sui ristoranti della città e il Noma si è piazzato al terzo posto, dopo El Bullì e Fat Duck nella San Pellegrino List. (per inciso, i costi sono abbordabilissimi, un po' meno i tempi di prenotazione. Tre mesi almeno, e crescono di giorno in giorno. Tenetene conto, se non volete rimanere con il cellulare muto in mano, come è capitato a noi)

copenhagen


Al pari delle altre capitali scandinave, Copenaghen è carissima. Mettetevi il cuore in pace, perché non c'è modo di risparmiare. Sono cari gli ingressi, sono care le consumazioni, sono cari i ristoranti, sono cari gli hotel. Certamente, se uno decide di godersela dall'esterno, andando solo a piedi, portandosi i panini da casa e dormendo in un ostello, riesce di sicuro a contenere i costi. Ma se vacanza deve essere, che lo sia. E quindi, preventivate un budget alto e rassegnatevi a spenderlo tutto.


copenaghen


Diffidate dalle guide che vi suggeriscono di noleggiare una bicicletta e di girarvi la città pedalando. Intanto, le famosi bici pubbliche, per cui basta mettere un gettone nell'apposita fessura per recuperare il mezzo ( un po' come i carrelli del supermercato) sono poche, perché c'è sempre qualcuno che è arrivato proma di voi. A noi ne sarebbero servite come minimo due e non siamo mai riusciti a trovarle. In più, stiamo parlando di una città che non si conosce, con parecchio traffico, e più incroci e sensi unici che piste ciclabili. In teoria, quindi, sarebbe molto romantico seguire i consigli delle guide ( per inciso: ma chi le scrive???), scoprendo Copenaghen con il vento nei capelli: in pratica, dovete decidere se vale davvero la pena, per fare un giro nel porto fino alla sirenetta e ritorno, camallarsi la bici per tutto il resto della città, magari sotto l'acqua perché, dimenticavo di dirvi, a Copenaghen piove- e anche parecchio

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Il modo migliore per visitare la città è dall'acqua. Prendete un battello a Nyhavn ( ne partono a iosa, alcuni anche con guida in italiano) e godetevi una gita sui canali, che ha meno di turistico di quanto sembri: basti pensare che le architetture più recenti si godono al meglio solo dall'acqua, proprio perché ispirate alla compenetrazione fra edificio e paesaggio. Di tutte, la più spettacolare è il cosiddetto Diamante Nero, che ospita la biblioteca reale, la cui facciata, in granito nero, è inclinata di un tot di gradi, al solo scopo di sfruttare il gioco dei riflessi dell'acqua. In più, le guide sono molto carine, non se la tirano per niente e riescono ad essere simpatiche pure alla parte femminile del gurppo, anche se sovrappeso e col doppio della loro età. Per inciso, la Copenagehn moderna e contemporanea deve tutto a due benefattori: il signor Carlbserg, proprietario dell'omonima birreria, all'inizio del secolo, e la Merks, una delle più grandi compagnie di navigazioni del mondo, oggi. E, su questo punto, meglio astenersi dal fare confronti...

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D'obbligo, invece, è l'aperitivo a Nyhavn, il canale che, dopo la Sirenetta, è il simbolo della città. L'unico problema è trovare un posto, visto l'affollamento ai tavolini, a qualunque ora del giorno e della notte. Copenaghen, infatti, è una città che vive e che, da qualche anno, ha trasferito al di fuori delle mura domestiche lo spirito conviviale che è una delle caratteristiche più peculiari di questo popolo. Preparatevi a lunghe code, in mezzo a Danesi sorridenti e vocianti, ma sappiate che non si è stati a Copenaghen, senza una Carlsberg ai tavolini sul canale più famoso del Nord Europa


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Per contro, NON andate assolutamente dalla Ida Davidsen celebrata da tutte le guide (...di nuovo...) come il miglior locale di smoerrebroed della città. A parte l'affollamento di Italiani, la lunga attesa sul marciapiede, la freddezza dei camerieri, la pretenziosità del locale (in fondo, vende solo tramezzini), il culto della personalità della Ida, raffigurata ovunque in puro stile Marylin all'ospizio, la signora è di una scortesia mai vista e, quel che più conta, i suoi smoerrebroed fanno letteralmente schifo. Inoltre, a completare il quadro, li pagate pure un fottìo...

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Dopo la Ida, la peggior delusione di Copenaghen è La Sirenetta: ce lo avevano detto, ridetto, stradetto, ma tant'è, finché non l'abbiamo constatato con i nostri occhi, non ci abbiamo creduto. Per cui, ora tocca a noi dirvelo, ridirvelo e stradirvelo, pur sapendo sin d'ora come andrà a finire: e cioè, che vorrete darci di naso anche voi

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Infine, se avete una figlia adolescente, intollerante delle regole e con aspirazioni anarchiche, fatele fare un giro a Christiania, il quartiere autogestito dai primi anni Settanta, quando un gruppo di squatter occupò una base militare abbandonata. La reazione della Polizia e del Governo venne subito smorzata dal favore dell'opinione pubblica, sensibile alle tendenze rivoluzionarie dell'epoca e ben disposta verso quello che, all'epoca, sembrava un esperimento sociale, messo in atto da circa un migliaio di giovani che decise di vivere senza leggi, mettendo tutto in comune e predicando il rispetto per l'ambiente e per l'ecologia.


copenhagen

A distanza di trent'anni, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mi piacerebbe dire che Christiania è l'unico quartiere sporco della per altro immacolata Copenhagen, se non fosse che non è così: degrado è la parola più adatta. Non ci sono strade asfaltate, ovunque polvere, sassi, pezzi di vetri e cacche di cani. Nella città senza leggi, dove gli unici cani sono i pittbull, ovviamente senza museruola,dà il benvenuto agli ospiti un enorme murales, con un bel divieto di fotografare, trattando Christiania al pari della tanto esecrata proprietà privata. Suoerfluo aggiungere che la via principale si chiama Pusher Street.

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A distanza di trent'anni, i Danesi allora tanto benevoli, non ne possono più. In un Paese dove ogni cittadino, per avere in cambio ogni servizio, erogato per altro ai massimi livelli possibili, deve però versare allo Stato il 39% di ciò che guadagna, quello che un tempo veniva considerato come un esperimento sociale è oggi percepito come un'ingiustizia, anch'essa sociale: perché i cittadini della Libera Comunità di Christiania non pagano tasse nè affitti, ma usufruiscono al pari di ogni altro Danese degli stessi servizi, dagli asili nido alla sanità e, in più, occupano la parte più bella del quartiere più bello della città. quel Christianshavn che sintetizza in modo mirabile le molte facce di una città moderna, cosmopolita e tollerante, ma capace anche di dire basta a quella che un tempo era parsa la realizzazione di un'utopia e che oggi si rivela un abuso, per giunta perpetrato con sfacciataggine e arroganza.
Ed ora, sparate pure sul pianista...



copenaghen

Si può dire di aver visto Copenaghen senza fare un salto a Tivoli? La risposta è no, ovviamente, ma il nostro consiglio, anche in questo caso, è di arrivarci preparati. Per quanto sia il più antico e il più famoso parco giochi della Danimarca, se siete convinti di finire in una specie di Gardaland o di Mirabilandia, resterete parecchio delusi. Certo, le attrazioni ci sono, ma son poca cosa rispetto ai nostri analoghi corrispondenti, al confronto dei quali sfigurano, senza ombra di dubbio. Ma quello che invece fa di Tivoli un luogo unico, è l'atmosfera un po' retrò, da Bella Epoque che gli innesti successivi non sono riusciti a scalfire. Le code all'ingresso scorrono piuttosto velocemente: controllate gli sconti per famiglie e munitevi subito di un gettone a scalare per i giochi

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Tre giorni pieni bastano, per godersi a fondo questa città, dentro e fuori. Bighellonate nelle stradine del Quartiere Latino, fate shopping a Stroeget, godetevi uno spettacolo al Tivoli, amirate lo Slotsholmen, facendo attenzione a non scontrarvi con le Guardie Reali, che marciano per strada, durante la cerimonia del Cambio della Guardia. Bevetevi una Carlsberg gelata (se siete proprio patiti, potete visitare anche il museo che ha sede nella fabbrica), passeggiate lungo i canali, perdetevi nelle botteghe di design e, soprattutto, assaporate fino in fondo l'atmosfera vitale e gioiosa di una città che, come nessun altra, interpreta al meglio la contemporaneità e si spinge con audacia nel futuro

alla prossima puntata
Alessandra

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