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sabato 27 giugno 2009

Viaggio in Sicilia- sesto giorno- Noto Catania Acitrezza Taormina Acireale




Ci svegliamo tardi, complice anche la tirata nel profondo della notte, a seguire tutti i programmi sportivi che parlano dell'epica impresa del Genoa (la faccia di Mughini... non ha prezzo!!!!) e veniamo accolti dalla solita principesca colazione, a cui si aggiunge una granita alle mandorle confezionata all'istante, dopo che si viene a sapere che ieri ne abbiamo mangiata una a Siracusa - " e signura mia bbella, nun mi dirà che vi siete mangiata la granita del bar...- Ce ne andiamo con il cuore colmo di gratitudine e di ammirazione verso questi due signori ( due notti 140 euro, per tre persone, alla inclusive) e salutiamo Noto mentre comincia a cadere una lieve pioggerellina




A Catania siamo sotto il diluvio: parcheggiamo in piazza Stesicoro e cerchiamo di arrangiarci come si può, fra la Messa in Duomo e una cassatina in Via Etnea. E' la domenica di Pasqua e, a parte le chiese, è tutto chiuso: niente casa di Verga, niente Museo Bellini, niente mercato del pesce e in compenso un'acqua che vien giù a secchiate, infilandosi sotto le giacche impermeabili e dentro le scarpe.




Dopo due ore di inutile bighellonare, ci arrendiamo, ripromettendoci di tornarci un'altra volta: perché Catania è una città elegante, raffinata, composta, tutta giocata sul chiaroscuro della pietra lavica e del marmo bianco, una specie di salotto buono in cui si respirano modernità e mondanità, temperate dal garbo, dalla misura, da uno squisito buon gusto che trapela un po' dappertutto- dalle vetrine dei negozi, alle pasticcerie, alle guardie a cavallo, ai passanti che si scambiano gli auguri sotto la pioggia






Risalire lungo la Riviera dei Ciclopi con 'sto tempo non è proprio una bella idea, ma tant'è: arranchiamo con un umore se possibile più nero del cielo che ci copre e passiamo per Aci Castello




e per Aci Trezza, dove troviamo, ovviamente, la Casa del Nespolo e io propongo di fotografare la creatura, che con il suo metro e sessantequalcosa è la tappa di famiglia, con la didascalia de "La Longa". Smetto di ridere ( da sola, sia chiaro: son sempre due contro uno) quando quella risponde " E tu La Mena", suscitando l'ilarità del marito, che trasuda orgoglio paterno da tutti i pori.




Finiamo a pranzare in un ristorante tristissimo sulla spiaggia e, per finire in gloria, ordiniamo pure il Menu Turistico, 30 euri tutto compreso, pure il vino della casa, disponibile in due colori, bianco o rosso, un sovrapprezzo per il rosè.



Sfidiamo la sorte e tiriamo su fino a Taormina, dove ci becchiamo il nubifragio peggiore di tutti, chiusi nella chiesa di santa Caterina, fradici , infreddoliti e mogi. A quanto pare, però, sono finite le riserve di pioggia, perché all'improvviso non solo smette, ma spunta anche un timido sole, accolto da tutti come una specie di apparizione divina




Taromina è bellissima ( che ve lo dico a ffà????), un po' troppo turistica per i gusti di mio marito, l'anticamera del paradiso per quella specie di becky bloom che mi ritrovo come figlia, che inizia a schizzare da una boutique all'altra, intonando il mantra del "mamma -mi-compri-", con opportuni intervalli del "ti-prometto- che- da- lunedì-studio" e " questo-a- genova- non- si- trova" La capitolazione materna avviene su uno straccetto lilla con due enormi margherite che se le avessi disegnate solo che alle elementari un 3 in disegno no me lo avrebbe negato nessuno, ma che, essendo uscite dalla mente di un guru, costano un capitale.




Torniamo indietro, ad Acireale, dove arriviamo che è già buio.


Una veloce rifocillata




e poi a dormire. All'asciutto, finalmente

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