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martedì 21 luglio 2009

da Palermo a San Vito Lo Capo -seconda parte (Segesta- San Vito Lo Capo)


di Alessandra


Collage di Picnik


Ogni volta che penso a Segesta, mi vengono in mente un sacco di cose: che è il sito archeologico più fotografato della Sicilia, che è uno dei luoghi turistici più gettonati d'Italia, che è uno dei posti più suggestivi del mondo. Ma soprattutto, mi viene in mente l'incipit di uno dei libri che ho amato di più, Stand by me, di Stephen King, laddove diceva che le parole non servono....


segesta


Ci arriviamo nel primo pomeriggio e, nonostante sia la prima metà di Aprile, fa parecchio caldo. I turisti tedeschi sono già seminudi, tutti sdraiati sugli spalti del teatro a prendere il sole e anche gli italiani non scherzano, fra bottigliette d'acqua e improvvisate bandane. Il sito è amplissimo, ma i monumenti sono due - il templio e il teatro, a notevole distanza l'uno dall'altro.

segesta teatro


C'è un servizio navetta che li collega, che suppongo sia appaltato ad una joint venture svizzero-tedesca, vista la puntualità degli orari e l'inflessibilità degli autisti. Informatevi alla biglietteri sul nanosecondo in cui transita e arrivateci cinque minuti prima, rinviando, se è il caso, la visita del tempio a dopo. L'optimum sarebbe visitare il teatro in un pomeriggio dal cielo terso, per godere al meglio dello spettacolare panorama, e arrivare al tempio al tramonto: calcolate, comunque, che due ore buone ci vogliono tutte- e non per contare le pietre ad una ad una, ma per assaporare fino in fondo la magia di quei luoghi.....

segesta


Al tramonto, noi siamo a San Vito Lo Capo- totalmente deserta, per l'occasione. Sono finite da poco le vacanze di Pasqua e gli alberghi hanno tirato giù le serrande, seguiti a ruota dai ristoranti e da qualsiasi altra attività umana, si direbbe. In pratica, siamo solo noi, ed il paesaggio è quello di certi film western, con il fondo della strada assolata che si perde nella polvere e il solito cane randagio che transita, neanche troppo all'orizzonte.

san vito lo capo


All'ultimo tentativo, quando ormai dispero di riuscire a fermarci per la notte, troviamo posto in un hotel delizioso, proprio sopra la spiaggia. Siamo gli unici clienti e l'invito è a fare come a casa nostra: stanza con mega balcone, colazione principesca, tre camerieri a testa, una pacchia, insomma. Ma, per quanto piacevole, l'atmosfera dell'hotel non riesce a trattenerci un secondo più del necessario ed anzi, mia figlia non mette neanche un piede in camera, attrata com'è da questa meraviglia qui.....

san vito lo capo

... per giunta deserta!!!! Ce la giriamo in lungo e in largo, raccogliendo conchiglie, facendo corse sulla spiaggia

san vito lo capo


pucciando i piedi in acqua e portandoci via un po' di sabbia, a mo' di souvenir

san vito lo capo



e intanto benedico l'immensa fortuna che ci è toccata di poter viaggiare fuori stagione, lontani dal casino, dal disordine, dalle code, dalla maleducazione dei turisti e dall'esasperazione dei gestori....


san vito lo capo


dopo tre ore, però, non son più dello stesso avviso: la fame comincia a farsi sentire e di locali aperti nemmeno l'ombra...


san vito lo capo

finiamo nella pasticceria del paese, a rimpinzarci di cassate e cannoli e paste di mandorla, rimpiangendo l'abuffata di cous cous che avevamo programmato. Di colpo, realizziamo che è l'ultima sera lontata da casa: domani a quest'ora saremo in aereo, diciamo, ma nessuno di noi ha voglia di tornare.
Rientriamo in hotel passeggiando lenti, la sabbia nelle scarpe, negli occhi la luna che si riflette sul mare, nel cuore la tristezza degli addii.
All'ultima tappa
alessandra

lunedì 20 luglio 2009

da Palermo a San Vito Lo Capo -prima parte (Monreale- Castellammare del Golfo- Scopello)

di Alessandra

Collage di Picnik

La sveglia è all'alba, la direzione è Monreale, dove arriviamo per primi, in una mattinata di sole. A me non sembra vero, di potermi godere quello che è diventato negli anni una sorta di luogo di culto personale, visto poco e male ai tempi del ginnasio, quando ogni interesse- quello artistico in primis- era catalizzato dai compagni del liceo, nella speranza che prima o poi si degnassero di rivolegerti una parola. Stavolta, ovviamente, è tutto diverso, ma Monreale, grazie al cielo, è sempre la stessa, anzi: oserei dire che è pure più pulita e più bella.


monreale


Di nuovo, però, non riesco a tenere a freno la mia sconfinata ammirazione per i Normanni tutti- e per il DNA della casa reale, visto che se finora le responsabili della nostra meraviglia erano le opere commissionate da Ruggero II, stavolta tocca al nipote Guglielmo il compito di lasciarci a bocca aperta. D'altronde, a prestar fede alla leggenda, l'ordine di costruire il Duomo gli venne nientemeno che dalla Madonna, apparsa in sogno al giovane re mentre stava riposando sotto un carrubo, pronta a rivelargli il segreto che lo avrebbe reso immortale nei secoli. Proprio sotto la pianta all'ombra della quale Guglielmo stava dormendo, si trovava il più grande tesoro del mondo: il re avrebbe dovuto recuperarlo e destinarlo tutto alla costruzione di un tempio in onore della Vergine. Detto, fatto: il re si svegliò, diede immediatamente l'ordine di scavare, il tesoro venne riesumato e, in base ai dettami ricevuti, investito per intero nella costruzione dell'opera che avrebbe dovuto eclissare i capolavori legati alla memoria del nonno. Il condizionale è d'obbligo fino a un certo punto perché, a parte i gusti personali ( a noi è piaciuta di più la Cappella Palatina), Monreale è universalmente ritenuto il massimo capolavoro dell'architettura normanna in Sicilia.
monreale chiostro


E ne ha ben donde, aggiungo io, con un pizzico di rimpianto per i tempi in cui le lotte al vertice si combattevano a suon di opere d'arte: qui abbiamo la decorazione musiva più vasta d'Italia e probabilmente quella di più ampio respiro: una biblia pauperum in tasselli, che riassume in 42 tappe gli episodi salienti della Bibblia, dalla Creazione all'Assunzione della Vergine e che lascia tuttora senza fiato per la grandezza compositiva e l'unità di concezione artistica.

Collage di Picnik


Anche il chiostro rappresenta un unicuum nel suo genere e nessuno immaginerebbe che, n quest'oasi di tranquillità e pace, si nasconda un'esplosione di forme, di colori, di decori- dalle colonne ritorte agli intarsi musivi, passando per i giochi geometrici e il trionfo dei capitelli, ognuno un capolavoro a sè.


Collage di monreale chiostro


Terminata la visita, sono al settimo cielo: altro che antidepressivi, villaggi turistici e cocktail da sballo. Un capolavoro ogni tanto è la miglior medicina per riconciliarti col mondo, spiego a mia figlia, sentendomi in totale armonia con la natura e con la storia, una sorta di ulteriore tassello dei mosaici appena visti. Sono così ispirata che non vedo uno scalino sbeccato e frano rovinosamente fino al parcheggio. Mi raccoglie una comitiva di turisti giapponesi, a cui devo sembrare una catapulta normanna, e quando mi rialzo l'ispirazione è andata nello stesso identico posto dove mando nell'ordine, lo scalino rotto, l'amministrazione comunale da Ruggero II ai giorni nostri e, buon peso, il marito e la figlia, piegati in due dal ridere e dal peso dei loro spergiuri, visto che continuano a farmi credere che se hanno le lacrime agli occhi è per il dispiacere che provano a vedermi conciata così.

monreale chiostro

Scricchiolo fino alla macchina, direzione Castellammare del Golfo

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Una nomea non troppo lusinghiera, legata a un passato di criminalità mafiosa, non rende giustizia a questo piccolo gioiello sulla costa: certo, è inevitabile che quando uno ha come vicini di casa due pezzi di paradiso terrestre come Scopello e la Riserva dello Zingaro, finisca per essere un po' offuscato. Ma non fermarcisi neanche un minuto sarebbe davvero un peccato, non fosse'altro per una capatina nel forno all'inizio della passeggiata e per un pranzo al ristorante lì accanto, carico di spavaldi cartelli che annunciano la miglior cucina del pianeta. La tappa d'obbligo, comunque, è questa qui

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Il nome non lo so- e non ho sottomano cartine così dettagliate che lo riportino- ma non potete sbagliare: la direzione è Scopello e questa è la vista che godete dal primo punto panoramico. Se poi cedete alla tentazione di farvi preparare due panelle calde (alla Trapanese, sia chiaro, non alla Palermitana, come puntualizza orgoglioso l'ambulante che ve le frigge), potete anche cominciare a pensare che un piede in Paradiso ce l'avete per davvero....

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Scopello è l'idillio puro.....

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.....il tempo sospeso......


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il respiro soffocato dallo stupore della meraviglia...

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... a me, in realtà, il respiro me lo mozza un'ape che trivella nel profondo dei miei pantaloni, fino a puntarmi il pungiglione nella coscia sinistra, giusto nel punto in cui la circolazione del sangue è più veloce e il veleno mi arriva subito dritto al cuore, lasciandomi secca. Almeno, questa è la diagnosi che faccio, all'istante, e a conferma della sua fondatezza, inizio subito a sentire tutti i sintomi,a cominciare dall'irrigidimento dei muscoli che, come è noto, è l'anticamera del rigor mortis. Al solito, sono destinata a restare incompresa anche nell'estrema agonia, con quel deficiente di mio marito che si chiede quand'è che finalmente arriveremo al rigor linguae, e quell'altro genio matematico di mia figlia che, sulla base del non c'è due senza tre, mi tranquillizza, assicurandomi che la volta che morirò, sarà la prossima.
E così, col conforto di questi auspici, ci dirigiamo verso Segesta....
Alessandra

domenica 19 luglio 2009

Da Cefalù a Palermo

di Alessandra

antica focacceria san francesco palermo

Passare dalle sensazioni paradisiache al nero dell'inferno è questione di ore, per il mio stomaco: e così, dopo aver bevuto non so quanti litri d'acqua, aver osservato non so quanti chiari di luna sulla battigia e aver fatto non so quanti voti di temperanza a tavola (e le cozze in guazzetto, giuro, mai più), offro generosamente al resto della famiglia la mia colazione e partiamo insieme alla scoperta di Cefalù, versione diurna, cominciando dal museo, dove è custodito il celeberrimo ritratto di ignoto di Antonello da Messina.

Collage di cefalù


Il Museo ospita la collezione del barone di Mandralistica, eclettico intellettuale del XIX secolo che, sulla scia degli entusiasmi risorgimentali, raccolse tutte queste opere allo scopo di "acculturare" il popolo, al quale destinò anche un lascito consistente per la fondazione ed il mantenimento di un liceo pubblico. Un grande, insomma, che meriterebbe di essere ricordato sui libri di testo, non fosse altro perché, da aristocratico siciliano qual era, non dovette aver vita facile, a sostenere e a promuovere certi ideali. Cefalù gli rende tutti gli onori, a cominciare da questo museo che è davvero un caleidoscopio di ogni tipologia di reperto, su cui spiccano le sezioni dedicate alle conchiglie e all'archeologia delle Eolie: per inciso, il barone sposò una signora di Lipari ed ebbe via libera sull'isola,in un'epoca in cui i Beni Culturali erano di là da venire: in questo caso, però, verrebbe quasi da dire "meno male", visto l'uso "democratico" per cui furono destinati.

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Il pezzo forte è comunque l'Antonello, di fronte al quale la creatura commenta, lapidaria, "meglio lui della Gioconda". Scegliamo la via del silenzio, ma in cuor nostro le diamo ragione....

Alle 9, finalmente, apre la cattedrale- e qui, mi tocca darvi due consigli, nello stile diktat a me tanto caro. Uno: puntate la sveglia per tempo e fate in modo di arrivare all'apertura. Intanto, di turisti ne troverete già a quell'ora, ma un conto è condividere una visita con un numero ragionevole di estranei, ancora troppo addormentati per poter dare il meglio di sè fra flash accecanti, pose artistiche davanti all'altare maggiore, salutino col cellulare all'amica rimasta a casa, guide che ti impediscono il passaggio che maniman carpisci a gratis qualche parola della loro spiegazione in giapponese; un altro è beccarsi tutto questo e anche di più, e solo per aver concesso un'ora in più a Morfeo. Due: cercate di programmare il vostro itinerario in modo da visitare Cefalù prima di Monreale. Non me ne vogliano i Cefalesi ( ussegnur... come si dice abitanti di Cefalù??? ), ma il confronto con la sorella minore per età, ma maggiore per tutto il resto potrebbe rivelarsi schiacciante per la loro cattedrale, che pure è uno spettacolo senza pari.

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Mettiamola così: se la Cappella Palatina e il Duomo di Monreale sono il piatto forte dell'arte arabo-normanna, il Duomo di Cefalù è l'aperitivo rinforzato- una specie di happy hour, per capirci, di quelli che non finiscono mai. Perchè, in effetti, il buon Ruggero e la sua discendenza destano un'ammirazione di quelle che non finiscono mai, pronte ad attingere ogni volta a nuovi spunti e a nuovi stimoli, sul fronte della modernità delle idee, della serenità del confronto, dell'ampiezza del respiro culturale.

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Il Cristo Pantocrator dell'abside è il manifesto del clima che si respirava alla corte normanna,: un'altissima lezione di laicità dove il bello e il buono di ogni cultura si fondono in un'opera di un'umanità incredibile, mai vista altrove. Il paragone con l'omologo di Santa Sofia a Istanbul è immediato e con altrettanta immediatezza balza agli occhi la differenza che separa queste due rappresentazioni, pur così simili nella tecnica e nella realizzazione: di là un Cristo ieratico, icona di un sacro non contaminato dal mondo e pertanto imperturbabile, al limite dell'indifferenza, di qua un Cristo umano, con lo sguardo colmo di compassione per le miserie del mondo-e pertanto profondamente, intimamente vicino all'uomo e alle sue debolezze

Lasciamo Cefalù soddisfatti e felici, al punto che decidiamo di affrontare l'autostrada, per arrivare a Palermo ( per inciso, gli unici tratti su cui abbiamo pagato il pedaggio sono stati questo e la zona intorno a Taormina): il traffico scorre veloce, la strada è buona e nel giro di un'ora siamo arrivati.

palermo

A Palermo ci eravamo preparati: nel senso che avevamo messo in conto il traffico infernale, il caos, la sporcizia, nello stesso identico modo in cui ci si attrezza per tutte le grandi città- quelle di mare, in particolare. In più, da genovesi orgogliosi quali siamo, eravamo pronti ad avere un occhio indulgente, lo stesso che, negli anni passati, avevamo spesso implorato per il degrado del nostro centro storico, la trascuratezza di alcuni monumenti e il brusco impatto di una multietnicità non sempre facile da assimilare, al primo sguardo. E' lo scotto da pagare ad una verità senza filtro, l'unica che appartiene alla schiettezza ruvida della gente di mare, che non conosce eufemismi o mezze parole....

vucciria



Tuttavia, Palermo è peggio. Nel senso che le sue contraddizioni sono talmente evidenti e talmente stridenti che, lì per lì, spiazzano e sconcertano. E' solo col tempo che si capisce che il fascino di questa città passa obbligatoriamente da qui- e non è un caso che, nel recupero della memoria, la sua immagine si sia ammorbidita, certi spigoli si siano smussati e certe stonature si siano affievolite, quasi sedimentate, lasciando il posto ad un misto di sensazioni, su cui domina il rimpianto di non aver avuto più tempo per imparare a conoscerla e a capirla di più.
Al pari delle altre città, anche Palermo avrà un post a sè: vi lascio però alcune immagini, che valgono più di mille parole


palermo- cattedrale

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Collage di palermo

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ballarò

Alla prossima tappa
Alessandra

sabato 18 luglio 2009

Acireale-Randazzo-Tindari-Cefalù

di Alessandra

Collage di acireale cefalù




La chiamano "il piccolo Vaticano" e non hanno torto, vista l'impressionante concentrazione di chiese che può vantare Acireale. L'intenzione sarebbe di visitarle tutte, ma il sole che si riflette sull'asfalto bagnato ci induce a partire più in fretta di quanto vorremmo: una rapida deviazione per Santa Maria La Scala ( che ci delude un bel po') e via autostrada, verso i Nebrodi, via Randazzo







La coda è impressionante- e le code di fronte alle macellerie, ancora di più: è Lunedì dell'Angelo e la tradizione prevede grigliata. I più rischiano, approfittando delle molte aree pubbliche all'aperto, qualcuno, più timoroso, organizza un barbecue sul terrazzino di casa, ma la musica non cambia: ovunque, un profumo intenso di carne alla brace, che trasforma il fastidio del procedere alla velocità di tartarughe in un vero e proprio tormento

Salutiamo l'Etna, innevato, e arriviamo a Randazzo che piove. Lascio immaginare il mio nervoso, anche perché la cittadina è qualcosa di spettacolare, pressocché intatta nel suo assetto medievale (il che equivale ad un unicuum, in Sicilia), con scorci suggestivi e chiese di grande impatto, con i loro campanili in pietra lavica che svettano nel grigio del cielo.





Ci consoliamo con un cannolo nell'unico bar aperto, mentre ci apprestiamo a modificare l'itinerario, lasciando da parte le Madonie e tirando giù per Tindari. Lungo la strada, però, ci imbattiamo nel percorso delle tombe a Tholos e, nonostante la pioggia, decidiamo di seguirlo, facendoci strada fra il fuggi fuggi generale di gitanti fradici e incarogniti come pochi.



A Tindari, ovviamente, si va al Santuario. Il panorama è questo qui- con le nuvole e la pioggia: immaginatevi col sole, cosa deve essere-



mentre il santuario è un'enorme delusione: niente candele, niente ex voto, niente confessori, pure la Madonna sembra scusarsi , con il celebre " nigra sum, sed formosa" inciso ai suoi piedi.




Ci consoliamo con gli scavi archeologici, ancora in fieri, ma che da soli valgono il viaggio- e l'inzaccheratura delle scarpe, ovviamente.




Scendiamo verso Cefalù e, all'improvviso, viene il sole. Il litorale è uno spettacolo da urlo, con le Eolie davanti a noi e Vulcano che fuma, sullo sfondo. La strada è chiusa per un tratto, dobbiamo scollinare, il panorama ci guadagna, il cambio della macchina un po' meno, ma chissenefrega, finché abbiamo di fronte una tale meraviglia ( e finché guida mio marito....), questo ed altro....




Dopo un'ora, però, siamo sempre fermi lì: cioè, andiamo su e giù, ma in linea d'aria non ci muoviamo di un chilometro. In più, a me è venuta una tristezza infinita, perché se per il resto del mondo le Eolie significano una specie di Paradiso terrestre, con annessi e connessi, per noi genoani sono semplicemente la patria del Professore- unico e immenso. A malincuore, prendiamo l'autostrada, direzione Cefalù, e fra uno spruzzo d'acqua e uno sprazzo di sole, finiamo dritti dritti in un paesaggio da cartolina...




Finiamo in un hotel sul lungo mare che è quanto di più turistico si possa trovare in giro, ma siamo stanchi e bagnati: la doccia, in compenso, è perfetta e mentre mio marito va in giro per foto, io e la creatura ne approfittiamo per rimetterci in sesto. Ci riuniamo al tramonto, in tempo per un giro mozzafiato per i vicoli del centro storico e per vedere la cattedrale illuminata








A me, però, è venuta fame, sono stanca e ho mal di schiena. Tanto basta per infilarmi nella prima pizzeria sul lungomare, che ci accoglie con televisore acceso e famiglia schierata attorno al tavolo degli antipasti a buffet. La specialità sono le cozze in guazzetto piccante e non posso certo esimermi dall'invito a provarle. Tempo due minuti e mi sono dimenticata di tutte le mie magagne, vili quisquilie terrene, nulla in confronto alle sensazioni paradisiache che provo. Sono così ispirata che mi pare di essere una specie di montalbano in gonnella, versione pausa pranzo, per intenderci, e poco importa se, in questi casi, il pensiero si eleva, e la mia faccia , invece, si abbassa, in un sempre più ravvicinato téte à téte con il brodetto: i miei sensi stanno all'empireo, e tanto basta. Mi trattiene dal fare scarpetta lo sguardo inorridito della creatura e il commento sarcastico del marito, che le fa notare, delicatamente, che fino a poco fa credeva che in paradiso ci fossero le trombe e non i risucchi ma che, ora, dopo la performance materna, è costretto a rivedere il catechismo, sin dalle fondamenta. Replico, facendogli notare a mia volta quanto sia inopportuno sollevare una questione teologica così delicata in una simil bettola sul lungomare, per giunta ad un'ora così tarda: ma d'altronde, da un ingegnere, non ci si può aspettare nulla di sublime, mi sa...
alla prosima puntata
alessandra

lunedì 29 giugno 2009

San Brunetta

Oggi pomeriggio,scherzando con un "collega" che si occupa di cause dei
Santi, ho proposto la canonizzazione del nostro ministro della
Pubblica amministrazione: stando ai dati che si leggono sui giornali,
infatti, ne ha miracolati più lui che tutti i calendari messi insieme,
per giunta in una manciata di mesi e senza neppure bisogno di far
tante indagini per reperire le prove: basterebbe censire il numero di
cartellini miracolosamente tornati al loro posto e alle ore giuste,
che troneggiano come tanti ex voto nelle reception degli uffici
Fra i Comuni che hanno maggiormente benificiato dei carismi di s.
Brunetta, c'è Zafferana Etnea, paese alle pendici del vulcano, che ha
registrato, in un solo anno, una diminuzione delle assenze per
malattia negli uffici pubblici del 91,4% in un anno. e così, quando ieri
mattina ho deciso di telefonare per avere qualche informazione sul
Parco Pubblico dell'Etna- che è la prossima nostra meta- ho dovuto
attendere solo pochi squilli, prima di avere risposta.

La conversazione, però, si è svolta pressappoco in questo modo
"Pronto".
"Pronto? Parlo con il Parco Comunale dell'Etna?"
"Pronto"
" sì pronto, buongiorno. parlo con il parco comunale dell'Etna?"
"Pronto"
"Pronto, mi sente??"
" Sì. Pronto.
" Vorrei avere alcune informazioni.."
"Pronto"
" ... sugli orari delle escursioni sull'Etna"
"........."
" nel senso, le organizzate voi, giusto???"
"................"
" no, perché ho recuperato questo numero di telefono sul sito del Parco...."
"..........."
"...e volevo sapere come funziona"
"..............."
" cioè, noi siamo in tre, saremmo lì il 13 aprile, ma volevo sapere,
ci sono degli orari, delle durate, dei costi, non ne ho idea, capisce,
veniamo da Genova, ci son stata trent'anni fa, magari è cambiato
qualcosa, non so, chiedevo a voi che risultate essere i referenti...

"L'Etna E' CHIUSO"

..... come chiuso, in che senso???? non è mica in eruzione, perché lo
avete chiuso???"
" E' chiuso per neve. Ce le ha le racchette?"
" che racchette, scusi? io verrei lì il tredici aprile che è il giorno
dopo Pasqua, magari la neve si è sciolta"
"se non c'ha le racchette, non può salire"
"ma fra venti giorni???? intendo dire, siete così sicuri che fra venti
giorni di primavera ci sia ancora la neve?"
" eeeehhhhhh....... eeeehhhhh.... e come si fa a dirlo???? e poi ci
sono altri fattori... altre cose....non potete
sapere..........eeehhhhhhh..........eeeehhhhhhh... non mi può
telefonare il giorno prima???"
"il giorno prima?? ma se le ho detto che vengo da genova... "
" eeehhhhh... eeeehhhh... venite da Genova, avete detto???
eeeehhhhh..... se venite da genova, allora è chiuso, mi sa..."


ci credete, se vi dico che non mi sono arrabbiata neanche un po'?
anzi, ci credete se vi dico che, passato lo sconcerto iniziale, mi ha
preso una ridarola che continua anche adesso? perché lo voglio vedere,
il ministro, a risolvere 'sta bega, con tutti i dipendenti al lavoro,
ma il vulcano che ha incrociato le braccia....

comunque, se ce la fa, la strada della canonizzazione è spianata: già
me lo vedo, sulle immaginine, con i tornelli al posto della palma del
martirio e sul retro la preghiera del dipendente pubblico - l'unica
che non concede indulgenze- a S. Brunetna, patrono emerito del comune
di Zafferana Etnea.

alla prossima
alessandra

sabato 27 giugno 2009

Viaggio in Sicilia- sesto giorno- Noto Catania Acitrezza Taormina Acireale




Ci svegliamo tardi, complice anche la tirata nel profondo della notte, a seguire tutti i programmi sportivi che parlano dell'epica impresa del Genoa (la faccia di Mughini... non ha prezzo!!!!) e veniamo accolti dalla solita principesca colazione, a cui si aggiunge una granita alle mandorle confezionata all'istante, dopo che si viene a sapere che ieri ne abbiamo mangiata una a Siracusa - " e signura mia bbella, nun mi dirà che vi siete mangiata la granita del bar...- Ce ne andiamo con il cuore colmo di gratitudine e di ammirazione verso questi due signori ( due notti 140 euro, per tre persone, alla inclusive) e salutiamo Noto mentre comincia a cadere una lieve pioggerellina




A Catania siamo sotto il diluvio: parcheggiamo in piazza Stesicoro e cerchiamo di arrangiarci come si può, fra la Messa in Duomo e una cassatina in Via Etnea. E' la domenica di Pasqua e, a parte le chiese, è tutto chiuso: niente casa di Verga, niente Museo Bellini, niente mercato del pesce e in compenso un'acqua che vien giù a secchiate, infilandosi sotto le giacche impermeabili e dentro le scarpe.




Dopo due ore di inutile bighellonare, ci arrendiamo, ripromettendoci di tornarci un'altra volta: perché Catania è una città elegante, raffinata, composta, tutta giocata sul chiaroscuro della pietra lavica e del marmo bianco, una specie di salotto buono in cui si respirano modernità e mondanità, temperate dal garbo, dalla misura, da uno squisito buon gusto che trapela un po' dappertutto- dalle vetrine dei negozi, alle pasticcerie, alle guardie a cavallo, ai passanti che si scambiano gli auguri sotto la pioggia






Risalire lungo la Riviera dei Ciclopi con 'sto tempo non è proprio una bella idea, ma tant'è: arranchiamo con un umore se possibile più nero del cielo che ci copre e passiamo per Aci Castello




e per Aci Trezza, dove troviamo, ovviamente, la Casa del Nespolo e io propongo di fotografare la creatura, che con il suo metro e sessantequalcosa è la tappa di famiglia, con la didascalia de "La Longa". Smetto di ridere ( da sola, sia chiaro: son sempre due contro uno) quando quella risponde " E tu La Mena", suscitando l'ilarità del marito, che trasuda orgoglio paterno da tutti i pori.




Finiamo a pranzare in un ristorante tristissimo sulla spiaggia e, per finire in gloria, ordiniamo pure il Menu Turistico, 30 euri tutto compreso, pure il vino della casa, disponibile in due colori, bianco o rosso, un sovrapprezzo per il rosè.



Sfidiamo la sorte e tiriamo su fino a Taormina, dove ci becchiamo il nubifragio peggiore di tutti, chiusi nella chiesa di santa Caterina, fradici , infreddoliti e mogi. A quanto pare, però, sono finite le riserve di pioggia, perché all'improvviso non solo smette, ma spunta anche un timido sole, accolto da tutti come una specie di apparizione divina




Taromina è bellissima ( che ve lo dico a ffà????), un po' troppo turistica per i gusti di mio marito, l'anticamera del paradiso per quella specie di becky bloom che mi ritrovo come figlia, che inizia a schizzare da una boutique all'altra, intonando il mantra del "mamma -mi-compri-", con opportuni intervalli del "ti-prometto- che- da- lunedì-studio" e " questo-a- genova- non- si- trova" La capitolazione materna avviene su uno straccetto lilla con due enormi margherite che se le avessi disegnate solo che alle elementari un 3 in disegno no me lo avrebbe negato nessuno, ma che, essendo uscite dalla mente di un guru, costano un capitale.




Torniamo indietro, ad Acireale, dove arriviamo che è già buio.


Una veloce rifocillata




e poi a dormire. All'asciutto, finalmente

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