di Alessandra
Ogni volta che penso a Segesta, mi vengono in mente un sacco di cose: che è il sito archeologico più fotografato della Sicilia, che è uno dei luoghi turistici più gettonati d'Italia, che è uno dei posti più suggestivi del mondo. Ma soprattutto, mi viene in mente l'incipit di uno dei libri che ho amato di più, Stand by me, di Stephen King, laddove diceva che le parole non servono....
Ci arriviamo nel primo pomeriggio e, nonostante sia la prima metà di Aprile, fa parecchio caldo. I turisti tedeschi sono già seminudi, tutti sdraiati sugli spalti del teatro a prendere il sole e anche gli italiani non scherzano, fra bottigliette d'acqua e improvvisate bandane. Il sito è amplissimo, ma i monumenti sono due - il templio e il teatro, a notevole distanza l'uno dall'altro.
C'è un servizio navetta che li collega, che suppongo sia appaltato ad una joint venture svizzero-tedesca, vista la puntualità degli orari e l'inflessibilità degli autisti. Informatevi alla biglietteri sul nanosecondo in cui transita e arrivateci cinque minuti prima, rinviando, se è il caso, la visita del tempio a dopo. L'optimum sarebbe visitare il teatro in un pomeriggio dal cielo terso, per godere al meglio dello spettacolare panorama, e arrivare al tempio al tramonto: calcolate, comunque, che due ore buone ci vogliono tutte- e non per contare le pietre ad una ad una, ma per assaporare fino in fondo la magia di quei luoghi.....
Al tramonto, noi siamo a San Vito Lo Capo- totalmente deserta, per l'occasione. Sono finite da poco le vacanze di Pasqua e gli alberghi hanno tirato giù le serrande, seguiti a ruota dai ristoranti e da qualsiasi altra attività umana, si direbbe. In pratica, siamo solo noi, ed il paesaggio è quello di certi film western, con il fondo della strada assolata che si perde nella polvere e il solito cane randagio che transita, neanche troppo all'orizzonte.
All'ultimo tentativo, quando ormai dispero di riuscire a fermarci per la notte, troviamo posto in un hotel delizioso, proprio sopra la spiaggia. Siamo gli unici clienti e l'invito è a fare come a casa nostra: stanza con mega balcone, colazione principesca, tre camerieri a testa, una pacchia, insomma. Ma, per quanto piacevole, l'atmosfera dell'hotel non riesce a trattenerci un secondo più del necessario ed anzi, mia figlia non mette neanche un piede in camera, attrata com'è da questa meraviglia qui.....
... per giunta deserta!!!! Ce la giriamo in lungo e in largo, raccogliendo conchiglie, facendo corse sulla spiaggia
pucciando i piedi in acqua e portandoci via un po' di sabbia, a mo' di souvenir
e intanto benedico l'immensa fortuna che ci è toccata di poter viaggiare fuori stagione, lontani dal casino, dal disordine, dalle code, dalla maleducazione dei turisti e dall'esasperazione dei gestori....
dopo tre ore, però, non son più dello stesso avviso: la fame comincia a farsi sentire e di locali aperti nemmeno l'ombra...
finiamo nella pasticceria del paese, a rimpinzarci di cassate e cannoli e paste di mandorla, rimpiangendo l'abuffata di cous cous che avevamo programmato. Di colpo, realizziamo che è l'ultima sera lontata da casa: domani a quest'ora saremo in aereo, diciamo, ma nessuno di noi ha voglia di tornare.
Rientriamo in hotel passeggiando lenti, la sabbia nelle scarpe, negli occhi la luna che si riflette sul mare, nel cuore la tristezza degli addii.
All'ultima tappa
alessandra