Partiamo da Genova all'alba, imprecando contro un personale dannatamente lento, che ci obbliga a una attività ginnica indesiderata, fra slalom di bagagli, corse forsennate e salto della colazione. Ci rifaremo in aereo, penso, pregustando le prelibatezze a cui ci ha abituato l'Iberia in questi anni, ma la sorpresa che mi attende, di lì a poco, è di quelle da far cadere le braccia: un tè acquoso e insapore, in un bicchiere di carta, con un'ostia incellofanata che da loro è un biscotto e lo zucchero razionato in puro stile '43, che al confronto le colazioni di plastica di Alitalia sembrano dei pranzi regali. "c'è crisi", borbotta mio marito, prima di immergersi nella lettura del giornale, inaugurando un triste slogan che farà da drammatico sottofondo a questo breve viaggio. Ci rifaremo in aereoporto, mi consolo, pregustando churros e cioccolata nell'attesa della coincidenza del volo per Vigo. Ma lo scalo di Madrid è enorme e il nostro aereo è un po' in ritardo e la corsa è d'obbligo, questa volta, se non si vuole restare a terra. L'arrivo a Vigo è in perfetto orario, con una fame da lupi e una pioggia leggera e sottile che è il biglietto da visita più rappresentativo di questa città: vendono pure le magliette con la "pioggia di Galizia" stampata sopra, a conferma di come noi Italiani - Napoletani in primis- facciamo sempre da maestri a tutti, quando si tratta di inventiva e senso dell'umorismo....
Io, però, rido poco: la messa in piega rimediata alla bell'e meglio il giorno prima è andata a farsi benedire nei tre metri dal marciapiede al taxi e, quando arrivo in hotel, ho una cofana in testa che manca poco che mi chiedano dove sono gli elefanti e il resto del circo. A peggiorare le cose, mentre disfiamo i bagagli, mio marito mi ricorda ( mi ricorda?????) che alla sera ci aspetta il sindaco per un gala cocktail, no, non è il gala di felipe, quello è domani, stasera ce n'è un altro, ah non te l'avevo detto, ah, mi sembrava di sì, e sì, sì è elegante, per forza che lo è, c'è il sindaco, scusa....
Il centro storico di Vigo potrebbe ricordare un po' Lisbona, visto che è tutto in salita, in pietra grigia, con botteghe e bodeghe ad ogni angolo di strada. E' famosa per la lavorazione del vimini, per il design e per il porto di pescherecci, il più importante di Spagna. E' anche lo scenario di Ventimila Leghe sotto i Mari, perché è proprio nella sua ria ( una specie di piccolo fiordo) che affondò la flotta di vascelli spagnoli e francesi con un carico di bilioni. Gli storici giurano e spergiurano che buona parte giace ancora sui fondali, per cui, se proprio non sapete come riempire le vostre giornate noiose e la lotteria di capodanno non vi emoziona più, potete sempre munirvi di pinne fucile ed occhiali e fare qualche tentativo in zona....
A Vigo si mangia da dio. A patto che siate disposti a farlo per strada, su tavolinetti traballanti, con osti che vi mandano besos e intanto vi colmano il bicchiere fino all'orlo...
L'effetto collaterale del sidro è una immediata catalessi, preceduta da farfugliamenti di cui non rispondo seanche sotto tortura, a cui rimedio con una storica pennichella. Dopodiché, barcollo fino al ricevimento col sindaco, dove finalmente faccio conoscenza con il famoso Albarino, vino bianco locale di cui qui si favoleggia e a cui faccio il dovuto onore, tenuta come sono a ferrei doveri di ospitalità.
Al mattino, sono una specie di straccio ambulante, ma la gita con le mujeres mi chiama: aspetto il pullman per oltre un'ora, bloccato dagli scontri fra i metalmeccanici della Citroen ( l'altro colosso di Vigo) e la polizia, in un clima che mi riporta indietro di oltre trent'anni e che lascerà un retrogusto amaro per tutta la giornata.
La meta è il santuario di Poyo, che io chiamo Poya per tutto il tempo, suscitando risatine imbarazzate fra le mujeres perché, ovviamente, sto pronunciando la parolaccia più scurrile di tutto il vocabolario spagnolo (l'unica uguale a tutte le lingue, castigliano-catalano- gallego, naturalmente), per giunta associata a uno dei simboli della cristianità. Ci arriviamo lungo un litorale da urlo, ma che ricorda molto più la Norveglia che la Spagna, con il verde cupo dei fiordi, i porticcioli nelle insenature e il grigio perlaceo del mare. Ci sono pure le maree e ora è proprio bassa....
In Galizia la santità di un'immagine sacra è direttamente proporzionale alla quantità di capelli veri che ha in testa. Lo dice orgogliosa la guida, fiera indipendentista gallega, mostrandoci la fila di statue sistemate in ordine di importanza, da Branduardi a Kojac, per capirci ed è lì che vien fuori per la prima volta l'interrogativo che attanaglia le mujeres in merito a ciò che succede nel nostro Paese- e cioè como fa al segnor Beluscones a crescergli el pelo sulla testa. Provo a rispondere che è indizio certo di grande intelligenza, ma, chissà perché, non sembrano affatto convinte....
La Tappa successiva è Combarro, piccolo paese molto turistico, famoso per le case, costruite direttamente su blocchi di granito, il porticciolo e i granai. Questi, a dire il vero, sono uno dei molti motivi che alimentano l'orgoglio gallego: ne troverete dappertutto e resterete ingannati dalla loro forma a tempio sopraelevato, con tanto di effige sacra all'ingresso.
Combarro è comunque una tappa obbligata: armatevi di pazienza per i turisti e di macchina fotografica per gli scorci e non perdetevi nessuno, ma proprio nesuno, dei mille angolini romantici di questo piccolo tesoro galiziano
A Combarro ci aspetta la cota de albarigno, detta anche la degustasion del vin local. E' l'una e mezza e io ho una fame spaventosa. In più, qui è prassi passare dal sole cocente alla ramata d'acqua e quando entriamo nella terrazza è la seconda che ho detto a scaricarsi sopra di noi. I capelli delle mujeras sono uno spettacolo, gridano come delle ossesse e una se la prende pure con l'indipendentista gallega che ci fa da guida, stramaledicendo lei, la pioggia, la Galizia e tutto quello che contiene. Per fortuna, arrivano i bicchieri e insieme a loro un timido raggio di sole...
Il problema del rispetto delle usanze straniere è che, per quanto uno si documenti, non si è sempre pronti a reggere le sorprese: e mai verbo fu usato in modo più appropriato, perché dopo un po' le mie ginocchia si rifiutano di reggere oltre. Qui pare che sia buona educazione degustare fino a quando non si finisce la bottiglia e solo allora passare a quella successiva. Le mujeres sono ultra scafate, fanno domande, racocntano aneddoti, se la spassano, insomma, e alla fine giungono anche a chiedermi l'estremo sacrificio della foto di gruppo- a cui acconsento, in quanto ubriaca, vista la mia nota idiosincrasia a mettermi in posa (sono la terza da destra, per la cronaca)
Nel frattempo si son fatte le tre, vale a dire l'ora di pranzo. Abbozzo un tentativo di secessione, ma l'alternativa è rimanere abbandonata in questo posto qua....
siamo all'isola di A toxa, che la guida definisce poco interessante: ditemi voi se siete d'accordo....
la cosa più carina è questa chiesetta, che è interamente rivestita di conchiglie. Saint Jacques, ovviamente, a ricordare che Santiago è a poche decine di chilometri.
Non ci credete? Ecco la prova....
Di fronte, la fabbrica di sapone per cui A Toxa è famosa: le mujeres vi si dirigono in puro stile pellegrinaggio, e fanno provviste. Mi coprono anche di regali ( sono l'unica straniera, l'unica italiana e temo di avere una decina di anni meno della più giovane di loro) e intanto guardano l'orologio, con crescente preoccupazione: il Galà si avvicina....
Alla prossima tappaAlessandra
ciao alessandra, siamo un coppietta che tra un mesetto facciamo un viaggio in galizia.
RispondiEliminaHai qualche consiglio da darci?
ciao e grazie
petercorda@libero.it
davide e issy
Vi scrivo in privato per quanto concerne strutture e ristoranti, perché questo è un blog indipendente, che ha scelto di non fare pubblicità. Il diario di viaggio prosegue, comunque e i consigli sulle tappe e le cose da vedere li potete leggere qui.
RispondiEliminaCiao
alessandra
Che bellezza! Confermo che sarà il mio prox viaggio. E...commovente, la chiesetta di conchiglie. Ma tu, prima di partire, dovevi fare un corso accelerato di bevute... con me!
RispondiElimina;-)
Grazie per la saponetta...e per farmi sempre divertire coi tuoi racconti...
RispondiEliminaMa perchè nn scrivi una guida turistica "seria anke no" ? PENSACI...
ro
facciamo così: prima faccio il corso accelerato di bevute - e durante scrivo la guida....poi, però, la firma ce la mettete voi...:-)
RispondiEliminaciao, complimenti per il racconto, molto simpatico. Ad Agosto saremo in Galizia per un giretto in macchina, tra i vari giri vorremmo fermarci qualche giorno in un posto tranquillo sul mare (abbiamo tra l'altro una bimba di sei anni). puoi consigliarci un posto del genere? Grazie e complimenti. ottone.pironti@alice.it
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