Di Santiago de Compostela è stato detto di tutto e di più- e non sarà certo in questo breve diario di viaggio che potrete trovare notizie nuove: d'altronde, stavolta io non ricercavo altro che quello che avevo letto e studiato in tutti questi anni- e cioè lo spirito del pellegrinaggio elevato alla massima potenza, sublimato dal sudore e dalla fatica di un cammino millenario che mai ha smesso di essere battuto, dalle iconografie evocative dei mantelli, delle conchiglie, dei bastoni e della borraccia a forma di zucca e, infine, da uno strano miscuglio di gratitudine e di commozione, di fronte al ripetersi sommesso e potente di rituali antichi, baluardi inespugnabili dalla trivialità del nostro presente e serbatoi inestinguibili di speranze nel futuro.
Questo mi aspettavo- e questo, ahimè, non ho trovato, quanto meno non subito: perché, nonostante l'arrivo strategico alle prime ore del mattino, la scelta di percorsi alternativi ai classici giri turistici, l'impermeabilizzazione al devastante dilagare dello sfruttamento commerciale dei cosiddetti luoghi dello spirito, l'impatto iniziale non è stato granchè. E il problema, udite udite, sono stati proprio i pellegrini. Che, lungi dall'essere muniti di cappa e cappello, ora girano con magliette sponsorizzate dalle varie case di produzione dei mezzi con cui sono arrivati ( moto e bici su tutti, finora- almeno fino a quando qualcuno non avrà la bella idea di mettere un copyright ai piedi), bivaccano sulla piazza che neanche fossimo ad Ibiza, comunicano via cellulare urbi et orbi la loro gioia di essere arrivati alla meta e agitano urlanti la tesserina con tutti i punti del pellegrino, in puro stile "ho vinto la lotteria di capodanno" ed altre amenità del genere.
I bastoni e le conchiglie, ormai, sono solo questi qui
e i negozi pullulano di souvenir presentati in questo modo...
La piazza, in compenso, è maestosa, circonadata su tre lati da imponenti edifici barocchi (uno dei quali, voluto dai re cattolici come ostello per poveri e i malati, è oggi diventato un parador di lusso) e dominata a est dalla facciata della cattedrale, rifatta agli inizi del XVIII secolo e concepita come un retablo, la maestosa ed imponente pala d'altare spagnola.
D'altronde, non c'era bisogno di tante manfrine: la cattedrale nasce dichiaratamente con l'intento di essere il più grande tempio cristiano dell'epoca- e quando, nel 1700, si richiede un progetto per rifare la facciata, la sua fama come centro di pellegrinaggio è talmente consolidata che ricorrere a soluzioni minimalistiche e sobrie, oltretutto non in linea con le mode e i gusti del tempo, non avrebbe avuto nessun senso. E così, vi tocca alzarei il viso ben in alto, se volete godere appieno della accentuata verticalizzazione delle due torri camiìpanarie e magari perdervi a contare le varie statue di San Giacomo, infilate nelle nicchie; e dovete sgomitare ben bene, se invece, volete sottoporvi ai classici riti da pellegrini, e cioè fare una preghiera di ringraziamento premendo le dita della mano contro le radici dell'albero di Jesse, scolpito sotto la statua del Santo nel portale principale ( cercate i cinque buchi profondi e lucidi sul marmo, e vedrete che si adattano benissimo ai polpastrelli delle vostre dita), oppure, se ambite ad ottenere saggezza, abbassando per tre volte la testa a toccare la fronte del Maestro Matteo, che si trova dall'altro lato del Santo, umilmente genuflesso.
L'interno è un misto di stili e un crocevia di suonerie di cellulare: fra "olà" " hallo" e "tivubbbiiiiiiiii" approdo faticosamente a quella che per me è la parte più raccolta, più omogenea, più antica e pertanto più spirituale dell'intero edificio- vale a dire la Cappella di Corticela, in tardo romanico, dove però per fortuna si prega in silenzio, accanto ad un Cristo in pietra che, essendo escluso dal giro delle credenze popolari e delle superstizioni, non ha perso nulla della sua meravigliosa maestà.
Invece, preparatevi a code disumane per l'abrazo al Santo, compreso di beso alla cappa tutta tempestata di pietre preziose: io lascio perdere, e scendo piuttosto nella cripta, dove sono custoditi i resti del Santo ( che parrebbe fossero davvero autentici: e qui vi conviene aver fede, sennò mi tocca dilungarmi con spiegazioni noiosissime e non la finiamo più)
La vera meraviglia della cattedrale, vale a dire il Portico della Gloria, è in restauro: cerchiamo di consolarci con una visita al museo ( non ne vale la pena), al chiostro e su su fino a Las Cubiertas, proprio sul tetto della chiesa, ma dopo aver visto da vicino tutte le conchiglie e le altre decorazioni della facciata, decidiamo che è giunto il momento di andare all'esplorazione del paese.
E qui, finalmente, la prima vera emozione della giornata....
il mercato!!!! che non è un mercato qualunque, ma un mercato coperto, all'interno delle strutture dell'antica fortezza di Altamira, dove confluiscono tutti i produttori della regione, contadine comprese
le celeberrime tetillas
le carni....
i frutti di mare
il pescado
Io non resisto e decido su due piedi che qualsiasi proposta gastronomica possa provenire dai ristoranti, non potrà eguagliare un pranzo imbastito su due piedi con i prodotti del mercato: compro due tipi di pane- uno dei quali dolc,e ripieno di uvetta, che la fornaia mi dice essere il loro pane della Pasqua, mezza tetillas e un chorizo e ci accampiamo in un angolino della piazza, godendoci la cattedrale da un'altra prospettiva.
i frutti di mare
il pescado
Io non resisto e decido su due piedi che qualsiasi proposta gastronomica possa provenire dai ristoranti, non potrà eguagliare un pranzo imbastito su due piedi con i prodotti del mercato: compro due tipi di pane- uno dei quali dolc,e ripieno di uvetta, che la fornaia mi dice essere il loro pane della Pasqua, mezza tetillas e un chorizo e ci accampiamo in un angolino della piazza, godendoci la cattedrale da un'altra prospettiva.
Nel pomeriggio, un giro veloce per il paese antico, passando sotto i portici medievali e sotto le insegne più pittoresche
e lungo rua franco, che è la strada dei ristoranti, da dove ci ammiccano queste cosine qui....
e queste qui...
io però, sono più attratta da questa maglietta, ma mio marito non me la vuole regalare....
Alessandra
Lo condivido su FB...besos!
RispondiEliminaGrandissima Ale, un giorno vorrei fare il cammino completo, senza sponsor, promesso!
RispondiEliminaSai che non conoscevo le tetillas??
RispondiEliminaBesos anche a te, ornella, e muchas gracias.
RispondiEliminaSara, il cammino, in sè, ha un fascino incredibile ed è commovente vedere tutte 'ste persone che, zaino in spalla e bastone in mano, avanzano sereni lungo i vari percorsi- tutti molto ben segnalati e ben tenuti. Il problema, come ho scritto, è vederseli tutti insieme...:-)
Lydia, è una lacuna gravissima, roba da ritirarsi per sempre a vita privata!!!! ;-)
Comunque, per la cronaca, neanche io ne sapevo niente: poi, però, è diventato un dovere provarle, con immani sacrifici sul campo, per cui ne ho dovuto assaggiare di ogni tipo, da qualle piatta a quella stagionata, prima di decidermi che la tetillas classica era la più adatta. Comunque, è un buon formaggio a pasta semi dura- e ad occhi chiusi potresti scambiarlo per qualsiasi prodotto analogo italiano. il punto di forza è la forma, il resto viene di conseguenza....
ciao
ale
Vendo mi marido?? e se lo regalo e do anche diferencia??? va bene lo stessosss??
RispondiEliminaun beso carinoso por todos (anche per il formaggio).ciao
diana
Ciao! ma che bella questa città! ne abbiamo letto e sentito parlare ovunque...chi non conosce il camino verso santiago..ma non l'avevamo mai vista! è davvero particolare!
RispondiEliminanon parliamo poi dle mercato: quante cose buone! comunque neppure noi conoscevamo le tetillas? ma cosa sarebbero??
un bacione
la cattedrale è bellissima non c'è che dire!
RispondiEliminaA scanso di equivoci: Santiago è un posto incantevole, di quelli da vedere assolutamente, almeno una volta nella vita. La cattedrale è superba- e di tutti gli aggettivi nel nostro vocabolario, non me ne viene in mente un altro più adatto per definirla.
RispondiEliminaSul piano delle emozioni, non mi vergogno a dire che mi sono commossa nel vedere i pellegrini, spesso da soli, arrancare per i vari percorsi del "camino", fermandosi a pregare nelle decine di chiese disseminate un po' ovunque (c'è la più alta concentrazione di chiese romaniche d'europa fra Burgos e Palencia)e ristorandosi alle fontane ai bordi della strada. All'interno della cattedrale e sul piazzale della chiesa, invece, questo spirito si perde, e si stempera in una serie di souvenir di pessimo gusto, di veri o finti invalidi che chiedono l'elemosina, di stravaccamenti e grida che ben poco hanno a che fare con il decoro e il rispetto che si deve ad un luogo sacro. So che è un problema endemico e trasversale ai luoghi religiosi ( a Loreto, anni fa, trovai pure una sciarpa stile ultras, con su scritto W la Madonna), ma non riesco a non esserne infastidita.
E' per questo che ho apprezzato molto di più il mercato: anche questo è un rito che si ripete da secoli (la seconda fonte di guadagno per la città, dopo il pellegrino, è stato proprio il mercato), ma la forma che ha mantenuto è comunque consona al logo e al ruolo: nessuno sponsor, nessun cellulare, tante grida ( che ci stanno, però)e tanti prodotti del territorio, portati nelle ceste e venduti per la strada, come si può vedere dalle foto...
le tetillas sono formaggi, così chiamati perché...indovinate un po'....
ciao
ale
;-) grande reportage e... grande ucce, la ucce dei tempi de oro!! e non aggiungo altro... se non ... besos!
RispondiEliminap
ai tempi d'oro, i pellegrinaggi erano altri...;-)
RispondiEliminagià... ;-) ahora, tiempo de m.....a! pero meno mal que tenimos a el menuturistico que nos tienes alegres cada dia! por tu marido (aquel hombre que no conoce que fortuna que es haber una mujer como ti...): me ha gustado muchissimo la malletta, creo que alejandra tiene a pagar mucha diferencia...!! hasta la vista.... etc...
RispondiEliminap
ahora, estamo preparando la danimarca.. mi ci vuole la tastiera nuova, quella con le o tagliate di sbieco e le a con la pallina!!!!! sennò, niente reportage... anzi: bisogna che scriva alla regina margherita, per vedere un po' come butta a palazzo...;-)
RispondiEliminaChe meravigliose foto, e che splendidi ricordi legati a questa mistica città, ci sono stata l'anno scorso per il mio viaggio di nozze è stato indimenticabile!!!
RispondiEliminaGran bella recensione. L'ho letta d'un fiato. Ho da sempre in mente l'idea di visitare Santiago anche perchè da parte di mio padre la famiglia ha origini in quel di Compostela (pur essendo io di famiglia partenopea)...per cui da sempre ho un occhio di riguardo per quella terra. Belle le foto ma soprattutto la descrizione di luoghi e usanze, dettagliata con acutezza ed occhio critico. Complimenti ancora...a questo punto non mi resta che spulciare il resto dell'itinerario e soprattutto le ricette.
RispondiEliminaAlla prox :-)
manuela, sei una grande!!!! per la meta del viaggio di nozze, intendo... Posti da sogno, romanticissimi e pieni di suggestioni
RispondiEliminaGambetto, grazie. L'itinerario lo sto ancora scirvendo, con fatica, perché per fortuna ho sepre le valigie pronte ( ora stiamo preparando la Danimarca e con la testa sono già là): però mancano trepuntate solo, a questo e dovrei farcela. Certo che fra sangue galiziano e sangue partenopeo, è un bel cocktail, non c'è che dire!!!!
passo a trovarvi sui vostri blog, besos
ale