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venerdì 21 agosto 2009

Grosio di Valtellina e le incisioni preistoriche della Rupe Magna

Di Daniela
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Grosio è un paesino delizioso a metà strada tra i due più centri più grandi e noti della alta valle, Tirano e Bormio.
Scoprirlo è stata veramente una sorpresa, perchè fino a quest'anno ci eravamo limitati a frequentarlo sono in occasione della sua notte bianca, ai primi di agosto, festa a cui gli abitanti tengono e che preparano con bell'anticipo e di cui vi ho già accennato, o per cercare qualche negozio di artigiano che manca vicino a casa nostra.
Invece quest'anno, insieme alle mie figlie, ci siamo dedicate a visitarlo con occhio più attento a ciò che di bello poteva offrirci, oltre alle sue passeggiate verdi o allo splendido colpo d'occhio sulle montagne che lo circondano.
Così abbiamo scoperto che Grosio, 656 mt di altitudine, e poco più di 4500 abitanti, nasconde piccole, splendide gemme che vale la pena di ammirare. Abbiamo scoperto per esempio che Grosio, col suo nome originale di Graeuse superiore, è già citato in un documento del 1058 e che il castrum de grosio e la villis de grossura, concessione vescovile legata a Como, fu affidata alla famiglia Venosta, che abitò il castello fino al 1500, per poi scendere in paese ed abitare l'omonima villa di cui vi parlerò in seguito. Per dare un occhiata a questo bel paesino cominciamo con

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PARCO DELLE INCISIONI RUPESTRI

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Innanzi tutto la prima cosa particolare... ci si può arrivare solo a piedi, salendo per un sentiero lastricato, che, partendo dalla grande centrale idroelettrica AEM in parte composta da edifici moderni e in parte liberty e che serve gran parte dell'alta valle,
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si snoda fino ai 2 grandi castelli medievali che dominano il paese : quello Vecchio, di S. Faustino (X-XI sec), ora in fase di restauro e quello NuovoVisconteo (XIV sec.), che proteggevano la vallata dai tentativi di invasione della zona, già al tempo ricca e perfetto crocevia tra Italia e Svizzera e di conseguenza , Nord Europa. I Castelli furono affidati al vescovo di Como e poi alla famiglia Venosta, e recentemente è stato scoperto che poggiano su una costruzione sacra ancora più antica , protostorica, databile dal II al I millennio a.C. Salendo su per il sentiero, i castelli ti appaiono ad una svolta quasi per incanto: particolarmente il Visconteo, ben restaurato, ha un'aria da castello delle favole, con la sua torre merlata e le diverse cinte di mura che scendono verso valle,


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e la loro recente ristrutturazione offre scorci splendidi dai loro torrioni verso la valle stessa.

Collage di Picnik2Collage di Picnik

La grande rupe nera, dove sono le incisioni, è proprio sotto l'accesso al castello e si staglia scura sul verde che la circonda, con la sua forma che il passaggio in epoche remote dei ghiacciai che fiancheggiavano l'Adda, hanno disegnato nel corso dei secoli a "dorso di balena".
Le incisioni furono scoperte 1966 grazie all'archeologo Milanese , Davide Pace che pose in giusto risalto l'importanza delle incisioni della Rupe Magna, che ha incise oltre 5.500 figure e che è la roccia più ricca di incisioni dell'arco alpino. Successivamente sempre lo stesso Pace scoprì altre incisioni , su quello che si chiama Dosso Giroldo, noto come la "roccia degli armigeri" di cui vi propongo dei rilievi effettuati dal Pace stesso.

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Sulla Rupe Magna troviamo figure di ogni tipo , che rappresentano animali

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uomini armati di archi, lance o in atteggiamento che le guide definiscono di preghiera

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o oggetti di uso comune nella vita di tutti i giorno degli antichi abitanti della valle
,
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e riguardano un periodo che va dal IV al I millennio a.C. ( dal neolitico all'età del ferro, con l'aggiunta di alcuni altri segni, in particolare croci, che raccontano della religiosità di questo popolo e dell'utilizzo dell'incisione come mezzo di espressione fino in epoche storiche. Particolarmente bella e preziosa per valore documentario è la scena corale dei sei “oranti saltici”. Il gruppo più ampio di figure, rappresentato da uomini armati, da capre e cervi, da segni serpentiformi, da segni a forma di labirinto, risalirebbe all’età del Bronzo. Per godere a pieno dello spettacolo è consigliabile giungere nel Parco nel tardo pomeriggio, quando la luce radente del sole permette la visione ottsimale dei segni incisi. (dal sito web ufficiale della Valtellina)

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(Solo queste ultime tre foto, come anche quella della capra, le ho riprese direttamente con la mia fotocamera dai cartelli espilcativi lungo il percorso, e dal sito web, sopra citato, ufficiale, perhè il momento non consentiva la loro visione diretta così chiara)
Solo per breve accenno vi dirò che si notano, anche senza essere un osservatore competente ,le diverse tecniche di incisione, che rendono chiara la differente età di nascita dei graffiti... ci sono quelli incisi con uno strumento a punta, i veri e propri graffiti, più filiformi nel tratto

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e quelli invece creati con la tecnica a "martellina", cioè con un qualche strumento di pietra, che ha lasciato un'impronta più larga, e un po' arrotondata, nella roccia.

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Fin qui le specifiche storico-tecniche: interessanti, necessarie per comprendere ciò che si sta guardando e spero abbastanza esaurienti per non addetti ai lavori, come me.
Ma nulla di tutto quello che ho detto può spiegarvi l'emozione che si prova quando, dopo i primi minuti di incertezza, necessari per "fare l'occhio" alle superfici ruvide e segnate da eventi atmosferici e non solo, improvvisamente, si cominciano a intravedere, prima, e a scoprire del tutto poi, i disegni della rupe... E' una sensazione stranissima, che porta ad una senso quasi di irrealtà, immersi nel silenzio del parco, illuminati dal sole più basso del pomeriggio avanzato (l'ora migliore come ho detto, per leggerne la maggior parte) , all'ombra delle alte mura di un castello imponente, di fronte a segni che arrivano da un passato così remoto, che la mente vacilla nel tentativo di renderlo tangibile, eppure così familiari, e ad un tempo così semplici, come i disegni dei bambini: così immediati ed istintivi che non richiedono alcuna spiegazione, perchè si comprendono benissimo. Qui niente giganteschi mammut, ma animali che anche i ragazzi conoscono, capre o cervi, e attrezzi che ancora adesso si usano o piccole spirali o archi e lance, dei quali è ovvia e usuale la funzione.
Perciò, se vi dovesse capitare di essere in vacanza in Valtellina e aveste qualche momento da spendere in modo un po' diverso dal solito, mi raccomando, fate un salto al Parco delle incisioni rupestri di Grosio, lasciatevi sfiorare con pazienza e calma, da un tempo lontanissimo e godetevi la bellezza di ciò che vi circonda.

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Buona giornata a tutti

Daniela


2 commenti :

  1. Wow, che luogo magico...ci sono luoghi e costruzioni che a guardarle fanno venire il magone, per tutto quello che hanno implicato e che significano, per la storia che portano con sè...mi ricorderò di questo...

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  2. .....hai ragione è davvero magico... Mi rende felice essere riuscita a "passarti" questa sensazione.
    Un abbraccio

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