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venerdì 11 settembre 2009

diario di viaggio in danimarca- secondo giorno- al Nord

di Alessandra

Ribe- Fiordo di Rinkobing- Viborg- Hobro- Aalborg- Skagen

skagen risto


Com'era, più, la legge di Newton? che tutti i corpi sono soggetti alla forza di gravità e quindi finiscono inevitabilmente per cadere per terra? Proporrei un ampliamento, se non vi dispiace: e cioè che se, in qualsiasi punto a terra, c'è qualcosa che ti fa male, tutto ciò che transita nell'orbita della gravità si dà appuntamento proprio lì. E se questo qualcosa è l'alluce del tuo piede sinsitro, e tu sei solo all'inizio del secondo giorno di vacanza, beh, forse sarebbe meglio aggiungere anche la postilla della fortuna che è cieca e di quell'altra sua amica che, invece, ci vede benissimo. In più, si è messo a piovere a catinelle, proprio oggi che avevamo in programma il fiordo di Rinkobing. Partiamo comunque, e pure di buon mattino, ma il panorama che abbiamo di fronte meriterebbe ben altra luce, per poter essere apprezzato a dovere. Finisce che ci infiliamo in una chiesa, a Oskbol dove facciamo conoscenza con un nuovo modo di intendere l'arte sacra....

affresco (danimarca)


Ne vedremo molti altri- ed anche più espliciti ed eloquenti- e a noi fa specie veder rappresentate, sulle pareti di una chiesa, scene di guerra violente e sanguinose, per giunta avulse da qualsiasi contesto scritturale: è la distanza da Roma, ci diciamo, convinti che, al di là di un'evangelizzazione a tappeto e di vescovi ben saldi ai posti di comando,di un potere squisitamente temporale, le migliaia di chilometri dalla Curia romana, resi ancora più distanti dalle difficoltà di comunicazione di quei tempi, abbiano consentito un margine più ampio che altrove di scantonamento dagli stereotipi della pittura dell'epoca


skagen pane

Il fiordo di Rinkobing, sotto la pioggia, perde tutto il suo fascino- e noi perdiamo anche un po' di pazienza, con'ste guide prezzolate, per cui tutto è da vedere assolutamente e da visitare senza indugio. Finisce che, con un calcio metaforico al lavoro dei giorni prima della partenza, decidiamo di cambiare rotta e viriamo, rapidamente, verso nord.

skagen porto

Arriviamo a Viborg per pranzo e- oh, sopresa- ci piace. Superfluo dire che le guide o non l'avevano neppure considerata o l'avevano degnata al massmo di una stelletta, relegando nella banalità ciò che invece banale non è affatto: la creatura si illumina, di fronte a strade animate e negozi alla moda, mentre io mi incanto davanti all'architettura maestosa della cattedrale, ingentilita dal delizioso parco, pochi metri più avanti. Mi sembra di essere tornata a Bamberga, città da noi tato amata quanto dagli altri sconosciuta, anche se non c'è nulla che me la ricordi in modo preciso: l'atmosfera, però, è quello di una città tedesca, con vitalità, cultura e storia ad ogni angolo di strada. Niente "nothing to do", per intenderci

Collage di viborg

Qui a Viborg facciamo la nostra prima conoscenza con il Polstner, il classico wursteln danese, il cibo di strada per eccellenza della Danimarca, anche se la sua presenza è meno straripante di quanto si potrebbe credere: lo si trova, ma non così spesso come i frankfurt o i brat-wurst della vicina Germania, che sono invece onnipresenti. Se alla vista crea un moto di sorpresa, con quel rosso fiammante a cui non siamo abituati, al gusto tranquillizza tutti quanti: "sa di wursteln" dice mia figlia, soddisfatta- e tanto basta

polster



Liberi di non crederci, ma i Danesi sono un popolo di giocherelloni: ridono e scherzano sempre e hanno addirittura strutturato la loro voglia di divertirsi in una serie mai vista di parchi giochi. La cosa più singolare, però, è che, oltre a giocare come il resto del mondo ( butto lì: montagne russe, giochi d'acqua et similia), provano il massimo godimento quando vien proposto loro di retrocedere nel tempo e, vestiti come cavernicoli o vichinghi o cavalieri, di replicare la vita dell'epoca prescelta, vivendo per un giorno nelle stesse case e facendo le stesse cose dei loro antenati. Prima che assumiate espressioni fra il romantico e il trasognato, preciso subito che quando poco fa ho detto "un giorno", intendevo riferirmi almeno alle 12 ore della giornata- dalle 8 alle 20, orario continuato. Gettare l'elmo e dire "non gioco più", non vale- ma non c'è pericolo che nessuno lo dica. Così come non c'è pericolo che nessuno si lamenti, costretto a sfregare per ore un bastoncino, esponendosi a principi di congelamento perché il fuoco non esce, o a sudare sotto strati di pelle, che guai a dimenticarsene uno, che maniman non sei "storico" a sufficienza. Mi sono dimenticata di dire, infatti, che la maggior parte di questi "ritorni al passato" sono gestiti da archeologi o da studiosi tout court, che ricostruiscono tutto con precisione scientifica, rigoroso materiale di recupero e fonti originali alla mano, per cui alla fine ti convinci anche tu che, se lo fai altrove, è un sintomo di rimbecillimento, ma in Danimarca, invece....

Collage di hobro



La fortezza di Hobro è un'emozione- ma solo perché la vediamo prima di quella di Trellenborg, che è la sorella maggiore. Il che, fuori dai denti, significa che, se avete poco tempo, la si può saltare benissimo. Sempre che non siate fan dei villaggi vichinghi...


Collage di hobro


Oggi tocca alla caccia col falcone, che ci diverte fin quando non ci accorgiamo che gli animali sono veri- pure il pulcino, che serve da esca. A quel punto, io e la creatura prima ci ammutiniamo e poi decidiamo di fare un tifo sfrenato per il falcone ( per il pulcino, siamo arrivate tardi), incitandolo a gran voce a scappare, ma invano. E così, mogie mogie ce ne torniamo alla macchina: destinazione Kunstmuseum di Aalborg


hobro-falcone


Stavolta, eravamo tranquilli: tutte le guide e tutti i diari di viaggio ci avevano garantito che in Danimarca tutto era ben segnalato, e lo avevano sostenuto con tale foga che ero quasi stata tentata dal non comprare nessuna cartina dettagliata. In realtà, le cose stanno un po' diversamente- e iniziamo ad accorgercene proprio mentre cerchiamo il Kunstmuseum, nel traffico serale di Aalborg. Intendo dire che se dovete andare in una qualsiasi località geografica del Paese, troverete settemila milioni di cartelli, pronti a guidarvi alla meta senza esitazione. Ma, se volete visitare un monumento, lasciate ogni speranza, perché di indicazioni proprio non ce ne sono. O meglio, ci sono, ma quando siete arrivati: solo allora, dopo decine di minuti spese a girare intorno allo stesso punto, a imbudellarsi in sensi unici senza ritorno, a chiedere lumi a tutto il mondo, l'amministrazione locale vi tira fuori il cartello, con bene in vista il nome del posto che cercavate col simboletto del "monumento- da-vedere-assolutamente" accanto. Quale sia la ragione sottesa a tutto ciò, a noi è sfuggita, ma non escludiamo che sia un altro modo per vivacizzare un po' l'ambiente, una specie di caccia al tesoro urbana, perché, si sa, i Danesi sono un popolo di giocherelloni e quant'altro: noi, però, non ci siamo divertiti per niente

DSC_3724



Ogni volta che viaggio nell'Europa continentale, non posso che rimanere ammirata di fronte ai musei dei vari Paesi che visito: non mi sto riferendo, ovviamente, ai contenuti, perché sappiamo benissimo che su questo fronte non ci batte nessuno, bensì, piuttosto, ai contenitori. A differenza di quello che succede da noi, dove i musei danno l'impressione di essere nati per caso, sistemazioni temporanee di una valanga di quadri di cui sembra che non si sappia bene cosa fare, all'estero - e nell'Europa del Nord, in particolare- è l'opera d'arte ad essere al centro di tutto. Intendo dire che qui si avverte una riflessione, una ricerca su come valorizzare al meglio ciò che si deve esporre, sotto ogni aspetto, per permettere all'opera di "esprimersi al meglio", se mi passate il termine e a chi ne fruisce di godersela, altrettanto al meglio. Volete paragonare le estenuante maratone degli Uffizi, dove si entra già sfiniti da qualche ora di coda esposti alle intemperie e dove è tutto un succedersi di capolavori affastellati uno via l'altro, in condizioni di illuminazione a dir poco pietose, senza che siano dati al visitatore nè lo spazio, nè il tempo nè un bagaglio minimo di cognizioni per poter apprezzare al meglio quello che sta vedendo,con un museo qualsiasi dell'Europa continentale? Aalborg non fa eccezione, ovviamente- e un po' ci rincresce, nel vedere questo capolavoro di architettura ( Alvar Aalto e a moglie, mica brusocolini) che fa da involucro ad un contenuto a dir poco discutibile sotto il profilo dell'originalità e della resa finale...
alborg


Dopo mezz'ora ci sbattono fuori- qui tutto chiude fra le quattro e le cinque del pomeriggio, ma il dispiacere è poca cosa: Skagen è (quasi) dietro l'angolo e, in tutta onestà, non vediamo l'ora di arrivare....

La "luce di Skagen", ahinoi, al momento è questa qui- e quasi disperiamo, nel vedere quei nuvoloni in cielo.

skagen


Decidiamo di trovare conforto nel cibo e ci sistemiamo in uno dei due ristoranti del porto...

ristorante skagen

con tavolo all'aperto, perché intanto è Ferragosto, cosa vuoi star dentro a morire di caldo...

Collage di skagen

la cena è un trionfo delle ricchezze del mare del nord, presentate ( e mangiate) in tutte le salse


Collage di cibo nord

La cena è allietata dalla musica country ( altra grande passione dei Danesi del Nord) di due esemplari maschili della Nuova Zelanda, uno alla chitarra e l'altro alla viola, la cui prestanza fisica ha il potere di riaccendere nel pubblico femminile il sacro fuoco dell'interesse ( scientifico, sia chiaro) che si credeva morto e sepolto da tempo immemorabile. Anzi, tali sono gli stimoli della ricerca che molte delle signore che transitano sul lungomare si fermano ammirate, e le più attempate improvvisano danze irlandesi e dimenamenti vari, offrendo il solito, spettacolo pietoso a cui pare che, purtroppo, il genere femminile non sappia resistere. Va da sè che, in mezzo a tanto materiale d'antan, il violista decida di improvvisare una serenata inginocchiandosi di fronte alla creatura ed esponendola, secondo me, agli sguardi di invidia delle vecchiette, secondo lei alla peggiore figura della sua vita. "Portatemi istantaneamente via da qui" sibila, rossa come un peperone, al termine della sviolinata. E su un divertito "chi ha il pane, non ha i denti" della sottoscritta, finisce così anche questa seconda giornata.
Alla prossima
Alessandra

18 commenti :

  1. Dev'essere stato un viaggio fantastico , belle le foto!

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  2. Grazie ancora di questo reportage, mi regali qualche momento di vacanza pure a me.
    E poi fai proprio venire voglia di visitare la Danimarca, nonostante le coperte a ferragosto, la pioggia e la mancanza di cartelli. Che bel viaggio!
    : )

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  3. attendevo con ansia la seconda puntata!
    ho letto su un articolo che i danesi sono risultati da più indagini il popolo più felice al mondo, forse proprio per la loro natura giocherellona :)
    ps: sono stata a Bamberga molti anni fa e ne ricordo deliziose casette linde affacciate sui canali...

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  4. Quanto ci piacciono i tuoi diari di viaggio: stiamo conoscendo un sacco di culture e paesi nuovi....e quante cose buone da provare ad assaggiare! ci sembra ce ne sia per tutti i gusti!!
    un bacione

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  5. Durante la mia meditata e tanto attesa visita alla trilogia Thyssen-Bornemisza, Reina Sofia e Prado di Madrid feci considerazioni molto analoghe...pur tuttavia i capolavori compensano qualsiasi inefficienza organizzativa ed espositiva...per la serie un pò di amaro in bocca c'è ma gli occhi difficilmente dimenticano quelle gallerie :-)
    Bel post...senza aggiungere altro sai che apprezzo molto lo stile dei tuoi reportage :-)

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  6. per me è una terra sconosciuta che però mi piacerebbe tanto visitare! Per di più i diari di bordo sono utilissimi percè rgalano pillole di vita e posti che le guide a volte tralasciano!
    Grazie per ora, attendo il resto che poi mi faccio un pdf!

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  7. Effettivamente l'ubriacatura che si prova nei nostri musei è totale.........troppo di tutto, pero' sai che fortuna abbiamo noi........i musei dovrebbero dare piu' spazio a tutto cio' che potremmo mostrare, perche' non c'impegnamo a far si che l'arte e la cultura abbiano il giusto spazio e il giusto risalto, abbiamo la materia prima messa li come se fosse nulla, potremmo avere un'industria da sfruttare che nessuno al mondo ha............cmq come dici tu "chi ha il pane non ha i denti" oppsss! tu lo citavi ad un altro proposito pero' calza lo stesso.
    Le vostre foto sono bellissime e sanno di umido e freddo, qui che fa ancora caldo sono molto rigeneranti, non per voi che eravate la.......
    Quel hot dog parlava da solo e con tutte le salse......mh!!!!
    aspetto l'altra puntata......
    diana

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  8. Parto dal fondo: Elga, con il camper e coi bambini è quanto di più indicato ci sia in Europa. Mi sono mangiata le mani per tutto il viaggio, per non averci portato Carola prima, quando i parchi giochi la facevano impazzire e la sua cameretta traboccava di mobili e di doll's houses. In più, non ci sono pericoli di alcun tipo, aree attrezzate ovunque, "i bambini sotto i 18 anni" entrano gratis ovunque... insomma, una terra perfetta per loro.
    Mario, concordo: l'anno scorso, alla Thyssen ho avuto un mezzo mancamento ;-) e questo nonostante la ristrutturazione che l'ha resa sicuramente più fruibile di prima. Il problema, ovviamente, è complesso, però ogni volta mi chiedo se ha senso vedere un capolavoro dietro l'altro o godersi al meglio un'opera d'arte degna di questo nome. Anche sedersi ogni tanto, non sarebbe una cattiva idea...
    Lise.charmel: bella,vero, Bamberga? è uno dei posti del cuore- che mi si scalda, quando sento di poter condividere le stesse emozioni con chi la pensa come me. Se solo dall'alto si decidessero a darmi una giornata di 48 ore, con forze proporzionate, avrei voglia di caricare qui sopra tutti i viaggi IN EUROPA dai quali sono tornata con scoperte inimmaginabili e luoghi magici...Vabbè, io l'appello l'ho fatto...I danesi scherzano, ridono, si divertono appena possono- e le danesi pure, son simpatiche, alla mano e -udite udite- normali: ce ne sono di belle, di brutte, di grasse, di magre... come da noi, insomma!
    Manu e Sivlia: in effetti, per tutti i gusti ce n'è. Noi giriamo sempre da soli, ma abbiamo gusti talmente diversi che alla fine riempiamo il viaggio di tutto e di più. Si sbuffa e ci si diverte a turno, per capirci, ma poi si finisce per avere un quadro completo dei Paesi che di volta in volta si visitano e, a guardar bene, è quello che più conta
    Sarah: a parte che da te non si scherza (cosa diceva, Mark Twain, del estati a San Francisco).. ci siam presi tanto di quel freddo nei primi giorni!!! però, ci stava tutto: nel senso, se avessi cercato il caldo, me ne sarei andata altrove, giusto?
    Mary: è stata una bella vacanza- troppo lunga per le cose che vale effettivamente la penna vedere: tornassimo indietro, dimezzeremmo i tempi. Ma partiremmo lo stesso
    ciao e grazie
    ale

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  9. Ale, una curiosità:
    Sei tu la dama in giallo???
    ... Dai, dimmi di si......
    Bella la Danimarca..... soprattutto se la si guarda con i tuoi occhi
    Un abraccio
    Licia

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  10. Diana, è il solito problema: ne abbiamo troppe etc. etc. Pensa che, nei miei primi anni di lavoro nel turismo, all'epoca del boom dello yen- primi anni ottanta- mi era capitato di accompagnare a firenze un pullman di giapponesi che faceva il giro del mondo. Li prelevavano in qualche porto e li portavano in giro per tre mesi, un posto dopo l'altro. Scesi dal pulmann, ero stata avvicinata da una sognora che aveva farfugliato qualcosa e che allafine si era arresa e mi aveva chiesto dove fossimo. " A Firenze", le avevo risposto. E lei "oh, ye, Florence, yes, Florence..." sempre più confusa. A quel punto, mi è venuto un dubbio e le ho chiesto se sapeva dove fosse 'sta Florence e lei mi ha guardato e mi ha detto, speranzosa: "In CALIFORNIA????".
    Applicato all'indigstione di opere d'arte che ci facciamo ogni volta nei musei, questo episodio si traduce in "caravaggio???? c'era un caravaggio???" oppure "botticelli l'ho saltato perchè avevo mal di piedi" ... senza contare che tutto ciò che è "minore" perché non è conosciuto o non va di moda non viene nemmeno degnato di uno sguardo...
    Licia, eccerto che sono io. E il "mongolo" - inteso come abitante della Mongolia, ovviamente- vestito da vichingo (non ti dico il ridere, oggi in ufficio, quante gliene hanno dette) è il marito. Sono io anche quella sotto il cappello blu, con le corna. Però, dal vivo sono diversissima. Non chiedermi il perché, perché ci abbiamo rinunciato tutti a capirlo, ma non c'è una foto dico una che mi rappresenti come sono. Le lascio qualche giorno, il tempo che questi post siano letti da voi "amici" poi le tolgo: ma il look vichingo bisognava che lo vedeste...
    ciao
    ale

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  11. NOOO! NON TOGLIERLE!! potrebbe essere uno spunto per gli etnologi, una vera rarità: che cosa ci fa un indigeno della Mongolia in Danimarca??? ;-)

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  12. ridooooooooo... ci fa il vichingo, no???? ( per inciso, non so se si nota dall'espressione, ma lui ha preso la cosa molto sul serio...e meno male che non c'erano lemi con le corna!!!)
    ale

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  13. In effetti il look vichingo (o mongolo, che dir si voglia) è proprio imperdibile.
    Quindi non togliere nulla: siete una famiglia deliziosa (creatura compresa).
    Lo siete anche per l'impareggiabile senso dell'umorismo e dell'autoironia che vi contraddistingue.
    Un abbraccio affettuoso
    Licia

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  14. Bel racconto e belle foto, quei piatti vanno venire l'acquolina!
    Perché non vieni a raccontare le tue avventure su trivago?
    Si tratta di un sito fatto interamente da viaggiatori, proprio come me e te, dove vengono inserite foto, opinioni e altro sulle località turistiche visitate (guadagnando anche).
    Ti aspettiamo, c'è sempre bisogno di gente in gamba!!!

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  15. ...perché ho solo 24 ore di tempo al giorno, ahimè. Se posso inserire questi post, volentieri, ma se devo riscriverli da zero, ci penso un po' su. Ciao
    ale

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