Il "deserto danese " ci resta nel cuore e nelle scarpe: toglieremo granelli di sabbia da ovunque per quasi tutto il resto della vacanza, ma al momento la cosa non ci preoccupa. Sono le tre, abbiamo fame e, quel che più conta, dobbiamo iniziare la nostra marcia verso sud, destinazione Grenen. Ci fermiamo di lì a poco, però, alla ricerca di un posto dove rifocillarci: la meta è Saeby, cittadina deliziosa, nota ai più solo per questo tentativo di rivaleggiare, con discrezione e sobrietà, con la più famosa Sirenetta
"Lei" è la Donna del Mare dell'omonim aopera di Henrik Ibsen, che a me, onestamente manca (mi sono fermata a Casa di bambola, al liceo e da allora non ho più avuto il coraggio) ma, credetemi, è l'unica cosa fuori posto in un paesino altrimenti lindo e delizioso. Ovunque casette basse, dai colori pastello e dai tetti di paglia, strade strette che portano alla chiesetta bianca ( gli affreschi sono superbi, per altro), e ovunque un'atmosfera di pace e di serenità. Al terzo ristorante chiuso, però, il fascino che tanto ci aveva colpito si trasforma in insofferenza e quando, finalmente, troviamo una pasticceria aperta, che oltretutto propone un "menu caffè" che ci ispira, ci viene risposto che il sabato e la domenica il caffè non si fa. E così, quando passiamo davanti a uno di questi carretti, la tentazione di allungare la mano è fortissima...
Se avete avuto occasione di parlare con qualcuno che è stato in Danimarca, saprete già che cosa sono questi, visto che rappresentano una delle attrattive più curiose del Paese, non foss'altro perché sono disseminati praticamente ovunque. Sono delle pseudo bancarelle, per intenderci, che si differenziano dalle nostre per il fatto di non avere a fianco nessun venditore. In pratica, chi ha bisogno della merce esposta ( di solito, prodotti dell'orto) non deve far altro che servirsi e lasciare il denaro nell'apposita cassetta. Già in Baviera avevamo guardato, meravigliati ed increduli, i campi di giacinti dove ognuno raccoglieva i fiori, con lo stesso sistema di pagamento: ma qui la merce è più variegata e i carretti sono molto più diffusi, ad indicare un segno di altissima civiltà , in un popolo che, anche senza questo aspetto, avrebbe già molto da insegnarci, sotto questo profilo. Il paragone con l'Italia sorge spontaneo- e, lasciatemelo dire, non è particolarmente onorevole, per noi....
La tappa successiva è il Lindholm Hoje, una necropoli vichinga con oltre 700 tombe: ci arriviamo con delle aspettative altissime e, neanche a dirlo, restiamo un po' delusi. Chissà perché, ci eravamo immaginati un luogo magico, di quelli che ci avrebbe fatto perdere lo sguardo negli infiniti mondi, oltre l'orizzonte ed il cielo, mentre in realtà è in terra che dobbiamo tenere gli occhi fissi, per ben più prosaici motivi...
Riusciamo a fare un giro comunque, saltellando qua e là, schivando ora i resti dei morti, ora quelli dei vivi e cercando di fare buon viso a cattiva sorte. Ma quando la creatura, serissima, se ne esce con un "hai voglia se sarà concimato, 'sto terreno" non resistiamo più e optiamo per un giro nel museo vichingo, con tanto di ricostruzioni plastiche ed effetti sonori da paura ( pure la puzza di bruciato nella sala della distruzione del villaggio). Meglio, molto meglio la sosta alla caffetteria, dove ci consoliamo con il miolt, the original viking drink...
Arriviamo a Grenen che è buio- o meglio: lo sarebbe, se fossimo alle nostre latitudini. Qui, invece, è sempre chiaro ed anche quando finalmente scende la notte, il cielo è sempre venato da sprazzi di luce. Io, neanche a dirlo, sono estasiata: passo la sera infagottata sul terrazzo dell'albergo a decantare la bellezza del paesaggio, del sole che non tramonta, dell'atmosfera irreale e sospesa che si respira nell'incanto di questi luoghi...
Alle 4 e mezza del mattino, chissà perché, ho cambiato umore. Giro per la casa ( la chiamano mini suite, ma qui fanno i figli a multipli di tre, quindi è tutto proporzionato) inciampando nelle sedie e nelle scarpe della creatura e stramaledicendo la mascherina che è rimasta in aereo ( perché non mi ha detto che la stavo dimenticando?), le finestre senza tapparelle ( non ne abbiamo trovata una in tutta la Danimarca) r in utlimo questa latitudine del cavolo che non si è mai visto un posto dove il sole tramonti alle dieci di sera e sorga all'alba delle 4. superfluo dire che Grenen non mi piaccia e che anche la vicina Ebeltoft mi lasci indifferente, Fregatten a parte.
Si vede che non è giornata, perché per un'ora cerchiamo un castello senza trovarlo e quando, alla fine, ci arriviamo, scopriamo con orrore che è chiuso. In più comincia a piovere, fa un freddo cane e quando il marito decide che c'è la luce giusta per inquadrare la quinta foglia da sinistra del terzo ramo a salire dell'ottavo albero a sinistra, invoco Giove Pluvio che mandi uno dei suoi fulmini direttamente lì. Ma siccome non è giornata, ci tocca aspettare che la foglia si metta in posa, in barba ai nostri piedi congelati e alla crisi isterica che mi sta venendo: ma, per fortuna, la tappa successiva ci rabbonisce tutti
Se doveste chiedermi a bruciapelo le tre tappe da non perdere in Danimarca, una di queste sarebbe di sicuro il Moesgard Museum: arrivarci è un'impresa, per il solito discorso delle indicazioni stradali ( le guide sono un po' ingannevoli, in merito, perché da come ne parlano, sembra che si debba trovare appena fuori Aarhus, mentre in realtà è nel paese di Moesgard), ma, per quante strade dobbiate sbagliare prima di arrivarci, sappiate che ne vale veramente la pena. Si tratta di un museo preistorico tutto costruito intorno al famoso Uomo di Grauballe, una mummia bimillenaria, ritrovata in un perfetto stato di conservazione a metà del secolo scorso: ovviamente, questa è la sezione da non perdere ( noi ci saremo stati almeno mezz'ora) ma anche tutto il resto non va trascurato
La tappa successiva è il Lindholm Hoje, una necropoli vichinga con oltre 700 tombe: ci arriviamo con delle aspettative altissime e, neanche a dirlo, restiamo un po' delusi. Chissà perché, ci eravamo immaginati un luogo magico, di quelli che ci avrebbe fatto perdere lo sguardo negli infiniti mondi, oltre l'orizzonte ed il cielo, mentre in realtà è in terra che dobbiamo tenere gli occhi fissi, per ben più prosaici motivi...
Riusciamo a fare un giro comunque, saltellando qua e là, schivando ora i resti dei morti, ora quelli dei vivi e cercando di fare buon viso a cattiva sorte. Ma quando la creatura, serissima, se ne esce con un "hai voglia se sarà concimato, 'sto terreno" non resistiamo più e optiamo per un giro nel museo vichingo, con tanto di ricostruzioni plastiche ed effetti sonori da paura ( pure la puzza di bruciato nella sala della distruzione del villaggio). Meglio, molto meglio la sosta alla caffetteria, dove ci consoliamo con il miolt, the original viking drink...
Arriviamo a Grenen che è buio- o meglio: lo sarebbe, se fossimo alle nostre latitudini. Qui, invece, è sempre chiaro ed anche quando finalmente scende la notte, il cielo è sempre venato da sprazzi di luce. Io, neanche a dirlo, sono estasiata: passo la sera infagottata sul terrazzo dell'albergo a decantare la bellezza del paesaggio, del sole che non tramonta, dell'atmosfera irreale e sospesa che si respira nell'incanto di questi luoghi...
Alle 4 e mezza del mattino, chissà perché, ho cambiato umore. Giro per la casa ( la chiamano mini suite, ma qui fanno i figli a multipli di tre, quindi è tutto proporzionato) inciampando nelle sedie e nelle scarpe della creatura e stramaledicendo la mascherina che è rimasta in aereo ( perché non mi ha detto che la stavo dimenticando?), le finestre senza tapparelle ( non ne abbiamo trovata una in tutta la Danimarca) r in utlimo questa latitudine del cavolo che non si è mai visto un posto dove il sole tramonti alle dieci di sera e sorga all'alba delle 4. superfluo dire che Grenen non mi piaccia e che anche la vicina Ebeltoft mi lasci indifferente, Fregatten a parte.
Si vede che non è giornata, perché per un'ora cerchiamo un castello senza trovarlo e quando, alla fine, ci arriviamo, scopriamo con orrore che è chiuso. In più comincia a piovere, fa un freddo cane e quando il marito decide che c'è la luce giusta per inquadrare la quinta foglia da sinistra del terzo ramo a salire dell'ottavo albero a sinistra, invoco Giove Pluvio che mandi uno dei suoi fulmini direttamente lì. Ma siccome non è giornata, ci tocca aspettare che la foglia si metta in posa, in barba ai nostri piedi congelati e alla crisi isterica che mi sta venendo: ma, per fortuna, la tappa successiva ci rabbonisce tutti
I castelli stanno alla Danimarca come i grattacieli a New York, le birrerie alla Baviera e i piccioni a Venezia: impossibile non sbatterci contro. E, come i grattacieli e New York e le birrerie in Baviera ( i piccioni li lascere da parte, se non vi dispiace), non tutti sono belli allo stesso modo. Il Gammel Estrup, fra i castelli danesi, è quello che ci è piaciuto più di tutti: e pazienza se andiamo contro corrente e se la risposta giusta qui era "Helsingor" o uno qualsiasi di tutti gli altri che abbiamo visitato: questo è quello più vissuto, più intimo, più vivo, e se pensate che stia esagerando, date un'occhiata qui....
dove non si è mai smesso accendere il forno e ad usare gli utensili, ogni volta che si deve preparare da mangiare: e se oggi sono catering, ieri erano i signori del castello- e questo filo rosso con il passato, che si tramanda e si ripete nel rito del cucinare, è qualcosa che ci emoziona per davvero
L'unica nota dolente è che, oggi, questa cucina non funzioni: e così, ci adattiamo ad un pic nic a base di wasa e di qualche non ben precisato avanzo, e con il fermo proposito di trovarci un ristorante come si deve per cena...
Se doveste chiedermi a bruciapelo le tre tappe da non perdere in Danimarca, una di queste sarebbe di sicuro il Moesgard Museum: arrivarci è un'impresa, per il solito discorso delle indicazioni stradali ( le guide sono un po' ingannevoli, in merito, perché da come ne parlano, sembra che si debba trovare appena fuori Aarhus, mentre in realtà è nel paese di Moesgard), ma, per quante strade dobbiate sbagliare prima di arrivarci, sappiate che ne vale veramente la pena. Si tratta di un museo preistorico tutto costruito intorno al famoso Uomo di Grauballe, una mummia bimillenaria, ritrovata in un perfetto stato di conservazione a metà del secolo scorso: ovviamente, questa è la sezione da non perdere ( noi ci saremo stati almeno mezz'ora) ma anche tutto il resto non va trascurato
La creatura si piazza nella sezione dell'alfabeto runico, ben decisa a trascrivere sulla lavagnetta tutto ciò che le passa per la mente, da " mi chiamo Carola" a "forza Genoa", passando per i nomi di tutti gli amici che ha. E siccome la cosa va per le lunghe, mi munisco anch'io di lavagna e gessetti e guardate un po' che cosa scrivo???????????''''
MENU TURISTICO IN RUNICO!!!
(e sfido chiunque a copiarci l'idea)
(e sfido chiunque a copiarci l'idea)
Per quanto definitivamente convinto che, dopo questa, io mi sia completamente rimbecillita, il marito scatta obbediente la foto e, finito il giro, riprendiamo la strada verso Aarhus e ci dirigiamo subito all'attrazione principale della città, vale a dire a Den Gamle By, la Città Antica
E qui, forse, è il caso di fare una precisazione: buona parte delle "antichità" sparse sul territorio danese sono ricostruzioni: la precisione filologica è impressionante, i materiali sono gli stessi, l'aderenza ai dettami dell'urbanistica, dell'architettura, dell'arredamento delle varie epoche considerate è capillare. Pertanto, i risultati sono estremamente armoniosi, anche se, naturalmente, manca del tutto la patina della storia. I Danesi, naturalmente, si divertono come pazzi: noi siamo un po' più scettici, e a me resta il rimpianto di non aver organizzato questo viaggio qualeche anno prima, quando cioè mia figlia era ancora una bambina e si sarebbe immersa in questi scenari con lo stupore e l'incanto dei suoi anni. Ora, invece, continua a cantare "nothing to see, nothing to do" e quando si aprono le cateratte del cielo e ci rendiamo conto che non è una ricostruzione del diluvio, ma qui fanno sul serio, corriamo di corsa alla macchina e decidiamo di cercarci un albergo: di cose, per oggi, ne abbiamo viste abbastanza...
Danimarca, un posto dove(nn) andare subito subito....
RispondiEliminadopo le vostre indicazioni cosi attente e precise, nonostante i segnali danesi non sempre all'altezza,l'ente del Turismo danese lo sa vero che stai facendo campagna Pro-Danimarca???
Grazie per il reportage sempre divertente, mi piacerebbe vedere come Carola ha scritto forza Genoa in runico............
saluti diana
Occhio critico ed ironia non mancano mai...e penso siano la prime cose da mettere in valigia ;-)
RispondiEliminaAl di là dei dettagli della vacanza in Danimarca penso che il vostro diario sia un bell'esempio di quale è lo spirito che debba accompagnare ogni viaggio fisico e non ;-)
Ma che invidia ci fai..sempre in giro! è esattamente come ce la immaginiamo! posti ch esembrano costruiti apposistamente per la tua macchinetta! e quanto verde!!
RispondiEliminaun bacione
La Danimarca è un paese che conosco davvero poco. Dal momento che amo il Nord, le casette, quei paesaggi, quel modo di vivere, ti seguo con particolare interesse e curiosità attravero il tuo racconto sempre coinvolgente e simpatico.
RispondiEliminaFabio
E' il primo vostro diario di viaggio che leggo ed, ovviamente, sono andata a rileggermi la prime due puntate.
RispondiEliminaLa partenza è stata a settembre, giusto? Mi piace l'ironia, come sottolineava anche Gambetto, e condivido le scelte nell'organizzazione: un po' di storia, tante foto, vagonate di curiosità, assaggi e disponibilità a gusti diversi...
Viaggiare è il modo migliore per arricchirsi: non vedo l'ora di leggere la quarta puntata!
Ale, pensavo avessi smesso di scrivere di DAnimarca, invece eccoti qua!!!
RispondiEliminaDormire con la luce è un'impresa anche per me... infatti quando vado in Russia d'estate (sopratutto a San Pietroburgo), mi porto sempre la mascherina e i tappi perché gli uccelli cantano troppo forte... E una confezione di melatonina, altrimenti non dormo fuori casa. Sono grave, lo so...
In casa mia oggi va un pochino meglio, posso rilassarmi un pò!
Un bacione!
@ Diana, detto fra noi, se dovessimo riorganizzarlo ora, 'sto viaggio, ridurremmo i tempi: 13 giorni sono troppi, per un Paese che ma molti de ja vu. Bellissimo il Nord, incantevole l'isola di Mon ( non perdetevi l'ultima puntata!!!) da vedere Legoland e il centro e poi, per il resto, è tutta "molto uguale"- per dirla con la creatura: la prima cosa che vedi, dici "ooooooooooooooooooooooohhh, che bello", la seconda "oooooooooooohh, che bello"
RispondiEliminala terza "oh che bello" e poi " che bello, ma che palle!!!" ( e con questa, mi sono giocata l'impiego presso l'ente del turiamo danese!) Il forza genoa in runico te lo mando via FB
@ Mario: ci credi se ti dico che viaggiamo sempre da soli? perché a parole, concordano tutti con il nostro spirito, ma nei fatti...:-(
@ Manu&Silvia: ebbene sì, confesso. Son sempre in giro...
@AnnaLù&Fabio: io adoro il Nord, il freddo, la pioggia, la neve etc etc- ma rispetto al Nord vero, la Danimarca sta a metà. Ripeto, Skagen e Grenen sono stati qualcosa di indescribile, da tanta era l'emozione, scendendo, invece, le cose cambiano un po'. D'altronde, si scende :-)
@ Giulia: e no che non è finito, anzi! Ora proseguo il più possibile con questo argomento qui! E' che le ricette incalzano e non possiamo mica pubblicare cardi e polenta ad agosto! Sono felice che le cose vadano meglio, qui ce ne siamo tirati "abbastanza" fuori, ma incrociamo le dita, che non si sa mai...
Buona giornata,
Ale
Ci credi che a me capita la stessa cosa...ed a parte qualche coppia di amici che conosco da quando avevo 7 anni...evito accuratamente anche io...Mi dicono che sono pesante ma meglio esserlo prima che poi rovinarsi le giornate insieme...:-P
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