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domenica 29 novembre 2009

Danimarca: sesto giorno (Odense)

danimarca


Stanchi ma felici per la bella giornata trascorsa ( tanto per non farci mancare la citazione dotta, tratta questa volta dai quaderni della sesta elementare di mia nonna), decidiamo di andare a dormire a Kolding, città che, secondo le guide, non merita una vera e propria sosta. Decidete voi (e decidete anche se è il caso di comprarle, 'ste benedette guide...)

kolding

Al mattino, comunque, siamo pronti per l'altra tappa che aspettiamo con impazienza, vale a dire Odense, la città di Hans Christian Andersen. Ma prima, permettetemi di indulgere in un breve e tipico quadretto familiare, tanto perché vi rendiate conto dei casi della vita e dello stile con cui noi siamo soliti affrontarli.

kolding

Dunque, non so se vi ho mai confessato che noi siamo Genoani. Il che, con tutto il rispetto, è diverso che essere interisti o milanisti o juventini: a meno che non abbiate in famiglia un morto di infarto nella Nord, una madre che firmò un contratto prematrimoniale ante litteram, accettando dal futuro sposo che "prima il Genoa, poi la famiglia", la formazione del Genoa 71-72 come prima cosa che avete scritto e un marito che rischiò di arrivare in ritardo alla cerimonia nuziale perché in coda per comprare gli abbonamenti per la stagione successiva, senza contare una fede incrollabile che si è mantenuta intatta attraverso le disavventure del Grifone: "solo chi soffre impara ad amare" recita lo strisicone più famoso della Gradinata Nord- e noi Genoani lo abbiamo imparato benissimo. Quindi, non c'è da stupirsi se le grandi soddisfazioni sotto il profilo dei risultati arrivino col contagocce, in media una volta ogni venticinque-trent'anni: era il 92 quando conquistammo l'Europa ed era l'estate del 2009 quando bissammo il successo. Superfluo che mi soffermi su quanto è accaduto in casa mia in quei giorni, dalla micra fasciata di rossoblu con il bandierone della Svezia ( è rossoblu pure quello), alla figlia che girò con una scarpa rossa e una blu per tutta la stagione, fino alla corsa ai biglietti Ryanair, fedeli a quel "ti seguiremo ovunque - anche all'inferno" che fa parte dell'iniziazione di ogni genoano che conti.

casa di andersen
Un'altra premessa doverosa è che mio marito lavora SEMPRE. non ci sono sabati, domeniche e feste comandate che non lo vedano con una valigia in mano, attaccato al cellulare o davanti al pc, perché per lui il calendario comune non esiste. Non solo: non esiste nemmeno assentarsi da casa per più di una settimana e le volte in cui si è dovuto interrompere un viaggio a metà superano di gran lunga quelle in cui siamo riusciti a concluderlo, secondo programma. Io, per contro, sarei sempre in giro: per cui, vigilo di continuo, nella speranza di prenderlo in contropiede e di appioppargli una valigia che non sia zeppa di documenti e blueberry, ma di cartine e di guide. E così, quando ha comunicato che avrebbe avuto due riunioni ad Amburgo fra l'11 e il 14 agosto, non ho esitato a unire l'utile al dilettevole, trasformando in una vacanza il suo solito viaggio di lavoro.

odense
Se non che, le date prescelte coincidevano con la prima partita di Europa League del Genoa che, udite udite, avrebbe dovuto giocare con l'Odense. E, a quel punto, in casa è scoppiato il finimondo: valigie riaperte per ospitare i soliti cimeli (abbiamo pure una maglia autografata da Bagnoli, incappato nel parente genoano di mio marito, a Verona) e sorrisi di giubilo stampati sulla faccia dei due, a contrastare con lo sconforto della mia faccia, incredula di fronte a cotanta malaugurata coincidenza. E già mi stavo rassegnando a congelare sugli spalti quando, all'improvviso, salta fuori che sì, la sera in cui saremmo dovuti essere ad Odense, si sarebbe giocato lo storico match, ma dalla parte sbagliata. Genoa Odense, cioè, e non Odense Genoa, come pensato.
Su tutto il resto, sorvolo per decenza.

genoa odense



Odense è la città che ha dato i natali al personaggio più famoso della Danimarca, Hans Christian Andersen e, come spesso accade in casi analoghi, è una sorta di monumento alla sua memoria. Ovunque, ci sono strade intestate a lui (vi lascio immaginare l'orientamento), staue in tutte le pose, case dove è nato, ha vissuto, ha scritto la Sirenetta, ha pianto per gli amori infelici, in una sorta di fiabesca Via Crucis che, dopo un po', ci stufa.

odense

Ed è un peccato, perché in questo modo si rischia di non godersi in modo adeguato lo strepitoso Museo a lui dedicato, che è quanto di più completo e intelligente si possa pensare per commemorare un personaggio. Ho già detto molte volte che noi Italiani dovremmo imparare dai popoli dell'Europa continentale a come concepire l'organizzazione dei musei, per cui non sto a ripetermi, anche se ogni volta che vedo quell'accordo perfetto fra opere d'arte e spazi espositivi e le molteplici possibilità di fruizione dell'impianto museale (con un'attenzione speciale per i bambini, senza per questo violentare in alcun modo la precisione storica) mi viene un nervoso che non vi dico.

odense


Stavolta, comunque, mi diverto, girando per le stanze della casa natale dello scrittore, contando le decine di lingue in cui sono stati tradotti i suoi libri e godendomi sir Lawrence Oliver che legge It's perfectly true, esibendosi nell'imitazione di un pollo.


odense casa di andersen

Appena usciti, finiamo nel mercato rionale, un tripudio di formaggi, fiori e frutta a cui, naturalmente non so resistere. Il mega pacco della giornata sono queste schifezze qui, comprate a cifre vergognose da un sedicente contadino e finite dritte dritte nel più vicino bidone della rumenta
odense

Proseguiamo la visita, con il marito sempre più ingrugnito e la creatura che tiene alto il cellulare, a mo' di crocifisso, con l'inno del Genoa al massimo volume . "Evangelizzo", mi risponde serissima, infastidita dai miei inviti a spegenre tutto, che non si possono fare 'ste figure anche Oltralpe. E così, a prudente distanza, arriviamo alla vera chicca di Odense, la Sankt Knuds Kirche che, oltre a contenere le spoglie di sant Knud (il re Canuto II), patrono della Danimarca, racchiude questo spettacolo di polittico, di fronte al quale rimaniamo a dir poco estasiati

odense


Giriamo un po' nella parte antica, lungo Nedergade, contando gli edifici storici che si susseguono su entrambi i lati e stupendoci per il gran numero di attrazioni riservate ai bambini: per loro c'è davvero di tutto, dal museo delle locomotive alla ricostruzione della città vecchia, passando per un parco giochi naturale, con tanto di funghi e millepiedi di legno, fino ad arrivare alla più piccola biblioteca della Danimarca, una casa di bambola piena zeppa di libri. Se Odense era in cerca di un modo per ricordare Andersen, non poteva trovarne uno migliore

Alla prossima
Alessandra

10 commenti :

  1. Ogni città ha le sue religioni laiche...e poichè conosci bene le mie origini, pur non essendo io un accanito tifoso ben capirai quanto possa comprendere certe situazioni...cambiano solo i colori...la febbre è la medesima, gli episodi al limite del paradosso idem ehehehe
    La cosa che invece coglievo dal tuo post è del quanto fosse poco 'sfruttato' il nostro patrimonio culturale...intendiamoci nulla contro Hans Christian Andersen ma in Italia se solo volessimo approfondire certi autori o alcune correnti letterarie che hanno fatto da guida per interi movimenti...non basterebbero gli edifici da convertire in musei...
    Certo la considerazione è di per se banale e fin troppo populista ma d'altro canto non riesco a pensarla diversamente...
    PS
    Non ricordo un posto all'estero dove non abbia comprato qualche schifezza edibile incantato da sedicenti venditori di prelibatezze...che fosse una specie di morbo?! ahahaha

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  2. Per andare incontro alle esigenze di chi ha bambini in Italia devi andare...all'Ikea! Altro che musei...

    Comunque quei frutti rossi mi incuriosiscono...di che si tratta?

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  3. Sembrano proprio le casette delle fiabe.
    Un altro angolo d'Europa tutto da scoprire...
    Fabio

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  4. Come capisco tutti Voi!
    Genoa Uber Alles!!!
    La fede calcistica, non si dimentica mai anche all'estero, anzi viene fuori prepotentemente quando meno te lo aspetti, basta una piccola cosa a ricordartela!
    Sono d'accordo e l'ho gia' scritto, siamo un museo a cielo aperto, avremmo un'industria pazzesca qui da noi, ma..............
    Complimenti per il reportage, sempre divertente stare insieme a Voi!
    diana

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  5. rispondo un po' a tutti, perché in fondo l'argomento cardine è lo stesso: ci si potrebbero scrivere enciclopedie intere, in stile muro del pianto, sulla gestione dei beni culturali in Italia, e spesso è per questo motivo che il problema non viene affrontato: troppe cose da risolvere, per cui è meglio lasciar perdere. Quello che a me piace dei musei del Nord è questa "multifunzionalità" della concezione del museo: intendo dire che la disposizione delle sale e del materiale è tale da poter essere fruito a tutti i livelli, da quelli più elementari a quelli più specialistici. In questo modo, anche reperti oggettivamente di scarso valore vengono valorizzati al massimo e diventano proprio per questo testimonianze importantissime di civiltà. L'esatto contrario di ciò che accade da noi- e non solo per incuria, quanto per una inefficace (e scellerata, a parer mio) organizzazione delle opere d'arte. Fateci caso: quando siete agli Uffizi o al Louvre, quanti sono i quadri che non si riescono a vedere, perché troppo in alto o troppo male illuminati? E se guardate i nomi degli autori, non è che siano sempre minori, tutt'altro. Quindi, forse, basterebbe cominciare da qui: avere il coraggio di togliere, di ruotare, cambiando magari argomento e tematica, in modo da permettere a tutti di entrare davver in contatto con la propria storia e le proprie radici.
    I frutti rossi non lo so che cosa fossero... fattelo dire da Mario, che mi sembra esperto quasi quanto me, in schifezze :-)

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  6. Grande, Ale! Non per la fede calcistica, ma per aver messo una bici come prima foto del reportage!!! Te l'avrò già detto ma...quanta acqua abbiamo preso quell'anno che siamo stati in DK!
    Usciva acqua dai tubi delle bici ancora un mese dopo essere rientrati a casa!!!!
    Che esperienza!!!
    Baci,
    Valeria

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  7. Ale... te lo volevo chiedere anch'io cosa erano quei frutti rossi.. Come erano di sapore?..
    NOn resisto a non assagiare qualsiasi "schifezza"; ma questi non li conosco...
    Un bacione

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  8. Ale, le mie amichette russe mi hanno dato dei suggerimenti a proposito delle bacche: possono essere Thimbleberry http://en.wikipedia.org/wiki/Thimbleberry Dicono che sanno di lampone e fragolina di bosco messi insieme

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  9. @ Vale, hai visto??? siamo partiti carichi di mantelle impermeabili, però è piovuto solo i primi giorni, per fortuna. Da Odenze in poi, sempre bello...

    @ Dall'aspetto direi di sì, dal sapore mhh... forse no: mi sembravano dei lytches marci, non so se rendo l'idea! Comunque, a quanto ho capito dal bidonaro..ops, venditore- che parlava dialetto danese, e pure stretto- dovrebbero essere di provenienza cinese. Comunque, una schifezza assoluta, sono certa che mi avresti fatto compagnia!!!!
    ale

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