Tre libri, stasera: e non perchè sia stata presa da una insana voglia di smaltire gli arretrati, quanto per il denominatore comune che li lega, pur nella loro diversità. Per puro caso, li ho letti quasi uno di seguito all'altro e il confronto è stato, gioco forza, inevitabile, segnando per giunta un confine ben marcato fra chi ha vinto la sfida, chi c'è riuscito a metà e chi, invece, è naufragato nella sua presunzione, in un folle volo verso uno dei cimenti più ardui per chi voglia scrivere un romanzo: vale a dire, la padronanza di una materia composita, variegata e in apparenza sconnessa, quale è appunto quella scelta da ciascun autore come argomento della propria storia. E' una sfida "alta", di quelle che mettono a nudo le tue capacità e i tuoi limiti, tanto che sono molti gli autori che preferiscono non raccogliere il guanto. I tre che seguono lo hanno fatto con esiti che a me sono parsi differenti, l'uno dall'altro, a conferma della difficoltà dell'impresa e dell'alto valore della posta in gioco
F. Glauser, Il Tè delle Tre Vecchie SignoreCi credete se vi dico che non so ancora se questo libro mi è piaciuto o no? Quello che so per certo è che, pur essendo stato di difficile lettura, non mi ha mai fatto venire voglia di abbandonarlo: il che è cosa buona, indizio della percezione di un'opera degna di essere letta, da una parte, e della scarsissima preparazione letteraria della sottoscritta, dall'altra. Eppure, erano anni che desideravo comprarlo, attratta com'ero dal titolo e dalla casa editrice, in assoluto quella che preferisco per la raffinatezza delle scelte, la capacità di scoprire talenti e di proporre vere e proprie chicche, altrimenti destinate a giacere nei cassetti di chissà quanti altri editori. Ed è proprio per festeggiare il suo quarantesimo compleanno che la Sellerio ha deciso di ripubblicare i venti titoli più emblematici della sua storia, da Sciascia a Camilleri, a cui va il merito di aver risollevato dal rischio di fallimento i coniugi Sellerio, consentendo ai mitici libretti blu di tornare a riempire gli scaffali delle librerie.
Glauser, dicevamo: un autore svizzero, considerato il padre del giallo elvetico, riscoperto a seguito del grande successo di Durenmatt, di cui fu il maestro e dal quale, però, venne oscurato. Non a caso Sciascia, sul risvolto di copertina, fa notare l'anomalia e cerca subito di metterci una pezza , ricorrendo al consunto paragone con Simenon e con Maigret che, mai come in questo caso, è fuori luogo. "Il tè delle tre vecchie signore", infatti, è una divertente e datatissima storia di spionaggio, nei toni ingenui e un po' enfatici che tanto affascinavano il pubblico degli anni '30, che vede qui soddisfatte tutte le sue aspettative: personaggi surreali che celano la loro vera identità chiamandosi "numero 72" piuttosto che "colonnello," ambientazioni che spaziano dalla sontuosa dimora del politico inglese al rifugio spartano della spia russa, la prorompente presenza della magia nera, una rutilante storia d'amore, l'eroina con i pantaloni e i capelli alla maschietto, gli affondi nella nuova scienza della psichiatria e, a far da filo conduttore, una serie di cadaveri disseminati qua e là. Insomma, un'accozzaglia di argomenti che sembrano la traduzione in prosa di quei gabinetti delle meraviglie che appagavano le smanie di collezionismo in voga qualche secolo fa, nei quali i pezzi di pregio finivano per essere confusi fra paccottiglie e cianfrusagli di ogni genere. In tutta onestà, non escludo di aver completamente sbagliato approccio alla lettura, convinta com'ero che si trattasse di un giallo di impianto classico: anzi, a ripensarci, sono certa che se lo avessi letto con uno spirito diverso, meno imbrigliato nelle aspettative di genere, me lo sarei goduta infinitamente di più, magagne o non magagne. Quasi quasi lo rileggo, cosa dite?
Alicia Gimenez- Bartlett, Riti di morte
Ancora la Sellerio, ancora un'altra operazione editoriale: dopo Camilleri e Carofiglio, tocca ad Alicia Gimenez - Bartlétt l'onore di veder ripubblicati i suoi romanzi in volumi unici che raccolgono, a gruppi di tre e in ordine cronologico, l'opera omnia di questa autrice spagnola, nota in tutta Europa per aver creato una delle coppie investigative più strampalate e simpatiche della storia del giallo, vale a dire l'ispettrice (ispettore??) Pedra Delicado e il suo vice, Fermin Garzòn. A proposito di questo libro, qualche giorno fa vi dicevo che la prima volta che lo avevo letto, non mi era piaciuto granchè o meglio: non mi aveva fatto "nè caldo nè freddo", come si suol dire. Oggi, invece, lo trovo un bellissimo romanzo, prima ancora che un bellissimo giallo, tanto che fatico a parlarne in poche righe, tali e tanti sono gli spunti su cui si potrebbe riflettere e discutere. La spina dorsale è un'indagine poliziesca: Barcellona è tenuta sotto scacco da un violentatore seriale, che marchia le sue vittime con una sorta di fiore e che, nel giro di poco tempo, getta la città nel panico. Al caso viene affidata l'ispettrice Pedra Delicado, che da poco è entrata in Polizia dando una brusca virata alla sua vita, rinunciando al prestigio di uno studio legale ed agli agi di una borghesissima vita matrimoniale per immergersi in una realtà meno patinata ma più vera, nella quale può finalmente riconoscersi e ritrovarsi. Finita dritta a scartabellare in archivio, Pedra viene recuperata come tappabuchi per l'indagine (nel suo commissariato sono tutti o malati o in ferie) e, a completare l'opera, le viene assegnato come vice Fermin Garzòn, un poliziotto alle soglie della pensione, una sorta di manovale delle forze dell'ordine, solo, sensibile e rassegnato a non chiedere nulla alla vita. Che i due, all'inizio, facciano scintille è tutto nelle premesse, che si sviluppano in un rapporto prima di reciproca tolleranza e poi di progressiva conoscenza, fino a trovare un punto d'incontro fra la scorza ruvida di Pedra e la sommessa rassegnazione di Fermin, secondo un copione consolidato ma che, sotto la penna della Gimenez- Bartlett, non scade mai nel banale o nel ripetitivo. Nulla, a dire il vero, è banale e ripetitivo, in questo romanzo- non i personaggi, non l'angolazione con cui si narra la storia e non la Barcellona in cui tutto si svolge, colta a tal punto in ogni sua sfaccettatura da svestire i panni statici del semplice scenario per diventare una sorta di basso continuo, capace di modularsi in modo così naturale sui personaggi e sulle situazioni da costituire essa stessa un personaggio vivo ed essenziale alla storia.
Definire Riti di Morte un romanzo giallo sarebbe sbagliato: non riduttivo, non fuorviante- sbagliato e basta. L'indagine, infatti, è solo una voce di una partitura più ampia, che l'autrice sa dirigere con sicurezza e con maestria, alternando al ritmo incalzante dell'azione quello pacato della riflessione e passando disinvoltamente dal piano della narrazione dei fatti a quello dell'introspezione dei pensieri. Il tutto, senza mai sbagliare un attacco, con un dosaggio dei tempi assolutamente perfetto, dove ogni elemento trova un proprio spazio dove esprimersi al meglio e fino in fondo.
La seconda avventura è sul comodino....
Monica Ali, In the Kitchen
Comincia bene e finisce malissimo, questo romanzo pretenzioso, ambientato in una Londra moderna, multietnica, lacerata da contraddizioni sempre più drammatiche, la cui trama si stempera in una serie di rivoli tanto verbosi quanto inutili. Dalla prima metà in poi, mi sono chiesta che fine avesse fatto l'editor, visto che, se mai c'era bisogno di usare le forbici, era proprio in questo caso. Con 200 pagine di meno, sarebbe stata tutt'altra lettura, posto che vi piacciano i de ja vu e i dolori stereotipati di ex giovani capaci solo di piagnucolarsi addosso. Così, invece, resta un'opera noiosa, dispersiva, faticosa, il cui unico pregio è un macroscopico debito ad Anthony Bourdain- da Kitchen Confidential ad Un Osso in Gola- il che dimostra, ancora una volta, che a misurarsi con dei giganti ci si perde sempre e che la presunzione non paga. Quanto meno qui sopra.
Buona serata
Alessandra
Glauser, dicevamo: un autore svizzero, considerato il padre del giallo elvetico, riscoperto a seguito del grande successo di Durenmatt, di cui fu il maestro e dal quale, però, venne oscurato. Non a caso Sciascia, sul risvolto di copertina, fa notare l'anomalia e cerca subito di metterci una pezza , ricorrendo al consunto paragone con Simenon e con Maigret che, mai come in questo caso, è fuori luogo. "Il tè delle tre vecchie signore", infatti, è una divertente e datatissima storia di spionaggio, nei toni ingenui e un po' enfatici che tanto affascinavano il pubblico degli anni '30, che vede qui soddisfatte tutte le sue aspettative: personaggi surreali che celano la loro vera identità chiamandosi "numero 72" piuttosto che "colonnello," ambientazioni che spaziano dalla sontuosa dimora del politico inglese al rifugio spartano della spia russa, la prorompente presenza della magia nera, una rutilante storia d'amore, l'eroina con i pantaloni e i capelli alla maschietto, gli affondi nella nuova scienza della psichiatria e, a far da filo conduttore, una serie di cadaveri disseminati qua e là. Insomma, un'accozzaglia di argomenti che sembrano la traduzione in prosa di quei gabinetti delle meraviglie che appagavano le smanie di collezionismo in voga qualche secolo fa, nei quali i pezzi di pregio finivano per essere confusi fra paccottiglie e cianfrusagli di ogni genere. In tutta onestà, non escludo di aver completamente sbagliato approccio alla lettura, convinta com'ero che si trattasse di un giallo di impianto classico: anzi, a ripensarci, sono certa che se lo avessi letto con uno spirito diverso, meno imbrigliato nelle aspettative di genere, me lo sarei goduta infinitamente di più, magagne o non magagne. Quasi quasi lo rileggo, cosa dite?
Alicia Gimenez- Bartlett, Riti di morte
Ancora la Sellerio, ancora un'altra operazione editoriale: dopo Camilleri e Carofiglio, tocca ad Alicia Gimenez - Bartlétt l'onore di veder ripubblicati i suoi romanzi in volumi unici che raccolgono, a gruppi di tre e in ordine cronologico, l'opera omnia di questa autrice spagnola, nota in tutta Europa per aver creato una delle coppie investigative più strampalate e simpatiche della storia del giallo, vale a dire l'ispettrice (ispettore??) Pedra Delicado e il suo vice, Fermin Garzòn. A proposito di questo libro, qualche giorno fa vi dicevo che la prima volta che lo avevo letto, non mi era piaciuto granchè o meglio: non mi aveva fatto "nè caldo nè freddo", come si suol dire. Oggi, invece, lo trovo un bellissimo romanzo, prima ancora che un bellissimo giallo, tanto che fatico a parlarne in poche righe, tali e tanti sono gli spunti su cui si potrebbe riflettere e discutere. La spina dorsale è un'indagine poliziesca: Barcellona è tenuta sotto scacco da un violentatore seriale, che marchia le sue vittime con una sorta di fiore e che, nel giro di poco tempo, getta la città nel panico. Al caso viene affidata l'ispettrice Pedra Delicado, che da poco è entrata in Polizia dando una brusca virata alla sua vita, rinunciando al prestigio di uno studio legale ed agli agi di una borghesissima vita matrimoniale per immergersi in una realtà meno patinata ma più vera, nella quale può finalmente riconoscersi e ritrovarsi. Finita dritta a scartabellare in archivio, Pedra viene recuperata come tappabuchi per l'indagine (nel suo commissariato sono tutti o malati o in ferie) e, a completare l'opera, le viene assegnato come vice Fermin Garzòn, un poliziotto alle soglie della pensione, una sorta di manovale delle forze dell'ordine, solo, sensibile e rassegnato a non chiedere nulla alla vita. Che i due, all'inizio, facciano scintille è tutto nelle premesse, che si sviluppano in un rapporto prima di reciproca tolleranza e poi di progressiva conoscenza, fino a trovare un punto d'incontro fra la scorza ruvida di Pedra e la sommessa rassegnazione di Fermin, secondo un copione consolidato ma che, sotto la penna della Gimenez- Bartlett, non scade mai nel banale o nel ripetitivo. Nulla, a dire il vero, è banale e ripetitivo, in questo romanzo- non i personaggi, non l'angolazione con cui si narra la storia e non la Barcellona in cui tutto si svolge, colta a tal punto in ogni sua sfaccettatura da svestire i panni statici del semplice scenario per diventare una sorta di basso continuo, capace di modularsi in modo così naturale sui personaggi e sulle situazioni da costituire essa stessa un personaggio vivo ed essenziale alla storia.
Definire Riti di Morte un romanzo giallo sarebbe sbagliato: non riduttivo, non fuorviante- sbagliato e basta. L'indagine, infatti, è solo una voce di una partitura più ampia, che l'autrice sa dirigere con sicurezza e con maestria, alternando al ritmo incalzante dell'azione quello pacato della riflessione e passando disinvoltamente dal piano della narrazione dei fatti a quello dell'introspezione dei pensieri. Il tutto, senza mai sbagliare un attacco, con un dosaggio dei tempi assolutamente perfetto, dove ogni elemento trova un proprio spazio dove esprimersi al meglio e fino in fondo.
La seconda avventura è sul comodino....
Monica Ali, In the Kitchen
Comincia bene e finisce malissimo, questo romanzo pretenzioso, ambientato in una Londra moderna, multietnica, lacerata da contraddizioni sempre più drammatiche, la cui trama si stempera in una serie di rivoli tanto verbosi quanto inutili. Dalla prima metà in poi, mi sono chiesta che fine avesse fatto l'editor, visto che, se mai c'era bisogno di usare le forbici, era proprio in questo caso. Con 200 pagine di meno, sarebbe stata tutt'altra lettura, posto che vi piacciano i de ja vu e i dolori stereotipati di ex giovani capaci solo di piagnucolarsi addosso. Così, invece, resta un'opera noiosa, dispersiva, faticosa, il cui unico pregio è un macroscopico debito ad Anthony Bourdain- da Kitchen Confidential ad Un Osso in Gola- il che dimostra, ancora una volta, che a misurarsi con dei giganti ci si perde sempre e che la presunzione non paga. Quanto meno qui sopra.
Buona serata
Alessandra
Ragazza, io non riesco mica a starti dietro con tutte ste letture. A forza di prendere nota di titoli e autori ho una lista lunga 1 km. Il problema è che ultimamente leggo pochissimo perchè la sera crollo per la stanchezza. Spero di rifarmi questa estate. Tu continua, mi raccomando!!! Buona notte
RispondiEliminaoh accidenti, in the kitchen l'ho comprato anch'io tentata dalla trama leggiucchiata dalla copertina e sarebbe stato uno dei prossimi, ma ora lo farò slittare a tempi da definirsi... mi sa che mi inizio 'per questo mi chiamo giovanni' che avrei comprato oggi per i miei figli ma penso possa piacere un po' anche ai grandi che devono rispondere ad incalzanti domande ...
RispondiEliminasilvia - pc
Solo solo perché SONO DELLA Sellerio, già partono bene e poi il secondo parla pure di Barcellona... il terzo è fuori discussione!
RispondiEliminaAle, ma mi dici come fai a riuscire a leggere così tanto?.. Per quanto mi sforzi, non riesco a leggere nemmeno 1/10 di quello che proponi..
RispondiEliminaSarai il mio mito per sempre...
Sono d'accordo con te sul discorso delle trasmissioni culinarie.. C'è una incompetenza più assoluta in giro, e non possiamo fare niente..grrrr
Un bacione!
Leggerei volentieri il secondo. Ma mi sa che devo prima far scendere un po' la pila di quelli che mi aspettano ;-)
RispondiEliminaFabio
Non ho letto Glauser e non me ne fai venire voglia. La Gimenez-Bartlett mi piace molto anche nei libri "normali" sempre di Sellerio ma nella collana i contesti, anzi forse mi piace di più.
RispondiEliminaIn the kitchen, brava l'hai finito! l'editor era in ferie. Io credo di non essermi mai pianta addosso e non sopporto chi lo fa per più di 2 minuti.
@ Bianca, 'sto mese sono andata a rilento- un po' perchè avevo parecchio lavoro "vero" da fare e un po' perchè anch'io toccavo il letto e crollavo. Ora ho due o tre libri "idioti" che mi aspettano, e con quelli vado liscia, come si suol dire...
RispondiElimina@ Silvia: magari a te piace... io l'ho trovato faticosissimo da leggere- troppe cose "importanti", rimaste in nuce: ci si potevano scrivere 5 libri belli, sviluppando bene gli argomenti. Appena lo hai letto, dimmi cosa ne pensi
@ Giulia, non guardo la TV. E passo ore (ORE) ad aspettare mia figlia fra una lezione di musica e l'altra. Per dire, stasera ha lezione dalle 6.30 alle 8.00, in un posto semi dimenticato da Dio, senza neppure un bar decente o un grande magazzino, per giunta parecchio lontano da casa nostra. Ovvio che non ce la lasci andar da sola, ovvio che mi tocchi aspettarla in macchina...
Invece, sull'altro argomento, ma lo sai che mio marito mi ha detto che il libro di una di queste tipe che fanno scempio della nostra cucina in TV è fra i più venduti in Italia????? magari sarà bellissimo, ma io non oso neppure sfogliarlo...
@ Stefania: guarda caso, la Sellerio è di Palermo :-) Lo dico da grande ammiratrice della cultura siciliana, che quanto a raffinatezza è km avanti a tutti- e questa casa editrice ne è un altro esempio. Non sai quanto vi ammiri per questo.
RispondiElimina@ Fabio, sotto l'ombrellone è perfetto...
@ Silvia: non sapevo che la Gimenez scrivesse anche di altro, ma la cosa non mi sorprende, perchè nella serie di Pedra non c'è proprio l'intenzione di scrivere un giallo: lo avrebbe potuto e saputo fare benissimo, ma ha scelto un'altra strada. Sui 2 minuti di sopportazione dei piagnoni, mi batti :-)
ciao
ale
Riti di morte è piaciuto tanto anche a me!
RispondiEliminaNon avevo mai letto nulla della Gimenez- Bartlett e quando l'ho visto riedito non potevo farmi sfuggire proprio il primo della serie :-)
Ho trovato deliziosi i battibecchi tra Pedra e il suo vice e mi ritrovo completamente nel tuo commento. Leggerò sicuramente anche i seguenti.
Ciao Roberta
azz.... l'ultimo l'ho appena comperatoti saprò dire..... ciao Ely
RispondiEliminano no, io sono lentissima a leggere, se poi ci sono 200 pagg di troppo, via via... mi tenta molto di più 'riti di morte', di una autrice che non conosco, forse ne ho letto due righe di recensione su qualche giornale in qualche sala d'attesa ma probabilmente è arrivato il mio turno e non ho avuto il tempo di finire e quindi poi me ne sarò dimenticata, ma ... a causa del furor ecc ecc ... sarà il mio prossimo acquisto...
RispondiEliminaciao, e grazie sempre
silvia - pc
@ Roberta, pensa che se non fosse stato per la riedizione avrei forse lasciato perdere... proprio vero che certe operazioni editoriali sono benedette! anch'io passerò presto al secondo, anche perchè mi è capitata una schifezza per le mani (la Biblioteca dei Morti) che ho bisogno di disintossicarmi e anche subito
RispondiElimina@ Ely, magari a te piace... ti aspetto qui!
@ Silvia, ma grazie a te e a tutti quelli che amano i libri e parlarci su. Non avete idea della gioia con cui scrivo queste cavolate!
ciao
ale
@Ale: di seguito la recensione così come l'ho scritta su Anobii..... se vorrai... è un libro insolito, non è un thriller.....
RispondiEliminaRo
Gli amabili resti non sono Susie.... ma ciò che resta della sua famiglia e dei suoi amici dopo che lei se ne è andata..... la perdita di un figlio, di un fratello, di un nipote è un evento che cambia la vita....e non solo di chi vive sulla propria pelle quell'incommensurabile dolore ma anche di coloro che girano attorno, perfino le persone che ancora non sono. E' un libro delicato, gentile che cerca di sviscerare gli stati d'animo di tutti anche del colpevole.... e non è mai "violento" nemmeno nelle descrizioni più crude. "....l'abbandono dell'essere vivi, la luminosa e buia pena dell'essere umani, l'andare avanti a tentoni, brancolando negli angoli per poi aprire le braccia alla luce, in un continuo attraversare l'ignoto" Da leggere...
Ro, è bellissima. Faccio un tentativo, dai..
RispondiEliminaMi vieni a trovare su aNobii, così ci vediamo anche lì? io sono raravis.
agli ordini!!!!!!!
RispondiEliminaRo