di Alessandra
Ve lo ricordate il post sui cimiteri?
Quello dove la grande comunità del blog ha dato il meglio di sè nei commenti?
Ecco, io no.
Nel senso che, siccome qui sopra ci scrivo solo cose normali non è che il fissarle per iscritto conferisca loro un maggiore rilievo: che poi siano normali solo per me, questo è un altro discorso, che nulla toglie al fatto che io non ci faccia caso più di tanto e che quindi mi dimentichi di aver raccontato urbi et orbi i miei affari.
Quindi, quando ieri, parlando con un'amica, assidua lettrice di MT, le ho detto che all'epoca in cui viveva negli USA , Giulio abitava da un becchino, non intendevo scatenare nessuna reazione inconsulta come quella che ne è venuta fuori ( e da cui naturalmente prendo le distanze: sono una persona seria, io....)
Anche perchè, se Giulio non avesse abitato lì, non sarebbe mai potuto entrare in possesso di uno dei cimeli di famiglia, vale a dire la raccolta delle ricette di tutte le torte con cui le donne devote del Missouri (le famose Pie Women) erano solite abbellire le bancarelle nelle varie feste parrocchiali, intitolato nientemeno che "From the Good Cooks At Thr Gower Christian Church". Praticamente, uno scrigno di bontà, stando alla copertina e all'indice: "Grandma Burnham's Brown Bread, Luscious Lemon Bar Cookies, Delicious Chocolate Fudge, Marble Marvelous Cheesecake", che la mente associa subito a robe goduriosissime, tripudi dei sensi, trionfi di lussuria e perdizione... Peccati mortali, insomma. Nel vero senso della parola, però. E se non ci credete, leggete qui
Pistachio Cake
1 preparato per torta margherita
1 pacchettino di pudding al pistacchio
3 uova
1 tazza di olio
1 tazza di SEVEN UP (la Zup di Muscaria)
1/2 tazza di noci a pezzetti
Procedimento
Unire tutti gli ingredienti e mescolarli a velocità media per 3 minuti. Infornare per 50 minuti a 180 gradi, lasciar raffreddare nello stampo per 15 minuti, sformare e far raffreddare completamente.
Per la Glassa (credevata, eh, che fosse finita qui???)
1 pacchettino di pudding al pistacchio
1 busta di Dream Whip ( questa ce l'avevamo anche noi: è quella specie di bario che, da montato, si trasformava in schiuma da barba)
1 tazza e mezza di latte freddo
Mescolare a velocità bassa per 1 minuto. Aumentare fino alla velocità media e continuare a mescolare per 5 minuti- perchè, si sa, se non si mescolano a lungo, le torte non vengono buone...
Prima che cominciate a preoccuparvi, la ricetta qua sotto, che pure è americana, ma americana, ma americana che di più non si può, non proviene da questo compendio di sonore schifezze, ma da un sito/blog statunitense di cui ho perso tutti i riferimenti- che metterò subito, nel caso l'autore passasse di qui. Siccome non so più da dove l'ho presa, non sono neppure potuta andare a farmi un ripasso sull'origine di questa torta, il che rende praticamente certo che da qui in poi snocciolerò una serie di cavolate galattiche (da qui in poi: sia chiaro).
Dunque: la Red Velvet è una torta di cioccolato a cui viene aggiunta una quintalata di colorante rosso e che per tradizione si prepara a San Valentino. In origine, però (butto lì i Pilgrim Fathers), il rosso da cui il dolce prende il nome era dato dalla barbabietola, che insieme al cacao ne costituiva l'ingrediente principale. Quindi, quella che segue è una versione quanto più possibile vicina all'originale, con la barbabietola al posto del colorante, ed è una vera scoperta, almeno per me. Del sapore peculiare della barbabietola resta poco o nulla, mentre la torta acquista una morbidezza fuori dal comune, che resta inalterata per diversi giorni, tanto che, mentre la assaggiavo, mi è venuta subito in mente la torta 3C- quella con la Coca Cola- di cui potrebbe costituire una variante più sana e leggera.
RED VELVET BEETROOT CAKE
230 g di farina autolievitante
100 g di cioccolato
125 g di burro salato
100 g di cacao (facoltativo)
3 uova grandi
200 g di zucchero di canna
25o g di barbarietola grattugiata
Accendere il forno a 180 gradi e imburrare bene uno stampo a ciambella
Far fondere il burro e il cioccolato a bagnomaria
Montare le uova con lo zucchero e quando sono belle spumose, aggiungere la barbabietola grattugiata finemente; unire il cioccolato e il burro fusi, mescolando bene per far amalgamare tutti gli ingredienti. In ultimo, la farina setacciata (eventualmente con il cacao)
Versare il composto nello stampo e far cuocere a 180 gradi per 35/40 minuti (prova stecchino)
Io l'ho lasciata così, per darvi l'idea del colore che prende, ma negli U.S.A. la decorano con tutto: dalla glassa al cioccolato fuso, allo zucchero a velo. Liberi di sbizzarrirvi come volete, quindi. Intanto, sempre buona resta.
Far fondere il burro e il cioccolato a bagnomaria
Montare le uova con lo zucchero e quando sono belle spumose, aggiungere la barbabietola grattugiata finemente; unire il cioccolato e il burro fusi, mescolando bene per far amalgamare tutti gli ingredienti. In ultimo, la farina setacciata (eventualmente con il cacao)
Versare il composto nello stampo e far cuocere a 180 gradi per 35/40 minuti (prova stecchino)
Io l'ho lasciata così, per darvi l'idea del colore che prende, ma negli U.S.A. la decorano con tutto: dalla glassa al cioccolato fuso, allo zucchero a velo. Liberi di sbizzarrirvi come volete, quindi. Intanto, sempre buona resta.
Buona questa torta!!
RispondiEliminate ne rubiamo una fettina!!
baci baci
La prima torta non ho intenzione nemmeno di prenderla in considerazione e non per la presenza della 7up... la seconda invece sarà la prossima che farò... omettendo il cacao... magari proponendola per pasqua (o meglio la vigilia) con quel suo colore rosso porpora, che mi pare proprio adatto all'occasione...
RispondiEliminabaci
Stefania
io voglio quel libro!!
RispondiEliminaLa seven up!!!!! MITICO!!!
Grazie Ale, molto interessante, soprattutto il riferimento al soggiorno dal becchino di Giulio: quando si dice "attrazione fatale"...
RispondiEliminaMi hai incuriosita con la questione della storia della velvet cake, così ho googolato e... guarda un po': il rosso in origine altro non sarebbe che una reazione chimica! Copio da Wikipedia:
* * *
James Beard's 1972 reference American Cookery[2] describes three red velvet cakes varying in the amounts of shortening and butter. All use red food coloring, but the reaction of acidic vinegar and buttermilk tends to better reveal the red anthocyanin in the cocoa. Before more alkaline "Dutch Processed" cocoa was widely available, the red color would have been more pronounced. This natural tinting may have been the source for the name "Red Velvet" as well as "Devil's Food" and similar names for chocolate cakes.[3][1]
While foods were rationed during World War II, bakers used boiled beets to enhance the color of their cakes. Boiled grated beets or beet baby food are found in some red velvet cake recipes, where they also serve to retain moisture.
A red velvet cake was a signature dessert at the Waldorf-Astoria Hotel in New York City during the 1920s. According to a common urban legend a woman once asked for the recipe for the cake, and was billed a large amount. Indignant, she spread the recipe in a chain letter.[4][1]
In Canada the cake was a well-known dessert in the restaurants and bakeries of the Eaton's department store chain in the 1940s and 1950s. Promoted as an "exclusive" Eaton's recipe, with employees who knew the recipe sworn to silence, many mistakenly believed the cake to be the invention of the department store matriarch, Lady Eaton.[5]
A resurgence in the popularity of this cake is partly attributed to the 1989 film Steel Magnolias in which the groom's cake (another southern tradition) is a red velvet cake made in the shape of an armadillo.[1]
* * *
E dopo il doveroso excursus storico mi è venuta fame. Passa una fetta, va...
La torta è bellissima e sicuramente ottima. Io però mi sono soffermato sull'espressione "Pie woman", semplicemente da incorniciare :-D
RispondiEliminaFabio
La torta con la barbabietola mi mancava! La provo, grazie dell'idea! Se vuoi sbirciare il mio blog. . . http://atuttacucina.blogspot.com
RispondiEliminaSulla Bibbia sta scritto:
RispondiEliminaNON LASCIARE CHE IL SOLE TRAMONTI SULLA TUA COLLERA
Mi sembra una bella cosa!
Non ti arrabbiare, goditela e fai quello che ritieni più giusto! Buon fine giornata deny
Non è che la barbabietola mi sconvolga più di tanto: ho assaggiato una torta meravigliosa che aveva come ingrediente principale i fagioli borlotti!
RispondiEliminaComunque questi abbinamenti curiosi mi incuriosiscono anche più della Coca cola e della Zup!
Eccomi, eccomi...
RispondiElimina@Manuela e Silvia, volentierissimo! tanto, questa fa ingrassare un po' meno delle altre...
@Stefania, "ti" ho appena comprato un libro che so che ti renderà felice...:-)))) aspetto il tuo rientro, per svelare l'arcano...
@Alem, c'è da morire!!! devi leggere la torta nuziale, guarda... altro che lacrime agli occhi... ti verrebbe quasi da pensare ad una connessione, fra le ricette e gli affari del becchino...:-)
@ Mapi, fammi capire...praticamente, ho postato la versione delle razioni del tempo di guerra???? :-) e io che pensavo ai Padri Pellegrini....
RispondiElimina@ Fabio: l'unico, L'UNICO che abbia colto il sottile umorismo...:-)
@ speedy, fatto. molto carino, sul serio
@ Deny, per una volta che sono tranquilla...:-))))
@ Virò: sono seria. Fagioli borlotti, zucchine, melanzane...ora ho trovato una torta con l'avocado... quasi quasi... sempre meglio che la seven up, comunque...
ciao
ale
Fabio, l'unico no, il primo!
RispondiEliminaMia la domanda scema: la barbabietola cruda?
Un abbraccio. Rosella
:-D
RispondiEliminavediamo in quanti ci arrivano... già la Mapi è stata una delusione...:-)
COTTA, la barbabietola ci va cotta.
ciao
ale
Se dovessi stilare una classifica, in termini di gradimento, per il popolo dei “Chocolate addict”, al primo posto metterei, senza indugio, la mississipi mud (mood) cake. Seguirebbero a ruota:
RispondiElimina• La chocolate red wine cake (per veri estimatori);
• La Robuchon (veloce ed universalmente gradita);
• La Sacher torte (un evergreen);
• La cake di patate e cioccolato speziato (voluttuosamente morbida);
• Tutte le varianti di “mousse au chocolat”, aromatizzate in mille modi, ma sempre rigorosamente a base di cioccolato fondente.
Ovviamente non ho ancora provato la “red velvet beetroot cake” ma, per il solo fatto che sia “velvet”, potrebbe apportare qualche modifica alla graduatoria.
Le “pie women”, per restar tali (nel senso italiano del termine), dovrebbero evitare di frequentare questo blog!!!!!
Per tutte le altre????
Il fuoco eterno … per continuare, anche nell'aldilà, a sfornare simili delizie….
Un abbraccio
Licia
Onorevoli Giurati,
RispondiEliminavista la classifica stilata dalla signora Eburnea Licia, sedicente portavoce della venerabile torma dei Chocolate- addicted
attentamente ponderate le motivazioni della suddetta
scelleratamente spremute le meningi alla ricerca di una pur minima coerenza nei parametri di giudizio ivi adottati
porgiamo SUPPLICE ISTANZA di RIAMMISSIONE delle nostre candidature, nella convinzione, per altro facilmente dimostrabile, che la succitata signora Eburnea Licia abbia disdegnato il nostro assaggio.
E d'altronde, da una che ha un così limitato giro vita, non ci si può aspettare altro...
Con devoto ossequio
Old Fashioned Chocolate Cake
Old Fashioned Chestnut Cake
Choco- Caramel Tarte
Ahi, ahi, ahi: beccata in fallo!!!
RispondiEliminaEbbene si, faccio ammenda e, immediatamente prima della plateale lapidazione , confesso che:
• Non ho mai assaggiato la Choco- Caramel Tarte!!! (non vado molto d’accordo con il caramello). Ma potrei prontamente colmare questa mia imperdonabile lacuna se soltanto qualche anima buona lo facesse al posto mio!!!!
• Ho clamorosamente dimenticato la Old Fashioned Chocolate Cake. Come ho potuto???? Sarà colpa dell’età, dell’Alzheimer incombente???? Non me ne vogliano Mrs Lawson e Raravis!!!!!
• La Old Fashioned Chestnut Cake, invece, non mi ha convinto in pieno. La mia era un po’ “gnecca” (leggasi gommosa), ma sicuramente ho sbagliato qualche passaggio: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!!!!
A questo punto che fare????
Oltre a cospargermi il capo di cenere, indossare cilicio e sacco di penitenza… non mi rimane che appellarmi alla clemenza della Corte: sono incensurata!!!!!
Un abbraccio
Licia
Ah-ah-ah (risatona sardonica)
RispondiEliminala corte non è clemente- specie quando deve lavorare di sabato...
quindi, massimo della pena. Un corso sulla Old Fashioned chestnut cake, sotto le cure di Madame Raravìs, che terminerà solo con la prova dei fianchi: quando la rea cirocnferenza sarà perfettamente sovrapponibile a quella dell'insegnate, allora e solo allora si portà rilasciare l'imputata.
Le spese processuali sono a carico della stessa, rifondibile in marroni (interi, per favore), meglio se colti nel bosco della magione
Lo Stato, come sempre, si accolla le spese del viaggio. Torino Genova, sola andata
:-)))))
Vostro Onore, mi oppongo!!!!
RispondiEliminaChiedo almeno che siano acquisiti agli atti:
• Il diagramma del mio peso;
• Le misure del mio giro vita e fianchi;
• Il referto delle mie analisi del sangue.
Se tutto ciò non fosse sufficiente, mi rimetterò ( di buon grado) al giudizio della Corte, ivi compresa la custodia cautelare a casa Gennaro.
Sono convinta che, dopo una brevissima permanenza, lo Stato finirà per accollarsi anche le spese del ritorno!!!!! Ah, ah, ah, ah!!!!!
:)))))
RispondiEliminaNon amo la barbabietola...ma questo post si.
Firmato
Pie man ahahahahha