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mercoledì 21 aprile 2010

Christopher Isherwood- Un Uomo Solo


Un Uomo Solo è un libro triste. Triste come può esserlo un libro che parla di un lutto, di un vivere sempre più stanco e affaticato, di un bagaglio di esperienze di cui si avverte il peso, man mano che ci si accorge della loro vanità. Non si diventa più saggi, ma soltanto più stupidi, svela al suo giovane alunno il vecchio professore, icona di una solitudine che Isherwood decide di raccontare con il bisturi, anzichè con la penna: la incide, la spolpa, la scarnifica, con lo sguardo lucido ed implacabile di chi vuole e sa andare fino in fondo, a tutti i costi.
E così, la solitudine di George va oltre il dato esistenziale della sua vedovanza, per diventare l'espressione di un rifiuto a tutto tondo che è poi il filo rosso che lega la storia e il suo protagonista al suo autore.
Come Isherwood, infatti, George è un omosessuale nell'America dei primi anni '60, emarginato da una società avvelenata dal conformismo, che si schiude cauta alla novità per ritrarsi impaurita di fronte alla diversità. E il vecchio professore non fa eccezione: è il diverso, l'uomo cattivo, quello che spaventa i bambini e che nessuno invita ai barbecue della domenica. Tuttavia, come Isherwood, anche George non si riconosce nei valori e nei parametri dell'ambiente in cui vive e che affronta, ogni giorno, assumendo la maschera del rispettabile professore che tutti si aspettano che sia. Emarginazione ed alienazione diventano quindi i due modi in cui si declina il dramma della solitudine di quest'uomo, sin dalle prime battute del racconto della giornata narrata nel romanzo: la casa in cui vive, isolata dalle altre e separata dalla strada da un ponte, è metafora del suo essere ai margini, mentre il luogo da cui egli osserva la vita del quartiere- la tazza del gabinetto- è la cifra del disprezzo del suo sguardo sul mondo.
E così, le 24 ore del giorno si srotolano in un moto sussultorio, con la solitudine a fare da basso continuo e tutto il resto a far da contrappunto- ora la rabbia, ora il dolore, ora il disincanto, ora gli accenti intimi e struggenti di una malinconia che si incarna nella quotidianità degli oggetti- in una partitura che Isherwood dirige con un distacco sofferto e, a tratti eccessivo. La paura di oltrepassare il limite della narrazione, per farsi travolgere da un vissuto di dolore e rabbia, c'è e si sente e mostra la corda laddove la ragione prevale sul cuore: ma quando invece è quest'ultimo a prendere il sopravvento, in questo magistrale equilibrio fra una materia che palpita ed uno stile che raggela, mantenersi impassibili è davvero difficile. Non foss'altro che per la grande lezione di stile.
A voi
Ale

34 commenti :

  1. Ho letto il libro qualche settimana fa, proprio nei giorni in cui veniva a mancare una persona a me vicina. Forse per questo, sono stata particolarmente reattiva a tutti i riferimenti al tema della mancanza, lungo il libro, perché se ne stava parlando e ci si stava ragionando su molto; a come ti arrivi addosso a tradimento, dalle piccole cose.
    Secondo me poi c’è dentro un altro tema, che è quello del corpo, il corpo vivo rispetto a quello morto, il corpo che reagisce o prova a reagire o continua a reagire nonostante la perdita, fino all’ultima pagina, impressionante. Ed anche su questo ho avuto modo di riflettere molto in quei giorni là.
    E poi sì, anche a me ha continuato a girare in testa la parola “raggelante”. Un libro raggelante; mi sono anche chiesta se, preso in mano in un altro momento, non l’avrei rifiutato. Comunque mi è sembrato magnifico.
    Raffaella

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  2. Ma come fai a dire in poche righe tutto quello che altri (cioè io) pensano e non sanno esprimere nemmeno con poemi???? D'accordo su tutto e niente da aggiungere sul libro. Sul film, che ho visto prima di leggere il libro, devo dire che il regista è stato bravissimo a trasporre quello che tu hai ben descritto, anche se non sempre è fedele al racconto (almeno in ciò che avviene, ma mai nelle sensazioni)...
    Baci
    Sei grande!

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  3. Un libro dolorosamente bello, intenso e senza tempo nei contenuti, poiché il senso di perdita per la persona amata, d'estraneità verso tutto ciò che ci circonda, compreso verso il proprio sè, non conosce sesso, tempo e luogo.
    L'ho letto anche se ho dovuto fare pressione su me stessa, perchè non era il momento giusto, mi riprometto di rileggerlo pero' con spirito ed animo diversi.

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  4. E' stato davvero interessante per me immergermi in una lettura tanto diversa da ciò che normalmente mi attrae e mi delizia "a pelle"...amo gli autori sudamericani (Amado, Allende, Marquez) perchè mi emozionano con i loro colori e la loro passione...

    E qui probabilmente sta il punto di partenza del mio commento: di spunti ce ne sono tanti in questa trama...l'eterno contrasto tra ciò che si vive dentro e ciò che gli altri percepiscono, il dolore dell'assenza, il senso del continuare a vivere "monchi", l'inutilità del quotidiano senza amore...eppure l'emozione non è arrivata, cioè non mi è arrivata.

    Non mi ha travolto... nonostante lo stile che riconosco, è stata una lettura in bianco e nero che non ha "osato" scavare nelle tante emozioni offerte dal racconto per colorarle, renderle vive, renderle vere...

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  5. Daniela, ho aperto qui la discussione- e sposto il tuo commento qui sotto
    daniela ha detto...

    non riesco a capire come commentare il libro tutti insieme. Comunque a me non è piaciuto per niente e già dall'uso del corsivo, per sottolineare non si capisce bene cosa, dovevo capire il genere. Praticamente una versione matura del Giovane Holden di Salinger: non mi è piaciuto quello e non mi è piaciuto questo. E' quasi un monologo costante e solo a tratti, nei pochi dialoghi, si vede la luce in fondo al tunnel della noia.

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  6. Capisco come il momento di vita personale che si sta vivendo influisca sulla percezione di una lettura e come, in particolare il tema della perdita sia delicato ed intimo...

    Proprio per questo tuttavia Isherwood avrebbe potuto osare di più. Non condivido l'immagine di "tunnel della noia" di Daniela ma Un uomo solo mi ha lasciato la sensazione di un approccio eccessivamente...british!

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  7. Daniela è una "parente per caso", nel senso che siamo prima di tutto amiche- e una lettrice quasi più accanita di me, che mi aveva preannunciato il suo giudizio,ancor prima che io iniziassi la lettura. Siccome sul termine di paragone la pensavamo allo stesso modo, credevo che sarei arrivata alle medesime conclusioni anche in questo caso: invece, sono approdata su sponde opposte. Il distacco british, secondo me, è stato una scelta obbligata: qui la partecipazione emotiva dell'autore è totale ed oltretutto è rabbiosa e feroce. L'alternativa sarebbe stata lo scadimento in un romanzo d'appendice, per un verso, o in un pamphlet, per un altro. Anche secondo me ci sono luci ed ombre (non a caso, ho parlato di cuore e ragione): però, per me è stato un pugno nello stomaco...

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  8. Stefania, il film non l'ho visto, ma da quello che ho letto c'è stata una grandissima ambientazione- molto minimal, raffinata, di gran gusto: e in questo sento, un regista che fa lo stilista si è rivelato una scelta vincente. Meno, invece, sul fronte della comprensione dei personaggi, specie di Kenneth e di Charlotte. Però, tirar fuori una sceneggiatura da qui... un lavoraccio, mi sa...

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  9. Per il resto, son vicinissima a Raffaella e Diana: io l'ho retto perchè sono in un buon momento. Ma è escluso che possa finire nel dimenticatoio, un libro così

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  10. Bello. Mi è piaciuto fin dalle prime righe e anche il traduttore ha fatto bene il suo lavoro. Una storia senza tempo: pare che dai primi anni 60 non sia poi cambiato così tanto, il mondo.
    La solitudine, la tristezza, la diversità, le maschere che indossiamo quotidianamente, ma anche un grande amore.
    Deve esserci molto di autobiografico, si percepisce dalla narrazione, molto intensa.
    Da leggere in tranquillità, per assaporare meglio. :-)
    'notte

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  11. Sai quale libro ha suscitato in me le stesse emozioni che questo ha regalato a te? La trilogia della città di K, di Agota Kristof.

    Se parli di un pugno nello stomaco che non può finire nel dimenticatoio è quello...

    Non credo che l'alternativa allo stile british sarebbe stata per forza lo scadimento in un romanzo d'appendice...il dolore non va necessariamente urlato ma la partecipazione feroce e rabbiosa dell'autore a me non è arrivata.

    Forse è una questione di minore sensibilità mia ma lo scrittore è qui un osservatore esterno che annota il conflitto di George tra fermarsi e continuare senza sviscerare il dilemma...

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  12. A me è proprio piaciuto, grazie Ale per avermelo fatto leggere, da sola non ci sarei mai arrivata.
    Anch'io come Raffaella sono rimasta molto colpita dal tema del corpo vivo: "e si sente tutto linfa, gioia, appetito", questa frase me la sono sottolineata, in tre parole tutto l'attaccamento alla vita, nonostante tutta la tristezza, il senso di mancanza e la nostalgia.
    La tristezza è legata secondo me anche al tema dell'omosessualità: da questo punto di vista mi sembra anche un libro coraggioso, in quel periodo il 'coming-out' non usava proprio, se non sbaglio era l'epoca degli attori belli e molto segretamente omosessuali, anche se passavano da un flirt all'altro con attrici bellissime.
    Quindi, come dice Alessandra, il libro è pervaso dal senso di emarginazione, subita ma pure voluta, anche se si intravedono spiragli, come il timido invito della signora Strunk che fino a quel momento si presentava cordialmente ostile e che sorprende il vecchio ed amareggiato professore.
    In fondo questa sua riservatezza un po' incuriosisce ed attrae forse proprio perchè in essa riesce a farsi largo una forte energia vitale nonostante il dolore e la malinconia: o forse sono io che l'ho voluto leggere così?

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  13. ops quasi mi dimenticavo che era il 21 - cerco di rimediare con un complimento per la rece perchè come sempre è scritta magistralmente e semplicemente perfetta - comunque devo dire che il libro mi è piaciuto molto ma ho fatto difficoltà ad entrare nello spirito per cui concordo con chi lo definisce british ..ha una scrittura poco scorrevole, al dilà che l'argomento le emozioni decsritte non possono essere leggere - ma quando si entra nell'atmosfera del racconto - almeno io non sono riuscita a penetrare immediatamente - è talmente realistico e denso di descrizioni che ti emozionano che vivi il contesto come fosse presente - un'ultima considerazione : quarantanni sono passati invano - oggi come ieri le emarginazioni soffrono gli stessi schemi- o forse è talmente ben scritto che è senza tempo !

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  14. Resto un pò spiazzato dai commenti. Premetto. Non mi è piaciuto. Giudizio estremo, forse si.
    Mi ha dato l'idea (del tutto personale) dell'apologia dell'aridità a tratti compiaciuta, mascherata non dalla normalità ma dall'alibi dell'omosessualità che trova in altre declinazioni "aride" forme vitali e più complesse per raccontare dolore&diversità con maggiore spessore.
    Una società avvelenata dal conformismo? Corretto. Ma anche il protagonista è conforme al suo clichè di "esule" in patria. Vedi la casa, il gabinetto come punto di osservazione, lo sbirciare i tennisti giocare senza maglietta, il suo essere eticamente disilluso ma senza alcuno spuntò intellettivo tale da renderlo qualitativamente differente davvero. Conformismo nel conformismo, l'"altro sentire" non trova qui una manifestazione tangibile di quella recettività profonda che matura all'ombra della angoscia data dell'emarginazione, qualunque essa sia.
    Altro che GiovaneHolden. Quest'ultimo è un flusso dell'anima straripante, vivo anche nella più tipica 'secchezza' adolescenziale data da mancanza di lucidità morale ma non per qesto di energia. Un uomo solo è acqua cheta, una cultura didascalica ferma la cui sensibilità trova nella desolazione affettiva di una 'intellighenzia piccola Piccola' lo sdoganamento del proprio non essere mai stato mare in tempesta.
    PS
    Nel momento in cui sto inviando il commento ho anche indossato il giubbino antiproiettile e la tuta degli artificieri...se dovete farmi saltare in aria, vi prego siate veloci! ahahahahhaha

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  15. Sottolineo che comunque, nonostante veda e abbia notato le tue stesse cose, comunque a me non è piaciuto e dopo aver visto il film, io non l'avrei letto... Anche perché proprio i personaggi di contorno (del film) non mi sono piaciuti affatto, fra l'altro ne è stato escluso, per me, uno fondamentale (non ricordo il nome, ma è l'amica malata) e introdotto un ragazzo ad un parcheggio che non c'entra per niente. Kenneth, nel libro, tutto sommato l'ho riconosciuto, ma Charlotte, proprio no! Comunque non ho amato nè l'uno (film) nè l'altro (libro), non rientra fra i miei gusti e se non fosse perché cerco di portare sempre a termine i miei compiti anche quando non mi piace e perché c'era la lettura collettiva, non l'avrei finito, anzi non l'avrei proprio comprato...

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  16. se è triste allora questa volta passo... non lo conoscevo ma ultimamente mi risulta difficoltoso farmi coinvolgere dai libri che sò già essere tristi o troppo troppo sentimentali.... mi piace comunque leggere le tue recensioni! baci Ely

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  17. Bellissima come sempre la recensione di Ale, che mi ha fatto sentire piccola piccola e mi ha dato la sensazione di essermi persa qualcosa.
    Grande consolazione nel leggere i commenti della Dani e di Mario, perché neanche a me il libro è piaciuto e mi sono costretta a finirlo.

    Intendiamoci: il libro è scritto in modo magistrale e ci sono diversi spunti molto belli ed interessanti (quello sulle minoranze, ad esempio). Bellissima la descrizione del risveglio e della solitudine che attanaglia il protagonista, stupende le ultime due pagine che descrivono l'opposto del risveglio, il passaggio al sonno eterno.

    Grande fastidio invece per l'atteggiamento del protagonista: un isolamento orgoglioso che si è autoimposto, l'occhio sprezzante con cui guarda i suoi vicini, il considerarsi in fondo migliore di loro. Il fastidio è nato dalla constatazione che quest'uomo, che chiede rispetto e comprensione per se', non è disposto a darne agli altri. Chiede che la sua diversità sia accolta, accettata ed amata ma non è disposto ad accogliere, accettare ed amare gli altri per quello che sono. Viene da pensare che il timido invito della signora Strunk, peraltro rifiutato, non sia stato il primo. Ho letto insomma tanto autocompiacimento.

    Altra cosa che mi ha dato un grande fastidio: la parola Dio scritta con la lettera minuscola. Anche questo denota un'essenziale mancanza di rispetto per l'altrui credo (e mi si perdoni la vena polemica, ma mi sono domandata se avrebbe scritto anche i nomi di Buddha e Maometto con la minuscola), unita alla pretesa del rispetto per se'.

    Ecco, mi ritrovo in quello che lui scrive sulle minoranze, o meglio sulla stortura della visione della causa delle minoranze (vado a memoria perché non ho il libro qui): "siccome la maggioranza è becera e cattiva, è evidente che la minoranza è pura come un giglio". Trovo che questa frase si adatti perfettamente al protagonista e di riflesso allo stesso Isherwood.

    Insomma, l'atteggiamento di fondo mi è parso alquanto arrogante. Peccato, perché scrive davvero molto, ma molto bene e alcune pagine sono autentica poesia (la morte di George è stupenda). Mi vien quasi da dire "un talento sprecato".

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  18. Libro tanto “piccolo” quanto intenso : circa 150 pagine di prosa pulita, raffinata, studiata.
    E’ un libro in cui i fatti narrati si svolgono in un giorno solo. E’ un libro fotografico nel quale le immagini vengono fissate non da un obiettivo ma dai pensieri di George, un professore universitario omosessuale che ha perso da poco il compagno.
    George sente il peso degli anni , della solitudine ,della diversità e per reggere la routine ha bisogno di mettersi una maschera con la quale affrontare il mondo, sentendo però dentro di sé sempre presente l’inadeguatezza e l’estraneità verso ciò che lo circonda.
    Incipit bellissimo nel quale è già racchiusa l’essenza del libro:
    “Il risveglio comincia con due parole,sono e ora”
    La consapevolezza dell’attimo nel quale si deve vivere, ci si deve lasciar vivere.
    Attraverso la sua giornata , attraverso l’incontro con i suoi studenti, con la sua amica Charley ed infine con Kenny, George capisce di quello che dovrebbe fare.
    “abbasso il futuro. Che se lo tengano Kenny e i ragazzi. Che Charley si tenga il passato. George si attacca solo all’adesso. E’ adesso che deve trovare un altro Jim. Adesso che deve amare. Adesso che vivere vivere…”
    E proprio quando è concentrato in queste riflessioni, ecco , l’assurdo della vita , la precarietà, il fato.
    Nel momento in cui ci si abbandona ai pensieri e si lascia , metaforicamente il proprio corpo, il rischio di ritornare in sé e non essere più quello che si era prima è forte.
    Un libro dolorosamente triste che termina senza dare speranze , una fine tanto improvvisa quanto inesorabile.
    Perché per George non c’era altra scelta.
    “…se vuole continuare a vivere dovrà dimenticare. Jim è la morte”

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  19. siete grandiosi :-)
    ora in ufficio, fra un "cliente e l'altro". ci vediamo in pausa pranzo. ciao
    ale

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  20. Ragazzi, che bella cosa commentare un libro insieme. Anche se faccio parte della minoranza che non ha apprezzato "Un uomo solo" (e devo dire che sono forse la pi� cattiva nel liquidarlo in poche caustiche parole) mi entusiasma vedere come un libro si possa analizzare da tanti punti diversi. Un piccolo appunto sul film: al di l� che non mi � piaciuto neanche quello (salvo, forse, l'ambientazione e i costumi) la scelta degli attori � stata pessima!!!

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  21. Daniela, anche secondo me è una gran figata. Fra l'altro, nell'andare alla cieca, forse, stavolta ci ho preso: intendo dire, è un libro che ha comunque diviso e che quindi ha reso la discussione più stimolante.
    Aggiungo qualcosa, velocemente:

    @robertaP. d'accordo su tutto. specie sull'ultimo consiglio. io l'ho letto di corsa- e le ultime cinquanta pagine in pausa pranzo, al bar- no comment

    virò: alla faccia del pugno nello stomaco... la trilogia è un KO, senza mezzi termini. Sui rischi del cedimento emotivo, ovviamente, io azzardo delle ipotesi. Però, io ho sentito tanta rabbia repressa, e non è un caso che le parti che mi sono piaciute di meno e dove anzi ho provato un po' di fastidio siano state proprio quelle in cui l'autore diventa algido e si diverte a giocare con il coltello. e' per questo che ho ipotizzato un effetto valanga, nell'ipotesi di un cedimento degli argini. poi, chissà..
    @anonimo (chi sei?????????): e qui torniamo all'osservazione di Daniela: ma quante belle cose che si riescono a sviscerare, dalla lettura di un unico libro. E' vero, c'è un'altra chiave di lettura, in positivo- e grazie per averla rilevata

    RispondiElimina
  22. scusate, mi sono qualificata come anonimo come al solito perché ahimè non ho ancora capito in che altro modo potrei riuscire a qualificarmi, ma mi sono dimenticata di firmarlo con il mio solito silvia-pc

    allora lo ri-posto griffato, assumendomi la responsabilità di quello che avevo scritto ....
    . . . . . . . . . . . .. .
    Anonimo ha detto...
    A me è proprio piaciuto, grazie Ale per avermelo fatto leggere, da sola non ci sarei mai arrivata.
    Anch'io come Raffaella sono rimasta molto colpita dal tema del corpo vivo: "e si sente tutto linfa, gioia, appetito", questa frase me la sono sottolineata, in tre parole tutto l'attaccamento alla vita, nonostante tutta la tristezza, il senso di mancanza e la nostalgia.
    La tristezza è legata secondo me anche al tema dell'omosessualità: da questo punto di vista mi sembra anche un libro coraggioso, in quel periodo il 'coming-out' non usava proprio, se non sbaglio era l'epoca degli attori belli e molto segretamente omosessuali, anche se passavano da un flirt all'altro con attrici bellissime.
    Quindi, come dice Alessandra, il libro è pervaso dal senso di emarginazione, subita ma pure voluta, anche se si intravedono spiragli, come il timido invito della signora Strunk che fino a quel momento si presentava cordialmente ostile e che sorprende il vecchio ed amareggiato professore.
    In fondo questa sua riservatezza un po' incuriosisce ed attrae forse proprio perchè in essa riesce a farsi largo una forte energia vitale nonostante il dolore e la malinconia: o forse sono io che l'ho voluto leggere così?

    silvia signaroldi - pc

    22 APRILE 2010 00.09

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  23. grazie, silvia- e non ti preoccupare, sei stata gentilissima a ripostare tutto, ma non era il caso, davvero!

    Annalisa, altro spunto: non è cambiato niente. A me, per esempio, ha intristito moltissimo il fatto di non poter neppure piangere il compagno di una vita, la segretezza con cui si è dovuta camuffare la sua dipartita con una partenza, la privazione del sacrosanto diritto di provare manifestamente dolore per chi non c'è più.

    Mario- un monumento, ti faccio, altro che lapidazione! Sono certissima che farai la gioia di Daniela (un'altra!!!!!!1 qui ci prendi il vizio!!!) Holden a parte, perchè il suo giudizio, espresso a voce, era più o meno quello. Fra l'altro, nelle parti dove a me non è piaciuto (il tennis, per esempio), ho riscontrato le stesse cose- una specie di matrioska dei clichè, e difatti ne sono rimasta infastidita. Quindi, concordo sul difetto- anche se nel mio giudizio occupa una parte minima, rispetto al resto.

    @Ely, grazie per il gradimento delle rece. Il prossimo, è più leggero, comunque. Ce la fai ad essere dei nostri????

    RispondiElimina
  24. Mapi, chapeau
    "Grande fastidio invece per l'atteggiamento del protagonista: un isolamento orgoglioso che si è autoimposto, l'occhio sprezzante con cui guarda i suoi vicini, il considerarsi in fondo migliore di loro. Il fastidio è nato dalla constatazione che quest'uomo, che chiede rispetto e comprensione per se', non è disposto a darne agli altri. Chiede che la sua diversità sia accolta, accettata ed amata ma non è disposto ad accogliere, accettare ed amare gli altri per quello che sono. Viene da pensare che il timido invito della signora Strunk, peraltro rifiutato, non sia stato il primo. Ho letto insomma tanto autocompiacimento"
    mi sa che faremo un post nel post, qui sopra...


    Roby, ci credi se ti dico che vorrei averlo scritto io, il tuo commento???? parola per parola... le stesse emozioni, lo stesso giudizio, tutto, insomma

    grazie
    ale

    RispondiElimina
  25. faccio parte della fazione di quelli a cui il libro non è piaciuto particolarmente... ho fatto fatica a finirlo, troooppo antipatico e irritante l'inacidito George! va bene il lutto, e ci mancherebbe, ma secondo me era arrogante anche prima della morte di Jim... comunque alcune osservazioni sono davvero folgoranti e la descrizione della società conformista è, ahimè, sempre attualissima. grazie ad alessandra per aver scelto questo libro. cristina b. - milano

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  26. Grazie a te, cristina, per averlo letto e commentato. Ne parliamo poi meglio domani sera, ma io sono davvero contenta, di come sia andata questa discussione. Manca ancora qualcuno all'appello- nè la vorrei considerare mai finita, però sono usciti davvero tanti spunti, uno migliore dell'altro. Grazie ancora a tutti
    ale

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  27. Innanzitutto chiedo scusa per essere arrivato tardi all'appuntamento. Ma il libro l'avevo letto subito. Ad essere sincero a me non è piaciuto per niente. L'ho trovato particolarmente piatto. Non ho mai avvertito il lutto del protagonista, mi sembrava che fosse tutto "normale" per lui. Con o senza il compagno di una vita. Anzi, mi è sembrato subito, troppo presto, proiettato verso altro. Sicuramente situazione non facile la sua, ma non è che si aiutava molto. Forse la sua brevità non mi ha aiutato a conoscere meglio i personaggi, a capirli fini in fondo. Uno spaccato troppo piccolo per affezionarsi, per sentirne le emozioni. Capisco la difficioltà di trattare un tema scottante, ma a me non ha lasciato proprio niente. Sarà che io vivo le cose più intensamente, ma non lo ricorderò con un giudizio particolarmente positivo.
    Voto:4

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  28. Non mi è piaciuto. punto.Neppure le ultime 10-15 pagg, forse le uniche in cui ho sentito un vaghissimo accenno di emozione. E' una furbacchionata promozionale : c'è l'omosessualità, c'è la solitudine,caratteristica anche dei nostri giorni ( ricordiamo però che il libro ha circa 40 anni, e che il mondo nel frattempo è cambiato), c'è un insignificante tentativo di smuovere l 'animo del lettore appoggiandosi al tema della perdita di una persona cara. no, scusate : ho letto cose migliori,scritte nel passato come nel presente. POLLICE VERSO !.

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  29. Due commenti identici, nella sostanza e nel voto. E comunque, il discrimine dell'indice di gradimento è sempre quello, a ben guardare: ossia, la capacità dell'autore di far pervenire il dramma della sua materia. Se è pervenuto, ok, gran libro, sennò, flop o presa in giro.
    Ne parliamo domenica sera, tutti insieme- e intanto penso al prossimo libro :-)

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  30. Già, lo stavo proprio notando...il discrimine è proprio quello: l'aver percepito o meno il dramma oggettivamente presente nella trama...

    Mi chiedo dunque se sia una questione di sensibilità individuale, di predisposizione in base al momento che si sta vivendo, se sia in realtà così per ogni lettura o se esista invece un narratore universalmente capace di trasmettere...

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  31. al di la della sensibilit� individuale o di una particolare predisposizione al momento della lettura secondo me � fondamentale il narratore: o sa trasmettere qualcosa o non ne � capace. Non vedo l'ra di conoscere il prossimo libro da leggere......dato che ne ho una trentina acora intatti spero sia tra quelli!!!! Ho il divieto da parte di famiglia e amici di acquistarne di nuovi, a meno, ovviamente di offerte irrununciabili.

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  32. ALE io non ti seguo fino a che non si parla di un libro che ti rallegra lo spirito perche non posso leggere libri che entrano nello specifico della morte che fin che non si prova da vicino (AI VOGLIA DI PARLARNE) ma non è mai cosi ciao pero leggo le recensioni baci SIMONETTA

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  33. Questa discussione in effetti è stata molto stimolante, se non altro perché mi ha invogliata a rileggere il libro secondo altre chiavi di lettura.

    Questo non significa necessariamente che dopo la seconda lettura stravolgerò il mio giudizio, onestamente ne dubito, però vale la pena cercare di guardarlo secondo un altro punto di vista.

    E' comunque valsa la pena di leggerlo.

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  34. Non lo so se mi è piaciuto. La prosa è bellissima, rara direi in questo marasma di nuovi scrittori che hanno frequentato i corsi di scrittura creativa e che si passano le fotocopie.
    Però mi ha lasciato perplessa. Uno scrittore con un talento così poteva sprecarsi un po' di più. 150 pagine sono poche, dicono tutto e nulla.
    E' in fondo la storia di un omosessuale rimasto vedovo. Quindi dolore, rabbia e disincato.
    Nemmeno tanto triste se vogliamo. Ho letto di meglio e purtroppo anche di peggio. Francamente penso sia migliore la tua rece che il libro.

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