OverBlog

martedì 13 aprile 2010

Niccolò Ammaniti- Che la Festa Cominci


Ok, faccio outing: fino a pochi giorni fa, non avevo mai letto niente di Ammanniti. Non che la cosa mi abbia lasciato indifferente, tutt'altro: fra i miei amici, non ce n'è uno che si perda l'ultima sua uscita, tutti trovano Io non ho paura un capolavoro assoluto, c'è pure il cultore che cita a memoria "ti prendo e ti porto via" , il tutto con grande disagio da parte mia, visto che vengo giocoforza tagliata fuori dai loro discorsi. Tuttavia, per quanto mi sia ripromessa, ad ogni giro in libreria, di leggere almeno un romanzo di questo autore, non l'ho mai fatto-almeno fino a questa volta, complice un regalo del libraio che, senza tanti giri di parole, ha infilato una copia di "Che la festa cominci" nelle mie borse della spesa.
Mio marito lo ha letto per primo e, da fine critico letterario quale è, lo ha definito una sonora boiata. Il che, di solito, corrisponde ad un giudizio entusiastico da parte mia. Cosa che si è puntualmente verificata, fino alla prima metà. Dopodichè, il diluvio.
Ma andiamo con ordine
Il romanzo è diviso in tre parti, che fungono da introduzione, prologo ed epilogo, secondo la migliore tradizione letteraria. Tanto la trama quanto la narrazione procedono su binari paralleli: da una parte, c'è un gruppo di borgatari frustrati ed inetti, che hanno trovato in un satanismo di periferia lo sfogo alle loro insoddisfazioni; dall'altra, lo scrittore di successo, che succhia le ultime gocce di una popolarità sempre più esangue, legata ad un unico libro fortunato - il best seller- e ad un programma televisivo che ne ha consacrato l'immagine di intellettuale bello, cattivo e di sinistra. A far da scenario a questi personaggi, troviamo due sfondi adeguati, che fanno risaltare in modo impietoso le loro caratteristiche - il desiderio di affrancarsi da una vita grigia ed umiliante con un gesto eroico, per Saverio Moneta, la brama di ritrovare i palcoscenici che gli competono per Francesco Ciba, sfruttando ogni possibile trucco mediatico.
Fin qui, come dicevo, tutto bene, anzi: tutto benissimo. Ammaniti ha una penna felicissima, una notevole padronanza dei tempi e dei dialoghi, uno sguardo acuto e senza pietà, sorretto da uno stile asciutto, capace di far ridere e riflettere nello stesso tempo.
I problemi cominciano invece con la seconda parte, che è il punto di convergenza della narrazione, dove i protagonisti si incontrano e dove dovrebbe svolgersi il momento clou dell'azione, vale a dire l'uccisione della pop star colpevole di aver ripudiato il satanismo per convertirsi ala religione cristiana. Lo scenario è Villa Ada, acquistata dal losco arricchito di turno, che inaugura la sua nuova residenza con una festa che, nelle sue intenzioni, deve essere quanto di più spettacolare si sia mai visto, l'atto finale di un riscatto sociale che sa di vendetta e di tronfia vanità. Qualcosa va storto e l'evento si trasforma in una bolgia infernale - quasi nel senso letterale del termine- dove violenza, splatter, horror e pulp si susseguono incessantemente, fino al collasso della catastrofe finale.
Le intenzioni dell'autore, a questo punto, sono fin troppo smaccate: la sua satira dei vizi della nostra società dovrebbe assumere le forme deliranti del surrealismo, in una sorta di traduzione letteraria dei quadri di Hieronymus Bosch, dalla fantasia allegorica ed inquietante. Ma qui Ammaniti pecca di hybris, rivelandosi del tutto incapace di padroneggiare la materia: il surreale scade nell'irreale e, da qui, nel fine a se stesso, nello sconclusionato e, infine, nella noia.
E' un vero peccato, perchè l'idea di partenza è quasi geniale e i personaggi riscattano la loro immagine stereotipata rappresentando una galleria completa dei molti vizi e delle poche virtù della società odierna. Però manca la zampata finale, nonostante le occasioni per entrare a gamba tesa siano molte ed anche ben congegnate. Il che svilisce anche la sorpresa dell'epilogo, che sfuma in un romanzo abbozzato, irrisolto, irresoluto: insomma, un'occasione mancata
alla prossima
ale

16 commenti :

  1. Mi piace Ammanniti, non stravedo ma mi piace.
    Penso che il final trash, pulp e incasinato sia stato fatto apposta.

    RispondiElimina
  2. Be a me è piaciuto chiaro se leggendolo ti apettavi un'altro "ti prendo e ti porto via" o "Io non ho paura" no quì non ti do torto secondo me questo libro rappresenta una "frivolezza dello scrittore" e nella parte finale effettivamente esiste un calo ma forse è dovuto dal fatto che ha lavorato tanto, molto di fantasia prima e quindi per forza di cose ormai esaurita ha dovuto rallentare, io credo che un libro come un film vada criticato nella totalità e non nella introduzione, prologo ed epilogo come dici, non cerchiamo cose dove non ci sono ma dovremmo leggere un libro o vedere un film senza cercare di attribuirgli logiche o sfaccettature se non peggio ideologie che forse lo scrittore nel momento della stesura non pensava nemmeno, e che per lui in quel momento rappresentava solo il puro piacere di scrivere e sorridere delle disgrazie di un gruppo di "sfigati, presunti adoratori degli inferi, dissidenti russi costretti a vivere nelle catacombe, forse era meglio continuare a vivere in russia, uno scrittore sempre alla ricerca di un riflettore che lo tenga illuminato, tanto da rimanere accecato e di non riuscire ad vedere il vero amore di una ragazza pura e semplice, ecc. ecc. Conclusione io penso che le CRITICHE spesso sono solo soggettive e quello che per te era un finale che sfuma in un romanzo abbozzato, irrisolto, irresoluto: insomma, un'occasione mancata, per qualche altro invece puo essere piacevole, e quindi ai posteri l'ardua sentenza... un saluto

    RispondiElimina
  3. Silvia, devo essermi espressa male: certo che il finale è fatto apposta ed è chiarissmo anche il perchè. Non a caso mi è venuto in mente il paragone con Bosch. Quello che intendevo dire è che, secondo me, Ammaniti non lo ha retto fino in fondo. Con tutto ciò, ora comincio a leggerlo sul serio :-)

    Il giocodellaligica: intanto, grazie per i complimenti che ci hai fatto in un altro post: andrò di sicuro a curiosare nel blog che hai segnalato. Benvenuto/a (?) qui a MT e un altro grazie per questo commento. Ti dico ancora una cosa, poi rispondo sul serio: mi son fatta un sacco di scrupoli con queste piccole recensioni, perchè mai avrei voluto che passasse l'idea che io - e solo io- avessi il verbo in tasca. L'ho anche scritto qui (è in una "puntata" di Del furor d'aver libri), anche per cercare un suggerimento dagli altri bookaholic del blog. Le loro risposte sono state per me confortanti e, in effetti, hanno individuato una strada che piace a tutti. E cioè che io butto giù le mie impressioni* e chi vuole mette le sue, criticando le mie se non è d'accordo oppure avallandole se lo è. Quindi, il discorso che fai sulle critiche soggettive è stato preso in considerazione a suo tempo e "risolto" in questo modo, anzi: giusto per creare un coinvolgimento maggiore, abbiamo inaugurato una lettura collettiva, tutti insieme lo stesso libro che neppure io ho letto: a me farebbe un gran piacere che tu partecipassi, anche perchè intuisco che sei un lettore doc e di sicuro offriresti un sacco di stimoli alla discussione, per cui ti dò autore e titolo e guarda un po' se ce la fai: Christopher Isherwood- Un Uomo Solo, Adelphi. Il termine è il 21 aprile (avevo detto il 20, ma quel giorno lì rientro tardissimo)
    Per la risposta "vera", ci sentiamo fra poche ore (tengo famiglia che vuole la colazione!!!)
    buona giornata
    Ale

    RispondiElimina
  4. * ah, scusa, avevo messo un asterisco e poi l'ho dimenticato. Quando dico "butto giù le mie impressioni" intendo dire che per la maggior parte dei casi è proprio così. Ci sono state rece più curate (quella della Principessa di Ghiaccio mi ha portato via mezza giornata), ma di solito accendo il pc e scrivo. Questa qui non l'ho neppure riletta, perchè avevo delle scadenze da rispettare con questi disgraziati :-) che su FB stanno lì a lamentarsi che bevo il caffè invece di lavorare :-D :-D, per cui, credimi, la prima a considerarle alla stregua di una bella chiaccierata sono io
    ciao ciao
    ale

    RispondiElimina
  5. Ciao Alessandra: ho sentito l'intervista che gli ha fatto Fazio a "Che tempo che fa" e non mi aveva attirato molto (sinceramente ne avevo ricevuta l'impressione che fosse troppo "incasinato", con troppa carne al fuoco), poi a Natale me l'hanno regalato ma... non ci riesco a prenderlo in mano: ho talmente tanti libri in sospeso che passerà un po' di tempo ma, prima o poi, lo leggerò e ti saprò dire :-D

    P.s.: sinceramente mi ha deluso molto anche "La strategia della tartaruga" di Maurizio Costanzo: da quello che avevo letto e sentito nelle tante presentazioni/recensioni lo ritenevo molto diverso, con molti aneddoti sul mondo e i personaggi dello spettacolo... Invece l'ho trovato vuoto, inutile, e con un'alta propensione dell'autore a "far pettegolezzo" (cosa che lui stesso dice di odiare.... mah...)

    RispondiElimina
  6. Parto dalla risposta che ho lasciato a metà: il mio nì non nasce da nessun confronto, perchè, come dicevo nel post, non ho mai letto opere precedenti di Ammaniti- anche se, come dicevo a Silvia, ora lo farò, visto che non mi è dispiaciuto affatto, anzi: nella prima parte l'ho trovato grandioso. Per il resto, il tuo punto di vista è diametralmente opposto a quello di Silvia: lei dice "guarda che è voluto", tu dici "non cerchiamo cose che non ci sono". E questo è il motivo per cui mi piace parlare di libri qui sopra, e farlo tutti assieme.

    Jacopo: aspetto. Di carne al fuoco ce n'è, ma in due ore, due ore e mezzo lo leggi. Ti dispiace se "passo" negli Scosigli la strategia della Tartaruga???
    ciao
    ale

    RispondiElimina
  7. Dimenticavo una cosa. Se hai deciso di leggere l'opera omnia di Ammaniti attenta a Fango.
    Sono racconti ed anche belli ma in uno si narra di una violenza carnale descritta purtroppo benissimo e quindi agghiacciante. Da saltare visto che non vuoi storie violente.

    RispondiElimina
  8. Ho letto qualcosa di Ammaniti, ma non l'ho mai considerato uno scrittore da urlo.
    La tua recensione è accurata, questo per dire che se mi capitasse l'occasione di leggere il libro, la eviterei subito.
    Non solo per il tuo giudizio, ma perchè hai reso bene la trama e l'atmosfera che si respira all'interno del libro e non mi piace
    A proposito Ale, ma mica ti aspetterai anche da noi delle recensioni così precise!!!?!!!

    RispondiElimina
  9. GRAZIE. pensavo di partire da Ti prendo e ti porto via, cosa dici???

    RispondiElimina
  10. E' quello che mi è piaciuto meno. Io non ho paura è molto bello e anche Come dio comanda, anche se quest'ultimo è un po' più crudo.

    RispondiElimina
  11. Elena, da voi mi aspetto quello che mi date già- e che anzi va oltre ogni aspettativa. Mai avrei immaginato che nel giro di un pugno di mesi MT diventasse un "salotto" così vivo, frequentato e pieno di stimoli. Sono io a dovervi moltissimo- e parlo sul serio

    Silvia, Io non ho paura me lo tengo per ultimo. Parto da Come Dio comanda, allora e poi ti so dire.

    RispondiElimina
  12. Ammaniti è l'autore preferito della mia creatura ormai universitaria che me lo consiglia da tempo a gran voce... Il problema è che per farle piacere tempo fa mi ero "sciroppata" (verbo inelegante nei suoi confronti, sorry!) la saga di H. Potter e non mi sono ancora ripresa!

    I commenti precedenti però hanno riacceso la mia curiosità: la libreria contiene la raccolta completa...leggo qualcosa e poi torno a dire la mia...

    RispondiElimina
  13. P.s. sono io imbranata e non riesco ad accedere al blog di Silvia M. o non esiste nessuna Nifula e mi metto l'animo in pace?

    RispondiElimina
  14. Virò, ti aspettiamo come sempre. Per quanto riguarda la Silvia, è come te- sine blog, ma con l'account. Ti faccio da tramite.
    ciao
    ale

    RispondiElimina
  15. Ciao Ale, partendo dal presupposto che sono una fan sfegatata di Ammaniti, posso dire che lui scrive 3 tipologie di libri: libri splatter come Fango, libri surreali come Branchie e Che la festa cominci e libri indimenticabili come Io non ho paura (il film è davvero fedelissimo), Io e te, Come Dio comanda e il più bello di tutti Ti prendo e ti posto via.
    Tralasciando i libri splatter e anche quelli surreali, dove secondo me lui proprio si diverte dando sfogo alla sua fantasia più profonda, io ti consiglio di leggere gli altri 4 che hanno sempre per filo conduttore il disagio adolescenziale nella sua forma più primitiva. Ammaniti ha il dono di farti diventare parte integrante della storia e di dimostrarti SEMPRE quanto la vita può essere beffarda. Mai scontati, mai banali, sempre con il colpo di scena quando non te lo aspetti, sempre così reali...

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...