Lore Segal, Shakespeare's Kitchen
Cargo Edizioni
235 p.
17, 50 euro
Motivi
1. Il titolo, ovviamente. Dove c'è "cucina" c'è pane per i miei denti, musica per le mie orecchie, profumo per il mio olfatto e tranello per il mio portafoglio. Non ci sono ricette, però- e questo, al giorno d'oggi, è un pregio- ma solo un'ambientazione, uno scenario che fa da sfondo a tante vite che si incontrano qui, nella cucina degli Shakespeare, dove ognuno arriva con le proprie esperienze ed il proprio vissuto. Non una, quindi, ma tante storie- e quindi tanti spunti per la narrazione, la scrittura, la riflessione. Almeno in teoria.
2. La coralità del romanzo. Alcune di queste storie sono già state pubblicate, nel corso degli anni, sotto forma di racconti, ma la Segal, che pubblica un libro ogni vent'anni, perchè (la cito) "ci sono tanti modi di avvitarsi su se stessi", ha inteso farne un'opera nuova, senza nessun punto di sutura. Se ci sarà riuscita, lo scopriremo solo leggendo, ma il fatto che ci abbia impiegato più di quindici anni per inserire questi "prodotti finiti" in una prospettiva unitaria, segna un punto a favore di questa scelta. Almeno in teoria.
3. L'autrice. Lore Segal (classe 1928, ebrea viennese forzatamente trapiantata in Inghilterra prima e negli USA poi, senza più nè famiglia, nè patria) scrive poco ma bene. La sua opera principale è "Il suo primo americano", per cui la critica si è strappata i capelli e anche di questo ultimo libro dicono tutti un gran bene: finalista al Premio Pulitzer di quest'anno, pare abbia messo d'accordo critica e pubblico. Lei è una tipa tosta, di poche parole ma giuste, che non si fa problemi di politically correct senza essere nè sfacciata, nè fastidiosa, nè arrogante. "Credo nella malvagità come nella bontà", ha detto, e ha raccontato così bene i motivi per cui scrive, che a me è rimasta simpatica da subito. Anche qui, almeno in teoria
Ci vediamo il 25 ottobre, su menuturistico.
ciao
ale
2. La coralità del romanzo. Alcune di queste storie sono già state pubblicate, nel corso degli anni, sotto forma di racconti, ma la Segal, che pubblica un libro ogni vent'anni, perchè (la cito) "ci sono tanti modi di avvitarsi su se stessi", ha inteso farne un'opera nuova, senza nessun punto di sutura. Se ci sarà riuscita, lo scopriremo solo leggendo, ma il fatto che ci abbia impiegato più di quindici anni per inserire questi "prodotti finiti" in una prospettiva unitaria, segna un punto a favore di questa scelta. Almeno in teoria.
3. L'autrice. Lore Segal (classe 1928, ebrea viennese forzatamente trapiantata in Inghilterra prima e negli USA poi, senza più nè famiglia, nè patria) scrive poco ma bene. La sua opera principale è "Il suo primo americano", per cui la critica si è strappata i capelli e anche di questo ultimo libro dicono tutti un gran bene: finalista al Premio Pulitzer di quest'anno, pare abbia messo d'accordo critica e pubblico. Lei è una tipa tosta, di poche parole ma giuste, che non si fa problemi di politically correct senza essere nè sfacciata, nè fastidiosa, nè arrogante. "Credo nella malvagità come nella bontà", ha detto, e ha raccontato così bene i motivi per cui scrive, che a me è rimasta simpatica da subito. Anche qui, almeno in teoria
Ci vediamo il 25 ottobre, su menuturistico.
ciao
ale
Trovo che questo libro sia molto interessante, un opera originale sicuramente da non farsi scappare! Grazie per la recensione, dettagliata e approfondita! Un bacione! A presto
RispondiEliminanon la conosco ma ,da quello che scrivi, ci è simpatica!!! inutile dirti che ho proprio inserito ieri un mega ordine (sic!) su IBS di libri (con qualche senso di colpa, rientrato , dicendo alla mia coscienza che con gli sconti sfruttati ho "vinto" ben un libro...) lo sai vero che domani sarò in libreria a prendere anche questo??? questa tua idea delle rece la trovo una fantastica scusa per potermi comperare l'ennesimo libro...che dire? grazie di esistere! smack a presto!
RispondiEliminaSono incuriosita da questa scrittrice...
RispondiElimina(che non conoscevo!)
Leggere la sua intervista mi ha fatto venire in mente due cose:
- i feuilleton (che purtroppo non esistono più, e che hanno dato il via a gran parte di quelle opere che poi sono diventate immortali)
- Tales of the City di Armistead Maupin
Ora non mi resta altro che andare in libreria e leggere qualche pagina qua e là, giusto per cercare di capire se il suo contenuto possa effettivamente interessarmi.
Il titolo mi attira da morire, il suo stile potrebbe piacermi, non sono certa però di trovarvi quel che mi aspetto, per cui andrò a toccare con mano :P
Grazie per averlo proposto!
Tales of the City mi manca- e già mi piace. Io ho avuto il mio periodo minimalista e ho adorato Carver e Lewitt, ma avevo sì e no 25 anni e da allora le cose sono un po' cambiate. Ho letto il primo capitolo, ieri sera, e in tante cose me li ha ricordati (e, azzardo, nell'ispirazione mi ha ricordato anche Checov-e Pirandello) e quindi proseguo un po' più confortata, nell'azzardo.
RispondiEliminaBeata te, o Muscaria, che riesci a toccare con mano. Io sono molto più simile alla Roby, prima compro e poi piango :-)
Mirtilla, lo leggiamo insieme questo libro: ti va?
ciao
ale
Ok, non conosco l'autrice ma il riferimento a Lewitt mi convince...si può fare.
RispondiElimina"Io....speriamo che me la cavo questa volta" :P ahahahahaha
RispondiEliminaVirò, tu quoque? io l'ho adorato al midollo. Però, è solo il primo capitolo che me lo ha un po' ricordato... lui e Crver e le atmosfere minimaliste di quegli anni. Ben scritto, finora. Asciutto ma diretto, hai presente? un po' come facevano loro, staffilate in forma di quotidiano :-)
RispondiEliminaMario: omnis responsabilitas; omnis responsabilitatis; omni responsabilitati; omnem responsabilitatem... le sto decliando tutte...:-)))
Ahahhahahahaaha :D
RispondiEliminaMalgrado la stanchezza mi hai strappato un lungo sorriso!!
Impagabile (San)Gennaro!
Io invece credo di aver sviluppato, col tempo, una sorta di sesto senso libresco ed un metodo di scelta quasi (ma molto quasi) infallibile.
RispondiEliminaIl mio metodo antifregature da libro lo definirei sicuro al 70% :P
(E'da due ore che tento di postare qui! Malefico blogger, ora vedi anche di mangiarmi il commento eh!)
@Muscaria
RispondiEliminaAllora perchè non lo passi alla Alessandra che qui abbiamo abbondandemente sorpassato quel 30% di soglia!!! ahahhahahahahahaha
PS
Sparisco....anzi scappoooooooo ehehehehhehhe (Buondì Alessandra! :PPPP)
@ Gambetto: ahahahahhaahaaaaaa sto ridendo come una povera idiota, ho le lacrime agli occhi e credo di aver già svegliato il vicinato, non riesco a smettere heellp!!! :-DDDDDDDDD
RispondiEliminaCorri forte perché mi sa che se Ale ti becca potresti ritrovarti con un 30% di danni fisici :-PPPPP
Ma magari il 30%...se mi acchiappa...sono almeno 50 punti pencentuale di invalidità...permanente!!! ahaahahahah
RispondiElimina30%? 50%? invalidità?
RispondiEliminami sottovalutate, ragazzi....
e comunque, la prox lettura è dalla riva del fiume. Senza occhiali, così mi vengon gli occhi a mandorla nature. E il colorito giallastro ce l'ho già...:-)))