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mercoledì 21 settembre 2011

Cornish Saffron Bread- e la voglia di lavorare: c'è ancora chi ce l'ha.




cornish bread

Qualche giorno fa, Massimo Gramellini su La Stampa dedicava il suo Editoriale a una delle tante balordaggini della società di questi ann, confrontando il numero impressionante di candidati per cinque posti da Vigile Urbano al Comune di Roma con la moria di aspiranti fornai, nello stesso periodo e nella stessa città. Odio i numeri, per cui non mi ricordo con esattezza quanti si fossero presentati al primo concorso e quanti al secondo, ma eravamo nell'ordine delle migliaia, per il primo e in quello dell'unità (non delle decine: delle unità) per il secondo. Il giornalista proseguiva poi ricordando le infruttuose ricerche di un aiuto pizzaiolo da parte di un amico proprietario di una pizzeria. Cercava un collaboratore italiano, oltretutto, ma non aveva avuto fortuna. Si doveva lavorare di sera, guarda un po', e quindi nessuno aveva accettato. 



Poco sopra il mio ufficio, l'anno scorso è stato aperto l'ennesimo bar. Ne conto almeno sei, nel raggio di pochi metri, tutti affastellati nella stessa via, ma la cosa non sorprende: è zona che pullula di uffici, sia pubblici che privati e un numero impressionante di locali di questo genere ci sta. Quello che non ci sta, a parer mio, è la qualità di servizio- tutta omologata verso il basso. Le brioches sono surgelate, i prodotti di pasticceria sono confezionati, il menu della pausa pranzo spazia fra una selezione di insalate di busta e un'altra di precotti del giorno, il tutto servito in porcellane dozzinali, omaggio del produttore o bottino dell'ultimo “fuori tutto” del magazzino di turno. Cionostante, ci si va. E ci si pente ogni volta, sia chiaro. Ma fra il primo caffè della giornata, fatto in casa e con tutti i crismi, e l'inizio di una mattinata di lavoro ci sta almeno un quarto d'ora di traffico e nulla è più deprimente che ricaricarsi alla macchinetta delle bevande calde nei fondi dell'ufficio. E così, ci si ritrova in questi posti, tazzina del caffè tiepido in una mano, brioche ammosciata nell'altra e l'occhio vigile sul barista che maniman si dimentica che il marito lo vuole macchiato e tu lo prendi ristretto- e una depressione che incalza, di fronte al solito bancone in lamiera, al solito espositore per le Luisone, alle solite arance impilate da chissà quanto tempo, a ricordarti che se vuoi una spremuta vera è altrove che devi ordinarla, ma non qui.

Un anno fa, dicevo, hanno aperto un nuovo bar: ed io, da brava esploratrice della zona, sono stata fra i primi a inaugurarlo, uscendone parecchio affranta. Il motivo della mia afflizione era legato anche alla presenza di due ragazze giovani dietro il banco: “possibile, mi chiedevo, che neanche a questa età ci sia un po' di entusiasmo, un po' di fantasia, un po' di allegria, nel servire i clienti?” Evidentemente no, mi dovevo esser detta, visto che da allora, per mesi, ogni volta che passavo di fronte al locale, tiravo dritta, fino alla brioches surgelata del bar dell'angolo. C'è voluto un caro amico dell'ufficio di fronte a farmi tornare sui miei passi, mesi dopo, ed è bastata un'occhiata meno distratta alla vetrina per rendermi conto del cambiamento: un trionfo di brioche di pasticceria (e che pasticceria), formato maxi e grondanti ripieni finalmente diversi (pistacchio, mandorla, meringa), accanto a paste di diverse fogge e misure, per tutte le diete e per tutte le tasche. All'interno, le solite ragazze, ma sorridenti, gentili, attente alle esigenze di ogni cliente e, ai tavolini, giornali di ogni tipo. Superfluo dire che la pausa pranzo del giorno stesso è stata consumata lì dentro (e di nuovo, un trionfo dell'home made) e che da allora sia diventata cliente fissa, io e gran parte del personale del mio ufficio con me.

Ho saltato il mese di agosto, ovviamente, ma ai primi di settembre ero di nuovo accanto al bancone, ben decisa a scacciare l'indolenza della ripresa con il solito rito del buon caffè. Intorno a me, lo stesso scenario, con qualche novità nel reparto brioches, e davanti a me gli stessi sorrisi amichevoli delle bariste. Inevitabili i convenevoli- “come va? Tutto bene? Le ferie?- meno scontata la risposta: “niente ferie, signora. Solo il ponte di ferragosto, per il resto sempre aperti. I clienti ci si sono affezionati, ci dispiaceva interrompere il servizio, e così siamo sempre state qui”. 
Qui.
Ad Agosto.
In una zona di uffici, molti dei quali, compreso il mio, serrano i battenti in quel mese, per tutti e 31 i giorni.
Dove non si incontra nessuno, spazzini e postini a parte- e anche quelli, a piccole dosi.
E dove un bar aperto costituisce l'eccezione e non la regola. 
Ma queste ragazze fanno eccezione. Tutto l'anno. Perchè, per tutto l'anno, non hanno smesso un giorno di curare il loro locale, di rifornirlo di prodotti di qualità, di badare ai dettagli, di stare attenti a ciascun cliente, accolto sempre con un sorriso e una parola gentile che lo fa sentire unico e speciale- dal lunedì al sabato, dall'alba al tramonto. E di rendere più leggere, per tutti, le ore successive, allietate da una buona colazione e dalla certezza che, fino a quando ci saranno giovani desiderose di far bene il proprio lavoro, non tutto sarà perduto. Il che, detto fra noi, è meglio di qualsiasi caffè...

P.S. (Precisazione Superflua, ma non si sa mai) : ovviamente, le due ragazze nulla sanno di questo post. E neppure sospettano dell'esistenza di questo blog e meno che mai potrebbero collegare me a menuturistico. E anzi, già che ci siamo: guai se lo venissero a sapere. Per loro sono una rispettabile professionista in perle e tailleur , col pallino della brioche di pasticceria e tale devo restare. Ma come non so tacere di fronte al malcostume, così non taccio di fronte ai buoni esempi. e visto che questi, ahinoi, son sempre di meno, per una volta che mi inciampo in qualcosa di buono, lasciatemelo dire. Senza alcun sospetto...

PANE ALLO ZAFFERANO DELLA CORNOVAGLIA
(da Ingram, C.- Shapter, J., Il Pane fatto in Casa)


cornish bread

Classico pane da colazione, a metà fra il dolce e il salato, perfetto come base per burro e marmellata. Il punto di forza è la combinazione di spezie- zafferano, cannella e noce moscata- che si equilibrano perfettamente. Unica avvertenza: non dimenticatevi la manopola del forno sulla modalità ventilata, come ho fatto io...
300 ml di latte 
mezzo cucchiaino di zafferano in fili
400 g di farina
25 g di lievito fresco
50 g di mandorle tritate
mezzo cucchiaino di noce moscata in polvere
mezzo cucchiaino di cannella tritata
50 g di zucchero semolato
mezzo cucchiaino di sale
75 g di burro ammorbidito
50 g di uva sultanina
50 g di uva di Corinto

Procedimento

1. Ungete leggermente due stampi per il pane in cassetta da 900 g. Scaldate metà del latte, portandolo quasi ad ebollizione.
2. Mettete i fili di zafferano in una terrina a prova di calore e versateci sopra il latte. Mescolate delicatamente e lasciate in infusione per 30 minuti.
3. Scaldate anche il latte rimasto, ma solo fino a renderlo tiepido. 
4. Mettete 50 g di farina, il lievito e il latte in una terrina, mescolate e lasciate riposare per 15 minuti, fino a che il lievito non comincia a fermentare. 
5. Mescolate la farina rimanente, le mandorle tritate, le spezie, lo zucchero e il sale in una terrina capiente e disponete il tutto a fontana. Aggiungete al centro l'infuso di zafferano, il compposto di lievito e il burro e mescolate fino ad ottenere un impasto morbido. 
6. Rovesciatelo su una superficie leggermente infarinata e lavoratelo per 5 minuti, finchè non diventa omogeneo. Mettetelo in una terrina leggermente unta (io la infarino e stop), copritelo con della pellicola oleata e lasciatelo al caldo per 90-120 minuti o fino a che non raddoppi di volume.
7. Rovesciate l'impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato, aggiungeteci l'uvetta e lavorateli insieme. Dividete l'impasto in due parti, modellate le due pagnotte e mettetele negli stampi già preparati. Coprite con della pellicola oleata e lasciate lievitare al caldo per 90 minuti o fino a che l'impasto non raggiunge il bordo dello stampo. 
8. Nel frattempo, fate riscaldare il forno a 220 gradi (modalità statica). Cuocete le pagnotte per 10 minuti, poi abbassate a 190 gradi e proseguite la cottura per altri 15- 20 minuti o fino a quando non diventano dorate.
9. Mentre le pagnotte sono nel forno, preparate la glassa: scaldate il latte e lo zucchero in un pentolino, mescolando fino a che lo zucchero non si è sciolto. Appena tolte le pagnotte dal forno, spelnnellatele con la glassa, lasciatele negli stampi per 5minuti e poi fatele raffreddare su una griglia

cornish bread


Note mie

Ingredienti: sono intervenuta parecchio, quindi ve li metto in fila, uno per uno

300 ml di latte: uso sempre il liquido tiepido, nei lievitati (il calore accelera la lievitazione), ma non lo aggiungo mai tutto in una volta. Bisogna vedere quanto assorbe la farina e questo è un fattore che non sono in grado di calcolare a priori, visto che panifico poco e uso spesso farine differenti. Quindi, a farla breve: 200 ml di liquido subito- e poi il resto a poco a poco, a mano a mano che impasto. 

zafferano: in fili. E' un colpo al cuore, con quello che costa, ma se usate lo zafferano in polvere il rischio che vi diventi un pane giallo che sa di risotto alla milanese c'è- e pure bello grosso. Al limite, usatene la punta di un cucchiaino. Da caffè, sia chiaro...

farina: nei lievitati, faccio sempre metà e metà: 200 di Manitoba, 200 di farina debole, in questo caso 00. 

lievito: personalmente, ne uso meno, ma la dose standard è quella. Se ne usate di meno, aumentate i tempi di riposo

mandorle: va bene anche la farina di mandorle. Io ho usato quella, per far prima. Col senno di poi, azzardo anche una mandorla non spellata- tritata, ovviamente.

spezie (sale incluso): per i miei gusti, mix perfetto. Ero un po' titubante sulla noce moscata, perchè temevo che prevalesse, invece si equilibra bene col resto, in cottura. Come sempre, nulla vi vieta di cambiare le proporzioni.

zucchero: ho usato uno zucchero di canna molto profumato e ho fatto il primo errore. Tenetevi scarsi nelle dosi (io farei 30 g) e non cercate sapori troppo marcati: uno zucchero "normale" (semolato, bianco) va benissimo.

burro: ok

uvetta: avevo solo l'Uva di Corinto e quella ho usato. Prima, però, l'ho fatta rinvenire in acqua tiepida, per una decina di minuti. Scolata e ben strizzata- e non è neppure finita sul fondo :-)

per quanto riguarda il procedimento, quello trascritto sopra va bene. Potete anchelavorare nell'impastatrice, fate prima e sporcate di meno. I tempi di lievitazione, nel mio caso, sono stati più brevi, nonostante abbia messo meno lievito, perchè a Genova fa più caldo che in Cornovaglia, I suppose. Grosso modo un'ora e mezza, per il raddoppio dell'impasto e mezz'ora per la seconda lievitazione. L'unica avvertenza, come vi dicevo, è la modalità statica nella cottura, meglio se con una teglia piena d'acqua sul fondo del forno per mantenere la giusta umidità. La dose è per due pagnotte, io ne ho messo 2/3 in uno stampo a ciambella (24 cm di diaemtro) e un terzo in uno stampo da plum cake da mezzo litro. Si conserva in freezer, meglio se già tagliato a fette: così prendete solo quelle che vi servono, le passate un attimo in forno caldo e spento e avete un pane profumatissimo per a colazione

ultimissima cosa: dalla ripresa di questo blog, fino a quando non tornerà a casa l'obiettivo della digitale, opportunamente riparato, le foto dei miei post saranno quelle che sono. Il marito fotografa con un "macro-non-so come" che gli impone di stare a 5 metri di distanza dall'oggetto- e sempre quando la luce giusta batte nella stanza più piccola della casa. Personalmente, me ne son fatta una ragione, anche perchè l'artefice del danno è stato lui e quindi è di umore nerissimo, ma oltre a filosofeggiare sul "tutto scorre e tutto prima o poi si rompe" non va. Ma se mai passasse di qui qualche purista, la ragione di questi scatti sbilenchi è tutta qua.
ciao 
ale

22 commenti :

  1. Buongiorno a te, cara informatrice occulta, e grazie per la segnalazione ( ma poi devi darmi il nome del locae, ci correrò immediatamente e giuro il silenzio fino alla morte...) Io per parte mia ho riscontrato lo stesso trattamento e comportasmento in un altro locale, molto piu' in vista e assai prossimo al mio ufficio, un.."dolce" locale di proprietà di Michel , uno chef francese ( hai capito dove, vero?) specializzato in pasticceria e/o chocolaterie di altissima qualità.L offerta è eccellente, la disposizione nel locale curata fin nel dettaglio (vedasi i posacenere ricavati da stampini da cimbelline, in alluminio)L Il personale - e lui in primis - sono sempre sorridenti e di una disponibilità assai rari, senza considerare che fin dal secondo giorno in cui ti vedono hanno già memorizzato le tue richieste : praticamente, arrivato al bancone c'è già servito quanto stavi per chiedere! ( e non sono pagata per parlare di loro, sia ben chiaro ....)p.s. Le foto vanno benissimo, il dolce è invitante, che potremmo volere di piu?

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  2. Poco da dire tanto da riflettere.
    Volendo evitare considerazioni sociologiche di bassa lega passo all'ironia e dico che le due ragazze meritano a prescindere per "sopportare" cotanto rispettabile professionista in perle e tailleur :P ahahahahahaha, volendo essere meno cretini invece posso dire che personalmente evito sempre il "Cionostante, ci si va" perchè mi sento sempre complice in questo modo del cattivo gusto di essere presi per la gola sotto la voce "esigenza"...il che a ben vedere poi basta poco per evitarlo. Ovviamente ogni situazione fa poi storia a se :)
    Inizio con il piede sbagliato che dici?! :P ehehehehehe
    PS
    Ottimo questo pane speziato ed in merito allo zafferano...quanto hai ragione!! :P ahahahahahaha

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  3. Condivido in pieno! Da casalinga se devo passare il mio tempo in un bar a prendere il caffè con le amiche, desidero che almeno ci siano tutti i sacri crismi.
    Ovvero che se chiedo un cappuccio non mi versino nel caffè il latte tiepdo e smontato solo perchè non si ha voglia di rimontarlo (odio il caffèlatte!)e che le brioche siano decenti. Qui nel mio ridente paese ci sono almeno tre bar che si avvicinano alle mie richieste. Proprio per questo capisco che quando nel mare della mediocrità e del tuttosubitosenzasforzi che caratterizza i nostri tempi (oddio mi sembra di parlare come un'anziana madama!!) si trova ancora qualcuno che ha cura e passione per ciò che fa, nonostante la fatica, si debba dirlo ai quattro venti!
    C'è ancora speranza, è non è cosa da poco ultimamente :)Un abbraccio! Lucia

    PS ho un'amica con marito che da garzone di bar è riuscito a comprarsi una tavola calda e a mettere in piedi una società di catering. Tutti i giorni lavora dalle 6 del mattino alle 10 di sera, pretendendo dai suoi dipendenti l'eccellenza. E' sempre alla ricerca di qualcuno che riesca a resistergli e che abbia voglia, come ha fatto lui, di imparare e di crescere. Ma ciò che interessa alla maggior parte di quelli che si presentano col cv è se si lavora o no il sabato...

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  4. La verità è proprio questa: ai giovani (e mi ci metto pure io in mezzo) manca l'entusiasmo e l'energia. Ormai è la regola. Peccato doverci trovare costretti a segnalare le eccezzioni ...
    Stefania P&S

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  5. Beata te che hai trovato il posto perfetto. Come avrai capito, io vivo in agenzia e sono diventata un clone della mia poltrona girevole. La mia pausa pranzo è la tristezza fatta cibo perché la zona in questione è totalmente commerciale e ci sono solo 3 bar che fanno a gara a chi intossica prima i clienti. Quella volta che ho pensato di aver trovato un piatto gradevole, ho avuto gnocchetti sardi che ballavano il tip tap nello stomaco per 24 ore. IO odio fare colazione al bar in piedi come i cavalli. La evito il più possibile, come la peste. La mattina la colazione si fa in casa e siccome non prendo neanche il caffè, non ho necessità di fare la pausa delle 10.00 per il caffettino come fanno in tanti. Questo mi sgabella molte arrabbiature, perché odio la pasticceria da bar:ho memoria anche io di certe Luisone dal ripieno dotato ormai di vita propria. Ma, come sempre c'è un ma, ricordo come in un sogno un bar di Cremona, dove passai una mattina e mi fermai per un latte ed una tortina, è ricordo di non avere mai assaggiato una frolla più delicata e fragrante. L'ambiente era splendido, pieno di gente e commessi con il sorriso. Mio marito non voleva più venire via. Io, che in genere sono molto timida e riservata, mi sperticai in complimenti con la proprietaria. Lo so che esiste un mondo migliore;))! Un bacio, Pat

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  6. Sono queste cose che mi fanno sperare in una ripresa dell'Italia. Ed è così bello entrare in bar, ristoranti e piccoli negozi dove si trovano persone che amano il lavoro che hanno scelto di fare.

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  7. capisco le tue considerazioni. in primis :posti da panettiere vacanti : in lombardia non hanno potuto fare il solito corso sponsorizzato dalla regione (al quale l'anno scorso avevano partecipato solo extracomunitari)perchè non si è raggiunto il quorum e in abbruzzo non ci sono più panettieri (articolo su "la stampa" di qualche settimana fa...)inutile dire che avevo avuto i tuoi stessi pensieri...
    in secundis :-) : bar. recentemente ho scritto anch'io di un bar carino, ben curato, pulito e ricco di dolci homemade, incrociato per caso quasi fosse un caso eccezionale!!! la penso come te e auguro alle ragazze, che non leggeranno mai il tutto, ogni bene e un mega successo perchè vanno premiate! la passione e la dedizione al lavoro, oggigiorno, sono dei fiori all'occhiello che pochi possono ostentare...grazie per il tuo post perchè infonde speranza e una piccola luce in questa italia così...buia e gretta! bacissimi

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  8. Ci sarebbero molte cose da dire, ma un'ipotesi sul perché di tanta metamorfosi?
    Livia

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  9. posso fare outing?? dopo tanti e tanti anni passati a una scrivania e in giro per il mondo, a me la voglia di lavorare sta un po' passando... vorrei essere libera di seguire le mie molte passioni (la cucina in primis!), di viaggiare per diletto, di fare un po' di volontariato, di studiare storia dell'arte e una lingua nuova, di vagare ore sui blog senza sentirmi in colpa... e di mangiarmi con assoluta calma una fettona di questo pane a colazione!

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  10. Le riflessioni di Alessandra sono al solito "spunto di riflessione" (a mio parere, altro che Gramellini... ma non diteglielo...)
    Faccio colazione a casa in relax, con tutti i crismi ma il caffè al bar è un momento preziosissimo della giornata che mi permette di non ringhiare al primo venuto e da cui dipende la mia cordialtà... Per fortuna vicino al mio ufficio c'è un bar dove lo fanno come piace a me e non occorre ormai che io dica nulla. E' un piccolo lusso/coccola che apprezzo molto.... e poi si commenta su come è riuscito il caffè con divagazioni sull'influenza dell'umidità metereologica sul caffè macinato e altro di cui vi risparmio... Qui a Trieste siampo un po' malati di caffè...
    Maria Chiara

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  11. parto dal fondo
    Cristina: siamo in due. A me piace da matti il lavoro che faccio, meno le condizioni in cui lavoro. E menissimo un sacco di altre cose, che in teoria son corollari, in pratica son quelli che rodono la pars costruens della giornata. Ci aggiungo anche l'essere arrivata a fine carriera troppo presto, sia in termini particolari (ho "incendiato" le tappe), sia generali (a 38 anni, una come me...meglio che non ci pensi). Per contro, c'è una voglia di casalinghitudine che mai avrei immaginato di poter avere. Me ne vorrei proprio stare a casa, a mettere ordine nei cassetti, a fare la spesa con calma, cucinare, leggere e star dietro ai miei hobby, senza sensi di colpa o senza dover mettere la sveglia due ore prima (stamattina, alle 4) per stare sul blog....:-) meglio che non ci incontriamo, io e te :-)

    Livia, secondo me si sono innamorate del loro lavoro. E sono persone intelligenti, che hanno saputo vedere oltre il limite del surgelato e del precotto. Anche prima erano gentili, ad essere sincera: ma il mio giudizio si era fermato ai loro prodotti. Se sono migliorate, è merito della loro voglia di fare: perchè, credimi, in quella zona ci son tanti di quegli uffici che nessuno si fa concorrenza e tutti arrivano alla fine del mese. D'altronde, a me è capitato un sacco di volte di partire con un progetto e poi modificarlo via via, a seconda delle condizioni contingenti e del'estro del momento: mi piace pensare che sia così anche per loro

    roby, mal comune (vedo)... e pure mezzo gaudio! consoliamoci con la brioscina fatta in casa, dai!

    a piedi nudi sul divano: io sono pessimista- e mai come oggi, che è il terzo giorno di mal di testa :-) ma sono sicuramente più vecchia di te e dopo quasi trent'anni di lavoro mi faccio poche illusioni. Però, sia chiaro: vorrei ricredermi, a partire da subito :-)

    Patty, tu lo sai, vero, che son figlia di agente di viaggi? e che per anni ho lavorato nel settore, sperimentando sul campo cosa significa il dietro le quinte di un mondo dove in apparenza è tutto divertimento e svago? Io dicevo sempre: per i miei clienti, è sempre domenica, ma per me è sempre lunedì"- e in quei casi lì, mi ci volevano litri e litri di caffè :-)
    Però, mi chiedo: già che hai un bar e ci devi stare, dietro quel benedetto bancone, ma cosa ti costa
    servire prodotti di qualità???

    Stefania, peccato. Ma quasi quasi col prossimo post torno alle regola :-(((

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  12. Lucia, svelo una confidenza: quest'estate ho avuto bisogno di 15 camerieri. Che ho scelto fra camerieri diplomati, che quindi avevano scelto questo lavoro e sapevano già che cosa avrei richiesto. Un servizio di sei ore, pagato il 25% in più del prezzo di mercato, che in Liguria è alto. Sai qual è stata l'obiezione principale? che non sarebbe stato in nero...
    Vogliamo parlare anche di questo????

    Mario, il "bentornato£ che mi stava uscendo dal cuore mi è morto in gola, sulle perle e il tailleur. Per cui ho pensato che meriti di meglio- e cioè una colazione a tre, io te e la Luisona del bar dell'angolo. Certa che non la dimenticherai per un po' :-)))
    te possino!!

    emmetì, e secondo te ...zitta-zitta-zitta... non stiamo lavorando per voi?...zitta-zitta-zitta
    ciao
    ale

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  13. Maria Chiara, ti recupero adesso, perchè il tuo commento è arrivato mentre stavo rispondendo agli altri. A trieste, avete una tradizione invidiabile. Io resto sempre piacevolmente colpita dal vostro rito del caffè, nel vedere signore sole che si attardano ai tavolini. Da noi, tolto il bar della menopausa, è praticamente impossibile... e al bar di cui sopra, viene una tristezza che ti ascio solo immaginare...:-)
    ciao
    ale
    ps a Gramellini glielo puoi anche dire: così, si fa due risate, esattamente come me le sto facendo io adesso :-))))

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  14. Abbiamo già saltato i convenevoli e siamo alle minacce velate...è così che mi immaginavo a ri-commentare qui...ed è per questo che rido aspettando te e la Luisona ovviamente!!!
    PS
    Bentrovata a te...sei sempre la stessa e meno male! :)))))

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  15. Il "meno male" non è quello che si dice "universalmente condiviso", ma vabbè: un doppio giro di Luisona, non te lo toglie nessuno!!!
    ma bentornato a te!
    ale

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  16. ...le tue parole sono sacrosante!
    a me manca da morire il bar-pasticceria di fronte alla mia ex-facoltà ...
    le brioche e i cornetti erano uno spettacolo. Il titolare anziano era sempre li a lavorare e il suo laboratorio si poteva intravedere attraverso un vetro...il figlio era con lui a imparare, anzi era già bravo.
    Adesso, da sposata, e con il lavoro in casa (abbiamo gli uffici e la sede sotto casa, praticamente!!!) la colazione si fa a casa....poca roba, per lo più cereali integrali perchè, si sa...la linea...
    ma quando faccio colazione fuori non mi accontento del primo bar che capita, tantomeno di quello "nominatissimo"....vado solo dove so che quel cornetto (vuoto) che mangio ogni tanto dev'essere eccellente...altrimenti faccio volentieri a meno!
    però, c'è un però!!! solo un piccolo appunto...credo che a volte la poca voglia di lavorare dipenda anche dalla poca competenza nel settore. Spesso succede che fare il garzone al bar altro non è ch un ripiego (per disoccupati, inoccupati e anche laureati) e non una scelta di vita professionale, dove invece c'è voglia e entusiasmo per iniziare ad aspirare a un futuro "in proprio"...
    ma menomale che ci sono le eccezioni, no?

    ciao
    :-)

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  17. Cara Alessandra,ho postato come richiesto la ricetta con cui vorrei partecipare al tuo mtchallenge;ti ringrazio per questa opportunita',a presto ,Lisa.

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  18. io sto zitta-zitta-zitta ma....scommetto che volete organizzare il Who's Who dei locali "giusti" per eccellenza di offerta, presentazione e location.E se per sventurata distrazie non ci avete ancora pensata, eccomi qui a fare da Inviata speciale ( a mie spese) sul territorio cittadino et limitrofi! Comunque, lasciami unire al coro : non posso tacere sulla mia esigenza di casalinghitudine , e di hobbies ( e sono tanti, troppi!) nonché (in primis..) una mamma 92enne etc etc.... Stamani ho il Capo in visita pastorale da Torino e siccome "qui dentro" mala tempora currunt ...chissà se mi spostano n'altra volta di ufficio... Alla prox... Ciao all universo mondo del ns Blog

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  19. Capisco cosa vuoi dire, ed è bellissimo trovare delle ragazze così coinvolte ed appassionate nel loro lavoro. Però non tutti possono permettersi il loro lavoro ideale (vuoi per una ragione o per un'altra) e certe condizioni lavorative sono pessime.
    Ad esempio mi è capitato di lavorare come commessa per 6 mesi, con una persona davvero sgradevole e maleducata come titolare che rendeva il lavoro impossibile a tutti, 9 ore al giorno, 7 giorni su 7, perfettamente in regola eppure gli straordinari non mi venivano pagati. Certamente, non era il lavoro della mia vita, in più i miei sforzi non venivano compensati come dovuto.
    è importante si essere propositivi, impegnarsi nel lavoro, ma credo che anche le aziende dovrebbero impegnarsi a garantire al lavoratore i propri diritti e un ambiente lavorativo soddisfacente. Ti assicuro che in questi anni non è così scontato.
    Elisa

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  20. emmetì, sì e no: l'idea di una mappatura non prezzolata dei locali di genova- bar, ma anche forni, per esempio- ci passa per la mente ogni tanto, ma poi la accantoniamo, perchè ci porterebbe via tempo e risorse che non abbiamo. Era un'altra cosa, ma te la dico al prox caffè dei sospiri :-)

    Elisa, non faccio fatica ad immaginarlo. Mi chiedo però dove siano i sindacati, in queste situazioni...ma temo che sia una domanda retorica. Dimmi che hai trovato un altro lavoro e che ora va meglio...
    Ciao egrazie per il commento
    ale

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  21. Dici bene, i sindacati. Ormai non c'è rimasta che l'ombra di quello che dovrebbe essere un sindacato, è rimasto un leggendario uomo nero che mette paura alle aziende (a volte perfino ai lavoratori) a sentirlo nominare, ma che poi effettivamente non è più con i lavoratori, a vivere giorno dopo giorno una realtà lavorativa insostenibile.
    Mi è capitato più volte di cercare aiuto presso loro, e alla fine ho sempre dovuto cavarmela da sola.
    In questo momento va decisamente meglio, ho trovato un nuovo lavoro.. ;)
    Elisa

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  22. Era quello che temevo, purtroppo. Ma l'ultima riga della tua risposta è la più bella di tutte. Sono felice per te- ed anche per il tuo datore di lavoro, ci credi?
    un bacione
    ale

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