Così, senza tanti giri di parole. Anche perchè, come già ho avuto modo di dire, qui (ante menuturistico), qui e anche un po' qui, Nero Wolfe è uno di famiglia, essendo io cresciuta a pane e libri gialli ed avendo sviluppato sin da piccola la sana e incrollabile convinzione che, se mai fosse esistito il mio uomo ideale, sarebbe dovuto essere tale e quale Archie Goodwin. Ma questo già lo sapete- ed è inutile che vi ammorbi ancora.
Quello che invece manca sono le impressioni, neanche troppo a caldo, sulla nuova serie televisiva, andata in onda a partire da giovedì scorso, con una produzione tutta italiana, casting e ambientazione compresi e anticipata dal battage delle grandi occasioni, obbedienza degli addetti ai lavori inclusa.
A questo proposito, anticipo subito che resto tuttora sorpresa dall'assenza delle recensioni negative del giorno dopo: me ne sarei aspettata come minimo una valanga e non nascondo che se le avessi lette altrove avrei passato la mano, sfogando tutta la mia amarezza da ammiratrice delusa in muri del pianto meno pubblici di questo. Ma tant'è, a parte le considerazioni di Gianni, in cui, bontà a parte, mi ritrovo quasi completamente, non ho trovato nulla. e così, vi toccano 'ste giaculatorie, che, a scanso di equivoci, vanno prese per quello che sono- e cioè, come lo sfogo di un'amante tradita, e nulla più.
Partiamo dall'equivoco di fondo, che è quello che, a parer mio, ha generato tutto il resto: in tutte le interviste che ho letto, in tutti i promo che ho visto, in tutte le anticipazioni che mi son giunte alle orecchie, l'unico riferimento dotto è stato sempre e solo uno: vale a dire, la precedente produzione RAI con Tino Buazzelli e Paolo Ferrari e un cast di attori altrettanto eccezionali a far da contorno (su tutti, Renzo Palmer nei panni dell'ispettore Cramer).
Sia chiaro: ci sta. La serie di cui sopra fu uno dei tanti, piccoli capolavori a cui ci aveva abituato il servizio pubblico in quegli anni e Buazzelli era così naturalmente conforme al personaggio da diventare una sorta di paradigma, nella storia della televisione, per indicare una di quelle occasioni felici in cui tutto lo sforzo di adattamento dell'attore alla parte è l'accessorio che rende perfetta un'interpretazione: ma il grosso del lavoro, lo ha fatto la natura, e pure egregiamente.
Altrettanto naturale, dunque, è che la Produzione della nuova serie temesse il confronto con i mostri sacri del passato: anzi, a dirla tutta, i reiterati riferimenti al modello precedente, con l'esplicitazione delle differenze della nuova serie, suonavano un po' come una risposta in anticipo alle obiezione e agli interrogativi che una simile operazione avrebbe suscitato, non ultimo quel "chi ve l'ha fatto fare?" che deve aver spento sul nascere le velleità di molti registi ed attori di questi ultimi quarant'anni.
Quello che però manca- e che, secondo me, ha costituito la macroscopica falla del primo episodio- è il riferimento diretto all'opera di Rex Stout. Vale a dire, agli oltre settanta romanzi che hanno come protagonista la "strana coppia" più spumeggiante di tutta la letteratura del genere. E' questo che trovo scorretto, sul piano filologico- e imperdonabile, su tutto il resto, viste le ripercussioni nefaste che ha avuto, sulle interpretazioni e soprattutto sulla trama.
Getto subito un'ancora di salvezza all'ambientazione romana e a Francesco Pannofino. Sulla prima, faccio opera di autoconvincimento, ci aggiungo la paura del confronto di cui sopra e i tagli alla spesa di questo periodo (per inciso, non so quanto siano costati i diritti cinematografici, ma se mi dicessero che si sono dissanguati non stenterei a crederlo) e me la faccio andar giù. Sul secondo, gli riconosco di essere sulla buona strada. Wolfe è più grasso e più cattivo, ma se per la prima caratteristica c'è bisogno di qualche caloria in più, per la seconda c'è bisogno di una spalla adeguata, che il povero Pannofino non ha.
Perchè l'Archie Goodwin di Pietro Sermonti è quanto di più lontano dall'originale ci possa essere. Tanto Archie è ironico, pungente, sarcastico, sempre padrone della situazione, quasiasi cosa accada, quanto Archie-Sermonti è pacione, sbiadito, del tutto sullo sfondo. E questo è il primo grande fraintendimento: perchè, a differenza delle altre grandi coppie della letteratura gialla, da holmes/watson a poirot/hastings, tanto per citare le più celebri, Archie non è schiacciato da Wolfe: genialità a parte, sulla quale non discute, per il resto gli tiene testa in tutto e per tutto, più simile al ruolo di una moglie che non a quello di un subalterno: e non è un caso, difatti, che sin dal primo romanzo la figura della moglie venga spesso evocata, come contraltare a quella dello stesso principale ("quando mi sarò stancato di voi, Archie, trovatevi una moglie intelettualmente poco dotata", è solo il primo dei tanti consigli che vengono ammanniti d suo braccio destro). Ed è proprio questa sostanziale parità che rende la coppia così spumeggiante e così irresistibile: al punto che non mi spiego perchè non si sia scelto di riportare integralmente i dialoghi delle varie stories, visto che, fra i tanti meriti di Stout, c'è anche quello di aver precorso i ritmi televisivi. Al di là della efficacia delle battute dei protagonisti (quasi sempre felici, a dire il vero), ciò che le rende indimenticabili ed esilaranti è proprio la velocità del ritmo che sostiene i dialoghi, sempre incalzante, sempre teso, sempre capace di centrare il bersaglio- che è poi quello del divertimento, inteso sia in senso letterale, come distrazione dal filo conduttore della trama, sia in senso lato: perché come ci di diverte, con Archie e Nero, non ci si diverte con nessuno.
tornando all'interpretazione di Sermonti, la prima ad essere rimasta delusa sono stata io: perchè avevo riposto grandi speranze in questo attore, la cui bravura si sposava, questa volta, con un phisique du rol pienamente azzeccato: perchè Archie è bello e di classe, esattamente come Pietro Sermonti. Non solo: è anche straordinariamente elegante, specie nel primo romanzo dove goodwin ha piena consapevolezza di quanto l'abito faccia il monaco: completi blu, cravatte intonate, scarpe lucidate e panama bianco, fatto ripulire per l'occasione. E allora perchè, mi chiedo, strizzare il povero Sermonti in giacchette di velluto color pervinca, con camicie altrettanto agghiaccianti? Perchè tagliare gran parte dei dialoghi che avrebbero consentito all'attore di agganciarsi alla parte in modo sicuro, anzichè dover affidare tutta la caratterizzazione del personaggio alla mimica facciale, destinata, come è ovvio, a ridurlo ad una semplice macchietta?
E infine, la nota più dolorosa: perchè intervenire in modo così pesante sulla trama? Perchè tagliare i personaggi, riducendoli ad un numero così irrisorio che, tolta la vittima e il cliente, non resta che l'assassino? Perchè abdicare del tutto all'abc dei metodi investigativi, alla sfida allo spettatore, al percorso intellettuale della ricostruzione degli indizi, il solo che rende piena giustizia alla traspozione di un romanzo giallo in fiction televisiva?
di perchè, ne avrei ancora molti, a cominciare dal che c'azzecca la giornalista e a finire col Nero Wolfe fuori di casa (ma quando mai), passando per il sacrificio di Saul Panzer, fred Durkin e Orrie Cather: ma sono di corsa e preferisco chiuderla qui, con una nota culinaria più aderente al romanzo che al film: nel primo romanzo, La Traccia del Serprente, ora ripubblicato dalla Beat - Giallo col titolo originale e con una pregevolissima traduzione, il ritorno alla normalità, nella casa di arenaria sulla 34esima, è sancito da un cosciotto di agnello all'aglio: io ce ne ho messi 40, perchè non mi chiamo Fritz, ma vi assicuro che il risultato è stato apprezzatissimo...
Quello che invece manca sono le impressioni, neanche troppo a caldo, sulla nuova serie televisiva, andata in onda a partire da giovedì scorso, con una produzione tutta italiana, casting e ambientazione compresi e anticipata dal battage delle grandi occasioni, obbedienza degli addetti ai lavori inclusa.
A questo proposito, anticipo subito che resto tuttora sorpresa dall'assenza delle recensioni negative del giorno dopo: me ne sarei aspettata come minimo una valanga e non nascondo che se le avessi lette altrove avrei passato la mano, sfogando tutta la mia amarezza da ammiratrice delusa in muri del pianto meno pubblici di questo. Ma tant'è, a parte le considerazioni di Gianni, in cui, bontà a parte, mi ritrovo quasi completamente, non ho trovato nulla. e così, vi toccano 'ste giaculatorie, che, a scanso di equivoci, vanno prese per quello che sono- e cioè, come lo sfogo di un'amante tradita, e nulla più.
Partiamo dall'equivoco di fondo, che è quello che, a parer mio, ha generato tutto il resto: in tutte le interviste che ho letto, in tutti i promo che ho visto, in tutte le anticipazioni che mi son giunte alle orecchie, l'unico riferimento dotto è stato sempre e solo uno: vale a dire, la precedente produzione RAI con Tino Buazzelli e Paolo Ferrari e un cast di attori altrettanto eccezionali a far da contorno (su tutti, Renzo Palmer nei panni dell'ispettore Cramer).
Sia chiaro: ci sta. La serie di cui sopra fu uno dei tanti, piccoli capolavori a cui ci aveva abituato il servizio pubblico in quegli anni e Buazzelli era così naturalmente conforme al personaggio da diventare una sorta di paradigma, nella storia della televisione, per indicare una di quelle occasioni felici in cui tutto lo sforzo di adattamento dell'attore alla parte è l'accessorio che rende perfetta un'interpretazione: ma il grosso del lavoro, lo ha fatto la natura, e pure egregiamente.
Altrettanto naturale, dunque, è che la Produzione della nuova serie temesse il confronto con i mostri sacri del passato: anzi, a dirla tutta, i reiterati riferimenti al modello precedente, con l'esplicitazione delle differenze della nuova serie, suonavano un po' come una risposta in anticipo alle obiezione e agli interrogativi che una simile operazione avrebbe suscitato, non ultimo quel "chi ve l'ha fatto fare?" che deve aver spento sul nascere le velleità di molti registi ed attori di questi ultimi quarant'anni.
Quello che però manca- e che, secondo me, ha costituito la macroscopica falla del primo episodio- è il riferimento diretto all'opera di Rex Stout. Vale a dire, agli oltre settanta romanzi che hanno come protagonista la "strana coppia" più spumeggiante di tutta la letteratura del genere. E' questo che trovo scorretto, sul piano filologico- e imperdonabile, su tutto il resto, viste le ripercussioni nefaste che ha avuto, sulle interpretazioni e soprattutto sulla trama.
Getto subito un'ancora di salvezza all'ambientazione romana e a Francesco Pannofino. Sulla prima, faccio opera di autoconvincimento, ci aggiungo la paura del confronto di cui sopra e i tagli alla spesa di questo periodo (per inciso, non so quanto siano costati i diritti cinematografici, ma se mi dicessero che si sono dissanguati non stenterei a crederlo) e me la faccio andar giù. Sul secondo, gli riconosco di essere sulla buona strada. Wolfe è più grasso e più cattivo, ma se per la prima caratteristica c'è bisogno di qualche caloria in più, per la seconda c'è bisogno di una spalla adeguata, che il povero Pannofino non ha.
Perchè l'Archie Goodwin di Pietro Sermonti è quanto di più lontano dall'originale ci possa essere. Tanto Archie è ironico, pungente, sarcastico, sempre padrone della situazione, quasiasi cosa accada, quanto Archie-Sermonti è pacione, sbiadito, del tutto sullo sfondo. E questo è il primo grande fraintendimento: perchè, a differenza delle altre grandi coppie della letteratura gialla, da holmes/watson a poirot/hastings, tanto per citare le più celebri, Archie non è schiacciato da Wolfe: genialità a parte, sulla quale non discute, per il resto gli tiene testa in tutto e per tutto, più simile al ruolo di una moglie che non a quello di un subalterno: e non è un caso, difatti, che sin dal primo romanzo la figura della moglie venga spesso evocata, come contraltare a quella dello stesso principale ("quando mi sarò stancato di voi, Archie, trovatevi una moglie intelettualmente poco dotata", è solo il primo dei tanti consigli che vengono ammanniti d suo braccio destro). Ed è proprio questa sostanziale parità che rende la coppia così spumeggiante e così irresistibile: al punto che non mi spiego perchè non si sia scelto di riportare integralmente i dialoghi delle varie stories, visto che, fra i tanti meriti di Stout, c'è anche quello di aver precorso i ritmi televisivi. Al di là della efficacia delle battute dei protagonisti (quasi sempre felici, a dire il vero), ciò che le rende indimenticabili ed esilaranti è proprio la velocità del ritmo che sostiene i dialoghi, sempre incalzante, sempre teso, sempre capace di centrare il bersaglio- che è poi quello del divertimento, inteso sia in senso letterale, come distrazione dal filo conduttore della trama, sia in senso lato: perché come ci di diverte, con Archie e Nero, non ci si diverte con nessuno.
tornando all'interpretazione di Sermonti, la prima ad essere rimasta delusa sono stata io: perchè avevo riposto grandi speranze in questo attore, la cui bravura si sposava, questa volta, con un phisique du rol pienamente azzeccato: perchè Archie è bello e di classe, esattamente come Pietro Sermonti. Non solo: è anche straordinariamente elegante, specie nel primo romanzo dove goodwin ha piena consapevolezza di quanto l'abito faccia il monaco: completi blu, cravatte intonate, scarpe lucidate e panama bianco, fatto ripulire per l'occasione. E allora perchè, mi chiedo, strizzare il povero Sermonti in giacchette di velluto color pervinca, con camicie altrettanto agghiaccianti? Perchè tagliare gran parte dei dialoghi che avrebbero consentito all'attore di agganciarsi alla parte in modo sicuro, anzichè dover affidare tutta la caratterizzazione del personaggio alla mimica facciale, destinata, come è ovvio, a ridurlo ad una semplice macchietta?
E infine, la nota più dolorosa: perchè intervenire in modo così pesante sulla trama? Perchè tagliare i personaggi, riducendoli ad un numero così irrisorio che, tolta la vittima e il cliente, non resta che l'assassino? Perchè abdicare del tutto all'abc dei metodi investigativi, alla sfida allo spettatore, al percorso intellettuale della ricostruzione degli indizi, il solo che rende piena giustizia alla traspozione di un romanzo giallo in fiction televisiva?
di perchè, ne avrei ancora molti, a cominciare dal che c'azzecca la giornalista e a finire col Nero Wolfe fuori di casa (ma quando mai), passando per il sacrificio di Saul Panzer, fred Durkin e Orrie Cather: ma sono di corsa e preferisco chiuderla qui, con una nota culinaria più aderente al romanzo che al film: nel primo romanzo, La Traccia del Serprente, ora ripubblicato dalla Beat - Giallo col titolo originale e con una pregevolissima traduzione, il ritorno alla normalità, nella casa di arenaria sulla 34esima, è sancito da un cosciotto di agnello all'aglio: io ce ne ho messi 40, perchè non mi chiamo Fritz, ma vi assicuro che il risultato è stato apprezzatissimo...
1 cosciotto e 1 spalla d'agnello, per un peso complessivo di circa 2 kg
40 spicchi d'aglio nuovo
6 rametti di timo
3 cucchiai di olio EVO
sale grosso
pepe
Note mie
Parto direttamente da qui, perchè è quasi tutta farina del nostro sacco.
Per quanto riguarda l'agnello, da noi si trovano prevalentemente agnelli sardi- quindi piccoli. Con un cosciotto ci mangiano due persone di buon appetito e tre ascetiche e tanto ci basta per regolarci nelle dosi. Ovviamente, rispetto alla spalla, la coscia è più indicata perchè più polposa.
L'aglio: noi abbiamo usato dell'aglio rosa di Ventimiglia, che non è come quello di Vessalico, a cominciare dai costi (notevolmente inferiori) e dal gusto (meno persistente). In ogni caso, sarebbe meglio che fosse aglio nuovo.
non è il caso che lo facciate preventivamente sbianchire o che togliate "l'anima", perchè la lunga cottura lo rende cremoso e gli fa perdere il caratteristico aroma pungente.
Il timo si intende rigorosamente fresco. Punto.
L'olio si intende rigorosamente extravergine. Ri-punto.
Il procedimento è praticamente inesistente, tant'è vero che questa è una specialità del marito :-)
Prendete una teglia che possa contenere la carne, frizionatela con l'olio e le erbe tritate, salate e pepate. Unite gli spicchi d'aglio senza sbucciarli e infornate.
La ricetta tradizionale prevede una cottura a 240 gradi, per circa un'ora. (5o minuti, per una carne rosata, un'ora per una carne del tutto cotta) Noi ci siamo convertiti da anni alle basse temperature e quindi inforniamo a 150 gradi, coperto con un foglio di carta stagnola, per almeno 4 ore. Poi controlliamo e finiamo di cuocere senza alluminio. Più bassa è la temperatura del forno, più si allungano i tempi di cottura- e meglio riesce.
Concordo su tutto quello che hai detto, la puntata vista è stata una vera delusione anche perché io sono abituata a vedere la serie USA dove gli attori sono più azzeccati. Non capisco poi la necessità di ambientare il tutto a Roma. Penso che Rex Stout si rivolterà nella tomba e mi meraviglio che gli eredi abbiano dato il permesso per una serie che niente ha a che vedere con i romanzi di Stout. Ripeto, che delusione per un'appassionata!
RispondiEliminaquella è grandiosa, come serie e Timpthy Hutton è perfetto, nei panni di Archie. Confermo la delusione, ahinoi :-(
EliminaCarissima Ale, non manchi mai di stupirmi! Splendido esempio di critica televisiva: colta, competente, efficace. Mi sono persa, a questo punto senza rammarico alcuno, la prima puntata del nuovo Nero Wolfe.
RispondiEliminaNon vorrei, invece, perdermi questo arrosto di agnello cosi' invitante...anche se sono le nove di mattina!!
Buona giornata, a presto.
...arrabbiata, delusa, stanca: vorrei qualcosa di più, dal serivzio pubblico, e invece :-((((
EliminaPerchè io mi stupisco del fatto che tu riesca pure a trovare il tempo di guardare la tv? Ma forse il vero stupore è dato dal fatto che non solo guardi la tv, ma che NON ti addormenti lì davanti!
RispondiEliminae chi te l'ha detto??? guardo la tv con un libro in mano- e il più delle volte, mio marito mi toglie gli occhiali e sfila via il libro :-)
Elimina:)
Eliminaoh! come ci somigliamo in questo!!!!!
per la ricetta, passo. magari sarà squisita, ma tutto quell'aglio, non so....
Ottima maniera di cucinare l'agnello!! da provare!!!
RispondiEliminabuona giornata!
elisa
la cottura lenta è davvero azzeccatissima, per l'agnello: te lo dimentichi in forno e quando è pronto, è una meraviglia
EliminaCondivido in pieno, avrei scritto le stesse cose ( beh, non cosi' bene ;-)
RispondiEliminaL'agnello cosi' lo fa pure Nigella nel suo ultimo libro, potrei impiegare il marito anche io in effetti...
Un bacione, Ale :-)
ma piantala! le avresti scritte mille e mille volte meglio!
EliminaMa sai che non ho ancora preso l'ultimo libro di nigella? or ora ho schiacciato "check" sul carrello di amazon e me lo sono di nuovo dimenticato... aspetto maggio, dai!
Ecco, se avevo un pò di amaro in bocca per essermi persa la prima puntata è immediatamente sparito! Mi rifarò con questo cosciotto di agnello...
RispondiEliminaStasera massacrano champagne per uno... se ti va...meglio l'agnello, mi sa...
Eliminanon ho visto la puntata.. non sapevo neppure che avessero riproposto il classico N.W. ...(vuoi vedere che mi sto disintossicando dalla produzione della tv pubblica???) La tua rece mi è di grande conforto, e ho deciso : non vedro' la replica, né le puntate successive. grazie. Plaudo invece alla ricetta, che mi risolverà il problema della cena. Lodi sperticate!
RispondiEliminagrazie! hai già detto tutto tu- e la decisione mi sembra sia stata presa... cosa posso aggiungere? :-)
EliminaMi inchino davanti a cotanta perizia nell'analisi e sono felice nel constatare che alla fine la pensiamo in maniera simile.
RispondiEliminaBisogna cmq tenere conto che i "remake" quasi mai sono meglio dell'originale ed in questo caso, soprattutto valutando il cast del precedente, era davvero difficile.
Faccio l'avvocato del diavolo: probabilmente è proprio per questo motivo che la nuova serie è MOLTO "liberamente tratta.
Nonostante tutto continuerò a seguirlo e mi auguro, anche se temo che sia una pia speranza, che possa servire ad avvicinare qualcuno alla lettura dei romanzi di Rex Stout.
Cosa che farò anch'io visto che ero convinto di averli letti quasi tutti ed invece, visto che dici siano una settantina, mi ritrovo ad averne letti probabilmente la metà.
Sulla ricetta non ho altro da dirti se non che sicuramente la proverò.
Ti abbraccio
Sono una settantina ma non tutti sono stati pubblicati in Italia e, quel che è peggio, alcuni risentono ancora delle pessime traduzioni degli anni Sessanta- Settanta: ho delle prime edizioni che gridano vendetta, tutte tagliate in modo implacabile ed impietoso. Ora li sta ripubblicando la Beat (che è la branca economica della Neri Pozza), con una pregevole operazione editoriale: traduzioni perfette, prefazioni e anche una veste grafica decorosa, per non parlare del prezzo, assolutamente abbordabile. Ho letto Fer de Lance, (la Traccia del Serpente), proprio in occasione della prima puntata della fiction e l'ho trovato ben fatto.
EliminaStasera, tocca a Champagne per uno: probabile che tu lo abbia, perchè è uscito qualche anno fa nei gialli Mondadori: se sì, goditelo di nuovo, perchè per me è uno dei migliori: non tanto per la trama, quanto per i dialoghi della strana coppia.Straordinari come non mai
Grazie ancora per la recensione di ieri
Eh no, il mio fidanzato sullo sfondo no!
RispondiElimina:-D
Seriamente, non ho visto la nuova serie, ma fare Nero Wolfe senza l'ironia e la causticità è come fare il commissario Montalbano che mangia in bianco.
Per l'agnello invece passo, ché non mi piace...
Passa sul mio cadavere, cara la mia ragazza: Archie è mio, e guai a chi me lo tocca :-))))
EliminaPerò, certe somiglianze (con me) mi spaventano quasi :-)
Una recensione l'ho scritta anche io (e l'ho scritta a caldo!) solo che mi è mancato il tempo per poterla finire, spero di riuscire prima o poi a postarla.
RispondiElimina@ Perladarsella: "come fare il commissario Montalbano che mangia in bianco"
Meriti un applauso :-DDDDD
ma non la conosci, la perla d'arsella? bisogna provvedere al più presto, mi sa...:-)
Eliminaaspetto la recensione a caldo- e già rido.
Se reggi, stasera massacrano champagne per uno- mi sento già venir meno, guarda...
Ma grazie per la considerazione, a entrambe.
EliminaChampagne per uno è quello delle ragazze madri, no? Ricordo che mi colpì perché insomma l'argomento era un po' "hard" per i tempi in cui è stato scritto; quasi quasi lo guardo per vedere come l'hanno attualizzato (ma lo fanno?).
Un altro fra i miei preferiti è Un minuto a mezzanotte e poi quello dell'ereditiera che sta per compiere 21 anni, ma non mi ricordo il titolo.
Abbiate pazienza ma quando si parla del MIO fidanzato divento logorroica :-D.
Io invece l'agnello lo adoro, e l'aglio lo venero... Questo lo faccio sicuro.
RispondiEliminaQuanto ai remake.....io sì che mi chiedo "ma chi glielo fa fare?!?".
Sono troppo giovincella per avere visto l'originale, ma non stento a credere che questa nuova versione possa essere quantomeno imbarazzante....
Potrei poi fare un sermone sulla tv cosiddetta pubblica ma mi fermo perchè sono già stufa!! ;-)
anch'io mi fermo, perchè mi cadono le braccia: tutte queste occasioni mancate, sempre nel solco della superficialità e dell'autorferenzialità, mi intristiscono a dismisura.
EliminaPensa che a me l'agnello nn piace e non lo mangio: ma son circondata da due anime belle che se ne scofano greggi interi...
i miei amici dicono che sono una "vecchia signora borghese" tutta libri, carta stampata (ma se ho un blog!!tzè!)e film in bianco e nero.. finisce che la TV non la vedo mai e se poi c' è un remake io invece di vederlo mi vado a ripescare l' originale (che in questo caso non ha bisogno di altre parole).. cioè magari mi limito pure un po'.. è che sono di gusti cinematografici difficili, mi addormento facile e litigo più con la TV che col fidanzato..
RispondiElimina4 ore di cottura.. beh.. da 31enne nonna nell' animo in 4 ore sai quante sciarpe di lana posso fare!!! :O)
Se mai decidessi di uccidere mio marito, terrò presente questo piatto! :DDD
RispondiEliminaVista la mia quasi totale ignoranza riguardo Nero Wolfe, passo subito all'agnello... ma non c'erano vampiri in giro per casa tua nei giorni successivi, vero?!?1 Scherzo ;-) Comunque anch'io quoto la cottura a bassa temperatura. La carne cuoce dolcemente e il risultato è delizioso :-)D
RispondiEliminacondivido tutto..però non mi perderò la seconda puntata..stasera son sola!!zia nennì
RispondiEliminainteressante ricetta, e buono l'idea dell'aglio rosa di ventimiggia al posto di quello di vessalico. da provare!
RispondiEliminaVisto 2a puntata. Addormentata!! che devo dire??.Sono rimasta un po' delusa... non riesce a tenermi sveglia percio'... Ho un tomo con tanti romanzi di NW e in fondo tutte le ricette (del 60-70). Devo vedere dove l'ho messo. L'agnello lo cucino così. Buonissima ricetta svelta, metti in forno e poi fai quello che vuoi. Gis
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