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domenica 4 novembre 2012

No, Sellerio, No






... che poi, quando leggi, certi libri, te le strappano di bocca, quelle considerazioni a cui hai sempre voluto fare orecchie da mercante, perchè intrise di così tanta invidia da sembrar solo malignità. Perchè non è un mistero che certe case editrici mi piacciano più delle altre- e che la Sellerio sia fra queste, grazie ad una serie di scelte raffinate, mai banali, complessivamente coraggiose, che negli anni me l'hanno resa cara, quasi come un'amica. Mi basta vedere gli inconfondibili dorsi blu delle sue edizioni, per sentirmi meglio, per dire. Ma quando mi imbatto in titoli come questo, fatico a non accodarmi al coro dei maligni di cui sopra, quelli che indicano in Camilleri l'àncora di salvezza di una azienda ormai alla deriva: perchè se mai c'è cosa che mi fa infuriare è l'essere presa in giro- e quando questo avviene per mano di chi stimi e sostieni e difendi, mi infurio, ancora di più. 

Hotel Bosforo è un romanzo di Esmahan Aykoll, scrittrice turca che vive a Berlino, a cui il successo del libro ha arriso molta fortuna: tant'è che subito dopo sono usciti altri due titoli, con la stessa protagonista, la stessa ambientazione e, se tanto mi dà tanto, pure la stessa trama, visto che una delle certezze che accompagnano la fine della storia e che fra le varie cose che la signora non sa fare, c'è pure quella di destreggiarsi con i meccanismi del giallo. 
E questa è la prima cosa che mi fa arrabbiare: perchè il genere giallo ha delle regole, e scrivere un romanzo giallo è una cosa seria, che richiede capacità di scrittura superiori alla media, oltre che una piena padronanza delle dinamiche sottese allo sviluppo della trama. Non bastano un morto, un detective e un assassino, insomma: in mezzo, ci deve essere un filo rosso, che va tessuto con acume, maestria, abilità, i requisiti fondamentali di chi sa di affrontare un genere che ha nella sfida al lettore una componente imprescindibile e irrinunciabile. Il sottile piacere che pervade un lettore di Gialli, dalla prima all'ultima pagina, è proprio il brivido della sfida: che va condotta con lealtà, intelligenza, acume, secondo una prospettiva che è la fusione di molti punti di vista- quello dell'assassino, quello del detective e quello dello scrittore: perchè, non dimentichiamocelo, "giallo" è un aggettivo: è "romanzo", il sostantivo a cui si appone. 

Lo stesso vale per l'ambientazione, che è tutto, fuorchè un elemento accessorio. Ci sono storie che non possono essere scisse dal loro ambiente: che cosa sarebbe Montalbano senza Vigata, per dire, o Miss Marple senza Saint Mary Mead, o Wallander fuori dalla Svezia, per non parlare della casa di arenaria sulla 34esima o del 221b di Baker Street- ed è meglio che mi fermi, prima di arrivare al balcone di Giulietta e alla casetta di marzapane di Hansel e Gretel: che comunque son tutti luoghi così connotati e connotanti che è immaginare questi personaggi al di fuori di queste determinate cornici è praticamente impossibile. 

Questo vale a maggior ragione quando si scelgno come scenari luoghi di per sè evocativi di fascino e di magia: Istanbul non è Pentema, per dire. (Pentema è pittoresco paesino di poche anime, arroccato su un monte dell'entroterra genovese, giusto per quei due o tre che magari non lo sanno). E fare della protagonista una libraia, per un prodotto che ha come clienti dei lettori, ha un impatto maggiore di qualsiasi altra professione. "Un romanzo giallo ambientato a Istanbul che ha come protagonista una giovane donna, di professione libraia"- questo è il messaggio che emana, forte e chiaro, dalla terza di copertina e da tutte le recensioni in giro sul web e che, dai miei neuroni, è stato immediatamente codificato nell' unico imperativo categorico che con me abbia successo: "Comprami", diceva quel romanzo- ed io ho obbedito. 
Viola Valentino batte Emmanuel Kant, 1-0

Dall'incavolatura annunciata, presumo che sia facilmente intuibile che nessuna di queste promesse sia stata soddisfatta da questo romanzo. Che non sia un giallo, già l'ho detto. Che Istanbul sia un accessorio, lo aggiungo ora: in certi momenti, mi sembrava pure di leggere la Lonely Planet (e io odio pure quelle, detto tutto). Peggio va con la libreria, la cui gestione viene affidata ad una povera studentessa che passava di lì, non appena la protagonista si rende conto che la polizia turca non può fare a meno del suo acume (e che lei non può fare a meno di approfondire la conoscenza con l'ispettore, in rigorosi termini biblici), grosso modo a pagina tre. 
Il che significa che, grosso modo da pagina tre, la protagonista ti stia sui maroni, in un crescendo di franca antipatia che monta a mano a mano che la storia va avanti, in un susseguirsi di dialoghi piatti, di descrizioni da guida turistica per fighetti, di scene hard che ti fanno rimpiangere di non aver speso grosso modo la stessa cifra per comprarti le sfumature di grigio, non fosse altro che per condividere con la portinaia gli sguardi di rinnovato interesse del portalettere, del portamulte e dei vicini tutti.

Il colpo mortale- e qui son seria- lo dà il finale. Non già perchè sia una sorpresa- la trama sfugge di mano alla sua autrice sin dai subito- quanto perchè il tema affrontato è l'argomento più delicato, più devastante, più traumatico che possa essere immaginato. Sceglierlo come fulcro di una storia impone come  sommamente doveroso un rispetto capillare, ancor prima che assoluto, capace di sintonizzarsi in modo pieno su tutte le infinite corde che danno voce alla profondità del dolore di un'anima, ogni volta che è straziata da simili drammi

Trasformare in un accessorio anche questa tematica è cosa che va oltre: oltre il buon gusto, oltre la decenza, oltre la dignità. E oltre la benevolenza che le frequentazioni antiche ti spingono a riservare a chi, nel bene e nel male, ritieni un amico, sia esso il tuo vecchio compagno di banco o la casa editrice che ha rappresentato il porto sicuro delle letture dei tuoi ultimi vent'anni. 

Stavolta, no, Sellerio: proprio no.

23 commenti :

  1. Accidenti...che stroncatura Ale! mi hai sin fatto venire la curiosità di andare a vedere qnt poco valga la pena di investire su questo libercolo..ma sono ancora un pò indietro con altri libri (tra cui Amber)quindi vedrò se lo recupero sullo scaffale di qche amica ma con calma eh! Grazie a presto:-D an_top.

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    1. lo dicevamo ora su Fb: quando si soffre della malattia del lettore, anche una recensione negativa fa venir voglia di leggere. Pure il libro che sconsigli. In tal senso, benedette erano le biblioteche, quando ancora funzionavano. Per anni, ho attinto a piene mani dagli scaffali, specie le nefandezze, con grande giovamento del mio portafoglio e, diciamocelo, anche del mio spirito. Perchè già i libri son carissimi- e se poi son schifezze, ti girano ben bene...

      Aspetto le tue impressioni su Amber!

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  2. sulla scelta della sellerio boh, magari sta cercando un altro san camilleri. e come darle torto? le scelte coraggiose hanno bisogno di grandi capitali e si sa che la "ricerca" va finanziata.

    ma io perchè diffido ormai di tutti quei giallisti che spuntano come funghi? mistero!!!!!

    irene

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    1. non dirlo a me, Irene. Passione viscerale per i gialli, nata alle elementari sul'agarha Christie (primo giallo letto "Assassinio allo specchio, in una prima edizione italiana col vecchio titolo "Silenzio: si uccide!")- e sempre nascosta perchè, ai miei tempi, era letteratura di serie B.
      Stout, McBain, Conan Doyle, la Sayer, la stessa Christie: tutti catalogati come autori inferiori rispetto ai romanzieri di altri generi.
      Poi, la svolta- e oggi, da troppi anni, la degenerazione della moda. mi ribolle il sangue, al solo pensiero.

      Hai ragionissima: le scelte coraggiose costano. Ma è anche vero che se il pubblico viene educato alla spazzatura, il prezzo di queste scelte sarà sempre più alto. Fino a quando non potremo permettercelo più nessuno....

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  3. Concordo fino all'ultima riga. Io che non butto niente e tantomeno un libro l'ho lasciato intenzionalmente in un bar. Ho scritto (a matita) che era bruttissimo.
    Ma se c'è gente che legge Moccia o la Lakberg possono leggere pure questo

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    1. .. ma io ti linko su Fb, guarda :-)
      assieme alla reiterata promessa di matrimonio :-)

      forse, rispetto a moccia e la lakberg, siamo un gradino più sopra. E mi sento male solo a scriverlo ...:-)

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  4. Sai che anche io provo la stessa simpatia per la Sellerio? E anche io ogni tanto mi lascio trascinare da quelle voci maligne? Beh questo libro non l'avevo notato, ma mi sa che a questo punto lo eviterò :)

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    1. ecco brava. e continuiamo a tifare sellerio che,comunque, resta un faro nella notte...

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  5. Io non capisco perché si parli di crisi dell'editoria: stampano bestialità a kg! Forse si dovrebbe parlare di crisi dell'editoria di qualità. Peccato per la Sellerio: è una delle mie case editrici preferite. Devo a loro il mio grande amore: l'Avvocato Guerrieri (ha scalzato persino Andrè di Lady Oscar e Jon Bon Jovi nella top ten dei miei amori impossibili). Al giallo ci si avvicinano in troppi e assolutamente impreparati: forse viene sottovalutato in primis da chi li scrive (o ci prova), invece io lo ritengo un genere intramontabile e appassionante come pochi(Sherlock su tutti).
    Buona domenica e aspetto il libro-rivincita! :)

    p.s. potrei tradire Guerrieri solo con l'Avvocato Malinconico ;) sai, ho una notevole capacità di adattamento!

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    1. Alt: Vincenzo è mio-e non si tocca :-)
      Ti posso lasciare l'avvocato guerrieri, ma proprio perchè sei tu.
      (e comunque, sia chiaro- entrambi scompaiono di fronte ad Atticus Finch, meglio ancora se nelle vesti di Gregory Peck :-))

      Sono stra d'accordo con le tue considerazioni: tant'è che ci sto preparando un post. Mi parli di crisi- e mi sforni schifezze? E ti lamenti che gli Italiani non leggono? ma meno male, mi verrebbe da dire! ancora qualche speranza c'è!

      Stroncatura a parte, la Sellerio resta una Signora Casa editrice. Anche l'ultima operazione, la ripubblicazione dei romanzi di colin Dexter, è un'altra ottima scelta. Poi, ovvio: i dietro le quinte dell'editoria noi non li conosciamo e di sicuro per le casse degli editori va meglio un Moccia che un Fenoglio. Ma mi piacerebbe che fossero eccezioni, una boccata di aria fresca per il bilancio, che permettesse di continuare a fornire ossigeno per la nostra mente. Sellerio e pochi altri (mi piace moltissimo anche Neri Pozza, per esempio)perseverano su questa strada- e io voglio continuare a sperare che non perdano la bussola, mai

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  6. Ma quale sarebbe questo tema delicatissimo trattato da accessorio e perchè delude nel finale? Ho letto d'un fiato la tua ironica e tagliente recensione però (mi permetto di dirlo perchè tu stessa giudichi lo scritto di qualcun altro) mi sa che anche tu ti sei persa la "trama" di quel che scrivevi. Però concordo con le tue riflessioni e anche io ci rimango malissimo quando una casa editrice che amo e di cui mi fido mi tira il bidone. Ho una scaffale intero dedicato alla Sellerio ma, per esempio, la loro nuova punta di diamante Mavaldi a me fa schifo. Eppure in tanti lo adorano. I gusti, si vede, sono vari ed eventuali, tante.....sfumature! Tu che ne pensi?

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    1. essendo un giallo il tema delicatissimo trattato da accessorio non lo ha volutamente rivelato, sennò chi non lo ha ancora letto perderebbe tutto il gusto della lettura. ehmm è un gentlemen agrement fra lettori accaniti ;-) "l'hai letto, no?! allora non ti dico niente...".

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    2. Rapimenti e omicidi di bambini a sfondo sessuale.
      E da qui, presumo che ti sia chiaro il perchè "mi perdo in quello che scrivo". Si parla sempre di un romanzo giallo e svelare la trama non è corretto.
      Non è che il finale deluda: è che, intuendo a un quarto del libro i retroscena, mandi in vacca tutto l'effetto sorpresa, che nei gialli è un elemento fondamentale. Se poi ci aggiugi che il retroscena che intuisci riguarda un tema così meritevole di rispetto e di delicatezza, ecco che alla delusione si mescola l'irritazione

      Malvaldi è sopravvalutato. Ho letto con grande piacere Odore di Chiuso e La Briscola in Cinque, ho trovato ripetitivi e un po' noiosi gli altri due. Tant'è che non so se comprerò l'ultimo, appena pubblicato o di prossima pubblicazione, non ricordo. rispetto a questa autrice, è grasso che cola: le trame sono esili anche per lui, ma si salva con la scrittura e con l'ambientazione, oltre che con una cultura di genere mica da ridere. Ho avuto occasione di sentirlo in due presentazioni e, in tema di gialli e di noir, si esprime con competenza. Il che, ripeto, è un punto a suo favore, anche due.
      Le recensioni di Odore di chiuso e di La Briscola in Cinque sono qui, se vuoi darci un'occhiata. Le ho rilette e già i toni usati per il secondo romanzo sono meno entusiasti di quelli usati per il primo. (". I capolavori del giallo sono un'altra cosa, come pure i pastiche letterari", mi auto cito :-))
      Grazie del commento, ciao!

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    3. in contempporanea, Marina!
      pensa che anni fa era uscita una sentenza, negli USA, ai tempi in cui c'era ancora la "crudeltà mentale" fra le cause di divorzio, che sanciva lo scioglimento del matrimonio fra un'accanita giallista e il marito che, bastardissimo, le scriveva il nome dell'assassino a tre quarti del libro :-)))

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  7. Sei una signora anche quando stronchi :-) ultimamente leggo poco che non siano sassi storici, biografie e memorie e mi sento leggermente arrugginita. ma una cosa posso dire, dopo Agatha faccio fatica a leggere gialli e anche l'amore per Camilleri si è un po' spento, troppo ripetitivo, troppo commerciale. Mentre scusate tutte ma per diritto di anzianità anagrafica Guerrieri e MIO.

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    1. te lo lascio, dai... anche perchè le ultime polemiche che hanno visto coinvolto Carofiglio mi hanno fatto storcere un po' il naso.
      La Agarha è sempre la Agatha e i tuoi complimenti sono sempre gran complimenti. Se poi mi dai della signora anche quando mi incavolo con la figlia o il marito, ti dichiaro devozione eterna :-)

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  8. Pagina 8. A tanto sono arrivata prima di cadere preda della terribile sonnolenza-da-boiata-pazzesca, quella che non ti fa proseguire, per quanto tu lo vorresti. Avrei dovuto ascoltare il mio corpo, che mi supplicava di non insistere con una simile accozzaglia di -come dire? Ah, ecco, sì-porcate allucinanti, ma io no! Imperterrita, da vera lettrice incallita (e per di più giallista, dico solo che a 12 anni mia madre voleva spedirmi a Telemike come esperta di Agatha Christie. Avrei potuto, ci tengo a sottolinearlo)e Selleriana come te, ho proseguito, ritrovandomi tra le mani uno dei peggiori sprechi di carta degli ultimi anni. Sono assolutamente d'accordo quando dici che per una casa editrice come questa, in grado di operare come poche a livello "sentimentale" sul lettore (io parto dal presupposto che le loro proposte siano sempre un filo più interessanti e intriganti delle altre), questa è una vera caduta. Per di più reiterata, visto che della (s)pregevole autrice hanno pubblicato anche gli altri titoli. Vabbé, ora vado in libreria a nasconderli tutti sul fondo degli scaffali. Secondo me se i commessi mi beccano mi aiutano pure.

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    1. ma non dubito che avresti sbaragliato telemike, guarda! perchè chi ama la Agatha, non ne è mai sazio! e te lo dice una che si è pure fatta il pellegrinaggio a Torquay nel 1992, con tanto di copia commmemorativa del centenario vergata in oro ;-)

      Sul resto, sono di nuovo come te: i libri che sono riuscita a smettere di leggere li conto sulle dita di una mano- e non arrivano comunque a cinque. il nervoso che mi prende, quando so di perder tempo, e di perderlo dietro a spazzatura, è indicibile. Ma tant'è, non riesco a smettere.
      Apriamo un rehab, cosa ne dici?
      Grazie del commento, acutissimo

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    2. Uscire dal tunnel della Christie?! Giammai!
      Riguardo lo stoicismo masochistico da lettrici "serie", che leggono ogni libro sino alla fine costi quel che costi ahimé, non credo ci sia nulla da fare. Sarà una roba a livello di dna.
      Grazie a te per le tue riflessioni in forma scritta (non saprei come definirle altrimenti. Saggi mignon?) che mi illuminano la giornata (oltre a darmi delle idee giustissime in cucina). Credo, come mi sembra avesse già notato qualcuno tempo addietro, che tu sia una penna davvero felice. ^______^

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    3. contraccambio il tuo giudizio- generosissimo- con l'indicazione di lettura di Cristina, più sotto. Lei è una di cui ci si può fidare.. un po' come l'Agatha, insomma :-)

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  9. odio le lonely planet, visceralmente.
    anch'io ho un debole per la sellerio (ma eviterò accuratamente questo libercolo, promesso).
    ho riso, tantissimo, sull'odore di chiuso di malvaldi (ed è l'unico suo libro che ho letto).
    ieri sera ho letto il mini-libro "una giuria di sole donne" di susan glaspell. sono meno di 50 paginette, ma un piccolo giallo-capolavoro. leggere per credere! e per riconciliarsi un pochino con la sellerio...
    baciooooooo

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    1. lo scriviamo forte e chiaro- SUSAN GLASPELL UNA GIURIA DI SOLE DONNE... perchè da quando mi hai consigliato I Casi dimenticati della Atkinson, sei il mio guru :-)

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