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martedì 9 agosto 2011

Cracovia, diario di viaggio- secondo giorno (prima parte)

La sorpresa del mattino è che la colazione  èservita nel negozio all'angolo, specializzato in cupcakes. Mi aspetto le recriminazioni del marito- le cupcakes sono quanto di più lontano dai suoi gusti possa esistere- e invece, toh, sorpresa, la cosa gli piace e lo diverte. La creatura, neanche a dirlo, è al settimo cielo, fra red velvet e carrot cake e finisce che le mollo pure il mio muffins ai lamponi- che intanto la giornata è lunga, e avrò modo di rifarmi


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Prima tappa, Kazimierz, l'antico quartiere ebreo che raggiungiamo a piedi, attraversando la piazza e scendendo a sud, attraverso la via reale e poi da lì lungo le arterie che conducono dritti al cuore della nostra meta. Ovunque, macchine elettriche guidate da ragazzi propongono tour attraverso i vari quartieri di Cracovia e zone limitrofe, ma noi preferiamo andare a piedi, desiderosi come siamo di non perderci neppure un dettaglio di una città che ci è già entrata nel cuore


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(Parentesi per i "semmu de Zena"
"Carola, hai visto che belli, i doccioni del castello?"
".....ehm... no"
"Scusa, ma come fai a non vederli? La vedi la cattedrale?"
"......"
"Li vedi i bastioni?"
"...."
"LO VEDI IL CASTELLO?????"
"...."
"Il castello, Carola, il castello- ce l'hai davanti al naso, e se anche fosse un po' più in là, mi spieghi come si fa a non vedere UN CASTELLO? e mi spieghi dove hai la testa, eh, me lo spieghi? che è una vita che ti porto in giro 'che così si apre la mente' e a te manco ti si aprono gli occhi? Possibile che tu non veda niente?"
"Mamma, guarda lì...")

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Chiariamo subito un equivoco nel quale cadono in tanti: Kazimierz è l'antico ghetto di Cracovia, non quello in cui vennero richiusi gli ebrei al tempo delle persecuzioni naziste: questo era un luogo assai più inospitale, situato più a sud, nel quartiere di Podgòrze, dove vennero deportati in massa tutti gli Ebrei polacchi che, dal 1494, anno della loro cacciata dalla città, avevano scelto questo piccolo borgo come loro dimora. Nei secoli, Kazimierz divenne un vivace centro di cultura, punto di riferimento non solo per Cracovia, ma per la Polonia intera che continuò a guardare a questo luogo come ad un centro a sè stante, anche quando l'ampliarsi della popolazione della grande città vicina lo inglobò nei suoi confini. Tutto questo secolare patrimonio terminò bruscamente nei mesi a cavallo fra il 1941 e il 1942, quando ebbe inizio la deportazione in massa della popolazione giudea di Kazimierz a Podgorzè: furono pochissimi, quelli che fecero ritorno e per decenni il quartiere fu lasciato in balìa dell'abbandono, del tutto immemore del suo passato. Ci volle Stephen Spielberg, che decise di girare Schindler's List nei luoghi in cui si era davvero svolta la storia, a far scoccare la scintilla della rinascita e anche se i segni della trascuratezza e della negligenza sono ancora evidenti, questa voglia di rinascita serpeggia un po' ovunque

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Quello che le brutture naziste non sono riuscite a cancellare è il fascino di questo quartiere, dal quale finiamo per essere contagiati anche noi, nel nostro girovagare per sinagoghe vecchie e nuove. Ne contiamo almeno sei, ne visitiamo cinque e, su tutte, la più emozionante è quella di Rumu, con annesso il vecchio cimitero, uno dei meglio conservati di tutti.

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"Uh, mamma, le pietre sulle tombe, come in Schindler List!" esclama la creatura, fresca di film e di emozioni allo stato puro. Ci aggiriamo fra le tombe in un silenzio interrotto solo dalle voci delle varie guide, una sorta di moderna Babele in cui cerchiamo di afferrare stralci di spiegazioni, ma senza sentirne davvero la necessità: perchè quello che colpisce, qui dentro, non è sapere chi è sepolto e che cosa abbia fatto, ma l'intensa spiritualità che si percepisce ad ogni passo, in questo mondo dove le pietre sono il vero filo conduttore, fra la vita e la morte, fra il passato e il presente


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Il tempo di un succo di frutta e proseguiamo: di fronte a noi c'è la Stara Synagoga, la Sinagoga Vecchia, oggi trasformata in una sede del museo della Storia di Cracovia e non sia mai detto che si rischi di perderla. Di tutte, è la più cara (ho dimenticato di dire che l'ingresso è sempre a pagamento, per tutte- ma è davvero un'inezia) e la più ricca, anche se poco o nulla si è recuperato degli arredi originali, prima trafugati dai Nazisti e poi finiti chissà dove. Al di là dei pezzi che sono esposti (alcuni dei quali di assoluto pregio) è l'aspetto didascalico quello che mi colpisce: le pareti sono ricoperte da pannelli che illustrano le principali festività ebraiche e lo fanno in modo così particolareggiato che è impossibile non restare rapiti dalla lettura.

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La Synagoga Stara è anche il posto dove rischio una delle figuracce peggiori della storia, tanto che tuttora ho i sudori freddi, al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere- e per fortuna non è stato. Ve la racconto per dovere di cronaca e anche perchè, in qualche modo, dovrò imparare a tenere a freno il politically uncorrect che è in me e che spesso e volentieri prende le forme di un umorismo becero e indegno- e magari una sorta di confessione pubblica può aiutarmi in questa mission impossible. Anyway...La foto che vedete qui sopra rappresenta una specie di moderno rotolo della Torah e si trova all'interno della Stara Synagoga, subito sotto il monitor di un computer, su cui campeggia un cartello grande tanto quanto lo schermo. Va da sè che qualsiasi persona dotata di un minimo di ragione si sarebbe fermata a leggere quello che c'era scritto sopra e poi magari avrebbe deciso il da farsi. Io, invece, decido su due piedi che quel rotolo è la trovata geniale di un Ebreo spiritoso, che ne ha fatto un registro delle visite, avete presente, no?, quei quadernoni dove si scrivono le peggiori nefandezze, che intanto chi saprà mai che siamo stati noi? E quindi, incito la creatura a lasciare uno dei soliti commenti entusiasti, del tipo "GRAN FIGATA!!! WOWOWOWOWOW! 5 MINUTI DI PURA ESTASI!" e belinate del genere, in cui divento maestra appena oltrepassati i patri confini. Nel mentre, mi accorgo che qualcosa non quadra: perchè lì sopra è vero che c'è scritto in tutte le lingue, ma in modo perfettamente ordinato e preciso: nessun disegnino, nessun punto esclamativo, nessuna firma. In più, tutti i commenti sono formati dallo stesso numero di righe. Alzo gli occhi, perplessa, e finalmente leggo il cartello, sempre stato di fronte al mio naso: "Vuoi riscrivere il Pentateuco, per la nostra Sinagoga? Chiedi un versetto biblico al personale etc etc....".

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Mancano ancora due tappe alla fine del nostro giro a Kazimierz: la prima ci porta al confine ovest del quartiere, in una strada ancora non contagiata dalla volontà di rinascita ma che vale comunque la pena di raggiungere per visitare il suo inidirizzo più famoso, vale a dire il Museo Ebraico della Galizia

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E qui, le mie blande coordinate geografiche vanno in tilt: cosa c'entra la Galizia con questa parte della Polonia, infatti, è una roba che mi sfugge. Il marito, più ferrato in queste cose, non sa rispondere e alla creatura è meglio non far domande, per non essere costretti ad avventurarci ulteriormente nei meandri dell'abisso della sua ignoranza in geografia. A complicare le cose, arriva un messaggio di Fabio e Annalu, che sono in Galizia a scofanarsi di tapas, "ma senza di voi hanno tutt'altro sapore". Provo a rispondere che anche noi siamo in Galizia, solo che dall'altra parte dell'Europa e alla fine ho le idee più confuse di prima. Ma basta un giro al museo, per svelare l'arcano...

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Dicesi Galizia la regione a sud di Cracovia, alla quale la città fu incorporata con tutto il suo regno qualche remoto secolo fa. Il pannello esplicativo esplica alla grande, ma i dettagli stavolta non mi interessano: siamo lì per le "Tracce di Memoria" una mostra fotografica permanente che commemora le vittime della Shoah e che non delude le nostre aspettative, anzi: affidare alle fotografie e a poche ma efficaci didascalie si rivela una scelta narrativa potente, nella sua secca sobrietà. Il filo conduttore che lega le varie immagini, strazianti testimonianze di una sofferenza che è di ognuno e di tutti, è il senso di dignità che si respira ad ogni scatto- siano sguardi, gesti, portamenti. Nessun cedimento emotivo, nessuna concessione alla retorica, nessun appello alla umana compassione, che pure sarebbero stati lì, a portata di mano: ma un richiamo costante, anche se silente, ad una fierezza, ad una dignità, ad un decoro che neppure la disperazione più cupa può cancellare- e che per noi sono un trapano nel cuore

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 E' tutta la mattina che cerchiamo il negozio dei bagel, che secondo la guida sarebbe dovuto essere vicino alla sinagoga nuova e che invece non c'è: si è spostato tre edifici più in là rispetto al museo, in tutt'altra zona rispetto a quella che avevamo setacciato prima- ma l'euforia è tale che non stiamo neppure a valutare se sia il caso di scofanarsi di bagels a mezz'ora dal pranzo e ci fiondiamo dritti all'interno. La creatura va di fusion, con un ripieno di pollo al curry, io mi tengo sul classico, smoked salmon & cheese. Il marito fa il virtuoso e passa, salvo poi salivarci sul collo per tutto il resto della passeggiata verso il mercato, dove finalmente lo attende il suo lauto pasto....

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Zapiekanki, si chiamano, e sono il cibo di strada per eccellenza di tutta la Polonia: delle piccole mezze baguette, farcite in vario modo (la classica è col formaggio e i finghi) e ricoperte di un ghirigoro di ketchup, a condire il più diffuso fra gli spuntini di mezzogiorno. Noi non facciamo eccezione e ci caliamo subito in un perfetto scambio di ruoli, col marito che mangia e noi che lo supplichiamo, ("eddai, solo un morso, piccolo-piccolo, e cosa ti costa- e fallo per la creatura, e fallo per la moglie- e fallo per il blog"), in uno spettacolo davvero indegno, mentre giriamo per il mercato di Plac Nowy, pronti a varcare la soglia del quartiere cristiano 
(continua oggi pomeriggio)

12 commenti :

  1. Meno male che non avete scritto niente, altrimenti sarebbero stati Kaziamarz...
    Noi agli spuntini "tipici" extra in viaggio non sappiamo proprio resistere, anche se abbiamo fatto colazione da poco. "Dai, mica ci capita di trovcarli tutti i giorni", "Chissà se poi ripasseremo più da qui" ed altre sono le scuse più frequenti.
    I cimiteri ebraici sono sempre molto suggestivi col carico di storia che conferisce un quid in più. Proprio bella questa Cracovia.
    E finalmente abbiamo svelato anche il mistero della Galizia. Noi ci scofanavamo le (simil) tapas, ma anche voi non vi stavate trattando malissimo...
    Fabio

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  2. bellissimo reportage....grazie!
    una mia amica è stata a cracovia e mi ha raccontato cose stupende!!!

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  3. E' bellissimo viaggiare insieme a voi. Mi sento in vacanza anche io... grazie!!! E buon divertimento

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  4. e dopo queste intense emozioni (e non parlo di quelle culinarie,ndr..) sento che la prox volta le ferie saranno a Cracovia. Grazie, anche a nome dei due coinquilini della mia quotidianità familiare.

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  5. mi sento in parte"cheli de Zena":
    se non ci fosse la Creatura certe cose te le sogneresti!!!!:-)))
    In Sinagoga ,per quanto sia doveroso scrivere l'epitaffio, forse è meglio inforcare gli occhiali!!!
    Continua..........

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  6. che bello questo reportage!!! veramente dettagliato mi fa sembrare quasi li!!! ma sopratutto come fai a trovare il tempo di vedere tutto e scrivere... scrivi mentre vedi? ehehe

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  7. Come hanno detto altri, mette una gran voglia di andare subito in vacanza li.
    Decisamente interessante, piacevolissimo e spiritoso.
    Non come tuo marito ... ;-))

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  8. Mi sento in dovere di segnalarti un ristorante che si chiama "Miod Malina"...Zurek, Zuppa di funghi (entrambe servite nelle forme di pane), Bigos, trota fritta al burro e rosmarino, pierogi ecc..
    Cracovia è un sogno culinario, la cucina polacca l'unica (modestamente) che non sono ancora riuscita a riprodurre in modo degno una volta tornata in Italia: gli ingredienti di base sono di difficile reperibilità.

    Federica

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  9. Fabio, direi che il sedile di dietro dell'automobile a noleggio dell'anno scorso ha materiale per un dottorato, a proposito degli spuntini di viaggio!!! (ottimo titolo per un futuro blog a quattro mani, ti immagini che delirio???)

    salamander: la tua amica ha ragione: merita più di un viaggio, per davvero.

    l'acqua 'dorosa: domani arrivo con un po' di arretrati, stasera vi tocca un giro verso la Mongolia!

    emmetì, a parte che ti devo dire una cosa che non sta nè in cielo e nè in terra- ma forse in cielo sì, perchè la ricollego a Czestochowa ed è tutto il giorno che giro trasognata senza capacitarmene... DEVI andare. anche proprio per un discorso di spiritualità che è difficile da spiegare ma che va vissuto senza nessun filtro, così come senza filtro è tutta l'emozione che ti dà questa città, in ogni suo angolo. Pensaci seriamente- e ci sentiamo in privato

    anonimo: verissimo. La creatura, a suo modo, è un genio, nella sua assoluta stralunatezza... io, al massimo, avrei notato l'errore di ortografia :-)
    gli occhiali li ho incorporati (lenti a contatto)- ma fosse solo un problema di vista...:-)
    continuo domani, prometto, perchè il diario è già pronto: è che stasera diamo la precedenza ai ragazzi di Hghway to khan

    Love etc etc: in teoria sì, in pratica dipende. Parto sempre con quadernino moleskine, che fa figo e mi piace da matti e se facciamo un viaggio a tappe forzate, tipo quello dell'anno scorso (lo riprendo, prometto anche questo), se non segno tutto finisce che mi dimentico, il giorno dopo. Se stiamo fermi, come in questo caso, di solito segno spese (semmu de Zena ) e menu. Poi torno a casa e attacco a scrivere sul serio

    antonio, e pensa a me che me lo devo sopportare finchè morte non ci separi...:-)

    Federica: ci siamo stati- e proprio al secondo giorno. Zuppa di funghi, pierogi, bigos e tanta carne marinata. E abbiamo pure fatto un incontro imbarazzante.. ma il resto, all prossima puntata!
    ciao
    ale

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  10. Figata! :-D Davvero ce ne sarebbero da raccontare delle belle. Anche perchè sono quelle cose che spesso di un viaggio restano segrete (anche se noi documentiamo fotograficamente il tutto quasi sempre). Non ti dico come era ridotta l'auto nostra quest'anno alla riconsegna. Abbiamo sentito un urlo del commesso. Non sappiamo se per i chilometri fatti o se per bricole e annessi vari :-D
    Fabio

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  11. Ma come, non sei ferrata nel Pentateuco??? Questa si che è una delusione!!
    grazie per questo viaggio, io ho una vera fissa sulla shoah e prima o poi mi toccherà farlo questo viaggio!!
    ciao loredana

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  12. Per noi delle vecchie province austro-ungariche di Galizia ce n'è una sola.....
    Sono quasi caduta dalla sedia a leggere l'"episodio" genovese....!!!!
    proseguo avidamente la lettura chiedendomi già quale sarà il vostro prossimo viaggio !
    Maria Chiara

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