Sabato pomeriggio ho passato un paio d'ore diverse dal solito insieme ad altre due generazioni della mia famiglia: mia madre e mia figlia piccola. Siamo state tutte e tre trascinate, insieme ad una nutrita platea di giovani musicisti attentissimi, qualche altrettanto interessato genitore e due insegnanti di musica, nel mondo splendido della liuteria.
E' stato un viaggio interessantissimo, organizzato dal Conservatorio N. Paganini, durante il quale il nostro ospite, il Liutaio milanese Delfi Merlo, ci ha trascinato, per mezzo della sua passione ed esperienza, in un mondo fatto di precisione, di delicatezza, di conoscenza, di legni, essenze particolari, vernici, intagli e suoni, ma soprattutto di grandissimo amore per un mestiere così antico e tanto celebrato.
Chi al mondo non ha mai sentito parlare di un violino Stradivari, tanto per citare solo il più noto? Perfino l'incredibile Sherlock Holms cede al fascino di uno strumento tanto perfetto!
Il Maestro Delfi Merlo, dopo un breve excursus sulla sua storia di Liutaio, si è presentato ai suoi ascoltatori con qualche titolo, a garanzia della sua professionalità e competenza, specificando che non si ritiene un'artista, ma che il suo è solo artigianato di eccellenza. Giudicate voi! Noi abbiamo saputo, tra l'altro, che lui si occupa degli strumenti storici di grandi Conservatori (Milano e Torino) di Musei (Museo degli strumenti musicali presso il Castello Sforzesco) e che ha restaurato alcuni contrabbassi di proprietà della Scala di Milano. Non male vero?
Il nostro appassionato liutaio, restauratore e creatore di violini, viole e violoncelli, ci ha mostrato alcune fasi della lavorazione, partendo dalla scelta dei legni (abete rosso della val di Fiemme e acero dei Balcani i suoi preferiti), riveladoci i segreti della loro leggerezza e resistenza, che consente di utilizzarli in spessori che li aiutano a caricarsi di armonici, come pur della cura che si ha per evitare che i boschi da cui si ottengono questi preziosi alberi subiscano dissennate razzie; del modo migliore per tagliare i tronchi che devono avere almeno un diametro di 70 cm, allo scopo di ottenere tavole adatte alla costruzione di strumenti musicali e della precisione e della delicatezza del taglio e dell'incollaggio.
Ci ha parlato di come si rendano bombate le forme secondo calcoli precisi e minuziosi angoli, adatti a sopportare le forze esercitate dalla tensione delle corde, di filettature, sgusci e lavori finissimi di intaglio. Ci ha mostrato come rinforzare le superfici con le "catene", sottili listelli sagomati, posizionate con millimetrica precisione ed antica maestria. Ha raccontato di manici intagliati con il caratteristico "riccio , la firma di ogni liutaio, e dell'unicità di ogni singola parte sgrezzata e poi rifinita a mano, che rende ogni strumento unico, straordinario, ed irripetibile.
Spaghetti ai calamaretti
E' stato un viaggio interessantissimo, organizzato dal Conservatorio N. Paganini, durante il quale il nostro ospite, il Liutaio milanese Delfi Merlo, ci ha trascinato, per mezzo della sua passione ed esperienza, in un mondo fatto di precisione, di delicatezza, di conoscenza, di legni, essenze particolari, vernici, intagli e suoni, ma soprattutto di grandissimo amore per un mestiere così antico e tanto celebrato.
Il laboratorio del Maestro Delfi Merlo a Mi : foto Ingrid Berniga Dotras |
Il Maestro Delfi Merlo, dopo un breve excursus sulla sua storia di Liutaio, si è presentato ai suoi ascoltatori con qualche titolo, a garanzia della sua professionalità e competenza, specificando che non si ritiene un'artista, ma che il suo è solo artigianato di eccellenza. Giudicate voi! Noi abbiamo saputo, tra l'altro, che lui si occupa degli strumenti storici di grandi Conservatori (Milano e Torino) di Musei (Museo degli strumenti musicali presso il Castello Sforzesco) e che ha restaurato alcuni contrabbassi di proprietà della Scala di Milano. Non male vero?
Il nostro appassionato liutaio, restauratore e creatore di violini, viole e violoncelli, ci ha mostrato alcune fasi della lavorazione, partendo dalla scelta dei legni (abete rosso della val di Fiemme e acero dei Balcani i suoi preferiti), riveladoci i segreti della loro leggerezza e resistenza, che consente di utilizzarli in spessori che li aiutano a caricarsi di armonici, come pur della cura che si ha per evitare che i boschi da cui si ottengono questi preziosi alberi subiscano dissennate razzie; del modo migliore per tagliare i tronchi che devono avere almeno un diametro di 70 cm, allo scopo di ottenere tavole adatte alla costruzione di strumenti musicali e della precisione e della delicatezza del taglio e dell'incollaggio.
Ci ha parlato di come si rendano bombate le forme secondo calcoli precisi e minuziosi angoli, adatti a sopportare le forze esercitate dalla tensione delle corde, di filettature, sgusci e lavori finissimi di intaglio. Ci ha mostrato come rinforzare le superfici con le "catene", sottili listelli sagomati, posizionate con millimetrica precisione ed antica maestria. Ha raccontato di manici intagliati con il caratteristico "riccio , la firma di ogni liutaio, e dell'unicità di ogni singola parte sgrezzata e poi rifinita a mano, che rende ogni strumento unico, straordinario, ed irripetibile.
Ha raccontato di come costruisce con le sue mani ogni più piccolo pezzo che poi utilizzerà e di come prepara personalmente perfino le vernici, poichè desidera "tirar fuori" dallo strumento un particolare colore, come pure un suono speciale, che lui ha già in mente.
Ma la cosa più particolare che ci ha raccontato degli strumenti è che hanno "un'anima": immaginavo importanti particolari riccamente decorati, che in qualche modo fossero un valore estetico aggiunto oltre che strutturale, allo strumento stesso, visto che il Maestro ci ha raccontato che è la parte che consente di migliorarne il suono, mettendo in relazione il movimento della tavola con quello del fondo...
E invece questo importante pezzo di ogni arco è... un semplice bastoncino con le due estremità leggermente spioventi, secondo un angolo prestabilito, da infilare, con un apposito strumento, in un preciso punto vicino al ponticello! Un aggeggino da nulla, quindi che non si vede neppure all'esterno, ma che determina la bellezza e la purezza di un suono... Si capisce percè si chiami "anima"...
E invece questo importante pezzo di ogni arco è... un semplice bastoncino con le due estremità leggermente spioventi, secondo un angolo prestabilito, da infilare, con un apposito strumento, in un preciso punto vicino al ponticello! Un aggeggino da nulla, quindi che non si vede neppure all'esterno, ma che determina la bellezza e la purezza di un suono... Si capisce percè si chiami "anima"...
Insomma è stato un pomeriggio interessantissimo, condiviso in un ambiente affascinante (villa Bombrini, la sede del Conservatorio di Genova è uno splendido palazzo cinquecentesco recentemente restaurato) con due persone per me importanti, mescolata a tanti giovani musicisti.... bellissimo!
Dopo tanta arte e bellezza e suoni e purezza passo ad ccuparmi di colori e di primavera, per nutrire oltre allo spirito anche tutto il resto di noi! Eccovi allora dei semplici
Spaghetti ai calamaretti
Primo piatto di una semplicità incredibile , ma con un profumo e un sapore delizioso, a cui il colore contribuisce a dare un'impronta decisamente primaverileNiente pomodoro, quindi, per esaltare il colore dei calamari e un po' di verde e bianco per completare il quadro.
Detto così, con la rima, il piatto suona un po' ridicolo: ma i calamaretti danno un sapore fresco e delizioso alla pasta e vanno proprio assggiati.
Ingredienti per 4
300 gr di calamaretti (peso da puliti)
350/400 gr di spaghetti
1 bicchiere i vino bianco
1 bicchiere i vino bianco
1 spicchio d'aglio
1 "mazzolino" di prezzemolo
1 manciata di pinoli (facoltativi)
olio evo
Pimenton de la Vera (peperoncino affumicato- facoltativo)
Pulite sciacquate e tagliate i calamaretti: in questa stagione sono di una tenerezza incredibile. Fateli saltare in padella con un filo d'olio, uno spicchio d'aglio e del prezzemolo, sempre facendo attenzione che non brucino per evitare l'amaro, e sfumateli con un bicchiere di vino bianco. Appena il vino è evaporato, incoperchiate il tutto e fate ciuocere a fuoco moderato per una 20ina di minuti, ovviamente smuovendoli con un ciucchiaio di legno, ogni tanto
Intanto che i calamaretti cuociono fate saltare in una padellina antiaderente, senza aggiunta di olio, la manciata abbondante di pinoli, finchè nono diventino leggermente abbrustoliti.
Mettete sul fuoco una pentola di acqua salata ed apena arriva ad ebollizione buttate gli spaghetti (forse sarebbero ancor più indicati gli spaghettini, per la verità). Raggiunta la cottura al dente, scolateli e , tenendo da parte un po' d'acqua di cottura, versateli nella padella dove il condimento di calamaretti è pronto e ancora caldo. Fate saltare per un paio di minuti tutto insieme, aggiungete i pinoli tostati, se vi va una spolveratina di prezzemolo e servite subito.
Se voleste fare un'esperimento un po' audace, per gli amanti dell'aroma affumicato, potreste provare ad aggiungere al vostro piatto un pizzico di questa meravigliosa povere rossa, il pimenton de la Vera, un peperoncino spagnolo affumicato al legno di quercia: attenzione alla quantità però: non deve essere troppo, per non nascondere il sapore del mare , ne troppo poco, perchè altrimenti non lo avvertireste... per me e mia figlia media, amanti di questo gusto, è stato sufficiente una punta abbondante di cucchiaino sulla singola nostra porzione.
Buona giornata a tutti
Dani
P.s. : Pimenton de la Vera ( D.O.P.) da Il gastronomade |
Il peperone arrivò dall’America nell’anno 1493, insieme ad altri
prodotti offerti da Cristoforo Colombo ai “Re Cattolici” nel monastero
di Guadalupe (situata nell’est dell’Extremadura). La sua diffusione è
dovuta ai monaci Geronimi, del Monastero di Yuste, che durante il secolo
XVI diffusero la sua coltivazione nei conventi della zona de “La Vera”.
• Coltivazione tradizionale, raccolta manuale.
• Le tre tipologie di Pimentòn de la Vera (dolce, agrodolce e piccante).
• Pimentòn de la Vera è l’unica DOP che certifica pimentòn agrodolce, ottenuto da determinate varietà di peperone (non è un miscuglio di varietà dolci e piccanti). Questa categoria rappresenta la maggior parte del pimentòn totale certificato.
• Essiccazione a fumo su braci di legno di quercia, che conferiscono al pimentòn il tipico aroma di “affumicato”.
• Macinazione in mulini di pietra.
• Utilizzo diffuso nella produzione di insaccati e come condimento, sia di carni che di pesce.
• Effetti benefici sulla salute (proprietà antiossidanti), dimostrati scientificamente da studi recenti.
• Coltivazione tradizionale, raccolta manuale.
• Le tre tipologie di Pimentòn de la Vera (dolce, agrodolce e piccante).
• Pimentòn de la Vera è l’unica DOP che certifica pimentòn agrodolce, ottenuto da determinate varietà di peperone (non è un miscuglio di varietà dolci e piccanti). Questa categoria rappresenta la maggior parte del pimentòn totale certificato.
• Essiccazione a fumo su braci di legno di quercia, che conferiscono al pimentòn il tipico aroma di “affumicato”.
• Macinazione in mulini di pietra.
• Utilizzo diffuso nella produzione di insaccati e come condimento, sia di carni che di pesce.
• Effetti benefici sulla salute (proprietà antiossidanti), dimostrati scientificamente da studi recenti.
Mia sorella ha studiato violino al conservatorio, l'ho accompagnata dal liutaio spesso e vedere con quanta passione lavorava, non so come spiegare, maneggiava quel legno con la delicatezza con la quale si tocca un bambino...bellissima esperienza, da quella volta in poi ho visto la figura di Geppetto e della favola di Pinocchio con occhi nuovi. Mi sono fatta portare dalla Spagna una quantità indecente di Pimenton...lo metto ovunque! :)
RispondiEliminaGRETA, STESSA LUNGHEZZA D'ONDA PER ENTRAMBE LE FACCENDE: musicale e cibareccia! Io non avevo mai visto un liutaio all'opera, e neppure spiegare il suo lavoro: è stato davvero interessantissimo!! Bacioni e buona giornata
EliminaQuesti spaghetti, il mio Andrea se li merita proprio!!!... e pure la mamma!
RispondiEliminaBuona settimana!
Nora
creatura coccolata il ragazzo!!! Baci alla mamma premurosa :-)
EliminaLeggevo il post e mi sono sentito come il "suino" citato nel Vangelo...passo dal quale deriva il modo di dire "perle ai porci" :P ehehehehehehe
RispondiEliminaInsomma con aria un pò spaesata, con i neuroni a folle e l'espressione ebete di chi non sa di cosa si parli ho letto comunque tutto cercando di sollevarmi da questo degrado culturale in merito...solo per gli spaghetti mi sono ripreso...e non del tutto...perchè all'inizio visto la foto con il gioco di colori pensavo si trattassero di spaghetti di riso! :P ehehehehe
Torno nella stalla...
ahahahah tu mi bendisponi verso il resto del globo terracqueo!!! io mi spremo per creare una foto un po' diversa.... :-)))) e guarda che risultati!
EliminaSuper baci coltissssssssssssimi :-))))
Il migliore amico di mio fratello fa il liutaio di professione (ha 30 anni), e quindi conoscevo bene questo mestiere da moooolto tempo :) bello davvero!!
RispondiEliminaUn'arte più che un mestiere, vero? Ne sono rimasta affascinata anche io :-)))
EliminaCiao! Trovo molto affascinante tutto quello che è arte e creatività dalle cose più semplici e scontate a quelle che per esser belle, come poi sono, richiedono un'anima poetica che certamente non appartiene a tutti, ma quando c'è si vede e si sente!
RispondiEliminaL'ambiete della musica classica, erudita, è un ambiente molto bello e intrigante. Io per un pò ho avuto la fortuna di frequentarlo (sono contralto e cantavo in una corale polifonica impegnata in concerti stagionali eseguiti per lo più in Chiese e Cattedrali).
Beata te che hai passato questo bel pomeriggio...
Poi che dirti... Non so se è un caso, ma tutti i musicisti e cantanti che ho conosciuto...sono pure dei grandi appassionati della buona cucina...e i tuoi spaghetti...come dire...hanno il loro perchè! Complimenti! da provare!
Hai ragione! spesso sembra che ci sia una bella connessione tra cucina e musica: Rossini insegna!! Bella questa tua attività di corista: mi piace moltissimo ascoltare e la voce di un coro spesso mi da i brividi, tanto è coinvolgente e calda!
EliminaGrazie e buona serata
WOW! che esperienza dev'essere vedere un artigiano liutaio all'opera!!
RispondiEliminaanche la pasta coi calamaretti è un'esperienza! io sono ancora più talebana di te, solo aglio, salvia anzichè prezzemolo, niente vino bianco e quando sono piccolini piccolini e tenerini, ci butto tutto, tolgo solo la penna, così lasciano anche un po' del loro nero. Un'idea di peperoncino e stop. Una festa!
Domani vado in pescheria perchè mi hai fatto venire voglia.....
ahaha è stata un'istigazione a delinquere allora la mia!! Bacionissimi Cri :-)))
Eliminache bellissimo post, le foto della liuteria sono affascinantissime.
RispondiEliminae la pasta è squisita, posso confermare perché spesso la faccio uguale anch'io :-)
grazie Gaia! Condividiamo i calamaretti allora! :-) Buonissima guornata
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