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giovedì 30 giugno 2011

Piatti storici : Baccalà alla Mastai

Di Daniela
Pio IX

In via delle Muratte, a Roma, via che va da piazza Fontana di Trevi fino a via del Corso, nella prima metà dell’Ottocento c'era una trattoria alla moda, quella dell’Armellino, frequentata da personaggi di spicco come Massimo D’Azeglio e dal giovane conte Giovanni Mastai, destinato a salire nel 1846 al soglio pontificio con il nome di Pio IX, venuto a Roma per chiedere di essere ammesso nel Corpo della Guardia Nobile. Ancora il conte Mastai era un semplice abate, che ignorava che sarebbe divenuto non solo papa con il nome di Pio IX , figura amatissima e odiatissima al tempo stesso, con il pontificato più lungo della storia della Chiesa (San Pietro a parte!) e ultimo sovrano dello Stato Pontificio. Era lui, infatti, eletto al soglio pontificio quando nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe dei Savoia entrarono a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, ponendo fine alla sovranità temporale dei "papi re". Il Papa, sostenendo di non poter avere gli spazi necessari per esercitare il suo ministero in piena libertà e autonomia dal Regno d'Italia, si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo Stato e dichiarandosi prigioniero politico. Fu questa la situazione, la celebre Questione Romana, che si trascinò fino al 1929 e che fu risolta con i Patti Lateranensi.
Documento autografo di Pio IX
Ma intanto Pio IX sempre chiuso all'interno di ciò che era rimasto del suo Stato promulgò il celebre "non expedit" con il quale richiese ai cattolici italiani e a tutti gli ecclesiastici che in Italia vivevano di non partecipare attivamente alla vita politica del nuovo Stato, l'Italia, che aveva commesso un atto gravissimo di violenza contro la Chiesa Romana. E nonostante nel 1871, venissero riconosciute dallo Stato Italiano i doveri e i diritti dell'autorità del Papa, Pio IX non accettò mai il nuovo Stato e scrisse anche al Re Vittorio Emanuele II, continuando a dichiararsi "prigioniero dello Stato Italiano".
Ma tutto questo, negli anni di cui stavamo parlando il giovane Conte Giovanni Maria Mastai Ferretti non lo immaginava ancora: era solo un giovane abate, appunto, che amava farsi servire, nella sua trattoria preferita, un piatto particolare. Era un semplice piatto di baccalà, ma ebbe così vasta eco che per anni la trattoria rimase celebre per avere nel suo menù questa prelibatezza, preparata con uvetta e sugo che dal suo nome divenne nota come il "baccalà alla Mastai".
Con questo piatto "i piatti storici" vi salutano: riprenderanno a settembre...


Baccalà alla Mastai
baccalà alla Mastai
ingredienti per 4
50 gr di uvetta
olio
1 cipolla o uno scalogno
400 gr di polpa di pomodoro (passata)
peperoncino
800 gr di filetto di baccalà
prezzemolo tritato ( io basilico)
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Mettete 50 gr di uvetta in una ciotolina d'acqua. Affttate una cipolla e fatela dorare in un tegame con 2 cucchiai di olio e.v.o. Poi unite 400 gr di pomodoro, salate, unite il peperoncino e l'uvetta sgocciolata e cuocete per 12 minuti.
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Tagliate 800 gr di filetto di baccalà ammollato a tocchi, privateli della pelle e delle spine, passateli nella farina e friggeteli in un tegame con l'olio.
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Scolateli, posateli su carta assorbente da cucina per qualche istante, poi uniteli alla salsa preparata e completate con le foglioline di basilico spezzettato o prezzemolo tritato
DSCF6527Questo piatto è veramente gustoso e particolare nell'accostamento dell'uvetta con il pesce fritto passato nella salsa: per rendergli giustizia, ho usato una passata davvero squisita che ci ha regalato il nostro mitico Mario, e che valeva davvero la pena di utilizzare per qualcosa di speciale... Inoltre, essendo aromatizzata al basilico, ha fatto si che la mia scelta cadesse sulle foglie di quest'ultimo, invece che di prezzemolo per la rifinitura del piatto.  Davvero un insieme eccellente
Buona giornata a tutti
Dani

lunedì 31 agosto 2009

Salmone "Jean Pierre e Paul Haeberlin"

Grand Gourmet è stata di gran lunga la migliore di tutte le riviste di gastronomia che siano apparse sul mercato editoriale italiano in questi ultimi vent'anni. E, come spesso accade con i prodotti di alta qualità, oggi ci tocca rimpiangerla: in edicola non c'è nulla, a mio parere, che possa anche solo lontanamente eguagliare il livello di quegli articoli, il respiro internazionale, la compteenza sicura, senza mai essere pedante e, soprattutto, l'avanguardia di allora, che è attualità oggi. Sfogliare quelle pagine è, ogni volta, una scoperta, un arricchimento e un tributo costante a quei - veri- Maestri della gastronomia che, senza bisogno di riflettori accesi su di loro, hanno davvero imposto svolte radicali e radicate a certe tendenze, anticipando tempi ed imponendo stili che perdurano attuali ancor oggi. La ricetta del Chi la fa? di questa settimana deriva proprio da uno dei primi numeri di questa rivista- quando la copertina era ancora rigida e l'uscita trimestrale- e ne rispecchia appieno la raffinatezza, lo stile e la classe

Salmone "Jean Pierre e Paul Haeberlin"
(da Grand Gourmet, numero 11, p. 55)


per 4 persone
4 trance di salmone fresco del peso di circa 100 g ciascuna
una carota
una piccola cpolla
un rametto di sedano e uno di dragoncello
alcune foglie di prezzemolo
alcuni funghi champignons
30 g di pepe verde in grani
un cucchiaio di farina bianca
1/2 litro di panna
30 g di burro
2 bicchieri di vino bianco secco
sale e pepe bianco macinato al momento

Fate rosolare nel burro a fuoco dolce, in una casseruola di rame stagnato o di acciaio, il sedano, la carota, la cipolla e i funghi grossolanamente tagliati, il rametto di dragoncello e i 30 g di pepe verde per 3 minuti circa. Quando le verdure saranno leggermente scottate, aggiungete la farina, un bicchiere e mezzo di vino bianco e fate ridurre il liquido, sempre a fuoco dolce, della metà. Aggiungete la panna e aggiustate di sale e di pepe. Passare la salsa ad un setaccio fine e tenerla in caldo. Disporre le trance di salmone salate e pepate in una pirofila da forno imburrata; spruzzarle con mezzo bicchiere di vino bianco e ricoprire il recipiente con carta di alluminio. Cuocere al forno a 150 gradi per 5 minuti circa. Disporre infine le trance di salmone, appena estratte dal forno, in piatti individuali ben caldi, ricoprire con la salsa e guarnirle con le foglie di prezzemolo. Servire subito
Chi la fa? Lo aspetto.....
Alessandra&Daniela
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