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venerdì 23 marzo 2012

Arridateme l'onomastico!!! Jammy Coconut Sponge, di jamie Oliver


jammy coconut sponge

Cara Santa Claudia, 
mi permetto di indirizzare a lei l'ultimo anello di una catena infinita di rimostranze, dopo che, in oltre trent'anni di accorati interrogativi, nessuno mi ha ancora dato risposta. Confido nella sua santità, che deve certo essere sconfinata, se le ha permesso di scalzare dal calendario quella Santa Alessandra Martire che, quando son nata io e per gran parte delle mia infanzia, veniva degnamente ricordata il 20 marzo.

mercoledì 21 marzo 2012

My Nan's Clement's Cake per un tè con Jamie Oliver

Preliminare momento di tolleranza, sotto gli effluvi dei buoni sentimenti del post di ieri.
Se leggo ancora una volta "the" al posto di "tè" prendo un bazooka e faccio una strage.

Jamie Oliver collage

mercoledì 21 dicembre 2011

Il Cider Mulled di Jamie Oliver e un po' di Menu di Natale (la Vigilia)

cider mulled

Tutto, devo ancora fare.
Tutto.
Ho solo comprato i regali per mio marito (a cui già avevo provveduto con anticipo) e fatto una interminabile seduta dal parrucchiere, con la stessa rilassatezza di chi sta sui blocchi di partenza, pronto a giocarsi l'oro ai Mondiali dei 100 metri piani. (per la cronaca, tendo al rosso Natale: almeno in testa, qualcosa a tema ce l'ho). Insomma, devo correre- e quindi post ultra breve ma mi auguro altrettanto utile, visto che un'altra delle angosce di questi giorni è il cosa mettere in tavola nelle prossime feste. Proviamo ad aiutarvi noi, con una selezione combinata delle nostre ricette, nella speranza di farvi cosa gradita e tutti quegli altri convenevoli che ora non ho tempo, ma ci siamo capiti,no?

mercoledì 5 gennaio 2011

Io sto con Jamie Oliver


L'ultima polemica a sfondo culinario del 2010 proviene dall'Inghilterra e riguarda nientemeno che Jamie Oliver. L'ex enfant prodige assurto alla fama di vero e proprio eroe nazionale per aver sdoganato una cucina malsana e poco curata come quella britannica, il biondo paladino corazzato della qualità delle materie prime e di cotture veloci, l'unico finora capace di aver rinnovato davvero il secolare approccio degli Inglesi al cibo, portando una ventata di fantasia e di leggerezza, senza mai perdere di vista l'impegno al mangiar sano, è finito nell'occhio del ciclone a causa del suo ultimo libro, Jamie's 30 minute meals. L'accusa è che la maggior parte delle ricette raccolte nella sua ultima fatica letteraria richiedano ben più dei 30 minuti millantati nel titolo- più spesso il doppio, se non in certi casi addirittura il triplo. Per non parlare dei costi delle materie prime e- peggio ancora- dell'attrezzatura necessaria per poter realizzare questi pasti nella fatidica mezz'ora, condensata in un veloce sommario nelle prime pagine del volume e valutata complessivamente intorno alle 300 sterline, penny più, penny meno. 
" A naked lie from a naked chef' (una bugia nuda, dal cuoco nudo) è solo uno dei tanti titoli dei tabloid che in questi giorni gridano allo scandalo, accusando Jamie di aver bellamente preso in giro i suoi lettori, che oggi, dopo essersi dannati l'anima per arrivare al termine della realizzazione dei vari 30 minutes meal, con cucine che sembrano campi di battaglia e tabelle di marcia andate a farsi friggere, si sentono derubati delle 26 sterline del prezzo di copertina. 
"Ho preparato la torta greca con la feta, le due insalate e il gelato" si lamenta un non meglio definito "principiante"  su Twitter "ma ci ho impiegato due ore e mezza e sono ancora nel panico"
"di sicuro, otterrai un lovely food, ma avrai bisogno di sdraiarti in una stanza buia e di chiamare qualcuno per le pulizie" chiosa un altro, dando la stura ad una serie di commenti iù o meno velenosi, da "il tipo sembra amare il detersivo per i piatti" fino a suggerimenti per il titolo, che vanno da atmosfere all''Arancia Meccanica  dei "30 minuti di follia e confusione" fino al profumo di santità, con  "il miracolo dei 30 minuti".

epperò.....
Epperò, io difendo Jamie. 
E non perchè abbia letto il suo libro o provato le sue ricette- non ancora, almeno- quanto perchè gli argomenti addotti dai suoi critici non hanno alcuna ragion d'essere. Nel senso che sono tutte parte essenziali di una cucina degna di questo nome, dove i lovely food  nascono non col tocco di una bacchetta magica, ma con quello meno etereo ma sicuramente più efficace  dei cucchiai, dei coltelli, delle padelle.
Consideriamoli insieme
1.  la prima critica è che non sono (tutti) cibi economici: a parte che nella prefazione, Jamie lo dice a chiare e lettere, di non aver voluto scrivere un'ode alla giornata del risparmio, di norma tempo e denaro in cucina sono inversamente proporzionali. Sostengo da anni che se potessi stare a casa, la voce "cibarie" calerebbe bruscamente, nel bilancio familiare, a fronte di un miglioramento della qualità di quello che servirei. Perchè la bistecca o la sogliola prese di corsa dai cartier sotto l'ufficio  costano 4 volte tanto delle cipolle e del pollo ed hanno una resa infinitamente peggiore di una soupe à l'oion e di un coq au vin. Ma per fare una zuppa di cipolle come si deve, mi ci vuole almeno un'ora e quasi il triplo per il pollo al vino- e tanto basta per escludere queste preparazioni dalla lista del pret -a- manger

2. la seconda critica è che si sporcano un sacco di piatti. Giuro. "Il tipo deve amare il destersivo" "bisogna avere per forza la lavastoviglie" "devi assoldare una donna dele pulizie" sono una costante fra gli strali lanciati all'indirizzo del povero Jamie, la cui colpa è quella di insegnare a cucinare passando attraverso cucine in disordine e pile di stoviglie da lavare. Anni di confronti fra le case linde delle mie amiche magre e il casino della mia mi hanno convinto che il discrimine stia tutto nel fatto che da me si cucina e da loro no: e anche se magari non è proprio del tutto così, è verissimo che, al pari del "lavorare stanca", il "cucinare sporca". Un po' come la storia del punto che non ha dimesioni, per intenderci. Vuoi la casa pulita? Chiama il Take away.

3. l'ultima, infine, la più severa, riguarda l'attrezzatura richiesta per completare la performance in trenta minuti: ben 300 sterline fra robot, fruste elettriche, pentole, taglieri e coltelli suonano come un oltraggio alle orecchie della massaia britannica che mai nella vita si sognerebbe di investire una cifra simile per preparare dei pasti degni di questo nome. Premesso che sto invocando tutti i Santi Numi perchè- se mai il marito decidesse di leggere questo post, arrivato al punto tre dovesse essere colto da qualche impellente distrazione, tanto da dover interrompere la lettura e dimenticarsene per sempre, una valutazione obiettiva della mia attrezzatura da cucina non è poi tanto distante da questa cifra, anzi: lasciando fuori il Ken e il Bimby e il set intonso di coltelli in ceramica- e anche quello meno intonso dei coltelli in titanio, per non parlare delle mie teglie- la dotazione minima di una cucina funzionante non solo si aggira intorno a quella cifra, ma secondo me la supera pure: due casseruole come si deve, un coltello che tagli di tutto e di più, una bella padella ed un bel coperchio, due teglie antiaderenti, un piccolo robot da cucina e delle fruste elettriche, tanto per citare le cose che velocizzano i miei ritmi, ed ecco che il nostro budget è bello che finito.


Quindi, io sto con Jamie Oliver. Tutta la vita. E anzi, siccome parliamo dei miei amici inglesi, verso i quali ho sempre un occhio di riguardo, ho anche pronta una soluzione che li ricompensi di tutte la delusione subita da questo libro...


con lei, non si spende, non si sporca e non servono attrezzature di alcun genere, a parte l'apriscatole, ovviamente. E mezz'ora, da lei, son tempi biblici...
Per cui, miei cari, propongo uno scambio: prendetevi la Benedetta- e dateci Jamie. Ne staremo bene tutti, davvero.
alessandra
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